Percorsi d'eccellenza - Page 4

Piace nel nord Europa e nei Paesi baltici l’ortofrutta con il bollino tricolore

BELLARIA – Si è chiuso con un aumento del 5% il giro d’affari di Sipo nel 2012 rispetto all’anno precedente. Un risultato positivo dovuto alla strategia di internazionalizzazione messa a punto negli ultimi due anni, che ha visto l’azienda riminese espandere la propria presenza in molti Paesi europei. L’incidenza dell’export ha raggiunto infatti una quota pari al 10% del fatturato complessivo. «Mentre fino al 2011 i nostri prodotti erano destinati solo al mercato nazionale – ha dichiarato Massimiliano Ceccarini, development manager di Sipo – abbiamo ritenuto fondamentale avviare un processo di internazionalizzazione per valorizzare i prodotti? italiani all’estero in aree con un elevato potere di acquisto e una forte richiesta di prodotti agricoli di importazione di qualità, in particolar modo mi riferisco ai paesi nord-europei e dell’area baltica». Il dato di bilancio è peraltro superiore alla media generale del comparto ortofrutticolo e del trend economico generale. Secondo i dati diffusi nel corso di un recente convegno dalla Camera di Commercio di Rimini, il fatturato dell’industria nazionale nel 2012 ha segnato una contrazione del 5,6% sull’anno? precedente, la spesa per i consumi delle famiglie mostra un saldo negativo e il tasso disoccupazione è in progressivo aumento. «I risultati positivi – ha sottolineato Ceccarini – ci hanno permesso di garantire a tutto il nostro organico i posti di lavoro, seppur abbassando notevolmente le marginalità a causa del costo del lavoro, della pressione fiscale e del costo delle materie prime sempre in aumento anno dopo anno». Per il 2013 l’azienda ha annunciato nuovi investimenti in ricerca e sviluppo di nuovi prodotti ad alto valore aggiunto, per potersi presentare sul mercato internazionale come specialista di prodotto, soprattutto per categorie merceologiche di nicchia. E proprio in questa strategia rientra la recente registrazione del brand “Sì Bionda” che identifica le insalate di quarta gamma da agricoltura biologica, confezionate e lavate pronte da consumare, che saranno commercializzate prevalentemente sui mercati esteri.

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Mattoni, piastrelle e lenzuola: quando la sussidiarietà aiuta l’impresa

MILANO – Doveva essere una normale cena con un cliente, un noto imprenditore nel settore delle ceramiche. Invece, si è rivelata la scintilla da cui è nata l’avventura di Silvio Pasero, consulente finanziario di Milano e fondatore di Banco Building, una onlus che si occupa di raccogliere materiali non deperibili (soprattutto edili) e donarli alle opere missionarie e di carità che ne fanno richiesta. Era il 2008. Pasero e il suo cliente partecipano a un incontro in cui un missionario in Sierra Leone – padre Giuseppe Berton – racconta l’esperienza dei Frati Saveriani in Africa. Passano poche settimane e al missionario viene consegnato un container pieno di piastrelle. Il mittente era proprio l’imprenditore, rimasto colpito dall’incontro con il sacerdote. Ma la cosa non finisce qui, perché Silvio, dopo aver raccontato ad un altro cliente di amici bisognosi di aiuto, capisce la necessità di creare qualcosa che renda stabile, non episodica, la possibilità di donare. Nel giro di un anno l’idea prende piede e le richieste fioccano. Iniziano ad arrivare i primi volontari per recuperare tutto ciò che serve: dall’arredo ai sanitari, dagli impianti idraulici alle pirofile da cucina. «Il meccanismo è semplice: Banco Building raccoglie le richieste di opere di carità inerenti a materiale non deperibile e cerca aziende produttrici o venditrici di tali prodotti che siano disposti a cederli gratuitamente, favorendo così l’incrocio tra domanda e offerta». Un’iniziativa di solidarietà che pare proprio funzionare. Come spiega Pasero: «Le aziende si liberano degli invenduti, facendo spazio nei magazzini. E anche noi siamo contenti perché possiamo aiutare chi ne ha necessità». La maggior parte dei prodotti è destinata all’Italia: mense per i poveri, case di riposo, ospedali infantili, cooperative di lavoro e tante altre realtà che spesso non riescono a recuperare tutto il necessario. Ma anche all’estero il Banco Building inizia a muovere i primi passi: dalla Terra Santa al Burkina Faso, fino ad Haiti. In tre anni, l’associazione ha consegnato materiale per un valore pari a un milione di euro, concludendo oltre cinquanta operazioni con l’aiuto di tante aziende. La più interessante è stata quella che ha visto protagonista la comunità ebraica di Milano. «Ci hanno chiamato dicendoci che stavano per chiudere la loro casa di riposo e che ci avrebbero donato tutto quello che c’era dentro: letti, armadi, scrivanie». In quel momento, una richiesta combaciava esattamente con la donazione, ma proveniva dall’Ospedale Fatebenefratelli di Nazareth. «Eravamo un po’ titubanti: i materiali sarebbero stati consegnati a palestinesi. Loro, però, hanno scalzato ogni imbarazzo: “E allora?”, mi hanno detto. “Abbiamo un unico padre”». Le sfide non mancano e nemmeno l’intraprendenza. Dopo il successo ottenuto durante L’artigiano in fiera di Milano, al Meeting di Rimini 2013 Banco Building rilancia il progetto “Un lenzuolo per l’amico” per raccogliere lenzuola, coperte e giocattoli per i bambini. «Abbiamo sempre cercato di fare il possibile, ma la nostra rete non ci permette ancora di soddisfare tutti». Un appello alla collaborazione, quello di Pasero. Ma soprattutto alla solidarietà: «Cerchiamo aziende disposte a donare eccedenze, campionari, seconde scelte e tutto ciò che può essere utile ad associazioni caritative e onlus». Perché – recita il motto del Banco – c’è tutto da fare, ma soprattutto da condividere.

