Mercati esteri

Punta al centro America l’export di FRA Production

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ASTI – È stata ufficialmente formalizzata la nascita di FRA Group, di cui è capofila FRA Production, azienda manifatturiera di Dusino San Michele leader nella produzione e commercializzazione di prodotti tessili tecnici. Questo passaggio suggella un’evoluzione iniziata nel 1962, anno di fondazione dell’azienda, e culminata nel 2018, anno in cui FRA Production ha completato l’acquisizione di BeoCare Inc., società statunitense specializzata nella produzione di dispositivi tessili medici, diventandone proprietaria al 100%. Oltre a FRA Production e BeoCare, FRA Group, il cui quartier generale è a Dusino San Michele, comprende un portafoglio di brand diversificati: ne fanno parte il marchio Surgifix, (prima rete tubolare elastica brevettata nel 1962); Ecotton bag, resistente borsa a rete in cotone naturale, dal bassissimo impatto ambientale; e infine Euronet nell’ambito delle reti per uso alimentare. Un’ulteriore conferma del processo di internazionalizzazione del Gruppo, che ha chiuso il 2020 con un fatturato complessivo di oltre 21 milioni di euro, è la recente conquista di due nuovi mercati nel centro America: a Cuba, attraverso un partner commerciale, FRA Group ha iniziato a vendere i propri prodotti tessili per uso medicale, mentre in El Salvador ha cominciato a commercializzare reti alimentari. «Siamo particolarmente orgogliosi di avere rivestito, in quasi sessant’anni di attività, un ruolo primario nella crescita economica e culturale del territorio astigiano con FRA Production; ma anche di potere adesso consolidare la nostra posizione sul mercato mondiale, estendendo la nostra presenza a due nuovi Paesi tanto nel settore alimentare, quanto in quello healthcare, che in questo periodo è per noi particolarmente strategico. I nostri progetti a breve termine si focalizzano infatti su nuovi prodotti studiati per migliorare la qualità della vita dei pazienti e delle persone non autosufficienti», commenta Andrea Colombo, amministratore delegato di FRA Production e presidente di BeoCare. In ambito medicale FRA Production produce e fornisce presidi per l’incontinenza e la ginecologia, la rete tubolare elastica Surgifix, la medicazione per le dita pronta all’uso Singlefix e altri tipi di bende con molteplici destinazioni d’uso: una gamma di prodotti che, con l’acquisizione di BeoCare, si è ulteriormente ampliata. L’azienda statunitense è infatti uno dei principali player nella produzione di referenze tessili per il settore: non solo reti e bende elastiche, ma anche mutandine rivolte a chi soffre di disturbi urinari e chi ha subito interventi ginecologici, reggiseni e pancere post-chirurgici, fasce addominali e indumenti ortopedici.

 

Nuova commessa “oil & gas” in Kazakistan per Sicim

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PARMA – Sicim, azienda di dimensioni mondiali nella progettazione, approvvigionamento e costruzione di impianti e infrastrutture per trattamento, trasporto e distribuzione di petrolio, gas e acqua con sede a Busseto (PR), si è aggiudicata una nuova commessa in Kazakistan dal valore di circa 500 milioni di dollari, i cui lavori sono appena cominciati.  Il progetto “Karachaganak Expansion Project” (KEP) avrà una durata complessiva di cinque anni e fa parte di un piano di sviluppo del consorzio Karachaganak Petroleum Operating (KPO) che prevede l’espansione dell’impianto del sito della zona, già esistente da 25 anni. «Questa nuova commessa in Kazakistan significa acquisire uno dei progetti più importanti per noi, senza contare poi il delicato momento storico che il mondo sta attraversando, che sappiamo bene avere delle inevitabili ricadute sui costi, sulla reperibilità del materiale e sulla logistica in un progetto che prevede la mobilizzazione di quasi 6 mila persone e 400 mezzi», spiega Guido Cagnani, managing director e vicepresidente di Sicim. Il progetto, volto ad implementare le nuove tecnologie relative all’estrazione del petrolio fino all’impianto stesso, vuole incrementare la capacità di reiniezione di gas. L’attività è divisa in due fasi che includono l’installazione di due nuove unità di compressione gas in modo graduale, l’installazione di un nuovo pacchetto di unità di disidratazione del gas (processo fondamentale per evitare condense prima della compressione) e l’installazione di servizi associati e altre infrastrutture. L’avvio della prima unità è previsto ad inizio 2024. Per l’esecuzione, il project management di Sicim curerà la parte di coordinamento sia dalla base di Aksay e Atyrau, dove vanta una presenza radicata dal 1999, sia dai nuovi uffici di Milano per la parte di progettazione e acquisti. Il progetto verrà eseguito dalla controllata  Kks-Sicim Llp, società di diritto kazako. «Dietro all’ambizioso “Karachaganak Expansion Project” c’è anche il forte desiderio di Sicim di solidificare gli investimenti  nel Paese in modo concreto e permanente: su 3mila dipendenti richiesti, il 98% è di nazionalità kazaka, per i quali mettiamo a disposizione un campo base con 2500 posti letto, ogni servizio necessario e un’area industriale a servizio anche dei business partners di Sicim che intendono importare competenze nella regione. L’obiettivo è quello di accrescere il capitale umano locale e di massimizzare le attività che possono essere fatte in loco, lasciando così un’impronta tangibile per il territorio», aggiunge Giuseppe Rodelli, central Asia area manager e presidente di Kks-Sicim Llp. 

 

Doppio Malto esporta il franchising sartoriale per birrerie

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COMO – Una delle frasi più citate su internet è sicuramente “La felicità è reale se condivisa”, un adagio reso celebre dal film “Into the wild” che accompagna migliaia e migliaia di scatti di fidanzati abbracciati al tramonto e amici sorridenti. Invece di limitarsi a postarla sui propri social, però, Doppio Malto ha deciso di prendere queste parole sul serio. Come? Proponendo una nuova formula di franchising, in versione sartoriale, ideale per chi desidera aprire un locale ex novo o ha intenzione di riconvertire un’attività esistente. Un progetto che mira a dare agli imprenditori la possibilità di aprire “un posto felice”: così infatti il marchio nato ad Erba, ma ormai diffuso in tutta Italia e che punta all’Europa intera, ama definire i propri locali. E se quello della ristorazione è uno dei settori più duramente colpiti dalla pandemia, l’idea di Doppio Malto è quella di offrire un format sempre più flessibile, in grado di adattarsi alle esigenze dettate dai cambiamenti in atto. Un mix tra artigianalità e innovazione, ritagliato su un’idea consolidata e confezionato su misura, che funziona in 250 metri quadrati come in 800.

