Segnali di ripresa

Vitavigor: qualità e originalità nel menu del successo

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MILANO – Guardare avanti, anzi oltreoceano per continuare a crescere senza dimenticare l’importanza delle proprie radici: questa è la filosofia di Vitavigor, azienda meneghina conosciuta in tutto il mondo per i “Super Grissin de Milan”, che guarda al futuro, lavorando su innovazione e originalità. Le prime indicazioni positive giungono dal fatturato che, al termine del 2021, sfiora i 5 milioni (+7% rispetto al 2020) con un +5% dal mercato italiano e +11% dall’estero. Restando in ottica export, la crescita maggiore per volume di prodotto si è verificata negli Stati Uniti con una crescita del 346%, seguita da Spagna (+40%) e Francia (+22%).Per quanto riguarda il Bel Paese, invece, si registra la crescita, anche se lenta, dell’horeca, seguita da un incremento più che ottimale della gdo grazie, in particolar modo, alla distribuzione dei prodotti in regioni oltre il solito raggio d’azione come il Veneto. A livello di referenze all’interno dei confini nazionali, cresce la linea dei grissini Hospitality Fashion. A tal proposito, sono le nuove referenze della linea di snack Vitapop Appena lanciata a registrare un incremento totale pari al 70%. Mentre i minicracker Vitafitregistrano una crescita del 15%. A livello globale, invece, emerge un +10%, in termini di produzione dei prodotti a marchio e un incremento del 4% per quelli realizzati per conto di terzi. «Nonostante l’incertezza che regna per via del tragico conflitto in corso, che sta portando alle stelle il prezzo delle materie prime e mettendo in crisi i fornitori, vogliamo proseguire nel percorso di crescita, continuando ad investire anche in ottica adv e pubblicità. Inoltre, sarà di fondamentale importanza la partecipazione ai più grandi eventi del nostro settore: grazie a questi, è possibile ricominciare a fare networking e, di conseguenza, ampliare il bacino di clienti e buyer», afferma Federica Bigiogera, marketing manager di Vitavigor. Entrando più nel dettaglio in merito agli effetti del conflitto tra Russia e Ucraina, si registra un aumento considerevole del valore di prodotti come la farina di grano tenero (+48% da febbraio e +133% sul 2020). Sulla stessa lunghezza d’onda si dimostra anche l’olio con un incremento di prezzo pari al 24% rispetto al periodo pre-conflitto e del 74% sul 2020.

Finanziamento “green” per la crescita di EuroGroup

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ROMA –  La crescita sostenibile è al centro dei due finanziamenti a beneficio di EuroGroup Laminations, specializzata nella produzione di rotori e statori per motori e generatori elettrici derivanti dalla tranciatura e la punzonatura di acciaio elettrico. BNL Gruppo BNP Paribas e Crédit Agricole Italia hanno erogato due finanziamenti da 15 milioni di euro ciascuno, assistiti da garanzia green Sace, a supporto del piano di investimenti della società volto a incrementare la capacità produttiva dei propri stabilimenti italiani, con un innalzamento del livello tecnologico e un conseguente miglioramento della sostenibilità ambientale ed energetica dei processi produttivi. EuroGroup Laminations è leader mondiale nella produzione dei componenti “core” delle macchine elettriche rotanti – lo statore e il rotore – destinati ai motori elettrici di automobili, treni, elettrodomestici, automazione, domotica e generatori sia tradizionali sia eolici. La società, grazie a un’offerta di soluzioni innovative derivanti da una costante attività di ricerca e sviluppo, è riuscita a diventare punto di riferimento per i più importanti costruttori oem quali Volkswagen, Porsche, Ford, FCA, Nissan, GM e altri marchi leader attivi nell’offerta di auto elettriche. Gli interventi finanziati, grazie all’impatto positivo in termini di mitigazione del cambiamento climatico, rientrano negli obiettivi del Green New Deal, il piano che promuove un’Europa circolare, moderna, sostenibile e resiliente. «Siamo orgogliosi – ha sottolineato Enrica Delgrosso, responsabile mid corporate del nord ovest di Sace – di affiancare un’eccellenza italiana con una forte vocazione all’export e all’internazionalizzazione come EuroGroup Laminations nel suo importante contributo alla transizione ecologica attraverso la nostra garanzia Green. Questa operazione conferma il nostro impegno a supporto di una filiera strategica come quella del power e della sua crescita sostenibile, da cui non si può prescindere per essere competitivi in Italia ed all’estero».

Pmi e credito: nel post-pandemia si torna a investire

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Dopo un 2020 in cui le imprese italiane – specialmente quelle piccole – hanno chiesto finanziamenti principalmente per affrontare l’emergenza, pagare i dipendenti e i fornitori, nel corso del 2021 le aziende hanno cominciato a pensare al futuro e a richiedere finanziamenti con importi maggiori per tornare a investire sulla crescita della propria attività. Investimenti che potrebbero rendere le imprese più forti e più preparate ad affrontare le turbolenze economiche determinate dalla guerra in Ucraina. Questa è la fotografia che emerge nel quarto Osservatorio piccole imprese italiane lanciato da Credimi, leader nell’Unione Europea nei finanziamenti digitali a pmi, e realizzato da Nextplora, agenzia di insight management, su un campione di 1.000 aziende con fatturato fino a 20 milioni di euro, suddivise in parti uguali tra i settori di industria, commercio, edilizia e servizi e analizzate per forma giuridica.

