RAPPORTO ATRADIUS: Il colosso indiano torna a crescere, occasione per l’export italiano

Dopo i forti rallentamenti registrati nell’ultimo triennio, si prevede che nel 2015 l’economia indiana torni a crescere a ritmi sostenuti, superiori al 6%. Ciò sarebbe dovuto in larga parte al rilancio dei grandi progetti destinati alla costruzione di infrastrutture urbane, nonché alla ripresa delle riforme strutturali che dovrebbero contribuire a creare le condizioni ottimali per il pieno sviluppo del potenziale di crescita del Paese. Tra i comparti industriali locali, le performance migliori si attendono nel settore chimico-farmaceutico, quello della carta, l’agro-alimentare e i servizi. E’ quanto evidenzia il “Rapporto Paese: India” pubblicato da Atradius, gruppo tra i leader mondiali nell’assicurazione del credito, cauzioni e recupero crediti a livello internazionale. Secondo gli analisti di Atradius, la significativa ripresa dell’economia indiana si fonderebbe soprattutto sulla forte ascesa della classe media, che darebbe un concreto impulso alla domanda interna di beni di consumo (sostenendo la crescita dell’import che nel 2015 è prevista di oltre l’8%). Ciò offrirebbe alle aziende interessate a operare con l’India importanti opportunità d’investimento ed espansione commerciale. In tale contesto, spazi significativi si aprono anche per l’export italiano, che presenta un elevato potenziale di crescita sul mercato indiano (l’import complessivo dell’India proveniente dall’Italia non arriva attualmente all’1%,  le voci principali sono macchinari e apparecchi che rappresentano circa il 40% del totale export Italia verso l’India). Sebbene operare su mercati internazionali significhi avere prospettive di sviluppo commerciale, ciò vuol dire anche  rischiare di non incassare i  crediti. In riferimento all’India, Atradius, nel suo “Barometro sui comportamenti di pagamento tra imprese a livello internazionale” ha evidenziato che il 55% delle imprese intervistate nel Paese ha registrato ritardi di pagamento da parte dei clienti sul mercato domestico a causa di carenze di liquidità. Per oltre 2 intervistati su 5, in particolare, i clienti sul mercato domestico ritardano i pagamenti come forma di finanziamento. Ecco perché più di un terzo degli intervistati ha affermato che mantenere livelli di cassa adeguati al proprio fabbisogno, in particolare a causa delle difficoltà ad incassare i crediti insoluti, è stata la principale sfida da affrontare lo scorso anno. Il che impone agli operatori internazionali interessati ad operare su mercati ad alto potenziale, come quello indiano, la necessità di gestire in modo strategico il rischio di credito commerciale e politico. «La prevista crescita delle importazioni in India beneficerà anche le imprese italiane, e buone opportunità sono previste anche per le pmi», afferma Massimo Mancini, Country Manager di Atradius per l’Italia, secondo cui «il sempre più diffuso ricorso a strumenti di copertura dei crediti commerciali sta convincendo molte piccole e medie aziende, anche quelle finora più timorose di subire forti ritardi nei pagamenti, ad affrontare con più sicurezza le sfide nei mercati dell’India e dei Paesi asiatici».

ISTAT: vola il surplus commerciale estero, a quota 42,9 miliardi nel 2014

ROMA – Un importate segnale di ripresa: nel 2014 il surplus del commercio estero italiano ha compiuto un notevole balzo in avanti, grazie all’ottimo andamento delle esportazioni manifatturiere. L’avanzo commerciale ha raggiunto i 42,9 miliardi di euro, ed è più che doppio al netto dell’energia (+86 miliardi). Lo ha comunicato l’Istat. A dicembre 2014, il saldo commerciale è pari a +5,8 miliardi, in ampliamento rispetto a dicembre 2013 (+3,4 miliardi). Al netto dell’energia, l’attivo è di 8,7 miliardi.

EXPO 2015: 80mila le imprese lombarde già al lavoro per l’Esposizione Universale

MILANO – Cresce l’interesse degli imprenditori per Expo 2015. Così come sono in aumento le imprese al lavoro per l’Esposizione Universale. Passano infatti dal 4,7% al 7,9% le aziende che dichiarano di essere coinvolte in Expo: si tratta complessivamente di circa 80mila attività, comprese quelle che hanno progetti in attesa. Il business riguarda 1 impresa lombarda su 4. Il 26% circa degli imprenditori, infatti, avrà ricadute dirette sul proprio giro d’affari, tra commesse e iniziative ed eventi legati all’evento. Expo non è solo business. Cresce anche la curiosità e l’attenzione per i contenuti dell’evento: 7 imprenditori su 10 vogliono saperne di più. È quanto emerge dalla indagine “Economia e impresa- 2015” realizzata dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza – che ha coinvolto circa 400 piccoli e medi imprenditori lombardi, dei diversi settori, nel mese di gennaio 2015 – e confronti su indagini realizzate in anni vari.  

CONFARTIGIANATO: un progetto per valorizzare la manifattura avanzata nell’area del dopo Expo