Il documento di artigiani e piccoli imprenditori per rilanciare il Paese

MILANO – Rete Imprese Italia denuncia la “drammatica” situazione in cui versa il sistema di imprese italiano, «ormai letteralmente vessato da un’eccessiva pressione fiscale, da un crollo dei consumi senza precedenti, da un accesso al credito tanto difficile quanto oneroso e da una burocrazia che invece di semplificare sta complicando sempre di più la vita della piccola impresa». L’Italia non emerge dalle sabbie mobili della crisi a causa dell’incapacità della politica di trovare soluzioni efficaci. La pensa così un imprenditore su due (47%). Ma la colpa dell’impasse in cui si trova il Paese va anche alle logiche attuali della politica internazionale, e alla burocrazia che blocca le riforme (accusate rispettivamente dal 35,1% e 32,7% delle pmi). I dati sono contenuti in un documento di 30 pagine e dodici punti, ovvero le proposte del mondo delle piccole e medie imprese ai partiti in vista delle prossime elezioni politiche, in materia di fisco, burocrazia, credito, lavoro, infrastrutture, energia. E’ stato presentato in occasione della giornata di mobilitazione nazionale sul tema “La politica non metta in liquidazione le imprese”.

Un manuale delle riforme per liberare le energie e le risorse del Paese

MILANO – Per tornare a crescere l’Italia ha bisogno di riforme strutturali che incidano profondamente sulla finanza pubblica, sull’organizzazione dello Stato e sul dinamismo dell’economia. Mettere in atto queste riforme radicali è un compito cruciale per il prossimo Parlamento. L’Istituto Bruno Leoni intende contribuire a questo sforzo fornendo a tutti i parlamentari un “Manuale delle riforme” che contiene indicazioni concrete su come intervenire su debito, spesa, tasse, pubblica amministrazione, giustizia, scuola e università, sanità, mercato del lavoro e liberalizzazioni. Il volume – che verrà inviato a tutti i nuovi parlamentari dopo l’insediamento – è da oggi integralmente scaricabile dal sito www.liberarelitalia.it.? Il sito vuole essere uno strumento di promozione della necessità delle riforme di mercato: come tale ospita una serie di contributi, sia scritti sia in formato multimediale, tesi a spiegare agli elettori perché queste riforme siano assolutamente necessarie. Inoltre il sito contiene una prima valutazione sui programmi dei partiti politici che competono alle prossime elezioni, allo scopo di valutarne la coerenza interna e la congruità con le misure di cui davvero il Paese ha bisogno. In prospettiva, il sito diventerà uno strumento di monitoraggio dell’attività di governo e parlamento, allo scopo di fornire informazione puntuale e rigorosa sui provvedimenti che verranno presi, e sul loro effetto positivo o negativo sull’andamento macroeconomico italiano. Dice Alberto Mingardi, direttore generale dell’IBL: «Il Manuale delle riforme vuole essere, contemporaneamente, uno strumento operativo a disposizione del legislatore, e un mezzo di promozione e diffusione delle idee di mercato. Gli elettori potranno utilizzare il sito www.liberarelitalia.it per informarsi sulle decisioni dei