2021: le pmi finanziano la crescita

Ciò che emerge con forza dalla quarta edizione dell’Osservatorio è che, rispetto all’anno 2020, che ha messo in grande difficoltà la maggior parte delle aziende medio-piccole, il 2021 è stato invece un anno di assestamento in cui le imprese hanno cercato di rimettersi in piedi e tornare solide.  Lo dimostrano i numeri: se nel 2020 solo il 7% delle imprese richiedeva cifre sopra ai 100.000 euro, nel 2021 ben il 39% delle imprese ha dichiarato che la prossima richiesta supererà quella soglia.  Anche le motivazioni per richiedere un prestito cambiano radicalmente dal 2020 al 2021: diminuiscono quelle “emergenziali” e aumentano quelle “di prospettiva”. Nel 2020 infatti il 42% delle imprese ha utilizzato i prestiti per coprire esigenze di liquidità e il 34% per pagare i fornitori. Invece nel 2021 alla domanda sulla destinazione del prossimo finanziamento, solo il 30% delle imprese ha dichiarato che lo userà per la liquidità e il 28% per pagare i fornitori. Tra le altre motivazioni che spingono le pmi a richiedere un finanziamento ci sono, appunto, quelle legate alla  crescita, come: il rinnovo del magazzino (29%) l’implementazione dell’e-commerce (27%), nuove assunzioni (24%) e l’acquisto di macchinari e software (23%). Cambia anche ciò che gli imprenditori cercano in un finanziamento: resta invariata al primo posto l’importanza del tasso d’interesse (per il 64% delle imprese), al secondo posto, ma meno rilevante rispetto al 2020 la velocità di erogazione (dal 47% al 40%) e l’ammontare dell’importo (dal 42% al 35%), mentre aumentano l’importanza della durata del prestito (dal 33% al 38%) e della presenza di un consulente personale (dal 20% al 25%).

Come si finanziano: gli strumenti più usati

Nel 2021 le imprese hanno fatto ricorso a varie forme di finanziamento: dal fido alle carte di credito, preferite principalmente dalle aziende più piccole, ai capitali propri, soluzione scelta da quelle più grandi. Infatti, per quanto riguarda le ditte individuali, il 45% di esse ha fatto ricorso allo strumento del fido e ben il 50% alle carte di credito. Le aziende più grandi invece, quelle con fatturato tra i 5 e i 20 milioni di euro, hanno in buona parte preferito utilizzare capitali propri: ha fatto questa scelta il 37% di queste imprese. Ci sono state anche imprese che non hanno avuto bisogno di alcun tipo di finanziamento nel corso dell’anno: ovvero le società di capitali (56%), quelle con fatturato sopra al milione (46%), e anche alcune di quelle con fatturato più basso (nella fattispecie, il 29% di quelle nella fascia 50.000 euro – 1 milione di euro).

Quali settori ricorrono di più al credito

I settori che hanno fatto maggior ricorso ai finanziamenti sono stati quello dell’industria – il 13% delle imprese di questo settore ha richiesto un prestito (ma nel 2020 era il 31%) – seguito dal commercio (9% vs ben 35% l’anno prima), servizi (8% vs 28%) ed edilizia (4% vs 30%). È interessante anche segnalare che nel 2021 ben il 58% delle imprese intervistate nel mondo dell’edilizia non ha mai richiesto un finanziamento.  

Focus sulle imprese femminili

Dall’analisi emergono delle importanti differenze tra le imprese a conduzione femminile e le altre, sia a livello totale che nello specifico delle ditte individuali. Le imprese femminili si sono rivolte maggiormente al fido (51%) e alle carte di credito (57%) come forme di finanziamento rispetto alle imprese non femminili (rispettivamente 38% e 43%). Invece la quota di quelle che non hanno avuto bisogno di un prestito è del 26% per le ditte individuali non femminili, mentre scende al 10% per le femminili. Le tipologie di finanziamento predilette da queste pmi sono il mutuo (utilizzato dal 60% delle imprese femminili nell’ultimo anno) e finanziamento a lungo termine (52%). Queste aziende sembrano più orientate ad un’ottica di investimento: hanno usato il credito per creare o migliorare l’e-commerce (31% contro 22% delle imprese non femminili) e per assumere nuove risorse (26% vs 16%). Se si osservano i dati relativi alle intenzioni future di finanziamento, emerge chiaramente un bisogno “più urgente” da parte delle imprese femminili: il 10% pensa di richiederlo entro 3 mesi, il 33% entro 6 mesi e il 22% entro l’anno – mentre il 28% delle imprese non femminili lo richiederà più avanti nel tempo e il 39% dichiara di non averne bisogno. Spicca inoltre una forte attenzione alle risorse umane: infatti il 26% delle aziende femminili utilizzerà il prossimo finanziamento per formare e assumere dipendenti, contro un 18% delle altre pmi. «La quarta edizione del nostro osservatorio ci racconta di un’Italia imprenditoriale che è stata piegata da due anni di pandemia, ma oggi solleva la testa e comincia a ipotizzare un futuro fatto di investimenti per ripartire e tornare a crescere, anche se in un contesto geopolitico e macroeconomico incerto come quello attuale», ha dichiarato Ignazio Rocco, founder e ceo di Credimi. «Credo che le imprenditrici e gli imprenditori italiani abbiano capito che per affrontare i momenti di crisi sia importante investire in tecnologia, risorse umane, magazzino per farsi trovare pronti quando si vivono periodi incerti come quello appena trascorso e, purtroppo, come quello attuale». Per Bruno Lagomarsino, direttore di ricerca di Nextplora, «l’osservatorio ci restituisce il quadro di un tessuto industriale delle pmi desideroso di ripartire e convinto che ci siano le condizioni per farlo. Il dato appare ancora più promettente tenendo conto che sono proprio le aziende di dimensioni minori, quelle individuali e con un fatturato inferiore al milione, a prevedere un maggiore ricorso al finanziamento. Una fotografia di speranza che, ci auguriamo tutti, possa non essere del tutto vanificata dagli eventi geopolitici e macroeconomici che stiamo vivendo».

La storica Valvole Nencini passa al gruppo OMB

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BERGAMO – Il Gruppo OMB di Cenate Sotto ha acquisito dal Gruppo Ipi – società specializzata in valvole di grandi dimensioni per dighe e centrali idrauliche – la Nencini Spa di Siena. Con un fatturato di 130 milioni di euro e oltre 300 dipendenti, OMB Valves SpA è un produttore riconosciuto a livello mondiale di valvole in acciaio forgiato per i settori oil & gas, power, costruzioni navali e aerospaziali, con stabilimenti in Europa, Nord America, Asia e Medio Oriente ed è associata a Confindustria Bergamo. OMB è stata assistita per gli aspetti fiscali dallo Studio Bnc Berta, Nembrini, Colombini & Associati e per gli aspetti legali dell’operazione dallo Studio legale studio Cma Caffi Maroncelli Associati. L’operazione si pone nel percorso di sviluppo del Gruppo OMB nel mondo delle energie rinnovabili, attraverso l’acquisizione di uno dei brand storici nella produzione di valvole per il settore acque. Fondata nel 1967, Nencini vanta oltre mezzo secolo di esperienza nella progettazione e nella produzione di valvolame di medie e grandi dimensioni, inizialmente producendo valvole di sfiato per centrali idrauliche e valvole di scarico per condutture di acqua potabile e di irrigazione, successivamente includendo grandi valvole di dissipazione dell’energia per centrali idrauliche e valvole di scarico per dighe.