MILANO – Expo 2015 è vicina, ed è già il momento di pensare al futuro: in particolare al futuro dell’area Expo, un’area di 500 mila metri quadrati  collocata in un’area metropolitana strategica e ricca di infrastrutture, fisiche e digitali. «Condizioni eccezionali – ha sottolineato il presidente di Confartigianato Lombardia, Eugenio Massetti, incontrando il sottosegretario ai Rapporti con la Città Metropolitana e al coordinamento dei progetti speciali, Giulio Gallera – che rappresentano il terreno ideale per realizzare un’idea progettuale capace di valorizzare al meglio il sistema produttivo lombardo e  con esso tutto il territorio regionale, in una logica di lungo periodo». Il progetto proposto da Confartigianato Lombardia prevede la creazione di un «Polo del sapere, del saper fare della manifattura avanzata e del nuovo artigianato”: un ecosistema efficiente ed aperto a tutti i soggetti innovatori che veda la presenza di spazi per laboratori di ricerca applicata, per “scuole dell’artigianato” di nuova generazione, per un incubatore di startup  di micro e piccole imprese artigiane che operano nella manifattura avanzata nei diversi settori. Spazi che, nella quotidianità, favoriscano condivisione, collaborazione, contaminazione, voglia di innovazione, aggregazione tra produzioni “materiali” e “immateriali”. La proposta di Confartigianato Lombardia ha l’obiettivo di dare valore all’evoluzione in corso nel sistema produttivo regionale, che vede tra i nuovi protagonisti la manifattura avanzata, basata sulla digitalizzazione dei metodi produttivi e sull’impiego di nuovi materiali e nuovi processi e servizi, e quindi un neo-artigianato tecnologico che punta sull’integrazione tra nuove tecnologie, il saper fare e la creatività, valorizza la progettazione condivisa e percorre la strada della produzione personalizzata. «In questo scenario l’elemento distintivo è proprio il “lavoro artigiano” – ha proseguito Massetti – che nasce dal mettere insieme tecnologia e tradizione per dare senso e valore economico a prodotti altrimenti facilmente replicabili. Si tratta, di fatto, di un modo di produrre che restringe il confine tra il mondo dell’industria e quello dell’artigianato». L’evoluzione del sistema economico produttivo è stata peraltro, nel corso dell’ultimo anno, al centro di un confronto costruttivo tra le associazioni artigiane e l’assessore regionale alle Attività Produttive Mario Melazzini, che ha portato all’avvio di un percorso legislativo per la definizione di una legge sul lavoro artigiano. E proprio in questa di definizione dei contenuti del progetto di legge potrebbe inserirsi il progetto per la destinazione dell’area Expo nel post evento.

OPEN DAY MASTER PMI ALTIS

Partecipa gratuitamente a una lezione del Master per le Piccole e Medie Imprese 

Venerdì 23 gennaio 2015 ore 10.00 – Milano

Dirigi una piccola o media impresa? Cerchi nuove strade per farla crescere? Sei alla ricerca di una formazione compatibile con il lavoro che ti permetta di sviluppare le tue competenze?

Scopri cosa ti può offrire l’Executive Master PMI e Competitività partecipando gratuitamente a una lezione dell’edizione in corso.  Venerdì 23 gennaio, presso Università Cattolica ALTIS, via San Vittore 18 a Milano, potrai prendere parte alla lezione iniziale del modulo di Finanza per le PMI. Potrai così sperimentare in prima persona i temi e la metodologia didattica del Master e confrontarti con gli attuali partecipanti, il docente e lo staff. Visualizza il programma della lezione aperta. Partecipa alla lezione registrandoti on-line entro il 21 gennaio 2015.

Executive Master PMI e Competitività

Disegnato su misura per le Piccole e Medie Imprese, il Master ha finora diplomato oltre 200 imprenditori e manager che dalla formazione hanno ricavato importanti strumenti per lo sviluppo della propria azienda. Grazie al connubio tra “formazione a distanza” e “formazione in aula”, il Master è particolarmente adatto per chi ha un ruolo di direzione all’interno dell’azienda e cerca un corso di formazione compatibile con l’attività lavorativa.

MAGGIORI INFORMAZIONI
Silvia Persi
Tel. 02 7234.8371 – 02 7234.8383 – 348 4985689
silvia.persi@unicatt.it
www.unicatt.it/pmi

RAPPAZZO: Il marketing come risposta comprensibile a una domanda posta

«Non esiste niente di più incomprensibile della risposta a una domanda che non si pone» (Reinhold Niebuhr). Niebuhr, teologo protestante americano, si riferisce evidentemente alla fede che se non si presenta come risposta ad un anelito umano rimane, se rimane, un orpello inutile. Del marketing Kotler ne definisce il punto di partenza con “i bisogni e i desideri umani”  e il teologo ci ricorda che una proposta, un prodotto o un servizio che non corrispondono alla reale esigenza del nostro interlocutore sono ad egli “incomprensibili”, cioè assurdi. Anzi, Niebuhr dice in proposito qualcosa in più poiché parla di una domanda che non si pone. Il che non significa che il bisogno e la necessità non vi siano, ma che non se ne abbia piena consapevolezza. In psicologia il bisogno è definito come la mancanza totale o parziale di uno o più elementi che costituiscono il benessere della persona. Alcuni studiosi, della corrente chiamata “psicologia umanistica”, hanno elaborato teorie che costruiscono una gerarchia dei bisogni secondo una scala suddivisa in differenti livelli che vanno da quelli primari, riguardanti la sopravvivenza, ai più articolati, inerenti la sfera sociale. Il modello più noto di scala di bisogni è la Piramide di Maslow (dal nome del suo ideatore Abraham Maslow), ma non ci addentreremo ora in questo studio se non per accennare a un elemento critico di questa teoria che prevede che l’individuo si realizzi passando per i vari stadi, passaggio che avviene solamente dopo la soddisfazione dei bisogni di grado inferiore. Il che non è sempre verificabile in realtà, poiché non è detto che il bisogno di amicizia e di affetto familiare, che nella Piramide appartengono al terzo livello, può trovare soddisfazione solamente dopo aver appagata la necessità di nutrirsi. Della psicologia umanistica riteniamo, invece, come significativa, la constatazione che i bisogni sono comuni a tutti gli uomini e che, per questo motivo, essi, attraverso la personale capacità di soddisfare i propri bisogni, possono comprendere le necessità degli altri uomini. Se un uomo ha come fine quello di contribuire al miglioramento dell’esistenza delle altre persone attraverso il proprio lavoro, ciò è possibile perché riconosce di avere con i suoi simili un comun denominatore che gli permette di interpretarne e comprenderne le necessità e di offrire loro soluzioni “comprensibili” sulla base della sua esperienza, perché condivide con essi un’origine universale che accomuna bisogni ed esigenze. E questo è il compito del marketing.