loro rappresentanti e, eventualmente, contattarli per stimolarli ad adeguare il loro comportamento alle reali esigenze del Paese». Per quel che riguarda la finanza pubblica, il Manuale illustra una serie di provvedimenti utili a ridurre di oltre 6 punti di Pil la spesa pubblica, raggiungendo il pareggio strutturale di bilancio e destinando parte delle risorse così ricavate all’abbattimento delle imposte, a partire da Irap e cuneo fiscale. Settori come la sanità, l’istruzione e la giustizia possono essere grandemente migliorati introducendo forme di semplificazione e competizione interna, tali da legare la remunerazione degli individui e il finanziamento degli uffici alla effettiva performance. Più in generale, è necessario un serio processo di ammodernamento e digitalizzazione della PA. Infine, vengono qui fornite indicazioni concrete su come intervenire sul mercato del lavoro, per reintrodurre flessibilità e creare occupazione, e sulle liberalizzazioni di settori quali l’energia, il gas, i trasporti, le poste, i servizi professionali, le assicurazioni, ecc. Le proposte contenute nel Manuale delle riforme verranno discusse il 4 febbraio in un incontro pubblico a Roma, con la partecipazione dei responsabili economici dei principali partiti: Renato Brunetta (Popolo delle Libertà), Stefano Fassina (Partito Democratico), Marco Simoni (Scelta Civica – Con Monti per l’Italia) e Alberto Saravalle (Fare per Fermare il Declino).

Crescere si può, si deve: gli industriali propongono una terapia d’urto

ROMA – «La crisi sta lasciando profonde ferite, siamo in emergenza economica e sociale», avverte Confindustria in un documento di proposte presentato alla politica in vista del voto. «Servono scelte immediate, forti e coraggiose. Senza queste scelte nei prossimi anni non cresceremo più dello 0,5% l’anno;? l’alternativa è il declino», sottolinea in una nota il presidente Giorgio Squinzi. Le proposte del documento programmatico di Confindustria, una vera e propria tabella di marcia fino al 2018, si articolano in una ”terapia d’ urto” e in un processo di riforme da avviare contestualmente e senza ritardo. «In vista dell’imminente tornata elettorale – spiega il documento – proponiamo un progetto di ampio respiro, insieme ambizioso e realizzabile, fatto di azioni di rilancio economico e sociale del Paese. Un progetto complesso con proposte serie e obiettivi chiari e quantificati, perché non bastano poche singole misure per risollevare l’Italia e sottrarla alla stagnazione». Secondo le stime dell’ufficio studi di Confindustria, attuando gli interventi e le riforme proposte nel documento, in 5 anni? «il tasso di crescita si innalzerà al 3%; il Pil aumenterà di 156 miliardi, più di 2.617 euro ad abitante; l’occupazione si espanderà di 1,8 milioni di unità, il tasso di occupazione salirà al 60,6% dal 56,4% del 2013 e il tasso di disoccupazione scenderà all’ 8,4% dal 12,3% atteso per il 2014. Inoltre, «il peso dell’industria tornerà al 20% del valore aggiunto dell’ intera economia dal 16,7% attuale, gli investimenti balzeranno del 55,8% cumulato, l’ export si innalzerà del 39,1%».