 

La meccatronica di P.P. Inox cresce del 35% nel 2021

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MILANO – Parola d’ordine: rigenerazione. Su questo concetto si fondano la storia e il successo della P.P. Inox di Cerro Maggiore (MI), azienda fondata nel 1979 che, da laboratorio artigiano specializzato nella lavorazione dell’inox, si è trasformata in un’azienda meccatronica. I profili speciali inox prodotti nel milanese trovano impiego nei giacimenti petroliferi del Texas, nei processi estrattivi di minerali in Sud Africa, negli impianti idrici in tutto il mondo, ma anche nell’arredamento e nel design con un ampio margine di crescita nell’industria chimica e farmaceutica. L’azienda, grazie alla lungimiranza degli investimenti, ha registrato nel 2020 un fatturato di 38 milioni di euro e, contando di raddoppiare i ricavi nei prossimi 5 anni, già nel 2021 ha registrato un aumento in volumi di produzione e in fatturato del 35%. Ma come è stato possibile raggiungere questi notevoli risultati? Nel racconto di Claudio Cormanni, fondatore di P.P. Inox, e della figlia Chiara Cormanni a Genioeimpresa.it, puntare su ricerca e sviluppo è stata la chiave del successo dell’azienda. La vera rivoluzione è iniziata 15 anni fa, quando le “tute blu” degli operai sono state sostituite da polo e pantaloni e la catena di montaggio e i gesti ripetuti all’infinito sono diventati solo un lontano ricordo. Inoltre, nel 2015 è stato assunto un innovation manager che per prima cosa ha imparato il mestiere, ha studiato i processi e poi ha accompagnato la trasformazione, facendo da trait d’union tra i clienti e la fabbrica. «Abbiamo iniziato con un mercato solo italiano e clienti legati al mondo dei casalinghi come Alessi o Lagostina. Con mio fratello Massimo, entrato in azienda qualche anno dopo, siamo andati a cercare nuovi settori come quello della filtrazione che ci ha portato oggi ad avere un migliaio di clienti in tutto il mondo e a essere tra i primi quattro produttori di profili speciali», afferma il fondatore Claudio Cormanni. «Per raggiungere questi obiettivi abbiamo investito molto nella specializzazione dei nostri operai attraverso un lavoro di affiancamento della durata di oltre un anno. Questa nostra strategia dipende dal fatto che la scuola italiana non forma le figure di cui le aziende hanno bisogno: è quasi impossibile trovare diplomati con conoscenza in meccanica, informatica ed elettronica, che è ciò che la nuova industria richiede». La figlia Chiara Cormanni, che in azienda si occupa anche di risorse umane, aggiunge: «La trasformazione in azienda meccatronica è una rivoluzione culturale. Gli operai che lavoravano con noi fin dall’inizio hanno fatto fatica ad accettare le macchine controllate tramite palmari, le tante ore di formazione continua che a qualcuno possono sembrare una perdita di tempo. Ora però hanno capito che serve un cambio di mentalità, i prodotti sono di altissimo livello, ci hanno permesso di raggiungere clienti in tutto il mondo e di interfacciarci con colossi internazionali. I nostri dipendenti sono fondamentali, sono parte attiva di tutto il processo di produzione e di controllo della qualità e sono i primi ad andare in laboratorio per verificare il prodotto finito. La cosa più bella è che spesso è dagli operatori di una linea che arriva la soluzione o l’idea per potere migliorare il prodotto o sviluppare un progetto».

La pandemia non ferma l’outdoor: +18% per BT Group

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MONZA –  Grande soddisfazione per BT Group, l’azienda brianzola leader nel settore dell’arredamento e dell’accessoristica per l’outdoor: il primo bimestre 2021 si è chiuso con un +18% di fatturato sullo stesso periodo del 2020. Un risultato importante per il periodo che segnala la propensione dei clienti a vivere sempre meglio la propria casa. Installare un prodotto firmato BT Group consente di ampliare gli spazi vivibili dell’abitazione e di creare delle oasi all’aperto da sfruttare al massimo. Grazie alle innovazioni applicate ai prodotti di punta dell’azienda di Lesmo, la tenda da sole e la pergola non sono più solo elementi per la protezione solare. L’inserimento delle luci led nelle strutture in alluminio consente di allungare la fruibilità degli spazi trasformando la sala da pranzo all’aperto in un angolo romantico e fresco per cenare al chiaro di luna. Allo stesso modo, le pergole bioclimatiche consentono di realizzare una vera e propria stanza open air nel giardino di casa, da sfruttare in mille modi, anche come un pratico ed eclettico locale per lo smartworking.

«L’incremento del fatturato è dettato dalla nuova propensione degli italiani, ma non solo, a vivere la propria casa al massimo delle sue potenzialità, ridefinendo anche la funzionalità degli spazi», commenta Aristide Radaelli, presidente di BT Group. «Viene scelta BT Group grazie all’alta qualità tipica della nostra produzione e all’accuratezza dei progetti su misura. Ogni soluzione è realizzata con dedizione artigianale dai nostri collaboratori e studiata per offrire al cliente più funzionalità in un unico progetto. Ad esempio, la nuova Pergomove, pergola bioclimatica retraibile, è stata progettata con questo scopo: ottenere una trasformazione completa del proprio outdoor nel tempo di un click». Il 2021 si è aperto con la presentazione della normativa circa lo sconto in fattura: grazie alla collaborazione con Deloitte, è stata messa a disposizione dei rivenditori su tutto il territorio nazionale una piattaforma dedicata. «Grazie all’Ecobonus i clienti che installano una tenda da sole, pergola a telo retraibile o una pergola bioclimatica, possono ottenere una detrazione fiscale fino al 50%. Ma è con lo sconto in fattura che si è concretizzata la possibilità di recuperare la detrazione direttamente al momento del pagamento» commenta Luca Galletti, direttore commerciale Italia di BT Group.