«Con 21 locali all’attivo e 10 nuovi ristoranti che apriranno le loro porte quest’anno, la nostra è ormai una realtà consolidata»,  spiega Giovanni Porcu, ceo di Foodbrand Spa, titolare del marchio Doppio Malto. «Nonostante tutto, nel 2020 abbiamo introdotto tante novità, consolidato la nostra presenza in Italia (con 4 nuovi locali aperti nel corso dell’anno) e raggiunto importanti traguardi come la prima apertura all’estero, in Francia. L’idea di un franchising sartoriale nasce come una prima risposta alla crisi: mettendo a disposizione la nostra esperienza vogliamo permettere ai ristoratori di riconvertire il proprio locale o aprire le porte di un’attività nuova a chi si affaccia per la prima volta in questo mondo per investire e mettersi in gioco, magari provenendo da contesti manageriali non necessariamente già legati alla ristorazione. Il tutto senza dover affrontare da soli passi importanti e spesso complicati come la ricerca della location, la progettazione del locale e la formazione teorica e operativa dello staff. Parallelamente continua lo sviluppo tradizionale, con prossime aperture in Italia, la crescita in Francia, dove apriremo un secondo locale in centro a Parigi, e il debutto in Scozia, a Glasgow».

Il segreto di Doppio Malto è racchiuso in un progetto che punta fortemente sulla diversificazione: non è un semplice birrificio né una catena di ristorazione, ma un vero e proprio ecosistema che va dalla produzione di birra, con i due birrifici di proprietà, fino al servizio al tavolo, passando per un e-commerce di successo e una cucina fortemente legata alle eccellenze del territorio italiano. Nel corso del 2020 l’offerta dei locali non è cambiata, ma il brand ha implementato una piattaforma propria per il servizio take away e delivery e un efficiente sistema di prenotazione dei tavoli online, offerto anche a tutti i franchisee. Un’innovazione che permette ai clienti di sentirsi più sicuri e ottenere un servizio migliore.

 

Dal seme al piatto: è vincente la biofiliera Girolomoni

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URBINO – Cresce il modello Girolomoni, realtà di riferimento nel panorama del biologico con un sistema unico di produzione che copre tutta la filiera della pasta, dalla coltivazione al piatto. La cooperativa agricola, con sede a Isola del Piano (Pesaro Urbino), ha chiuso il 2020 con 18,8 milioni di euro di fatturato, pari ad una crescita del 36% rispetto l’anno precedente. Una crescita che va di pari passo con l’aumento delle risorse umane, passate da 55 a 70, e degli agricoltori coinvolti nella filiera, che sono oggi 450, quasi 100 in più del 2019. Guidata dalla nuova generazione, la cooperativa prosegue con successo la strada tracciata sin dal 1971 da Gino Girolomoni, padre del movimento biologico in Italia, perseguendo un modello di sviluppo che oltre alla sostenibilità economica punta a valorizzare il legame con il territorio, il senso di comunità, il rispetto della terra.

“Il 2020 ci ha chiamato ad un impegno straordinario, che tutti hanno vissuto con grande spirito di servizio – commenta Giovanni Battista Girolomoni, presidente della cooperativa e figlio di Gino –, ciascuno ha dimostrato flessibilità e disponibilità anche a svolgere mansioni diverse: è grazie alla collaborazione di tutti che siamo riusciti ad affrontare quest’annata difficile. Entrare nelle case con la nostra pasta, mentre circolavano immagini di scaffali vuoti e tutto era bloccato, è stato per noi un privilegio. L’aumento della richiesta – aggiunge Girolomoni – con la crescita dei consumi in casa e il maggior utilizzo di canali di acquisto che presidiamo, come l’e-commerce, ci ha premiato”.

Il 2020 segna un balzo nel quadro di un andamento già positivo (il 2019 aveva chiuso con 13,8 milioni, pari a +12% sull’anno precedente), con una produzione della pasta, attività principale della cooperativa, arrivata a 105 mila quintali. Quasi l’83% del fatturato proviene dall’estero: Girolomoni esporta oggi in 30 paesi, fra cui i principali sono: Francia, Germania, USA, Spagna, Australia e Giappone. I risultati sono legati anche alla politica di investimenti, con in primo piano la costruzione del mulino, inaugurato nel 2019, che ha consentito di chiudere tutta la filiera di produzione: il grano viene coltivato negli 80 ettari di proprietà e dai 450 agricoltori in Italia (di cui il 76%nelle Marche), macinato e lavorato dalla cooperativa per raggiungere tutto il mondo. Sono in progetto ulteriori investimenti per l’ampliamento degli uffici e la realizzazione di un nuovo magazzino, di un centro di stoccaggio e di laboratori a servizio degli agricoltori.

La cooperativa Girolomonisi estende sulle colline tra lo splendido monastero di Montebello (da qui iniziò il sogno di Gino), lo stabilimento, i campi coltivati e la locanda, dove i prodotti Girolomoni arrivano al piatto. È in questo scenario unico che il modello Girolomoni diventa condivisione e incontro, con molteplici attività: ospitalità, fattoria didattica e visite guidate che contribuiscono a promuovere i valori dell’agricoltura sostenibile. Attività che nel solo 2020, tenuto conto delle limitazioni dovute alla pandemia, hanno portato ad Isola del Piano circa 3500 persone.

 

Cresce l’export di Terratinta Group, la ceramica benefit

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MODENA – La pandemia globale non ha arrestato la crescita di Terratinta Group, brand modenese punto di riferimento nel settore della ceramica di alto profilo, che ha chiuso il 2020 con un fatturato di 22 milioni e 715mila euro, un +1.4% rispetto all’anno precedente, confermando i suoi 34 addetti. Un risultato molto soddisfacente, in netta controtendenza rispetto all’andamento generale del settore in Italia, che negli ultimi 12 mesi ha totalizzato un calo di vendite complessivo del 4% rispetto al 2019. Per il gruppo di Fiorano Modenese, che da pochi mesi è una società benefit a tutti gli effetti, i primi mercati sono il Benelux, il Regno Unito, la Francia, gli Stati Uniti e la Scandinavia. Quest’ultimo mercato ha registrato una crescita del 15%, e al momento incide con una percentuale del 18% sul fatturato totale. Tra le performance individuali dei brand del gruppo, vale la pena menzionare quelle di Sartoria, che lo scorso anno è cresciuta addirittura del 75% rispetto al 2019. Le entrate del giovane brand, al suo secondo anno di vita, rappresentano già il 10% dell’intero fatturato di Terratinta Group.

“I desideri di crescita erano maggiori ma dobbiamo convivere con una situazione complessa dalle difficili prospettive. E’ questo quindi il periodo di rinsaldare i valori dell’azienda, e dare luce a una visione sempre più ambiziosa che condividiamo con tutto il nostro team. E’ il momento di avere coraggio, e la passione per la ceramica che Terratinta Group ha nel suo dna, ci porta a pensare anche fuori dagli schemi attuali”, ha dichiarato il ceo Luca Migliorini. 

Il 2020, per Terratinta Group, è stato anche l’anno del primo report sulla sostenibilità che rappresenta un vero e proprio manifesto della filosofia green dell’azienda. Per l’azienda guidata da Migliorini, il rispetto per l’ambiente rappresenta infatti una missione quotidiana, una parte essenziale della strategia operativa, indipendentemente dalle circostanze. Tutto è iniziato nel 2019 con il Progetto Change per approdare a una progressiva trasformazione del gruppo in un’azienda completamente a impatto zero. Tra le iniziative più rilevanti figurano i programmi Plastic Free, Green Energy e Paper Decrease e la certificazione Carbon Neutral.