Con la Multiuso lo storico marchio delle moto artigianali si rimette in sella

VO’ EUGANEO – Con 65 moto vendute in poco più di tre mesi – da ottobre all’inizio di gennaio 2013 – la Borile Multiuso occuperebbe il 7° posto nella classifica (relativa a tutto il 2012) delle vendite in Italia relative alla sezione “moto piccole”. Nel solo mese di dicembre sono state vendute 10 Multiuso, dato incoraggiante soprattutto tenuto conto della crisi attuale e del periodo invernale, in cui di solito le vendite delle moto subiscono una flessione. Una storia, quella delle motociclette Borile, che ha origini lontane e che prende vita nel 1988 in una piccola bottega artigiana a Vo’ Euganeo, nei pressi di Padova, dalla grande passione di Umberto Borile, storico fondatore della Borile Motorcycles. Dalla fine del 2010, il genio creativo di Umberto si arricchisce delle competenze manageriali della famiglia Bassi. Alla guida della società, in prima persona Umberto Borile nel ruolo di presidente e Alberto Bassi nel ruolo di amministratore delegato. Nel 2011, dopo il successo ottenuto all’Eicma con la B500Ricki, la Bastard e la B450Scrambler, si crea la prima rete di vendita, con concessionari esclusivi che garantiscono anche l’assistenza su tutto il territorio italiano. Nel 2012 ha inizio la produzione e la commercializzazione delle moto, che fa registrare il successo della Multiuso, leggera e versatile, declinata non solo al maschile, perfetta per muoversi in città e per il tempo libero. Per il 2013, oltre alla sempre più intensa attività in Italia, la sfida per la Casa di Vo’ è l’apertura ai mercati internazionali e intercontinentali.

Alla politica chiediamo sincerità, trasparenza e sostenibilità nelle proposte

MILANO – In vista della scadenza elettorale del 24 e 25 febbraio, la Compagnia delle Opere propone il documento “Un bene per l’Italia e per l’Europa”. Nel presentarlo, il presidente Bernhard Scholz ha dichiarato: «Siamo consapevoli della gravità del momento e per questo invitiamo tutti a un confronto sincero e costruttivo, fondato su proposte sostenibili, rispettose della singola persona, dei sacrifici fatti da famiglie e imprese e del ruolo dell’Italia in Europa». La sfida è grande, si legge infatti nel primo punto “Da dove partire”, soprattutto sul fronte del lavoro, ma può trasformarsi in un’occasione per l’Italia di riprendere con vigore un cammino di costruzione e di bene: lo testimoniano le persone, le imprese e le opere sociali impegnate ad affrontare le più diverse situazioni per renderle più consone alle esigenze di una convivenza veramente umana. La politica deve cercare di creare le condizioni più favorevoli per valorizzare il bene presente nel Paese, per evitare che si cada nella ribellione o nella rassegnazione. Per questo il secondo punto, “Dove andare”, illustra il criterio con cui l’associazione valuterà le proposte programmatiche delle forze politiche. Esso riguarda la volontà e capacità di incidere con spirito innovatore nei tre grandi capitoli in cui si gioca il futuro del Paese: l’educazione alla libertà e alla responsabilità, un’imprenditorialità aperta al mondo e una solidarietà sussidiaria. Le proposte e le priorità della Compagnia delle Opere riguardano, tra l’altro: la politica per la famiglia e la riforma complessiva del sistema scolastico; la semplificazione burocratica e l’abbassamento reale del carico fiscale per le imprese; la riduzione sostanziale della spesa pubblica; il superamento dello scandalo del debito della pubblica amministrazione; il superamento della dicotomia pubblico-privato per permettere alle realtà del terzo settore di concorrere al bene comune. Il terzo punto – “La politica che serve” – precisa il senso del dialogo della Compagnia delle Opere con le forze politiche: l’associazione incoraggia chi decide di assumersi una responsabilità politica per dare al nostro Paese una prospettiva nuova ma non partecipa a una militanza partitica e segue con interesse il tentativo di chi si assume tale responsabilità nelle varie forze politiche. Nell’ultimo anno – prosegue la nota CdO – la politica italiana ha intrapreso una strada caratterizzata da serietà e credibilità internazionale, ottenute soprattutto attraverso il controllo dei conti pubblici e il tentativo di sburocratizzazione e snellimento della pubblica amministrazione. Il prossimo Governo dovrà proseguire su questa strada, improntandola alla crescita. La nuova legislatura dovrà caratterizzarsi per un’autentica fase costituente che realizzi anche un federalismo in grado di responsabilizzare realmente le Regioni, premi la capacità dei territori di mettere in campo esperienze eccellenti, riduca le sovrapposizioni tra competenze dello Stato e delle Regioni. Si contribuirà, così, anche a creare le condizioni più favorevoli per una ripresa del Sud del Paese. Il documento torna poi a inquadrare l’Italia nel contesto europeo ricordando, da un lato, che senza il legame con gli altri popoli europei e senza l’Unione Europea, l’Italia è destinata a emarginarsi dal contesto economico e politico internazionale e, dall’altro, che l’esperienza e la tradizione dell’Italia sono un contributo essenziale perché l’Europa non cada nella trappola di una tecnocrazia, ma possa trovare forme per una coesione forte e capace di valorizzare le diverse identità e tradizioni.