Stazioni elettriche: nasce Imesa Factory 2

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ANCONA – Tra i leader europei nella produzione di sistemi elettromeccanici, la marchigiana Imesa si espande con l’acquisto di un nuovo sito produttivo da 35.000 metri quadrati. Situata a Jesi, a pochi passi dalla sede storica, “Imesa Factory 2” è specializzata nella progettazione, costruzione e messa in opera di stazioni in container, ovvero costruzioni equipaggiate con dispositivi elettrici e impiantistica altamente specializzata a servizio di grandi impianti industriali. Un investimento di 3,2 milioni di euro che ha comportato, oltre all’acquisto dell’area e dei macchinari e a interventi di ammodernamento, una riorganizzazione interna e l’ingresso di nuove figure professionali altamente specializzate: entro il 2021 è previsto un investimento di ulteriori 600mila euro per nuove assunzioni.  «In un momento di generale difficoltà, Imesa rilancia con un investimento importante», sottolinea l’amministratore delegato Giacomo Bugaro. «Forti di una lunga esperienza nel settore delle stazioni in container, con il nuovo sito industriale avviamo la produzione all in house con prospettive promettenti: dall’inizio del 2020 abbiamo acquisito commesse per 25 milioni di euro in questo comparto. Oggi Imesa si articola in tre business unit: quadri elettrici, impianti fotovoltaici e stazioni in container; su queste tre direttrici l’azienda svilupperà il business dei prossimi anni». Il nuovo polo consente di curare l’intero ciclo produttivo, attivando una filiera che coinvolge numerose aziende del territorio. Nel nuovo stabilimento sono attualmente impiegati 30 addetti come personale diretto Imesa, oltre a professionisti e figure specializzate di ditte esterne per oltre 200 unità.  Negli anni Imesa ha fornito stazioni in container a grandi realtà multinazionali, tra cui Eni, Petrofac, Saipem, Alstom e Larsen & Toubro. Oggi, il potenziamento della capacità produttiva e il nuovo ruolo di project management per integrare le alte professionalità necessarie aprono nuovi importanti opportunità di sviluppo.

Doppio Malto esporta il franchising sartoriale per birrerie

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COMO – Una delle frasi più citate su internet è sicuramente “La felicità è reale se condivisa”, un adagio reso celebre dal film “Into the wild” che accompagna migliaia e migliaia di scatti di fidanzati abbracciati al tramonto e amici sorridenti. Invece di limitarsi a postarla sui propri social, però, Doppio Malto ha deciso di prendere queste parole sul serio. Come? Proponendo una nuova formula di franchising, in versione sartoriale, ideale per chi desidera aprire un locale ex novo o ha intenzione di riconvertire un’attività esistente. Un progetto che mira a dare agli imprenditori la possibilità di aprire “un posto felice”: così infatti il marchio nato ad Erba, ma ormai diffuso in tutta Italia e che punta all’Europa intera, ama definire i propri locali. E se quello della ristorazione è uno dei settori più duramente colpiti dalla pandemia, l’idea di Doppio Malto è quella di offrire un format sempre più flessibile, in grado di adattarsi alle esigenze dettate dai cambiamenti in atto. Un mix tra artigianalità e innovazione, ritagliato su un’idea consolidata e confezionato su misura, che funziona in 250 metri quadrati come in 800.

«Con 21 locali all’attivo e 10 nuovi ristoranti che apriranno le loro porte quest’anno, la nostra è ormai una realtà consolidata»,  spiega Giovanni Porcu, ceo di Foodbrand Spa, titolare del marchio Doppio Malto. «Nonostante tutto, nel 2020 abbiamo introdotto tante novità, consolidato la nostra presenza in Italia (con 4 nuovi locali aperti nel corso dell’anno) e raggiunto importanti traguardi come la prima apertura all’estero, in Francia. L’idea di un franchising sartoriale nasce come una prima risposta alla crisi: mettendo a disposizione la nostra esperienza vogliamo permettere ai ristoratori di riconvertire il proprio locale o aprire le porte di un’attività nuova a chi si affaccia per la prima volta in questo mondo per investire e mettersi in gioco, magari provenendo da contesti manageriali non necessariamente già legati alla ristorazione. Il tutto senza dover affrontare da soli passi importanti e spesso complicati come la ricerca della location, la progettazione del locale e la formazione teorica e operativa dello staff. Parallelamente continua lo sviluppo tradizionale, con prossime aperture in Italia, la crescita in Francia, dove apriremo un secondo locale in centro a Parigi, e il debutto in Scozia, a Glasgow».

Il segreto di Doppio Malto è racchiuso in un progetto che punta fortemente sulla diversificazione: non è un semplice birrificio né una catena di ristorazione, ma un vero e proprio ecosistema che va dalla produzione di birra, con i due birrifici di proprietà, fino al servizio al tavolo, passando per un e-commerce di successo e una cucina fortemente legata alle eccellenze del territorio italiano. Nel corso del 2020 l’offerta dei locali non è cambiata, ma il brand ha implementato una piattaforma propria per il servizio take away e delivery e un efficiente sistema di prenotazione dei tavoli online, offerto anche a tutti i franchisee. Un’innovazione che permette ai clienti di sentirsi più sicuri e ottenere un servizio migliore.

 

Cuscinetti: SKF investe 40 milioni in Piemonte

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TORINO – Il gruppo svedese SKF, presente in 140 Paesi con oltre 40.000 dipendenti, conferma il suo impegno con le attività in Italia e  investe 40 milioni di euro per ampliare e ammodernare il suo stabilimento di Airasca (Torino). L’investimento ha l’obiettivo di trasferire la produzione di cuscinetti di precisione per applicazioni industriali nel più grande sito produttivo italiano del gruppo, attraverso la costruzione di un nuovo stabilimento. Nel quadro dell’operazione saranno installate ad Airasca linee completamente automatizzate per la produzione di cuscinetti di precisione, la prima delle quali si prevede che sarà operativa entro il 2022. Gli investimenti nei processi di produzione automatizzati consentiranno di consolidare gli attuali siti produttivi del gruppo nell’Italia settentrionale, con un impatto su altri due stabilimenti.