Contatti: rappazzo@forfabrica.com

HAYS: cresce tra le imprese italiane la ricerca di top manager

La ricerca di figure executive in Italia inizia a registrare deboli segnali di ripresa, grazie agli investimenti dall’estero e alla nascita di start up capaci di dare un nuovo slancio all’economia. È quanto riporta la nuova edizione della Hays Salary Guide, l’indagine sul mercato del lavoro condotta su più di 260 aziende e 1.600 professionisti dal gruppo Hays, uno dei leader a livello globale del recruitment specializzato. E dopo anni di incertezza e precarietà, che non hanno risparmiato nemmeno le fasce alte del management italiano, il saldo della ricerca di profili dirigenziali torna ad essere positivo, registrando un +15% nel volume delle ricerche. «Secondo la nuova edizione della Salary Guide – commenta Erika Perez, responsabile divisione Hays Executive – l’attenzione delle aziende si sta focalizzando su profili di top management votati al cost saving: in grado cioè di gestire budget e bilanci, tagliando quelle spese considerate come non essenziali. Ma non solo. Cresce anche la richiesta di professionisti con innate capacità commerciali: il new business diventa un elemento importantissimo per ampliare il proprio giro di affari, sottraendo fette di mercato alla aziende concorrenti». E sempre secondo la nuova edizione della Salary Guide, tra le figure maggiormente ricercate dalle aziende Italiane, spiccano il direttore finanziario, il direttore commerciale e il general manager. diminuisce, invece, la domanda di dirigenti in ambito IT, legal e acquisti, professionisti non direttamente coinvolti nel processo di recovery economico. «Per fare colpo oggi, in fase di colloquio, è importantissimo – continua Perez – avere un background internazionale. Le aziende, a parità di curricula, tendono a scegliere quei candidati che possono vantare esperienze all’estero. Ma non solo. Sono viste di buon occhio anche quelle figure in grado di padroneggiare, oltre all’ormai canonico inglese, una terza lingua. Infine, l’excursus accademico diventa cruciale se, insieme alla laurea, si possono elencare corsi di specializzazione come Master o Mba rilasciati da prestigiose università estere». Per reclutare i professionisti migliori, le aziende sono disposte a negoziare il pacchetto retributivo che, nel 54% casi, comprende anche una parte variabile, così da motivare da un lato il professionista nel raggiungere importanti risultati aziendali e, dall’altro, per mantenere sotto controllo i costi aziendali. Tra i professionisti dirigenziali che possono contare sulle retribuzioni più generose, spiccano il Cfo, il Sales Director e i Managing Director strategici, per mantenere il timone economico dell’azienda. Sono molto più contenuti, invece, i salari per le figure staffing e per i professionisti del settore HR, marketing e legal perché ritenute meno strategiche per l’azienda.

RAPPAZZO: Il marketing come interpretazione e risposta a un bisogno

Vincenzo Rappazzo, esperto di marketing, senior partner Forfabrica

«Se vuoi vendere qualcosa non devi spiegare cosa vendi, devi regalare un’emozione!» (Maurizio Crozza nel “Paese delle Meraviglie”). Abbiamo già discusso del sentire comune che identifica il marketing in un apparato che controlla e condiziona la nostra vita. Iniziando, però, a conoscerlo meglio abbiamo appreso che riguarda aspetti della nostra vita quotidiana di cui siamo protagonisti perché relativi allo scambio di prodotti e servizi. «Molti vedono il marketing solo nei suoi aspetti tattici, vale a dire molta pubblicità e promozione vendite. Ma così vedono solo la punta dell’iceberg». (Kotler,  “300 risposte sul marketing”. Se non ci accontentiamo della punta dell’iceberg che emerge, potrebbe valer la pena di approfondirne la conoscenza per comprenderne i concetti su cui si basa e che rimangono nascosti sott’acqua. Leggiamo quale definizione fornisce lo stesso Kotler di marketing: «Il marketing è il processo sociale mediante il quale una persona o un gruppo ottiene ciò che costituisce oggetto dei propri bisogni o desideri creando e scambiando prodotti e valore con altri». Questa definizione non parte dai prodotti, bensì da un elemento trascurato: all’origine dello scambio vi sono dei bisogni. L’uomo si adopera per soddisfare, trovare le risposte adeguate ai propri bisogni. Se un bisogno è all’origine dello scambio, prima di questo vi è tutto il lavoro per realizzare gli oggetti idonei. Quindi le produzioni di beni e servizi, di qualunque natura, hanno la loro corrispondenza in un bisogno diffuso o particolare che sia. La dignità e l’utilità di qualunque attività e di ogni impresa risiedono nel tentativo di rispondere agli infiniti bisogni che riempiono la vita degli altri uomini. Il motore dell’iniziativa umana, dei progetti, piccoli o grandi che siano, di ogni uomo ha come fine quello di contribuire al miglioramento dell’esistenza delle altre persone. È vero che il marketing non deve spiegare cosa vende ma, piuttosto, interpretare e comprendere le necessità di persone a cui offrire soluzioni alle loro specifiche esigenze. In questo senso elargisce un’emozione. E questo è il compito del marketing.

Contatti: rappazzo@forfabrica.com

MORETTI: Con la riforma del Fondo 394/81 più agevolazioni a supporto dell’internazionalizzazione

 

Lorenzo Moretti, consulente sulla finanza agevolata per l’internazionalizzazione

 

Dopo un lungo percorso legislativo , nello scorso mese di luglio sono finalmente entrate  in vigore le modifiche normative previste dal Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 21 dicembre 2012 in merito alle modalità d’intervento degli strumenti agevolativi contenuti all’interno del Fondo N°394/81, attraverso i quali si sviluppa una quota importante del supporto pubblico ai programmi di espansione commerciale  delle imprese italiane nei mercati extra – UE. Tra le novità più rilevanti introdotte dalle suddette modifiche si segnalano, in particolare:

 

a) la destinazione alle piccole e medie imprese (PMI) di una quota annua del 70% delle risorse stanziate per il Fondo Legge 394/81 , ad evidenza della volontà, da parte del Legislatore, di concentrare l’azione del supporto pubblico soprattutto sulle iniziative proposte dalle piccole-medie imprese;