 

Parla italiano Hyperloop, il treno supersonico del futuro

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LOS ANGELES – Al via la prima partnership pubblico-privata per il primo studio di fattibilità del sistema interstatale Hyperloop Transportation Technologies tra l’Ohio e l’Illinois: il treno Hyperloop, viaggiando alla velocità del suono, collegherà Cleveland e Chicago. La startup è stata creata dall’italiano Bibop G. Gresta, tra i fondatori di Digital Magics, ed è controllata dalla società Jumpstarter, che fa parte del portfolio dell’incubatore quotato su AIM di Borsa Italiana. Hyperloop Transportation Technologies ha firmato gli accordi ufficiali con la Northeast Ohio Coordination Agency, agenzia di trasporti e pianificazione ambientale e il Dipartimento dei Trasporti dell’Illinois: il treno supersonico (una capsula a lievitazione magnetica dentro un tubo a bassa pressione) collegherà Chicago, la più grande città dell’Illinois, e Cleveland, capoluogo amministrativo nello Stato dell’Ohio, percorrendo oltre 500 km in 28 minuti e viaggiando alla velocità di circa 1.200 km orari. Bibop G. Gresta, co-fondatore e presidente di Hyperloop Transportation Technologies, ha dichiarato: «Questi accordi segnano un momento storico per HyperloopTT. Per la prima volta uno stato americano sta investendo nella nostra tecnologia. È il primo grande passo verso una rivoluzione tecnologica che cambierà il modo di concepire i trasporti». Gabriele Ronchini, fondatore e amministratore delegato di Digital Magics, dichiara: «L’affermazione “l’innovazione rappresenta il nostro futuro” non è mai stata più vera quando parliamo di Hyperloop. In soli 5 anni sono oltre 800 le persone che lavorano in tutto il mondo per questo progetto visionario. HyperloopTT ha prodotto 27 brevetti, stretto 8 accordi governativi in fasi avanzate di negoziazione e oltre 40 partnership per lo sviluppo della tecnologia». Il progetto Hyperloop è una capsula che si libra sospesa, all’interno di un tubo a bassa pressione. Così come per un aereo in alta quota, la capsula incontra meno resistenza. L’aria rimanente di fronte alla capsula viene convogliata verso la parte posteriore del tubo utilizzando un compressore, che consente di raggiungere velocità incredibili fino ad arrivare a oltre 1.200 km/h e con basso consumo di energia elettrica. Il sistema è stato progettato con i massimi standard di sostenibilità, in modo da avere un minimo impatto al suolo. L’intero sistema dei tubi è infatti costruito su piloni, in modo da ridurre i costi di acquisizione dei terreni e garantire l’isolamento da condizioni climatiche e ambientali. La progettazione dei piloni è tale da rendere la struttura a prova di terremoto, nonché autosufficiente in termini energetici. Grazie ai pannelli solari posti lungo tutta la parte superiore dei tubi e grazie a un sofisticato sistema di recupero energetico, Hyperloop è in grado di produrre più elettricità di quanta ne consumi.

  

 

 

Le pmi delle costruzioni vanno all’estero con Caseitaly

Per le imprese italiane del comparto costruzioni la crisi non è finita, sono passati dieci anni e la ripresa non è ancora arrivata. La situazione è molto chiara, la chiave per la sopravvivenza è il mercato estero. Ma per le pmi, in particolare quelle specializzate in componenti tecnici dell’involucro edilizio – serramenti e porte, portoni e chiusure tecniche, tende e schermatura solare, lattoneria accessori e coperture metalliche – , non sempre l’internazionalizzazione è un processo facile. Richiede conoscenze specifiche in campo amministrativo, legale e organizzativo di cui non tutti dispongono. Ancor prima, bisogna trovare il modo di farsi conoscere all’estero e prendere contatto con operatori del settore costruzioni: installatori qualificati, rivenditori, grossisti ed importatori, architetti, progettisti, ingegneri, riviste di settore, istituzioni e associazioni per portare all’attenzione la propria expertise, quell’unicità e quel saper fare tipico del made in Italy capace di mixare qualità, design e sicurezza. Da questa esigenza quattro associazioni di categoria insieme a Finco (Federazione industrie prodotti impianti servizi ed opere specialistiche per le costruzioni e la manutenzione), è nata Caseitaly, un format innovativo per la promozione e l’internazionalizzazione delle imprese italiane dei componenti tecnici per l’involucro edilizio volto a promuovere efficacemente le aziende stesse, i loro valori, i loro prodotti e servizi. «Non possiamo più permetterci di raccogliere ancor troppo debolmente la potenzialità dei mercati internazionali, che da un lato richiedono le specifiche e i contenuti dei nostri prodotti, ma dall’altro non riescono a venirne in contatto in modo sistematico ed efficace. Noi vogliamo colmare questo gap in modo concreto. Portare le piccole e medie aziende italiane all’estero è la nostra missione che si traduce non solo in un aumento di fatturato, ma vuol dire anche salvaguardia di posti di lavoro e facilitare l’occupazione sul nostro territorio», dichiara la presidente Laura Michelini.  Il progetto Caseitay, grazie al sostegno di Mise e Ice, ha dato il via a un grande international tour che ha l’obiettivo di mettere in contatto diretto le aziende italiane affiliate con il target estero di riferimento. Partito nel 2018 con la R+T di Stoccarda e la Fensterbau di Norimberga, il tour ha toccato poi la fiera Sib di Casablanca, dove lo stand italiano è stato visitato dal premier e dal ministro dell’Urbanistica del Regno del Marocco e da quello della Costa d’Avorio. Sono stati sviluppati contatti con diversi buyer provenienti non solo dal Marocco, ma anche da Senegal, Ghana, Angola ed Etiopia. «Abbiamo organizzato più di 250 incontri tra operatori esteri del settore e aziende afferenti a Caseitaly», afferma la Michelini. Molto ci si aspetta ancora dalle prossime tappe del tour:  Barcellona (Construmat) dal 14 al 17 maggio e Parigi (Batimat) dal 4 all’8 novembre.