Lo stabilimento di Pianezza, attualmente dedicato alla produzione di cuscinetti di precisione, sarà consolidato nel sito di Airasca. Lo stabilimento di Villar Perosa continuerà la produzione di cuscinetti per le industrie ferroviaria e aerospaziale, mentre quella di cuscinetti di precisione sarà trasferita ad Airasca. Kent Viitanen, president bearing operations, ha dichiarato: “Questo investimento renderà la nostra offerta di cuscinetti di precisione una delle più competitivesul mercato. Attraverso i processi di produzione e controllo di qualità automatizzati, miglioreremo enormemente sia la flessibilità dell’offerta sia le prestazioni dei nostri prodotti”. Aldo Cedrone, amministratore delegato di SKF Italia, ha così commentato: “Questo investimento conferma la fiducia di SKF nei confronti dell’Italia e nello specifico del sito di Airasca, dove il consolidamento e il raggruppamento delle competenze consentirà sinergie, innovazione ed efficienza. Si tratta di un’iniziativa per lo sviluppo del business dei cuscinetti di precisione ed è motivo di orgoglio e soddisfazione per tutta la comunità SKF in Italia”.

Acqua Sant’Anna: 10 milioni per essere sempre più 4.0

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CUNEO – Un gioiello hi-tech in alta montagna: recentemente ristrutturata secondo i più moderni standard di bioedilizia, la sede di Acqua Sant’Anna, circondata dalle vette incontaminate della Valle Stura, diventa sempre più automatizzata grazie ad investimenti continui: Alberto Bertone, presidente a amministratore delegato, ha infatti annunciato l’investimento di 10 milioni di euro volti ad ampliare la gamma dei robot LGV e all’acquisto di una nuova linea di imbottigliamento, che andranno a potenziare l’efficienza e l’automazione allo stabilimento aziendale di Vinadio (Cuneo). Acqua Sant’Anna Spa, leader del mercato acque minerali, è uno dei casi di successo più eclatanti del made in Italy con un fatturato che negli ultimi 10 anni è più che triplicato, toccando i 320 milioni di euro nel 2019. La forza di questa azienda è stata da sempre la ricerca continua, il costante investimento in tecnologia, innovazione, e sviluppo di nuovi prodotti valorizzando le competenze delle risorse interne. Fin dalla fondazione nel 1996, Alberto Bertone ha puntato sulla tecnologia, l’automazione, l’innovazione, creando da subito uno tra i più moderni stabilimenti al mondo nel settore del beverage, che si è costantemente rinnovato e ingrandito.
L’intera capacità produttiva dello stabilimento ha oggi un potenziale di circa 3,5 miliardi di bottiglie/anno grazie a linee di imbottigliamento di ultima generazione, tra cui una tra le più veloci al mondo, in grado di produrre fino a 81.000 bottiglie/ora. Due anni fa l’azienda ha investito 50 milioni di euro per l’acquisto di 5 nuove linee di imbottigliamento: oggi si contano 15 linee in totale, 12 per l’acqua e 3 per le bevande, referenze nate in seguito alla strategia di diversificazione messa in atto negli ultimi anni. Grazie al nuovo investimento diventeranno 16, implementando ulteriormente la capacità produttiva giornaliera.
Lo scorso febbraio sono stati installati i robot a guida laser incaricati della movimentazione delle merci in stabilimento. Sono carrelli automatizzati che rispondono agli input di un software centrale, in grado di gestire la logistica interna, dallo stoccaggio all’uscita dal magazzino dei pallet. Questi veicoli si muovono in modo completamente autonomo, spostano la merce in magazzino e di lì sono in grado di caricare i pallet di acqua sui camion, distinguendo tipologie di acqua, formati e quantità. Oltre a garantire una precisione superiore al 99,5%, questi veicoli rispettano l’ambiente (funzionano con batterie ricaricabili anziché utilizzare carburante) e, grazie ad un’innovativa tecnologia tutta made in Italy, sviluppata dall’azienda emiliana Elettric 80, aumentano la sicurezza sul lavoro, eliminando incidenti alle persone e danni alle cose. “In un anno diffcile che ha messo a dura prova il sistema economico nazionale e gran parte delle imprese – dichiara Bertone – abbiamo voluto continuare a investire perché crediamo fortemente nelle nostre potenzialità di sviluppo che passano necessariamente da un ammodernamento e aggiornamento continuo volto ad ottimizzare l’efficienza produttiva”.
 

E-commerce e visibilità social per aiutare le imprese locali

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CUNEO – Per far fronte alla crisi economica e prevenire il rischio di chiusure e fallimenti di migliaia di piccoli imprenditori ed esercenti, Impresa Azzurra e Unimpresa (Unione nazionale di imprese), con il supporto tecnico di Artemis e la media partnership di Vox Fabrica, lanciano l’iniziativa “Experience”, finalizzata a potenziare le opportunità di business di tutte quelle attività economiche locali che non godono dei privilegi e delle risorse tecnologiche dei grandi gruppi multinazionali. Nata in Lombardia 10 anni fa e oggi presente in diverse regioni,  Impresa Azzurra riunisce migliaia di imprenditori che non si riconoscono nell’associazionismo datoriale tradizionale e hanno bisogno di servizi innovativi. Ne parliamo con Giacomo Verrua, coordinatore regionale per il Piemonte, regione da dove prende avvio l’iniziativa.

Perché è nata “Experience”?

«Da settimane i grandi gruppi hanno lanciato una solitaria campagna di promozione per gli acquisti natalizi, corredando il tutto con servizi in cui, intervistando i propri dipendenti, tentano di dimostrare la loro benevolenza verso le fasce più deboli. Vorrei ricordare che il presunto risparmio dell’acquisto effettuato on line, attraverso certi canali, è frutto vizioso del fatto che in primis queste società, non pagando interamente le tasse in Italia, godono di forti agevolazioni rispetto ai nostri imprenditori. In secondo luogo, questi dipendenti intervistati non dicono che sono assunti da cooperative, il cui stipendio è assai contenuto. Quello che, quindi, appare un risparmio immediato, si ritorce contro gli stipendi dei nostri stessi figli, che oggi si vedono costretti a contratti di lavoro a tempo determinato con paghe da fame, e contro il sistema produttivo periferico».