Sei imprenditori dell’arredolegno e del design in cerca di mercato

PIANORO – Nel nome di una santa e sana alleanza tra emiliani, lombardi e veneti è nata un’originale esperienza di aggregazione: è Progetto Italia Group, una rete di sei piccole imprese attive da una ventina d’anni nei settori della progettazione e design, dell’arredamento, del contract e delle lavorazioni artigianali, che in primavera si sono unite per approcciare il mercato con un’immagine e una missione ben riconoscibili: «Spesso ci trovavamo a lavorare insieme sugli stessi clienti, così uno degli imprenditori ha proposto di costituire un gruppo per potersi presentare con maggior credibilità anche su progetti complessi. Siamo partiti con un concetto non nuovo ma sempre vincente: l’unione fa la forza», spiega Luciano Ginel, titolare della Punto di Isola Vela System, una delle società del raggruppamento, che comprende anche Nova Falegnameria, Fragi, Progetto Tre, Italfrigo e Pds Pubblicità. «Lavoriamo insieme su progetti che riguardano essenzialmente la progettazione e l’allestimento di uffici, banche, hotel ed esercizi commerciali. C’è chi progetta, chi produce i manufatti, chi installa gli impianti, chi coordina i lavori. Ci avvaliamo poi delle specifiche competenze interne al gruppo e anche di fornitori esterni per la falegnameria, i serramenti, i sistemi di climatizzazione, gli elementi espositori, la comunicazione visiva e tutto ciò che serve per completare una realizzazione». Con stabilimenti produttivi in Lombardia (per l’alluminio, il legno e il plexiglass) e in Veneto (per l’acciaio) e strutture di servizi nelle tre regioni, Progetto Group Italia ha come riferimento il mercato italiano, soprattutto nelle aree del nord produttivo. Ma in maggio il pool era presente a Lugano, alla fiera Start2Match, per cominciare a sondare le prospettive del ricco mercato elvetico: «La partecipazione al salone ticinese è servita per fare un’esperienza condivisa di affronto del mercato e di ottimizzazione dei costi di promozione, ma abbiamo l’ambizione, forti del messaggio legato allo stile e alla qualità dell’arredamento e del design “made in Italy”, di poter arrivare sui mercati esteri».