Vernici: Boero consolida l’espansione in territorio cubano

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GENOVA – Si consolida l’espansione del Gruppo Boero, azienda leader nell’industria delle vernici per edilizia e yachting, sul territorio cubano: l’azienda ligure ha recentemente ospitato presso lo stabilimento di Rivalta Scrivia cinque rappresentanti del governo cubano, tra cui la viceministro del Commercio estero e investimenti stranieri di Cuba, Ileana Núnez Mordoche. Boero è una delle poche realtà industriali italiane selezionate dal governo cubano su proposta di Aicec (Agenzia per l’interscambio culturale ed economico con Cuba), controparte italiana di ProCuba (Agenzia per gli investimenti stranieri di Cuba), che ha organizzato la visita e segue le attività del gruppo nel Paese. Il brand Boero è infatti già attivo a Cuba con progetti rilevanti, a partire dalla fornitura di pitture per interni e esterni per la manutenzione di prestigiose catene alberghiere internazionali già esistenti nella località di Varadero. Il gruppo ha inoltre contribuito alla ricostruzione della storica Chiesa di Baracoa, distrutta pesantemente dall’uragano Matthew nell’ottobre 2016, fornendo gratuitamente i prodotti vernicianti necessari al suo recupero e ha inoltre contribuito alla ricostruzione del municipio, del Museo di Colombo e della Casa dei Veterani. «La visita della delegazione del governo cubano è stato motivo di grande orgoglio per la nostra azienda: è la conferma di essere, con la nostra lunga storia, tra le eccellenze aziendali italiane e di poter sostenere le nuove sfide commerciali internazionali con grande competenza e professionalità», ha commentato Andreina Boero, presidente di Gruppo Boero. Continua dunque l’espansione dell’azienda ligure all’estero anche per la divisione edilizia, con un importante +30% nel 2018 rispetto al 2017, anche grazie ad accordi sempre più ampi con diversi distributori nei Paesi esteri. La domanda di prodotto italiano di qualità, in costante aumento, spinge inoltre la vendita di prodotti a valore aggiunto come smalti e decorativi in molti Paesi tra i quali l’Egitto, dove Boero è distribuito da gennaio 2018, e in Iraq, unico brand internazionale presente nella regione in tre importanti showroom.  Infine, a febbraio è stata avviata la distribuzione in Armenia: un dealer storico nei prodotti per il legno affiancherà alla sua linea tutta la gamma Boero, con particolare enfasi sui prodotti decorativi. 

Mercati africani più vicini con il Venture Lab di Altis

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MILANO – Mentre gli analisti socio-economici continuano a guardare all’Africa come al mercato del futuro, c’è chi si sta muovendo da tempo per favorirne uno sviluppo positivo anche nel presente. E’ la mission di E4Impact Foundation, la fondazione costituita da Altis, l’Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica, che da una decina d’anni promuove un percorso formativo economico e manageriale rivolto agli aspiranti imprenditori di diversi Paesi africani, soprattutto dell’area centrale del Continente Nero. Il Global Mba in Impact Entrepreneurship, ideato e sviluppato da Altis, è offerto dalla fondazione e dall’Università Cattolica in sette Paesi africani, sempre in partnership con università locali: Kenya, Uganda, Etiopia, Ghana, Sierra Leone, Costa d’Avorio e Senegal. Nel prossimo anno accademico il programma sarà avviato anche in Gabon, Sudan e Zimbabwe. Frutto di questo intenso impegno formativo, finalizzato a creare legami stretti tra le imprese italiane e i nuovi imprenditori africani, è la Business Networking Week in Italy (http://e4impact.org/bnwi/), un programma di networking e di formazione imprenditoriale che E4Impact Foundation propone ai migliori imprenditori che hanno partecipato negli scorsi anni al Global MBA. Quest’anno la settimana, in programma a Milano dal 10 al 14 settembre, intende offrire agli imprenditori africani opportunità di networking con clienti, fornitori e potenziali partner, occasioni di visite aziendali e meeting con alcune eccellenze imprenditoriali italiane, momenti di incontro con potenziali investitori, sessioni di formazione con particolare attenzione ai temi di import/export e all’accesso ai mercati EU. Nel pomeriggio di martedì 11 settembre si terrà l’Italy-Africa Venture Lab, momento di incontro e networking tra attori del mondo finanziario e imprenditoriale italiano (investitori, start-up, pmi, incubatori, business services providers) interessati all’Africa e gli imprenditori africani, operanti in differenti settori: agricoltura, salute, energia, fin-tech, manifatturiero, educazione e formazione, information technology eccetera. I partecipanti avranno modo di accedere in anticipo al profilo degli imprenditori presenti e di esprimere le proprie preferenze per incontri one-to-one dedicati.

Cavi elettrici: Spina Group apre la terza unità produttiva

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MILANO – Spina Group, storica azienda italiana a forte vocazione internazionale specializzata nell’offerta di soluzioni complete e personalizzabili per l’impiantistica industriale e attiva da oltre trenta anni nei settori dell’oil & gas, energia, industria e trasporti, annuncia l’avvio della terza unità produttiva Eurocavi a chiusura di un triennio di forti investimenti, fatturato in crescita e aperture di nuove sedi in tutto il mondo. «Spina Group è una delle poche aziende totalmente italiane che, in un periodo di forte crisi economica, ha deciso di investire pesantemente nel nostro Paese, dove vogliamo mantenere la produzione e dove continueremo a investire. Parallelamente aumenteremo gli investimenti all’estero per rafforzare la presenza di Spina Group nei Paesi dove operano i nostri principali clienti del settore oil & gas», ha dichiarato Marco Spina, direttore vendite di Spina Group. Fondata nel 1990, l’azienda milanese nasce come società di fornitura di materiale elettrico e ricambi per l’industria. Seguendo un percorso evolutivo in controtendenza rispetto alla consuetudine, è passata dalla distribuzione alla produzione, grazie all’acquisizione nel 2008 di Schiavetti Tekno, azienda leader nella produzione di passerelle portacavi, e l’apertura nel 2011 di Atex srl, per la produzione di materiali antideflagranti. Con Eurocavi, azienda specializzata nella fornitura di cavi elettrici industriali standard e speciali, realizzati secondo le specifiche del cliente, Spina Group avvia oggi la sua terza unità produttiva, a completamento dell’offerta del gruppo, che comprende quindi soluzioni articolate e supporto a 360° per l’industria. Eurocavi realizza diverse tipologie di cavi bassa tensione, tra i quali cavi speciali, strumentazione, energia e termocoppia ed è in grado di allestire anche forniture di breve lunghezza. Nell’ultimo triennio Spina Group ha realizzato investimenti nella produzione per quasi 4 milioni di euro e, contemporaneamente, ha avviato un intenso programma di internazionalizzazione, con l’apertura di sedi all’estero (Egitto, Messico, Olanda, Nigeria ed Emirati Arabi) per seguire i principali clienti dell’oil & gas. Il fatturato dell’intero gruppo è raddoppiato negli ultimi tre anni, passando dai 7,8 milioni nel 2011 ai 16,3 milioni di euro nel 2015.