Quindi l’iniziativa intende favorire l’acquisto di prossimità?

«Vorrei evitare il solito slogan natalizio degli acquisti sotto casa. Mai come in questo periodo storico (complici anche le restrizioni da covid19), la necessità di strutturare i consumi, non soltanto quelli legati alla festività, deve prendere una forma diversa. Un appello quindi ai consumatori, ma soprattutto alle partite iva e ai piccoli imprenditori locali. Questa iniziativa consiste anzitutto nel “farsi conoscere”. Ci si può lamentare della concorrenza sleale dei colossi, ma i piccoli lasciati a loro stessi non hanno neppure la forza di fare investimenti dedicati alla propria immagine. Ecco quindi la possibilità di essere inseriti in un circuito cittadino e in uno provinciale, attraverso post tematici e selezionati, sui social network e su Internet. Tutto questo con un preciso obiettivo: accrescere la visibilità. Una parte del costo sarà devoluta a sostegno di aziende in crisi, grazie alla collaborazione con il Telefono Arancione dell’Associazione San Giuseppe Imprenditore».

Quali requisiti servono per aderire al progetto?

«E’ necessaria, da parte dell’impresa o dell’esercizio commerciale, la predisposizione alla vendita on line nella modalità di e-commerce. Una pagina social indicizzata, infatti, può dare visibilità, ma da sola non basta a incrementare il volume d’affari. Con regolarità alcuni dei post più accattivanti verranno condivisi attraverso gruppi nazionali ed esteri. Un passaggio ulteriore, con qualche piccolo investimento aggiuntivo, è dedicato alla comunicazione attraverso le piattaforme on line presenti sul territorio, pubblicando  redazionali nelle apposite pagine. Chi ha un prodotto particolare ha la possibilità di essere inserito anche in lingua inglese su canali internazionali, attraverso  rubriche dedicate sulle principali riviste di settore».

Questi sono i primi passi per aumentare la propria visibilità sul web. E poi?

«Successivamente, secondo il budget e la tipologia di cliente che si vuole intercettare, ci sono altre opportunità. Artemis ha messo in rete un’app dedicata, ArteamEat, per la vendita dei prodotti enogastronomici direttamente al cliente finale, e fornisce soluzioni innovative per potenziare la pagina social dell’impresa. L’utente potrà comodamente ordinare da casa e ritirare presso la struttura prescelta. A breve sarà a disposizione anche un servizio di consegna a domicilio. Inoltre Impresa Azzurra Piemonte ha stipulato due convenzioni con i gestori di siti di e-commerce: uno ben inserito nel mercato italiano, l’altro posizionato sul mercato nordamericano. La presenza sui principali siti di e-commerce, specializzati nel made in Italy, garantisce maggiore visibilità a livello nazionale e internazionale».

Per informazioni: Giacomo Verrua,  coordinatore regionale Impresa Azzurra Piemonte, impresaazzurrapiemonte@gmail.com

Cresce il mercato degli infusi ed Everton amplia lo stabilimento

GENOVA – Un trend all’insegna della crescita, con 23 milioni di fatturato nel 2017 e un miliardo di tazze di tè e tisane vendute, per ben 150 milioni di litri di bevande, pari a 60 piscine olimpioniche: sono i numeri di Everton Spa, l’azienda ligure nata nel 1947 e cresciuta fino a diventare uno dei punti di riferimento per il mercato del tè, tisane, infusi, solubili e zuccheri, sia a marchio proprio che a marca privata. Per sostenere il trend di sviluppo, Everton ha attuato un piano di ampliamento dello stabilimento di Tagliolo Monferrato (Alessandria), grazie al quale l’azienda si è dotata di un più efficiente e ampio magazzino, che oggi occupa un’area di 3.050 metri quadrati e consente un aumento dell’87% di posti pallet per lo stoccaggio di materie prime e di prodotto finito. Per rendere i processi più performanti, a vantaggio dei propri dipendenti e della qualità finale dei prodotti, Everton ha inoltre completato il rinnovamento tecnologico delle linee produttive in ottica Industria 4.0 e introdotto il sistema gestionale Sap-Mes integrato con la produzione per un investimento complessivo di 1,2 milioni di euro. La scelta di dotarsi di un sistema Erp integrato viene dal fatto che nell’ultimo decennio l’azienda ha avviato un processo di internazionalizzazione e di integrazione di filiera. Il gruppo, infatti, è oggi dislocato in tre Paesi: oltre all’Italia, dove si concentrano la produzione e il confezionamento di preparati solubili e zuccheri, è presente in India con Everton Tea India Pvt Ltd – con le coltivazioni dirette e la sede per la produzione e confezionamento di tè – e in Croazia con Herbarium Doo, dove si concentra la produzione e confezionamento di erbe, tisane e infusi. I dipendenti totali sono 200, per la maggior parte donne. «Il nuovo sistema gestionale permettere una maggiore integrazione tra la produzione e le altre aree aziendali, e consente di svolgere analisi di marginalità accurate, facilitando il governo dei processi produttivi e aziendali in generale», ha dichiarato il direttore generale Federico Figini. Una scelta, questa come quella relativa all’ampliamento, fortemente voluta dalla famiglia Dodero Donelli, frutto della forza imprenditoriale del gruppo e della vocazione a intuire e soddisfare i bisogni dei consumatori, traducendoli in leve di mercato. Un modus operandi che anche gli ultimi dati di bilancio confermano: in 5 anni il tasso di crescita media è stato del 15%: sono oltre 3.000 le tonnellate di solubili prodotti ogni anno nello stabilimento di Tagliolo Monferrato e oltre il miliardo le bustine di tè/infusi prodotte, pari a 150 milioni di litri, per un totale di 500 tonnellate tra tè ed erbe.