E’ «made in Brianza» la panca che arreda l’arcivescovado di Milano

LISSONE – Nasce la panca ambrosiana ed è made in Brianza. Grazie alla? Camera di commercio di Monza e Brianza, alcune imprese della Brianza hanno disegnato e costruito i nuovi arredi dell’arcivescovado di Milano, valorizzando in questo modo il made in Brianza in occasione di un evento di portata internazionale come la visita di sua Santità Papa Benedetto XVI a Milano. I nuovi arredi della cappella dell’arcivescovado e della cappella privata dell’arcivescovo saranno infatti inaugurati dal Santo Padre per la celebrazione del Family Day. Progetto Lissone, compartecipato dall’amministrazione comunale di Lissone, è costituito da 250 soci, rappresentanti delle quattro categorie fondamentali nel campo dell’arredamento: artigiani, commercianti, industriali, liberi professionisti.Progetto Lissone ha inoltre aderito al Passaporto del mobile, progetto sviluppato dalla Camera di commercio diMonza e Brianza con l’obiettivo di tracciare la filiera del legno, favorendo e tutelando così la promozione del made in Brianza. Nel dettaglio il progetto di fornitura del nuovo arredamento per la sede dell’arcivescovado in occasione della visita di sua Santità Papa Benedetto XVI prevede la progettazione e la realizzazione di tutti gli elementi di arredo dalla sedie alla cattedra, dalla panca all’inginocchiatoio. La panca ambrosiana nasce dalla matita e dall’esperienza di un importante architetto lissonese Giampietro Mazzola (1943 – 2010). Questo elemento rappresenta totalmente la forza, la laboriosità e la solidità dell’identità brianzola. La panca, completamente in massello di legno, è costruita e assemblata da imprese del territorio specializzate nella lavorazione del legno. La linea minimalista e la leggerezza dello schienale, volutamente separato dalla cornice della panca, rendono la stessa un oggetto sobrio e di alto design. La sedia, anch’essa costruita in massello di legno ripropone le tematiche progettuali eil design del progetto della panca ambrosiana. La ripresa dello schienale della cornice di quest’ultima permette di mantenerne la linearità ela leggerezza. I due elementi nascono infatti per convivere armoniosamente nello stesso ambiente, mantenendo una linea grafica? e ben riconoscibile. La forma diviene dunque strumento della funzione, ma al tempo stesso non perde l’integrità e tantomeno l’intenzione statistica. Nel progetto specifico sono state individuate delle essenze legnose differenti, faggio per la cappella dell’arcivescovado e rovere per la cappella privata dell’arcivescovo, con delle tinte perfezionate in fase di campionatura e? direttamente approvate? dall’arcivescovo di Milano. Questa capacità sartoriale di produrre elementi su misura ha permesso a Progetto Lissone di valorizzare le proprie capacità, ottenendo così un prodotto unico di alta qualità.

Nasce tra la Brianza e il Lazio il primo letto “ecoefficace”

FORMELLO – La tradizione artigianale dei mobilieri brianzoli coniugata all’innovazione che salda il design all’ecocompatibilità: è il percorso imprenditoriale intrapreso da RivaViva, azienda nata come Boiserie Riva negli Anni Venti per la produzione di boiserie su misura. “L’estrema attenzione all’uso del legno e delle cerature naturali ha sempre contraddistinto la nostra produzione”, spiega la titolare Cristina Riva. “Questa marcata esperienza produttiva ci ha spinto nei primi anni ’90, certamente in anticipo sui tempi,? a trasferire le conoscenze tecniche in una nuova linea di arredi ecologici”. Nasce allora il marchio RivaViva che caratterizza una linea di arredamento naturale e sostenibile, in cui ogni prodotto è realizzato in massello con finitura a cera d’api, utilizzando solo materie prime atossiche e a basso impatto ambientale. Come il letto? Byblos, prodotto di punta di RivaViva, premiato al recente salone Change! Scelgo io. “Il modello produttivo tradizionale – dice la Riva – prende risorse, crea prodotti e scarta rifiuti, inquinando. Il modello C2C o cradle to cradle (dalla culla alla culla, n.d.r.) invece progetta i prodotti ecologicamente, cioè con cicli di vita chiusi, non dannosi per la salute umana e l’ambiente, con componenti (biologiche o tecnologiche) che possono essere riutilizzate in modo perpetuo”. L’azienda ha dato seguito a questa concezione innovativa inaugurando a Milano uno showroom a impatto zero, progettato e realizzato interamente in legno, con illuminazione a led e altre soluzioni ecoefficaci. Oggi RivaViva è una struttura proiettata in una dimensione globale, ripartendo la sua produzione su più siti, in Italia e all’estero. “Acquistiamo legno di faggio con stagionatura speciale in Germania, mentre materassi e altri componenti (fodere, copripiumoni, copridivani?) li facciamo fare in Polonia e in Russia”, spiega la Riva, che sottolinea come le lavorazioni del legno e le fasi di assemblaggio a incastro di tutti gli elementi dei mobili siano realizzate da artigiani brianzoli e laziali. Nel complesso RivaViva occupa una ventina di addetti (tra occupati e collaboratori) e muove un fatturato di circa 2 milioni di euro all’anno, quasi esclusivamente sul mercato italiano ma con un occhio già proiettato verso i mercati del nord Europa.