 

b) l’ampliamento dei soggetti che possono accedere a queste agevolazioni : potranno infatti essere presentate domande di finanziamento non più solo da imprese in forma singola ma anche da parte di un’ aggregazione di imprese per un medesimo progetto;

 

c) la riduzione delle garanzie previste a carico delle PMI per l’erogazione del finanziamento e che , in presenza di determinati requisiti di bilancio e di merito creditizio,  potrà arrivare fino al 60 % del finanziamento  concesso;  

 

d) la creazione di un nuovo strumento agevolativo , solo per le PMI , che prevede un finanziamento al tasso fisso dello 0.5% , delle spese previste per la partecipazione, in qualità di espositori , a fiere in Paesi al di fuori dell’ UE alle quali non abbiano mai partecipato in precedenza; 

 

e) la riattivazione del finanziamento agevolato è finalizzato alla patrimonializzazione delle piccole-medie imprese esportatrici costituite in forma di SpA  che abbiano realizzato, negli ultimi tre anni bilanci, una  quota media di export pari ad almeno al  30% del fatturato aziendale.

 

Tra i programmi di internazionalizzazione che possono accedere agli incentivi finanziari messi a disposizione dello Stato con questa riforma si evidenziano, in particolare,  i seguenti:

 

a) Programmi di inserimento commerciale in mercati  extra –UE: in quest’ambito è previsto un finanziamento agevolato per supportare programmi di spesa delle imprese italiane finalizzati alla creazione di strutture commerciali  in mercati extra – UE (filiali di vendita, uffici commerciali, magazzini, show-room, e anche un negozio) che siano dedicate alla diffusione di prodotti e/o servizi a marchio italiano. Il finanziamento copre l’85% delle spese previste per la creazione ed il funzionamento corrente dei primi due anni di attività della struttura (allestimento ed affitto dei locali, utenze, personale impiegato presso la struttura locale, consulenze per il progetto, viaggi ) e le spese per attività promozionali (partecipazione a fiere, consulenze per il progetto, pubblicità, organizzazione d’incontri promozionali, sponsorizzazioni, formazione del personale inserito nella struttura locale) . Il finanziamento ha un tasso fisso dello0.5%,  con una durata di rimborso di sei anni, di cui due anni di preammortamento e deve essere garantito con fidejussione bancaria sia pur con la possibilità di beneficiare di una riduzione della stessa in misura max. del 60% . L’erogazione del finanziamento avviene a fronte della consuntivazione delle spese sostenute dall’impresa italiana per la realizzazione del programma . E’ prevista comunque la possibilità di richiedere un’anticipazione fino al 30% del finanziamento deliberato . Nel programma di spese proposto dall’impresa è  prevista anche la possibilità di inserire i costi previsti per le attività promozionali da realizzarsi oltreché nel Paese in cui ha sede la struttura commerciale dell’azienda , anche in altri due Paesi della medesima area geo-economica .  

 

b) Programmi di partecipazione di piccole-medie imprese a fiere in Paesi extra –UE:In questo caso il legislatore ha creato uno strumento totalmente nuovo nel panorama normativo nazionale, con l’attivazione di un finanziamento agevolato per la spese previste per la partecipazione a fiere o mostre  in  Paesi extra –UE, alle quali l’impresa non abbia mai partecipato in precedenza come espositore. Il finanziamento , al tasso fisso dello 0.5% , copre l’85% fino ad un massimo di € 100.000 della spesa prevista, in un periodo di massimo di 18 mesi,  per la partecipazione alle fiere (allestimento ed affitto spazi espositivi , personale esterno fornito dall’Ente organizzatore della fiera, spese di  gestione dello spazio espositivo, consulenze, materiale pubblicitario). Il rimborso è previsto in un arco temporale di quattro anni.  L’erogazione del finanziamento ha luogo con le stesse modalità previste per i programmi d’inserimento commerciale. E’ bene considerare che, come regola generale, tutte le linee di finanziamento contenute nel Fondo 394, agevolano le spese che vengono sostenute dall’impresa dopo la presentazione della domanda  di finanziamento . E’ quindi fondamentale , per poter utilizzare al meglio le potenzialità di questi strumenti, valutarne il potenziale ricorso prima di avviare i programmi di spesa.

 

 Per informazioni e approfondimenti: lorenzo_moretti@fastwebnet.it

 

 

 

 

 

OSSERVATORIO AUB: Le aziende familiari superano la crisi, soprattutto se riescono a internazionalizzarsi