 

La frutta secca italiana varca l’oceano: è nata Euro Company Brasil

RAVENNA –  foto-eurocompany-brasil-2Euro Company, azienda operante in Italia nel settore della frutta secca e dei frutti disidratati (oltre 17 mila tonnellate di prodotti venduti, per un totale di oltre 100 milioni di confezioni, realizzate attraverso 28 linee di confezionamento), allarga i propri orizzonti e nasce Euro Company Brasil. Partner dell’azienda ravennate – che ha la propria sede direzionale e produttiva a Godo di Russi su un’area di 65mila metri quadrati, dove sono occupati più di 250 addetti fra dipendenti fissi e stagionali – è la Silvestrin Frutas, azienda brasiliana nata nel 1992 che opera nei settori della commercializzazione frutta, della logistica e dei trasporti con una flotta di oltre 100 mezzi. La scelta di aprire una nuova società in Brasile è scaturita da importanti fattori strategici. Il principale è quello d’instaurare un rapporto diretto con i produttori locali di alcuni dei frutti tra i più antichi e pregiati (come anacardi, noci, acai, maracuja, frutta esotica essiccata), accorciando la filiera d’acquisto e garantendo così il controllo completo e la tracciabilità dell’intera filiera produttiva, dai campi di raccolta alle tavole degli italiani. Una scelta nata anche come conseguenza degli importanti investimenti che l’azienda sta attuando in Italia, supportati dalla forte crescita del fatturato che dal 2001 a oggi ha fatto registrare un continuo trend positivo, fino a superare i 100 milioni di euro. «Investimenti per soddisfare le sempre maggiori richieste dei clienti in termini di qualità, salubrità e sicurezza e per trainare l’innovazione, caratteristiche che ci rendono l’azienda più dinamica del comparto», sottolineano da Euro Company. La società brasiliana permetterà, inoltre, di avere accesso diretto al mercato brasiliano, in cui sono in forte crescita i trend salutistici: «basti pensare che il 50% dei consumatori cerca di ridurre l’apporto di zuccheri e sono in costante crescita il numero di vegetariani e vegani. Per questo abbiamo deciso di portare il nostro know-how e promuovere anche su questo mercato la nostra linea di frutti naturali, senza zuccheri aggiunti e senza conservanti: “Simplesmente Frutas”, versione carioca della gamma distribuita in Italia “Semplicemente Frutta”, che sarà distribuita nei migliori punti vendita del Paese sudamericano entro fine anno, grazie anche alla capillarità di distribuzione garantita dall’efficiente flotta aziendale di Silvestrin su un territorio di oltre 8,5 milioni di chilometri quadrati».

Tre mega commesse per la multinazionale italiana dell’energia

MILANO (agosto 2016)– Grazie a un forte sviluppo commerciale, che fa leva su commesse molto importanti, Nidec Asi cresce, amplia e riorganizza le proprie attività in Italia e nel mondo. La multinazionale italiana, controllata dalla giapponese Nidec, che offre soluzioni customizzate in tutto il mondo con un’ampia gamma di applicazioni industriali, ha messo a segno negli ultimi mesi tre risultati di rilevanza mondiale: si è aggiudicata a maggio un ordine del valore di 125 milioni di euro da parte di Transneft, il colosso petrolifero russo, per la fornitura di 250 motori elettrici che andranno a modernizzare l’attuale parco installato sui sistemi di pompaggio di una della pipeline più lunghe al mondo (circa 80.000 chilometri). Quest’ordine si aggiunge alla commessa vinta nel febbraio 2015 e relativa ad altri 70 mega motori e mega inverters per la pipeline di Espo (Eastern Siberia Pacific Ocean), che con oltre 4.000 chilometri collega la Russia ai paesi asiatici di Cina, Giappone e Corea del Sud. E, prima dello scorso Natale, Nidec Asi ha portato a casa anche la firma per la fornitura di un sistema multiplo di stoccaggio di energia elettrica per la utility tedesca Steag, con una capacità di 90 megawatt, il più grande mai realizzato finora. L’amministratore delegati Giovanni Barra sottolinea che «abbiamo appena concluso il 2015 con una crescita in due anni del 100% nell’ingresso ordini, un portafoglio salito del 200% e un Ebit triplicato dal 2013. Nel 2016 prevediamo di fatturare quasi 400 milioni di dollari con una crescita organica del 29% rispetto all’anno precedente». Le linee di business sono diversificate e oggi questa eccellenza tecnologica tutta italiana, in gran parte ereditata dal marchio storico Ansaldo Sistemi Industriali (Asi) conquista anche le più importanti commesse nel mondo. «Siamo una multinazionale che progetta e produce motori elettrici di grandi dimensioni, elettronica di potenza e sistemi di automazione industriale su commessa, con un forte orientamento sull’efficienza energetica», continua Barra. Il settore storico di provenienza è caratterizzato dallo sviluppo di sistemi per il controllo e l’automazione delle linee di produzione di impianti siderurgici, attività che nel corso degli anni si è estesa a settori diversi come il petrolchimico, l’energia convenzionale e rinnovabile, l’automazione industriale, il navale. Il know how di Nidec Asi poggia su oltre 150 anni di innovazione tecnologica grazie a un approccio engineered-to-order che permette di soddisfare le richieste di clienti in 86 Paesi del pianeta, con specifiche tecniche molto diverse. «Le dimensioni della nostra azienda – 1.600 dipendenti in 11 Paesi: Italia con 4 siti produttivi, Francia, Germania, Stati Uniti con due sedi, Romania, Russia, Emirati Arabi, Cina, Giappone e Sud Est Asiatico – ci danno efficienza industriale con flessibilità nella gestione commesse, messa in servizio e assistenza, permettendoci di competere tecnologicamente con multinazionali tedesche e americane molto più grandi e di offrire un servizio di altissima qualità. Stiamo rapidamente portando a compimento una serie di investimenti in Italia di circa 35 milioni di euro: a Milano con una nuova fabbrica e il nuovo headquarter; a Monfalcone per il raddoppio della capacità produttiva e nuove tecnologie».

Con i superyacht “made in Ancona” la nautica italiana domina il mercato

ANCONA (agosto 2016) – Si chiama M/Y Babbo il nuovo explorer yacht in acciaio e alluminio di 31 metri e 244 grt che Cantiere delle Marche ha varato ai primi di maggio per un armatore sudamericano e che sarà presentato ufficialmente al prossimo Yachting Festival di Cannes. M/Y Babbo è una nave a tre ponti, realizzata su misura come tutte le imbarcazioni di Cantiere delle Marche, con spazi interni dalle volumetrie generose: 240 metri quadrati circa che racchiudono in ogni dettaglio l’essenza dello yacht explorer, senza rinunciare alla qualità delle finiture manifatturiere e al lusso tipico del mondo dei superyacht. E’ questa infatti una delle chiavi del successo di CdM: essere riusciti per primi a coniugare questi due mondi senza diluire la vera essenza di alcuno dei due. M/Y Babbo si caratterizza per un layout particolarmente conviviale e per una grandissima attenzione alla dotazione di toys e diving center posti nell’enorme garage. Come tutte le imbarcazioni della Classe Darwin, anche M/Y Babbo è stata progettata per navigare agevolmente anche in difficili condizioni marine, resistendo a venti di oltre i 50 nodi senza alcun problema dal punto di vista di seakeeping e in piena efficienza dei sistemi come hanno già provato gli altri modelli della stessa classe che navigano ormai in tutto il mondo. Da sempre infatti, Cantiere delle Marche si contraddistingue per gli elevati standard progettuali che hanno reso le proprie imbarcazioni un benchmark di settore: scafo in acciaio 12 mm, piping in cupro nickel, generatori con parallelo automatico, frequency converter, stabilizzatori elettrici, sistemi di trattamento di acque nere, grigie e oli di sentina direttamente mutuati dal mondo delle navi da lavoro per utilizzi 24/365, certificazione MCA sono solo alcune delle caratteristiche standard della produzione CdM. «La qualità dei nostri Explorer aumenta varo dopo varo e questo, unito al rispetto – ancora una volta – dei tempi previsti contrattualmente, ci rende veramente orgogliosi», dichiara Vasco Buonpensiere, direttore commerciale del Cantiere. Il presidente di Cantiere delle Marche, Gabriele Virgili, aggiunge: «I risultati gestionali in costante crescita, le sei unità in costruzione tutte sopra i 100 piedi, il riconoscimento internazionale che culmina quest’anno con ben due barche in finale agli World Superyacht Awards, sono sicuramente grandi soddisfazioni per chi ha iniziato quest’avventura poco più che 5 anni fa». Cantiere delle Marche, leader mondiale nel mercato degli yacht dislocanti in acciaio e alluminio, nasce infatti nel 2010 per iniziativa di Virgili, Buonpensiere ed Ennio Cecchini, amministratore delegato. In pochi anni il Cantiere basato ad Ancona si è affermato nella nautica internazionale, consegnando ad armatori di tutto il mondo explorer yacht tra gli 80 e i 110 piedi dalle caratteristiche uniche, capaci di affrontare anche le navigazioni più impegnative alle latitudini più estreme, nella massima sicurezza e affidabilità. Il Global Order Book 2015 di Showboats International riflette appieno il successo a livello internazionale, illustrando che nel segmento explorer yachts CdM rappresenta il 12,5% della produzione mondiale in termini di unità, mentre – restringendo l’analisi agli yacht in metallo tra gli 80 e i 112 piedi – il cantiere marchigiano occupa ben il 60% del mercato di riferimento.

