AXA-IPSOS: Pmi italiane più fiduciose per la ripresa ma pesa troppo il credit crunch

BRUXELLES – Il credit crunch rimane un nodo irrisolto. Lo afferma la ricerca Axa-Ipsos, che ha coinvolto otto Paesi europei fra i quali l’Italia, presentata in occasione dell’Italian Axa Forum 2013. Il 31% delle piccole e medie imprese ha chiesto un supporto finanziario a una banca, ma solo una su tre lo ha poi ottenuto. Il 76% invece ha registrato un ritardo nei pagamenti dei clienti. La forte probabilità di ottenere un responso negativo fa sì che entro i prossimi dodici mesi si preveda un dimezzamento delle richieste di credito passando dal 31% al 17%. Non tutto è negativo però nelle risposte delle aziende e dei lavoratori autonomi coinvolti nella ricerca. Il 72% degli intervistati vede per l’anno prossimo un fatturato stazionario o addirittura in miglioramento, contro il 54% che per l’anno passato dichiara di avere registrato peggioramenti. L’export è sempre una voce importante sfruttato dal 40% delle pmi, ma allo stesso tempo l’indagine segna un rallentamento degli investimenti innovazione (il 75% degli intervistati si chiama fuori). E l’89% si aspetta di poter mantenere stabile il numero dei dipendenti. Passando al rapporto con le assicurazioni, sebbene tutti coloro che sono stati coinvolti nell’indagine ne riconoscano il ruolo come intermediari sul fronte della protezione, sussiste ancora una scarsa consapevolezza sulla loro funzione di facilitatore dell’accesso al credito. È infatti ancora ampia la quota (il 39% pmi e il 42% autonomi) di chi ritiene che a riguardo l’assicurazione non aiuti. Analizzando più nel dettaglio i dati, emerge come solo un azienda su dieci dichiari di avere un piano per la gestione del rischio, e numerose sono le incognite che spaventano imprenditori e professionisti, dal default al calo della domanda, dalla crisi alle tasse. In Italia le tasse e il costo dei carburanti sono percepiti dalle piccole e medie imprese come i principali “ostacoli” alla possibilità di crescita del business. Secondo la ricerca gli intervistati fanno riferimento a «diversi ostacoli, legati soprattutto ai costi ai costi fissi: la pressione fiscale (97%), l’aumento dei prezzi di benzina, energia, beni e affitti (88%), il peso della burocrazia amministrativa (85%). Seguono la scarsa liquidità (75%) e la scarsa domanda da parte dei clienti (74%)».

A cura di Luigi Ferro

 

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