MILANO – La medio-grande impresa familiare continua a essere resiliente: ha risentito della crisi ma è stata in grado di resistere meglio rispetto alle aziende caratterizzate da altre forme proprietarie, soprattutto quando ha intrapreso processi di internazionalizzazione. Questa in estrema sintesi la risultanza della sesta edizione dell’Osservatorio AUB sulle aziende familiari italiane, promosso da AIdaf (Associazione italiana delle aziende familiari), Unicredit, Cattedra AIdaf-EY di Strategia delle aziende familiari in memoria di Alberto Falck (Università Bocconi) e Camera di Commercio di Milano. Lo studio è basato sull’analisi dei bilanci di tutte le 4.100 aziende familiari italiane con ricavi pari o superiori a 50 milioni di euro, le quali rappresentano il 58% del totale delle aziende (di tali dimensioni) operanti nel nostro Paese. Il campione osservato, pur avendo mantenuto dal 2007 ad oggi una numerosità solo in lieve calo, ha visto un forte ricambio al proprio interno (circa il 40% delle aziende è infatti uscito ed è stato sostituito da nuove entranti), a riprova di come il perdurare della crisi rappresenti – da un lato – un meccanismo di selezione naturale e – dall’altro – un’opportunità per porre in essere cambiamenti di assetto e di strategie volti a creare i presupposti per una migliore risposta alla crisi stessa e alle sfide di mercati sempre più competitivi e globali. Dopo essere state tra il 2008 e il 2009 la tipologia di aziende che ha maggiormente accusato l’impatto della crisi, le aziende familiari sono riuscite – più delle altre – a invertire la tendenza e intraprendere percorsi di crescita (lo dimostra il divario positivo di 10 punti di incremento del fatturato realizzato tra il 2009 e il 2013 rispetto alle non familiari). Sul fronte della redditività (Roi, Roe) il quadro è invece meno positivo, in quanto le aziende familiari, pur continuando in assoluto a far registrate performance migliori rispetto alle altre,  hanno fatto registrare un più debole recupero rispetto alla situazione pre-crisi. Ancora difficile rimane la capacità delle aziende familiari di ripagare il debito, misurata dal rapporto Pfn/Ebitda, che si attesta a 6,1 (rispetto al 4,8 delle non familiari). Ciononostante, i dati AUB indicano come circa 1 azienda familiare su 5 abbia liquidità in eccedenza rispetto allo stock di debito finanziario, che l’incidenza delle aziende con Ebitda negativo è inferiore nella categoria delle familiari (6% contro l’11% delle non familiari) e che le aziende familiari nel corso del 2013 hanno ulteriormente ridotto la propria dipendenza dal capitale di terzi (migliorando dunque il proprio livello di patrimonializzazione) senza compromettere la propria propensione a investire. Un costante punto di attenzione resta quello del ricambio generazionale: da un confronto tra i dati Istat e quelli dell’Osservatorio emerge come il trend di ricambi al vertice continui a diminuire – complici forse le difficoltà e incertezze legate alla perdurante crisi economica – con il risultato che un quinto delle aziende osservate ha un leader ultrasettantenne. Sul fronte delle acquisizioni, i dati AUB evidenziano che le aziende familiari che hanno effettuato più di una acquisizione sono quelle con i tassi di crescita più elevati e che la propensione ad effettuare tale tipo di operazioni è maggiore nelle aziende che hanno un modello leadership meno familiare più strutturato e un assetto di governo con una minore presenza di esponenti della famiglia proprietaria. In merito agli Ide (investimenti diretti), i dati AUB evidenziano come il processo di internazionalizzazione nel nostro Paese risulti trainato dalle aziende familiari (hanno realizzato oltre il 75% del totale degli Ide) e che i modelli di leadership e di governo più semplici (es. amministratore unico) e a maggiore connotazione familiare tendono ad influenzare negativamente la propensione all’internazionalizzazione. Principale elemento di novità che caratterizza questa sesta edizione dell’Osservatorio AUB è la realizzazione di un confronto con le prime 300 aziende (per fatturato) localizzate in 5 tra i principali Paesi dell’Unione Europea: Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Svezia. Da tale analisi emergono conferme importanti e interessanti spunti di riflessione. Sul versante delle conferme si rileva in particolare che l’Italia è il Paese in cui la presenza di aziende familiari è più rilevante (40,7%) – seguita dalla Germania (36,7%) e dalla Francia (36%), che la capacità di crescere delle aziende di maggiori dimensioni non è collegata all’andamento del PIL del Paese di appartenenza – a riprova del fatto che per poter crescere le aziende debbono inevitabilmente internazionalizzare.  In 4 dei 6 Paesi considerati le aziende familiari, tra il 2007 e il 2012, sono cresciute di più rispetto a quelle non familiari; fa eccezione  soprattutto la Spagna (dove le aziende familiari sono cresciute meno). Inoltre, in tutti e 6 i Paesi, l’effetto della crisi ha impattato maggiormente sui livelli di redditività (Roe) delle aziende familiari (più che delle non familiari). Il benchmarking sul fronte dei modelli di leadership e di governo mette poi in evidenza come l’Italia sia il Paese con la maggiore incidenza di leader familiari (51,3% rispetto al 33% di Francia e Germania) e che Italia e Spagna siano i Paesi in cui la presenza di consiglieri familiari è più rilevante (“1 su 3” contro “1 su 7” della media degli altri quattro Paesi). Infine, come da tradizione, i curatori dell’Osservatorio individuano le principali sfide che le aziende familiari si trovano (o si troveranno) inevitabilmente a dover affrontare per rilanciare la propria competitività: imparare a gestire le complessità della leadership collegiale, pianificare per tempo e realizzare la successione al vertice, “aprire” l’azienda a giovani e a managerialità esterne alla famiglia proprietaria, imparare a crescere tramite acquisizioni, approdare all’estero quanto prima per espandere il proprio business.

RAPPAZZO: Il marketing ci condiziona la vita. Anche quella di imprese e imprenditori

Vincenzo Rappazzo, esperto di marketing, senior partner Forfabrica

«Non c’è attività umana dove non regni il marketing: ci condiziona la vita e tutte le scelte». (Maurizio Crozza nel Paese delle Meraviglie). Crozza interpreta il sentire comune che identifica il marketing con una forza occulta che manovra decisioni che vengono involontariamente subite. Ma è veramente questa la funzione di questo sconosciuto che negli ultimi 50 anni è diventato una disciplina? Infatti la prima edizione del libro “Marketing Management” scritto da Philip Kotler – universalmente riconosciuto come colui che ha strutturato in maniera scientifica questa materia – è uscita nel 1967 e, ancora oggi, è utilizzato come libro di testo dalla stragrande maggioranza degli studenti di economia delle scuole di tutto il mondo. Il marketing è, dunque, un’invenzione dei tempi moderni? Ma di cosa si occupa il marketing? Iniziamo dal significato del vocabolo: la parola marketing è il gerundio del verbo inglese “to market”, che in italiano si può tradurre con “vendere al mercato”. Quindi parliamo di un’attività con cui qualunque persona si confronta quotidianamente, nel ruolo di venditore oppure nella veste di acquirente, che è costituita dallo scambio di due beni tra due persone (o gruppi) ognuna interessata a quanto viene offerto dall’altra. Tornando alla domanda precedente, è evidente che la transazione di beni non è un’invenzione del secolo scorso mentre, invece, lo è certamente l’organizzazione delle attività necessarie affinché lo scambio sia efficace e gratificante per le parti coinvolte. Leggiamo cosa risponde Kotler al riguardo:  «Il marketing è nato con i primi esseri umani. Nella Bibbia […] Eva convince Adamo a mangiare la mela proibita. Tuttavia, Eva non è stata la prima a fare marketing: è stato il serpente a convincerla a “vendere” la mela ad Adamo. Il marketing come disciplina è apparso negli Stati Uniti nella prima parte del XX secolo, tra gli insegnamenti dei corsi sulla distribuzione, in particolare la vendita all’ingrosso e al dettaglio, gli economisti, nella loro passione per la pura teoria, avevano trascurato le istituzioni che contribuiscono al funzionamento dell’economia stessa. […] Così i primi studiosi di marketing hanno riempito le lacune intellettuali lasciate dagli economisti. In ogni caso l’economia è la scienza madre del marketing». In un certo senso è vero che il marketing ci condiziona la vita poiché riguarda parecchi aspetti della nostra esistenza quotidiana: il lavoratore, autonomo o dipendente che sia, scambia tutti i giorni le sue prestazioni con una remunerazione.  Non si tratta, però, di una costrizione perché un processo di scambio – di vendita da una parte e di acquisto dall’altra – ci torva coinvolti e possiamo, per la nostra parte, influenzarne l’andamento. E questo è il compito del marketing, come vedremo nei prossimi articoli.