La rete degli artigiani crea arredi per il Louvre

MILANO – La solidità del metallo e la flessibilità della creatività. Così Extravega Milano si presenta al mercato, portanto avanti due anime: la lavorazione del metallo in serie e la produzione di oggetti di design personalizzati, spesso anche pezzi unici, necessari a completare un opera architettonica. Ecco che, con la medesima dedizione, prendono forma facciate, zone reception, uffici, musei, hotel, appartamenti e ville.
“Il nostro stile è definito dalla formula Architectural Fabrications, significativa del desiderio di creare oggetti customizzati per chiunque possa apprezzare l’esclusività” commenta Antonio Rillosi, amministratore unico di Extravega. L’azienda, situata a Paderno Dugnano con 30 dipendenti e un fatturato di più di 4 milioni di euro l’anno, nel 2000 si è lanciata in un’avventura: la realizzazione dei mobili del Museo Pompidou a Parigi. Una sfida che ha richiesto la collaborazione di diverse competenze. Nasce così Extra Group, una partenership tra imprese artigiane con l’obiettivo di mettere la propria specializzazione al servizio di tutto il complesso produttivo inerente il mondo delle costruzioni. Oltre a Extravega, fanno parte del consorzio Design Glass (vetreria), Dimensione Laser (tagli laser e carpenteria) e GBV (lavorazioni meccaniche). In totale Extra Group conta 70 dipendenti e un fatturato di oltre 11 milioni di euro. “La nostra forza è che forniamo un prodotto di qualità artigianale, ma realizzato attraverso l’alta tecnologia permessa dai macchinari che utilizziamo per la produzione in serie” spiega Rillosi “e visti i buoni risultati e la crescita continua di tutti i nostri collaboratori, dopo 26 anni di attività, puntiamo a restare sempre più “in rete”, cioè connessi, a quegli architetti che amano rendere unici i loro progetti, usando finiture esclusive, materiche su materiali, quali acciaio inox, ottone, bronzo, corten, alluminio, titanio, vetro e legno, sempre più apprezzati anche dai nuovi clienti.”

Premiati con l’Award sostenibilita’ i prosciutti di Langhirano

LANGHIRANO – Nel marchio dei Fratelli Emiliani, azienda produttrice di prosciutti cotti di alta qualità, è racchiusa la loro filosofia d’impresa: il simbolo della raganella, animale sensibile all’inquinamento, perché vive solo in ambienti puliti. Con sede a Langhirano (Parma) dal 1983, l’azienda Fratelli Emiliani è stata premiata a Milano durante il Matching CdO 2011 con l’Award Sostenibilità per la produzione e la logistica. «Lo sviluppo armonico di un’azienda, come in natura, dipende dall’avere buone radici. Per questo le attenzioni che poniamo all’ambiente, per non sprecare risorse per le generazioni future riguardano diverse attività aziendali», spiega il direttore commerciale Bruno Argentati. A cominciare dalla riduzione dell’inquinamento: durante la fase di cottura del prosciutto cotto si crea un brodo ad alto contenuto proteico che non va immesso negli scarichi. Grazie a uno speciale impianto di trattamento realizzato in collaborazione con il Politecnico di Milano viene divisa la parte solida, che contiene grassi e proteine, da quella liquida: la prima viene usata per uso zootecnico mentre la seconda, privata di tutte le impurità, può essere smaltita. Poi l’ottimizzazione dei trasporti: «cerchiamo di organizzarli su un’unica piattaforma per ridurre al minimo l’eventuale inquinamento atmosferico». Infine l’utilizzo di materiali riciclato per le attività amministrative. «Questa è una missione importante che coinvolge tutti i dipendenti (attualmente 30) e che ci rende orgogliosi: l’ultimo fatturato dell’impresa è di 15 milioni di euro. La sostenibilità paga anche in termini economici, non dimenticando che tutti i nostri sistemi produttivi, di qualità, di rispetto dell’ambiente, di sicurezza sul lavoro e di sostenibilità sono certificati e confermati ogni anno», conclude Argentati.