Vince in Germania la tecnologia italiana della verniciatura auto

MILANO –  La superiorità tecnologica mondiale è molto spesso più una questione di marketing che di sostanza. La conferma è che quando le imprese si confrontano sul terreno della competitività, il made in Italy riesce a spuntarla. Un esempio illustre è quello della Geico, che con la sua nuova tecnologia d’immersione ha battuto la concorrenza mondiale acquisendo il nuovo impianto PT-ED (pretrattamento e cataforesi) di Man (Gruppo Volkswagen) a Monaco di Baviera. L’azienda leader internazionale negli impianti di verniciatura auto, dopo i grandi brand quali Mercedes e Bmw, ora entra, con questa nuova operazione, nel settore dei mezzi di trasporto pesanti: Man produce prevalentemente autocarri e autobus. Geico ha dimostrato di essere ad un livello superiore, proponendo l’innovativa soluzione LeanDip Plus per la movimentazione delle scocche durante le fasi di pretrattamento e cataforesi. La delegazione tedesca, dopo numerosi test funzionali, ha verificato le potenzialità di questa soluzione e non ha avuto dubbi sulla sua superiorità tecnologica. Il sistema LeanDip ha caratteristiche di eccellenza che lo rendono unico: l’affidabilità (il sistema è di semplice filosofia costruttiva); la facile manutenzione, dovuta anche al fatto che i componenti elettrici ed elettronici sono protetti dagli agenti chimici; l’alta qualità di produzione (oltre alla scocca, anche le minime parti sono immerse nelle vasche); il basso costo di gestione. «È un altro importante successo – afferma il presidente del Gruppo Geico Taikisha, Ali Reza Arabnia – per il team Geico. Una volta completata l’installazione presso Man, questa nuova soluzione tecnologica diventerà una referenza concreta e importante per tutta l’industria automobilistica».  Questo brillante risultato è il frutto di una strategia industriale che ha posto tra le priorità gli investimenti nell’innovazione sia al livello tecnologico sia culturale in atto dal periodo di crisi a oggi. Nell’ultimo quinquennio Geico ha investito solo in Italia più di 20 milioni di euro per il suo centro di ricerca & sviluppo chiamato Pardis Innovation Centre, assieme agli investimenti mirati sul personale sia per il loro benessere, come ad esempio il Giardino di Pensieri di Laura, all’interno del quale sono stati inseriti una palestra, un giardino zen, un anfiteatro per gli spettacoli e gli incontri culturali, una galleria per esposizioni artistiche, un ristorante e vari locali di intrattenimento; sia per la loro formazione, come i corsi nell’accademia interna chiamata Campus Pippo Neri. Oggi, il gruppo Geico Taikisha è ai vertici del mercato mondiale con un turnover medio di 1,8 miliardi di dollari, 5.000 dipendenti e oltre 50 sedi in 28 Paesi in tutto il mondo.

Come si conquista il mondo? Lo raccontano le eccellenze di Parma

PARMA – Si è svolto a Parma il secondo appuntamento previsto dal Roadshow 2016 “Italia per le imprese, con le pmi verso i mercati esteri”, patrocinato dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, promosso e sostenuto dal ministero dello Sviluppo Economico e organizzato da Ice-Agenzia.  Obiettivo del Roadshow è supportare le aziende sui temi dell’internazionalizzazione, fornendo servizi di consulenza e assistenza a quelle realtà che intendono cogliere opportunità di sviluppo e crescita sui mercati esteri. Nel biennio 2014/2015 la partecipazione alle 27 tappe da parte delle aziende è stata di 6.225 aziende, con 7.750 incontri b2b e una soddisfazione complessiva del 96,30%. Alcune aziende del territorio, che hanno avuto modo di beneficiare dei servizi di assistenza e consulenza offerti da Ice-Agenzia, da Sace e Simes, realizzando positivi percorsi di internazionalizzazione, hanno voluto raccontare la loro esperienza di crescita e di sviluppo sui mercati globali. «Abbiamo utilizzato lo strumento di Simest per favorire la penetrazione commerciale di un nuovo prodotto sul mercato statunitense, dove la nostra azienda è presente da più di 30 anni», ha dichiarato Emiliano Cocchi, responsabile amministrativo e finanziario di Maselli Misure, che progetta e produce direttamente analizzatori automatici per liquidi on-line e da laboratorio. «Questo strumento ci ha permesso di finanziare a tasso ridotto le spese del progetto favorendo un incremento significativo del fatturato totale dell’azienda». Un’altra testimonianza aziendale è giunta da Annalisa Sassi di Casale – Italian Food Company, da anni un’importante realtà imprenditoriale nel settore agroalimentare italiano ed europeo: «Siamo riusciti a crescere in tutti questi anni perché abbiamo sempre creduto nell’esportazione e nelle possibilità che i grandi mercati esteri possono offrire. Ci siamo appoggiati alle istituzioni per avere in primis informazioni sulle norme applicabili agli stabilimenti e ai prodotti, e poi sull’accesso ai mercati esteri, sia dal punto di vista sanitario che doganale. Per noi è sempre stato rilevante negli anni seguire l’attività dei vari ministeri, in tutti gli aspetti autorizzativi e di promozione e questo anche in collaborazione con le strutture di categoria e territoriali di Confindustria; tuttora per noi questi attori rappresentano un valido punto di riferimento e di supporto». Alessandro Merusi, ceo di Catelli Cft Group- Leaders Innovate, azienda specializzata nella tecnologia applicata ai settori food & beverage, ha raccontato la propria esperienza di espansione, sottolineando la qualità e la competenza del supporto ricevuto: «Negli anni 2008-2011 su diversi progetti abbiamo fatto ricorso all’assicurazione Sace come strumento per consentire, da un lato, ai nostri clienti di effettuare investimenti in conto capitale con pagamento dilazionato in 3-5 anni, dall’altro, alla nostra azienda, di smobilizzare i suddetti crediti presso il sistema bancario, attraverso lo strumento dell’appendice di voltura. Quale ulteriore supporto da parte del sistema all’impresa, in relazione alle suddette operazioni, in taluni casi abbiamo usufruito anche del contributo Simest, rendendo quindi le stesse più competitive dal punto di vista strettamente economico. In termini più ampi, ultimamente abbiamo anche partecipato, congiuntamente ad altre imprese del comparto, ad alcune missioni imprenditoriali in paesi con significativo potenziale di crescita; a titolo esemplificativo in Iran, dove auspichiamo che l’accredito avvenuto in fase istituzionale ci faciliti nel percorso di promozione della nostra impresa e del made in Italy in generale, in  particolar modo in quei segmenti di business, ove la presenza internazionale del nostro gruppo presenta aree di miglioramento».