Contatti: rappazzo@forfabrica.com

 

 

ANIE AUTOMAZIONE: quasi 500 operatori presenti al forum sulla meccatronica

Grande successo al Kilometro Rosso per la mostra-convegno sulla meccatronica ideata e promossa dal Gruppo Meccatronica di Anie Automazione con l’organizzazione di Messe Frankfurt Italia. La presenza delle principali aziende del settore, l’attualità delle tematiche scelte e l’innovativa formula con cui sono state affrontate hanno contribuito alla riuscita dell’evento che ha visto la partecipazione di 468 visitatori. Oltre all’alto livello tecnologico delle tematiche trattate il Forum è stato un momento di confronto fattivo tra realizzatori e utilizzatori di soluzioni meccatroniche e fornitori di componenti e sistemi per l’automazione avanzata. I temi principali affrontati nelle due tavole rotonde che hanno animato la giornata sono legati, da un lato, alla progettazione delle macchine in un’ottica meccatronica e, dall’altro, ai processi di produzione che devono garantire una sempre maggiore flessibilità. Secondo Sabina Cristini, presidente del Gruppo Meccatronica di Anie Automazione,  «la progettazione in un’ottica meccatronica, ovvero con un coordinamento sempre più stretto tra le componenti meccanica, elettronica ed informatica, è un fattore di competitività importante oggi per i costruttori di macchine e per gli utilizzatori finali e lo sarà sempre più in futuro, dove l’introduzione dei moderni concetti di Industrie 4.0 renderanno sempre più importante un approccio multidisciplinare a tutti i livelli della filiera industriale». Donald Wich, a.d. Messe Frankfurt Italia, ha affermato: “le numerose adesioni e il numero di visitatori che hanno partecipato a Forum Meccatronica confermano l’importanza che ha assunto negli anni l’integrazione fra meccanica, elettronica e software per la realizzazione delle macchine automatiche. Un segnale importante sia dal punto di vista tecnologico sia da quello economico perché dimostra l’attenzione delle aziende italiane nei confronti di soluzioni avanzate ad alto valore aggiunto».

ENERGY@HOME: dal 21 al 23 novembre start up in gara per la Smart Home Hackathon

Energy@home, associazione di imprese non a fine di lucro, e I3P, Incubatore di Imprese Innovative del Politecnico di Torino, lanciano la prima Smart Home Hackathon, una competizione fra start up e giovani innovatori sul tema della casa connessa, che si svolgerà a Torino dal 21 al 23 Novembre 2014. In un solo weekend i partecipanti potranno dare vita al prototipo della loro idea grazie alla consulenza degli esperti e alla disponibilità di prodotti pre-commerciali che verranno messi a disposizione dalle aziende dell’Associazione Energy@home: gli elettrodomestici connessi di Indesit Company; il contatore intelligente di Enel Distribuzione; l’home gateway e la piattaforma software di servizio di Telecom Italia; i sistemi di sviluppo NFC di STMicroelectronics; e i dispositivi di Flexgrid ed Urmet. Il tema è quello della Smart Home intesa come un eco-sistema di dispositivi connessi e di servizi integrati per il cliente finale. L’evento si propone di promuovere l’incontro di coloro che hanno idee e proposte con coloro che possono renderle esecutive ed operative in realtà aziendali e sarà realizzato con il sostegno delle imprese associate ad Energy@home e con la sponsorship di TopIX – Torino Piemonte Internet Exchange e Siamosoci, la prima piattaforma web per l’investimento in startup innovative. Durante i tre giorni, i partecipanti potranno proporre idee d’impresa innovative e  avranno 54 ore per lavorare alla definizione della value proposition e alla realizzazione di un prototipo della loro idea sfruttando l’integrazione con i prototipi di elettrodomestici connessi e di un contatore elettronico, che verranno resi disponibili durante l’evento, e sfruttando anche il framework Jemma, un progetto software in open source che implementa lo home gateway per la comunicazione con i dispositivi della casa. Si potranno proporre idee finalizzate a integrare ed innovare l’intero eco-sistema: dai sistemi di gestione della sicurezza e del comfort in casa, ai sistemi per l’efficienza energetica, a nuove ed efficaci modalità di intrattenimento e di engagement dell’utente, fino anche allo studio e integrazione di strategie di marketing legate alla Smart Home.