Tecnologie di ispezione visiva: Antares Vision cresce del 52%

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TRAVAGLIATO – Antares Vision, società leader mondiale nelle macchine e sistemi per l’ispezione visiva, nelle soluzioni di tracciatura e nella gestione intelligente dei dati, continua il proprio trend positivo anche nel 2017. Il fatturato consolidato della multinazionale bresciana, infatti, ha fatto registrare una crescita del 52% toccando quota 89,3 milioni di euro (58,5 milioni nel 2016), con un Ebidta di 23,3 milioni di euro (+95% rispetto ai 11,9 del 2016), un EBbit di 22,4 milioni di euro (+101% rispetto agli 11,1 del 2016) e un utile netto di 16 milioni di euro (+72% rispetto ai 9,3 milioni di euro del 2016), con ammortamenti per 948mila euro e imposte per 6,3 milioni. I ricavi sono suddivisi nelle seguenti aree geografiche: 16% in Italia, 32% nei Paesi Ue e il 52% nel resto del mondo. Gli ordini raccolti nel 2017 sono stati pari a 107 milioni. Una crescita aziendale importante che non poteva non riguardare anche il personale, con l’assunzione nel 2017 di oltre 80 nuovi collaboratori altamente specializzati: la forza lavoro a livello globale supera adesso le 400 unità ed è stimata oltre le 500 entro la fine del 2018. «La nostra azienda – afferma Emidio Zorzella, CEO di Antares Vision –, dopo aver raggiunto nel 2017 il traguardo dei primi 10 anni di attività, prosegue nel suo importante percorso di crescita. Lo scorso anno abbiamo inaugurato il nostro Innovation Center di Galway, in Irlanda, ma anche un sito produttivo a Sorbolo (Parma) interamente dedicato all’ideazione e alla produzione di macchine d’ispezione innovative, consolidando al tempo stesso la nostra presenza internazionale in oltre 60 Paesi. Per l’esercizio 2018 puntiamo ad ampliare l’attività in nuovi settori di mercato come il food & beverage e i dispositivi biomedicali, oltre a far crescere ulteriormente il nostro network globale». Contando su 6 filiali estere (Usa, Germania, Francia, Brasile, Corea del Sud, India), Antares Vision è fornitore di 9 delle 20 principali aziende farmaceutiche mondiali, mentre sono oltre 25.000 i sistemi d’ispezione che assicurano ogni giorno la sicurezza e la qualità del prodotto, oltre 2000 linee di serializzazione installate in tutto il mondo, che garantiscono la tracciatura in tutta la filiera distributiva di oltre 5 miliardi di prodotti.

Lo storico “pomodoro” De Rica passa al Consorzio Casalasco

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CREMONA – Il Consorzio Casalasco del Pomodoro, leader in Italia nella coltivazione, produzione e trasformazione del pomodoro, e Generale Conserve Spa, azienda italiana specializzata in conserve alimentari, hanno siglato l’accordo definitivo per l’acquisto del marchio De Rica da parte di Casalasco. De Rica, storico marchio italiano, è da sempre sinonimo di prodotti naturali, genuini e di alta qualità, e grazie anche al rilancio avviato a fine 2013 da parte di Generale Conserve, gode di grande notorietà e copertura distributiva in Italia come in vari Paesi esteri, collocandosi nel segmento premium del mercato delle conserve vegetali. Il Consorzio Casalasco del Pomodoro, prima filiera italiana nella coltivazione e trasformazione di derivati del pomodoro, con un fatturato di 230 milioni di euro, oggi conta 370 aziende agricole associate che coltivano 7mila ettari di terreno dislocati nella Pianura Padana tra le province di Cremona (dove ha sede a Rivarolo del Re), Parma, Piacenza e Mantova. Una terra che oggi permette alle 550mila tonnellate di pomodoro fresco raccolto di essere trasformato nei 3 stabilimenti di proprietà della cooperativa in prodotti esportati in 60 Paesi nel mondo. Grazie all’accordo tra le due aziende, assistite dallo Studio Vitale & Co coadiuvato da Lmcr e dallo Studio De Bellis, l’acquisizione garantisce che De Rica resti in Italia. L’operazione riporta il rinomato brand nella sua zona originaria di produzione e decreta il passaggio di un altro importante marchio italiano direttamente in mano al mondo agricolo cooperativo, espressione di una filiera tutta italiana con un forte legame col proprio territorio d’origine.

Royal Group: tutta l’energia che serve alla ripresa delle pmi

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COMO – Mentre l’economia italiana continua a mandare chiari segnali di ripresa, soprattutto per i settori con maggiore attività sui mercati esteri, si affaccia all’orizzonte una stagione di accelerazioni anche sul fronte del costo energetico: «Quando aumenta la domanda, proprio a causa della ripresa delle attività produttive, cresce il valore dell’offerta. E’ quanto sta avvenendo anche nel comparto energetico con i rincari del costo della materia prima già registrati nell’ultimo trimestre, con l’impennata di novembre», spiega Vincenzo Forino, amministratore delegato di Royal Group (www.royalgroupsrl.it), società che opera dal 2007 – cioè dall’avvio del mercato libero dell’energia – come fornitore diretto di energia elettrica e gas a imprese, pubbliche amministrazioni e istituzioni private. Nell’ultimo decennio l’evoluzione del prezzo dell’elettricità è stata generalmente in crescita, ad eccezione del biennio 2009-2010, per l’effetto della crisi economica che ha colpito il Paese. Nel 2017 il prezzo all’ingrosso dell’energia ha subito un aumento dovuto alla chiusura delle centrali nucleari in Francia, che ha fatto salire il costo anche nelle nostre bollette. Così Royal Group ha avviato una strategia commerciale finalizzata all’ottimizzazione del costo dell’energia, sia attraverso la possibilità di interventi di efficientamento energetico, sia soprattutto mettendo in campo un squadra di consulenti d’area per una presenza capillare nei territori dove maggiore è la richiesta di energia a fini produttivi, cominciando proprio dal nord Italia. «Stiamo investendo nello sviluppo di una rete di consulenti commerciali che possa affiancare gli imprenditori nella valutazione e nella scelta delle migliori condizioni tariffarie, per poter garantire sensibili risparmi economici e una forte componente di servizio», aggiunge Alberto Viotto, responsabile commerciale nord Italia. Come si muove il team Royal Group? «Vogliamo umanizzare il rapporto tra fornitore e cliente, superando la logica asettica e spesso inefficiente del call center. Il nostro primo contatto tende ad analizzare le fatture sia di energia elettrica sia di gas naturale per valutare il posizionamento economico sul mercato, individuare eventuali voci poco “trasparenti” in fattura e favorire abbattimenti di tassazione, con un resoconto oggettivo che può anche confermare la validità del contratto in essere. Infatti il nostro obiettivo non è la vendita, ma la creazione di clienti soddisfatti e fidelizzati. In seconda battuta formuliamo un’eventuale offerta commerciale migliorativa, con riduzione di Iva e accise (ove possibile per legge), ripartizione vantaggiosa per kw/h o Smc, procedure snelle e rapide per la risoluzione di problematiche tecnico-contabili, gestione diretta di nuovi allacciamenti o aumenti-riduzioni di potenza dei contatori, progetti di efficientamento in ambito civile, industriale, commerciale». Royal Group sta inoltre procedendo alla stipula di convenzioni e accordi quadro con associazioni di categoria e territoriali, per favorire forniture e tariffe su misura per i diversi comparti economici (industria, artigianato, commercio, terziario eccetera). Grazie alla convenzione siglata con Voxfabrica, è possibile richiedere gratuitamente la valutazione del proprio conto energetico e ricevere un’offerta a condizioni migliorative. Per maggiori informazioni rivolgersi a: direzione@voxfabrica.it.