La cucina italiana sbarca a Teheran per conquistare il mercato iraniano

MAJANO – Snaidero sbarca a Teheran: per la leader italiano degli arredamenti si apre un mercato importantissimo. L’Iran rappresenta la quarta riserva di petrolio e la seconda di gas naturale al mondo e, dopo l’accordo per il disarmo nucleare dello scorso 14 luglio, sta vivendo una nuova euforia. Il mondo ora guarda a Teheran con occhi diversi: quelli del business, anche grazie ai suoi 80 milioni di potenziali consumatori. L’apertura del nuovo showroom di Teheran rappresenta per Snaidero la grande occasione per esportare anche in questo Paese il design e l’alta qualità riconosciuti e apprezzati in tutto il mondo. Si inserisce all’interno di una strategia di sviluppo internazionale che, nei prossimi mesi, coinvolgerà sempre di più sia il retail sia il contract. Già un anno fa Snaidero aveva anticipato i tempi scegliendo il potenziale partner iraniano con cui investire per l’apertura del suo nuovo showroom, con l’obiettivo che fosse anche il più prestigioso negozio di cucine e di arredamento di Teheran. “CasaItalia”, situato in Jordan Boulevard, una delle vie del lusso di Teheran, è uno showroom esclusivo dove è rappresentato il meglio del Made in Italy e in questo ambito Snaidero è protagonista con circa 400 metri quadrati dei quasi 1000 totali con quattro modelli: Ola25 Limited Edition (Design Pininfarina), Idea (Design Pininfarina), Gioconda (Iosa Ghini Design) e Orange (Design Michele Marcon). La famiglia Zareipour, con cui Snaidero ha collaborato per l’apertura di questo nuovo punto vendita, è presente in Italia con la società Continental, quale sede italiana di CasaItalia. «La scelta di intraprendere già un anno fa una significativa collaborazione con un importante partner italo-iraniano che già conoscevamo da tempo – commenta Edi Snaidero, presidente e amministratore del Gruppo Snaidero – dimostra la nostra lungimiranza nel portare avanti, ancora prima di sapere dell’accordo del 14 luglio, importanti rapporti di partnership. Abbiamo anticipato i tempi e oggi siamo già pronti con l’apertura di questo nuovo punto vendita, dove Snaidero potrà esportare al meglio le sue cucine, icone del design e del made in Italy».

La specialista mondiale dei gruppi statici acquisisce la polacca Delta Power

LEGNAGO – In un mercato che vale circa 160 milioni di euro, il leader italiano degli Ups è oggi ancora più forte: da sempre impegnata nella costante ricerca di soluzioni innovative finalizzate alla riduzione dei consumi energetici, Riello Elettronica ha annunciato  l’acquisizione del 100% della polacca Delta Power, consolidando ulteriormente la sua presenza nell’est Europa a soli pochi mesi dalla acquisizione della controllata in Romania. Il gruppo industriale italiano, col suo marchio Riello Ups, è tra i primi quattro produttori mondiali nella progettazione, produzione e commercializzazione dei gruppi statici di continuità. Delta Power opera in Polonia dal 1996 con un’esperienza ventennale e capillare nel settore dell’elettronica di potenza. L’azienda, con 50 dipendenti dislocati in sette sedi presenti nel territorio polacco, è specializzata nella ingegnerizzazione, commercializzazione e installazione di gruppi statici di continuità e gruppi elettrogeni. La nuova società targata Riello Ups offrirà, oltre a soluzioni avanzate di power continuity, servizi di supporto pre-sales, after-sales e alla formazione attraverso la sua academy. Riello Elettronica, con progettazione ed una produzione in Italia, 24 società controllate e una presenza capillare in oltre 80 paesi, con questa acquisizione, si conferma sempre di più ambasciatrice del made in Italy nel mondo. «Vogliamo garantire la massima continuità operativa, la più moderna automazione domestica, l’assoluta sicurezza civile e industriale. Operiamo per proporre soluzioni innovative destinate a migliorare concretamente il lavoro e la vita di tutti. Facciamo avanzare ogni giorno il nostro know how attraverso costanti aggiornamenti nelle nuove tecnologie e sostenuti investimenti in ricerca e sviluppo che ci permettono di primeggiare a livello globale», ha dichiarato il presidente Pierantonio Riello.

Con un pieno di tecnologia l’export delle macchine da caffè sale del 18%

BARDINI – La tecnologia entra nelle tazzine di caffè grazie a Cma Macchine per Caffè, azienda che, con i marchi Astoria e Wega, produce e commercializza in tutto il mondo tra le migliori macchine da caffè professionali. Presente a Host Milano, il salone internazionale dell’ospitalità professionale, l’azienda produce ogni anno circa 35mila macchine da caffè e ha fatto del made in Italy il punto di forza del suo successo: la sede principale è a Susegana, provincia di Treviso, un gioiellino tecnologico inaugurato nel 2007 e reso ancora più efficiente e funzionale grazie ai software di Tecnest, azienda di Udine specializzata nella fornitura di soluzioni informatiche ed organizzative per la pianificazione, il controllo e la gestione dei processi di produzione e della supply chain. Nel 2007 Cma ha portato avanti una revisione degli impianti produttivi: sono state concentrate su un solo sito le fabbriche precedentemente esistenti, è stata rivista la struttura delle linee di assemblaggio, la posizione dei magazzini delle materie prime e dei prodotti finiti al fine di razionalizzare i flussi di lavoro. Nello stesso periodo è iniziata anche la collaborazione con Tecnest che ha guidato la rivoluzione informatica sulle linee produttive: «La nostra necessità era migliorare l’efficienza dei processi produttivi, gestire la schedulazione delle lavorazioni meccaniche e delle linee di montaggio a valle di queste ultime, monitorando le cadenze di avanzamento in produzione», spiega Maurizio Gaio, responsabile sistemi informativi di Cma. «Con questo obiettivo si è introdotto un sistema di pianificazione e gestione della produzione in grado di alimentare le linee con i materiali da assemblare, garantendone la disponibilità al momento opportuno.  Per potenziare ulteriormente il servizio di assistenza post-vendita, il sistema doveva inoltre tracciare i materiali utilizzati e verificare la conformità qualitativa dei componenti critici». Per rispondere a tutte queste esigenze è stato scelto il software J-Flex di Tecnest, in particolare le soluzioni J-Flex APS (Advanced Planning & Scheduling) per la schedulazione della produzione e J-Flex MES (Manufacturing Execution System) per controllare l’avanzamento in fabbrica e la tracciabilità dei materiali. «Grazie all’implementazione della suite software J-Flex è stato possibile monitorare la produzione della singola macchina avendone sempre sotto controllo lo stato di avanzamento, controllare i tempi di lavorazioni e le prestazioni di reparto mediante la quadratura delle ore di presenza dei dipendenti», aggiunge Gaio. I risultati ottenuti si vedono dai numeri. «Il fatturato 2014 è stato di 82milioni di euro, con una crescita rispetto all’anno precedente del 18%», spiega il direttore commerciale Stefano Stecca. «L’80% dei ricavi proviene dall’export in 140 Paesi, in particolare Stati Uniti, Australia, Germania, Gran Bretagna e Cina».