ANCE: le pmi edili italiane vanno alla conquista del promettente mercato bulgaro

Incrementare la quota di mercato delle piccole e medie aziende italiane delle costruzioni in Bulgaria e nell’Est Europa: questo l’obiettivo della missione di follow up del presidente del Gruppo Pmi internazionale Ance (Associazione nazionale costruttori edili) Gerardo Biancofiore, appena conclusa a Sofia, dopo un’analoga iniziativa che a giugno ha visto partecipare più di cinquanta imprese. «Questa missione – dichiara Biancofiore – rientra nell’ambito del nostro programma di attività a supporto dell’internazionalizzazione dei nostri associati, che è fatto di missioni preparatorie e di follow up oltre che delle classiche missioni commerciali. Puntiamo ad internazionalizzare le aziende con una strategia che le accompagni per mano nei mercati prescelti». I risultati che potranno scaturire sono particolarmente importanti, perché la Bulgaria collega gran parte del suo sviluppo futuro all’utilizzo dei fondi comunitari e i finanziamenti a disposizione del settore infrastrutturale per il periodo 2014-2020 riguarderanno il completamento delle reti stradale, ferroviaria, fluviale, marittima e il trasporto intermodale.  «La Bulgaria – continua Biancofiore – è una delle poche economie UE in grado di vantare una crescita di segno positivo nel 2013, è il secondo Paese dell’area UE con il più basso debito pubblico, dopo l’Estonia, con un grado di assorbimento dei fondi europei in miglioramento». Al 31 marzo, i contratti firmati nel quadro dei fondi strutturali sono stati pari al 115% del budget previsto, con il 60% dei pagamenti effettuati. L’Italia è il terzo partner commerciale della Bulgaria, dopo Russia e Germania, sia come Paese fornitore sia come destinatario delle esportazioni bulgare; l’interscambio complessivo è stato di oltre 3,8 miliardi di euro (11%). Tra i principali partner della Bulgaria l’Italia è quella che nel 2013 ha registrato il maggior incremento delle vendite, cioè il 13%, per un valore di 1,9 miliardi di euro, detenendo una quota dell’8,7% sulle importazioni totali bulgare.

MARMOMACC: è italiano un terzo del mercato mondiale delle tecnologie di lavorazione dei lapidei

VERONA – La pietra naturale alla conquista del mondo: dal 1990 al 2013, la produzione lapidea internazionale è salita del 180%, da 46 a 130 milioni di tonnellate, pari a 1,4 miliardi di metri quadrati equivalenti (riferiti allo spessore convenzionale di una lastra da 2 centimetri), mentre i consumi sono cresciuti del 185 per cento. Un trend di aumento costante negli anni che diventa ancora più evidente se si prende in considerazione l’ultimo mezzo secolo, che ha visto un utilizzo di marmi e graniti superiore a quello di tutte le epoche precedenti. A rivelarlo, il XXV Rapporto Marmo e Pietre nel Mondo curato da Carlo Montani in collaborazione con la casa editrice Aldus e il patrocinio della Regione Toscana, presentatoin occasione del salone Marmomacc 2014. Per l’industria mondiale, il 2013 ha costituito un ulteriore anno di consolidamento: il volume di materiale estratto e trasformato, pari a 265 milioni di tonnellate, sono aumentati di circa il 5% rispetto al 2012. Il marmo è sempre più utilizzato come materiale costruttivo e decorativo, con l’impiego pro-capite salito nel 2013 a 226 metri quadrati ogni mille unità, a fronte dei 215 dell’anno precedente e dei 135 del 2003. Un’espansione generale che però corrisponde a una concentrazione progressiva della produzione in alcuni Paesi: «Dagli anni ‘60, i rapporti di forza sono mutati radicalmente – ha spiegato Montani – con i primi quattro produttori, Cina, India, Turchia e Brasile che sono passati dal 30 al 61% della produzione globale». Per quanto riguarda l’interscambio, nel 2013 sono stati raggiunti i 22 miliardi di dollari di controvalore, totalizzati per il 58,5% dai primi quattro Paesi esportatori: Cina, Italia, Turchia e India. Il made in Italy conferma il proprio ruolo di protagonista nel settore delle tecnologie e dei macchinari di estrazione, taglio e lavorazione, con circa un terzo del mercato mondiale e posizioni maggioritarie in vari nazioni leader come Turchia e Brasile. Ma cosa riserva il futuro del marmo? Per l’autore del XVV Rapporto «la pietra viene da lontano e andrà lontano, riunendo tecnologia, estetica e valori professionali, in una parola qualità. Tradotte in numeri, le prospettive al 2020 indicano una produzione complessiva di almeno 170 milioni di tonnellate, pari a 1,8 miliardi di metri quadrati equivalenti».

ZURICH INSURANCE: diversificazione ed esportazioni le risposte delle pmi alla crisi di mercato

MILANO – Pubblicati i dati relativi alla seconda edizione del sondaggio internazionale, realizzato da GFK Eurisko per Zurich Insurance Group (Zurich), sull’attività, le difficoltà riscontrate e le strategie di crescita adottate dalle piccole medie imprese italiane negli ultimi 12 mesi. Nel corso dell’ultimo anno il 12% delle pmi italiane ha ridotto il personale e il 9% ha dovuto contenere gli stipendi dei propri collaboratori per affrontare il perdurare della crisi economica. Per far fronte all’elevato livello di competitività e al protrarsi del calo della domanda, il 20% delle imprese ha inoltre ridotto i prezzi; va però sottolineato che il dato, confrontato con l’edizione 2013 dell’indagine (24%), fa emergere un leggero miglioramento. Il 22% delle pmi italiane, in linea con il dato globale (21%), si sono concentrate sulla diversificazione della gamma dei prodotti e dei servizi per attrarre nuovi clienti ed espandere la propria attività; segnale di un rinnovato ottimismo soprattutto se si considera che le aziende che si sono impegnate ad ampliare l’attività verso il mercato locale (11%) e ad espandere le esportazioni (12%) sono raddoppiate rispetto all’estate 2013. A fronte di una crescita economica che rimane modesta, l’8% delle imprese ha valutato l’opportunità di chiudere, ed è più che raddoppiato (9%) il numero delle imprese che hanno chiesto nuovi investimenti o ampliamenti delle linee di credito per proseguire l’attività e finanziare la crescita. In Europa, hanno continuato a ridurre i prezzi anche Spagna (26%) e Portogallo (20%) e sono insieme all’Italia gli unici Paesi europei in cui le pmi appaiono riluttanti ad assumere nuovo personale e a incrementare i prezzi.  Anche nel Regno Unito, in Svizzera e Germania la tendenza all’aumento dei salari è scesa leggermente rispetto ai risultati del 2013. Al contrario, le pmi dell’America Latina (in particolare Brasile, Messico e Argentina) dichiarano un forte aumento degli stipendi (40% – 33% -30%), e nonostante la crescita economica della regione sia ancora lenta, hanno investito nell’espansione dell’attività verso nuovi clienti target sul mercato locale e diversificato la gamma di prodotti e servizi. I Paesi dell’Asia del Pacifico come Hong Kong, Taiwan e Malesia dichiarano invece di aver incrementato molto il personale (28% – 37% – 25%) e in misura minore gli stipendi (16% – 15% – 19%). Il quadro complessivo che emerge dall’indagine sullo stato delle pmi a livello globale è positivo: esse guardano al futuro con ottimismo ampliando la propria attività sia sul mercato locale (23%) che nelle esportazioni, soprattutto attraverso la diversificazione dei prodotti e dei servizi offerti (21%). Solo una minoranza di pmi in tutti i 19 Paesi oggetto del sondaggio (tra lo 0% e il 10%) ha preso in considerazione di ridurre l’offerta o di chiudere l’attività, una su 5 ha aumentato i salari e una su 6 ha incrementato il personale.

REGIONE LOMBARDIA: al via il nuovo bando Ricerca & Innovazione 2014

Regione Lombardia, nell’ambito dell’accordo di programma in atto con le Camere di commercio lombarde,  ha approvato il nuovo “Bando ricerca e innovazione – edizione 2014” con una dotazione complessiva di 6,8 milioni di euro. Il bando intende favorire in particolare i processi di innovazione digitale delle micro, piccole e medie imprese lombarde (anche start up) tramite voucher e contributi a fondo perduto. Nello specifico, si intendono incentivare interventi di sostegno per: stimolare l’innovazione tecnologica di processo e di prodotto, tramite l’introduzione e la creazione di nuove tecnologie digitali e la messa a disposizione di servizi di trasferimento tecnologico, anche in vista di Expo; accompagnare le imprese alla partecipazione a programmi di ricerca, sviluppo e innovazione europei (Horizon 2020 e Cosme), promuovendo esperienze di successo nei paesi dell’UE e favorendo la nascita e la crescita di reti di imprese; valorizzare il capitale umano inserendo in impresa ricercatori e personale altamente qualificato capaci di guidare l’impresa in percorsi complessi di innovazione; sostenere i processi volti all’ottenimento di brevetti e modelli europei e internazionali. Il bando è articolato nelle seguenti misure:

A. Adozione di nuove tecnologie digitali – Contributo a fondo perduto (50%) di massimo 25.000 euro per investimenti minimi di 10.000 euro.  L’adozione delle suddette tecnologie digitali deve rientrare in uno degli ambiti applicativi previsti dal bando per le domande di contributo su questa misura.

B. Creazione e sviluppo di tecnologie digitali innovative – Contributo a fondo perduto (50%) di massimo 30.000 euro per investimenti minimi di 30.000 euro. Le nuove tecnologie dovranno prevedere un’applicazione in uno delle aree tematiche previste dal bando per questa misura.  

C. Progetti di innovazione di processo, prodotto e/o servizio dedicati a Expo 2015 – Contributo a fondo perduto (50%) di massimo 25.000 euro per investimenti minimi di 20.000 euro. I progetti d’innovazione dovranno riguardare una delle aree tematiche previste dal bando per questa misura e dovranno prevedere la collaborazione con  con uno dei centri registrati nel sistema Questio come centro di ricerca o Crtt che eroga servizi di ricerca di base e/o di laboratorio. 

D. Supporto alla partecipazione a programmi della Commissione UE (Horizon 2020 E Cosme) – Voucher di importo variabile  in funzione del ruolo previsto , per l’impresa lombarda, nel progetto di ricerca europeo. 

E. Assunzione di dottorandi o dottori di ricerca per apportare all’impresa nuove competenze sull’innovazione – Voucher fino a 17.000 euro (variabili a seconda della tipologia contrattuale e del costo della risorsa)

F.           Sostegno ai processi di brevettazione – Contributo a fondo perduto (50%) di importo variabile e fino ad un massimo di 14.000 euro. I processi di brevettazione  dovranno prevedere applicazioni in una delle aree tematiche previste dal bando per questa misura.   

Ogni impresa può richiedere al massimo tre voucher, di cui non più di uno per misura, e una sola richiesta di contributo nell’ambito della misura F. Per le misure A-B-C potrà essere presentata una sola domanda: ad esempio, se si presenta una domanda sulla misura B, non potrà essere presentata dallo stesso soggetto richiedente domanda sulle misure A e C. Le domande di contributo potranno essere presentate, con procedura a sportello, a partire dalle ore 14.00 del 16 ottobre 2014 e fino al 25 marzo 2015 , salvo esaurimento anticipato delle risorse, e verranno esaminate in ordine cronologico di presentazione.

Per informazioni: Lorenzo Moretti, 347.9606266

OCSE: Il superindice economico vede positivo per l’Italia

MILANO – Nonostante i dati Istat sul Pil sotto le attese e le previsioni fosche dell’agenzia Moody’s, l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, vede positivo per l’Italia. Il superindice Ocse di giugno segna un aumento dello 0,1% per il nostro Paese, mentre quello dell’Eurozona è stabile a -0,04% e addirittura quello della Germania in calo dello 0,23%. L’organizzazione internazionale di studi economici prevede dunque una fase di slancio positivo per l’economia italiana, che sarebbe avviata verso la crescita. A maggio l’indice Ocse dell’Italia era 101,6 a giugno è cresciuto a 101,7. In crescita anche la Francia che passa dal 100,3 al 100,4. Su base annua, il superindice per l’Italia è aumentato del 2,15%, l’incremento maggiore nei Paesi del G7, seguito da quello della Francia cresciuto dell’1,06%. Al di fuori dell’Europa, l’Ocse segnala che gli Stati Uniti registrano uno slancio stabile della loro economia, mentre il Giappone attraversa una fase di “interruzione” dello slancio positivo dei mesi precedenti.