Cresce sul mercato cinese la leader bresciana dei componenti per cucine

GUANGZHOU –  Rafforzare la propria presenza in Asia con la forza del made in Italy: è questo lo spirito che ha accompagnato Sabaf, l’azienda italiana tra i primi produttori al mondo di componenti per cucine e apparecchi domestici per la cottura a gas, alla China Import and Export Fair, appuntamento conosciuto come la Fiera di Canton ma che è un punto di riferimento nel mercato mondiale dei macchinari e delle nuove tecnologie fin dal 1957, contando su 59mila espositori, più di 150mila tipi di prodotti e oltre 200mila professionisti provenienti da 201 Paesi. Con l’ascesa di Pechino sullo scacchiere internazionale, gli investimenti si sono mossi verso oriente, ma se molti delocalizzano per ridurre i costi compromettendo la qualità, Sabaf esporta il savoir faire che l’ha resa una potenza globale. Con 550 dipendenti circa all’attivo, Sabaf è il primo produttore in Italia di componenti strategici per gli apparecchi della cottura e uno dei primi a livello mondiale. I suoi prodotti – rubinetti, termostati, bruciatori, cerniere – sono impiegati per la realizzazione dei migliori apparecchi per la cottura – cucine, forni e piani – lavaggio e freddo, dei più importanti produttori di elettrodomestici mondiali. Il gruppo bresciano, fondato nel 1950 da Giuseppe Saleri, è sbarcato a Shanghai nel 1998 prima con un ufficio di rappresentanza e poi, dal 2008 è stata costituita una nuova società con l’obiettivo prima di rafforzare le relazioni commerciali e poi di iniziare la produzione di bruciatori destinati al mercato locale. Dopo alcuni anni di preparazione, è nato così il nuovo stabilimento che ha iniziato la produzione di bruciatori nel 2015. Dei prodotti studiati e realizzati in base alle esigenze del mercato locale, assai differente da quello occidentale, e rispettandone gli standard senza rinunciare a quella cura del dettaglio che fa la differenza. «Essere presenti a questa fiera è per noi essenziale – conferma Nicola Belpietro, executive regional sales director di Sabaf – non solo perché la Cina è un mercato strategico per chiunque, ma anche perché conferma l’impegno dell’azienda verso questo mercato.  Ogni hanno investiamo il 3% del nostro fatturato nella ricerca e nello sviluppo di nuovi prodotti e soluzioni anche dedicati a questa zona. Un impegno costante che ci ha permesso di superare la crisi adattandoci ai vari mercati senza perdere la nostra identità.  Sabaf ha da sempre esportato il medesimo modello tecnologico sul quale abbiamo sviluppato negli anni un’altissima competenza e che siamo in grado di mantenere facilmente sotto controllo. La nostra clientela ci conosce da anni e sa perfettamente che il processo e l’automazione sono alla base di un buon prodotto». A conferma dell’importanza di Sabaf nel panorama locale, nel primo giorno di apertura del salone, Sabaf ha ricevuto la visita di Zhang Ji, membro del governo e prossimo viceministro del Commercio cinese, mentre una delegazione dell’ente organizzatore ha visitato lo stabilimento Sabaf e ha conferito una speciale targa di riconoscimento all’azienda italiana per la sua partecipazione.


 

 

Medioriente e sud est asiatico nel mirino della leader dei forni per pizzeria

PESARO – Italforni, l’azienda marchigiana tra i leader nella produzione forni elettrici e a gas per pizzeria, rosticceria e pasticceria, va alla conquista dei Paesi arabi e del sud est asiatico. E’ stato siglato un accordo con il gruppo Gulf Business & Trading Support, di Dubai, che prevede la vendita e la distribuzione degli articoli Italforni negli Emirati Arabi, in Qatar, Arabia Saudita, Oman, Bahrein e Tailandia. L’accordo prevede la vendita, a regime, di almeno 500mila euro di prodotti l’anno. Il partner ha tempo tre anni per raggiungere tale quota di vendite annue. «Siamo già presenti nel Golfo da circa quattro anni – racconta Andrea Ricci, direttore generale e socio di Italforni – ma fino ad ora ci siamo avvalsi di un importatore in esclusiva. Con questo accordo diamo invece mandato a un’agenzia che ci permetterà di lavorare con un gran numero di importatori in tutto il Medio Oriente». Tra le novità brevettate che sbarcheranno sui nuovi mercati ci sono i due prodotti di punta dell’azienda: la linea di forni a tunnel con pietre refrattarie al posto della tradizionale maglia metallica, che permette di sfornare tra il 25 e il 30% di pizze in più nell’unità di tempo; e la nuova linea di forni Bull, la prima al mondo rivestita in vetro temperato e colorato, che consente una grande possibilità di personalizzazione dal punto di vista del design, completata anche dalla possibilità di applicazione di serigrafie. «Per Italforni il processo di internazionalizzazione ha avuto una forte spinta negli ultimi 3-4 anni, nel corso dei quali si è passati da una quota del 50% destinata ai mercati esteri a oltre l’80%. Secondo le previsioni quest’anno il nostro fatturato export crescerà ancora del 20%», aggiunge Ricci. L’azienda fattura circa 5 milioni di euro ed è in crescita continua (+18% nel 2014). Opera già con successo all’estero, distribuendo i suoi prodotti in tutta Europa, nel Medio Oriente, in nord Africa e nel nord America. Tutta la produzione Italforni è realizzata in Italia, nello stabilimento di Pesaro, e si avvale di fornitori selezionati nei decenni, provenienti esclusivamente dal territorio italiano. Tra i prossimi obiettivi il più importante è lo sviluppo del mercato degli Stati Uniti. A metà 2015 è stata inaugurata la nuova sede Usa di Italforni, situata a Los Angeles, che comprende anche uno showroom. Italforni Usa è una vera e propria filiale indipendente, che promuoverà e venderà esclusivamente prodotti Italforni.

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