Film plastici: AMB apre il secondo polo e raddoppia la produzione

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S. DANIELE DEL FRIULI – Alla luce del trend positivo dei risultati economici, del piano di investimenti pluriennale e di un avanzato modello di innovazione del prodotto, AMB Spa – azienda italiana e punto di riferimento internazionale per la realizzazione di film plastici multistrato destinati prevalentemente al packaging di alimenti – annuncia il nuovo piano di sviluppo e l’apertura di un secondo stabilimento ad Amaro, che dal luglio affianca lo storico quartier generale di San Daniele del Friuli. Il nuovo insediamento, frutto di un investimento di 6,6 milioni di euro, si trova ad Amaro e supera i 25 mila metri quadrati, destinati a produzione, logistica e uffici direzionali. Il graduale aumento della capacità produttiva tramite l’acquisto e l’installazione di nuovi impianti di estrusione e della prima linea produttiva Cast si completerà entro il 2017 e permetterà di ottenere una produttività complessiva pari a 65 mila tonnellate, di cui 15 mila derivanti dalla nuova produzione di Amaro; cifra quest’ultima destinata a raddoppiare entro il 2018. Dal punto di vista dell’occupazione, ai 230 dipendenti attualmente impiegati nella sede originaria di AMB Spa se ne aggiungono 41 per il secondo sito, che raggiungerà a breve quota 110 addetti. L’investimento per l’espansione di AMB Spa nel biennio 2017-2018 è di 15 milioni di euro e permette di prevedere un fatturato 2017 che supera 100 milioni di euro (il fatturato del 2016 è di 89,3 milioni di euro). Per il turn over 2018 si punta a 113 milioni di euro. «La crescita costante di AMB e la volontà di essere partner strategici nei progetti di crescita dei nostri clienti – dichiara il presidente Bruno Marin – ci hanno indotto a trovare nuovi spazi produttivi e logistici, oltre che per il management. Il sito si trova in un’area geografica importante che consente velocità ancora maggiore nel raggiungere i mercati di riferimento. Alle positive ricadute occupazionali, all’aumento della produttività e della solidità offerta ai clienti, si conferma lo spirito innovatore che ci contraddistingue da sempre, con prodotti tecnologicamente performanti che coprono tutte le esigenze del cliente e servizi avanzati: dalla progettazione alla consegna del prodotto finito, ovvero alla sua completa gestione». L’impegno di AMB Spa per una produzione sostenibile è costante e dimostrato dagli importanti progetti avviati nell’ultimo triennio. Progetti che sono diventati realtà e dettano il trend del mercato del packaging alimentare di qualità. Oggi AMB Spa è in grado di produrre con materiali riciclabili monocomponenti, suddivisi in diversi strati e per diverse funzionalità. La produzione water-based per il mondo della plastica è stata un’autentica rivoluzione: grazie all’assenza di solventi, i prodotti alimentari hanno garanzia di totale preservazione dalla migrazione di sostanze indesiderate, mantenendo un’eccellente qualità di produzione: identici colori, versatilità grafica, possibilità di soluzioni e finiture accattivanti. La tecnologia water-based dà vantaggio competitivo a tutte le aziende che propongono alimenti basati su ingredienti di qualità, rispetto per l’ambiente e risposta – anticipata – alle norme sempre più restrittive in materia di imballaggio.

 

Crisi aziendali: come salvare l’impresa prima che sia troppo tardi

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OLGIATE MOLGORA – «Quando i bilanci cominciano a scricchiolare e la situazione inizia a manifestare delle criticità, sia economiche sia finanziare, l’imprenditore si trova di fronte a un bivio: proseguire o fermarsi? In sostanza, prima che si entri nel tunnel della vera e propria crisi aziendale, c’è una fase in cui si possono adottare misure efficaci per salvaguardare l’azienda, tutelare i lavoratori e proteggere il patrimonio del datore di lavoro. Vogliamo dare agli imprenditori alcuni strumenti utili a “decifrare” la mappa della crisi e capire come muoversi»: così Sandro Feole, titolare dello Studio Feole Centrimpresa (039.9900934), presenta il seminario che si tiene mercoledì 22 marzo (inizio alle ore 17) presso la sede di Olgiate Molgora (Via al Lavatoio 1), nell’ambito del programma “Milano è qui”, sul tema “L’impresa oltre la crisi. Le procedure concorsuali: un’opportunità da considerare? Anticipare gli effetti negativi, valutare le attività preventive: una visione nuova dopo le esperienze di questi anni”, con interventi di Sandro Feole, Giovanna Rango (Foro di Milano), Niccolò Nisivoccia (Foro di Milano), Gaetano Laghi (Foro di Napoli) e coordinamento di Franco Lo Passo (Foro di Milano). L’idea del seminario nasce dall’esperienza di Feole come vicepresidente dell’Associazione San Giuseppe Imprenditore e responsabile “tecnico” del Telefono Arancione, il servizio di ascolto e aiuto per imprenditore in grave difficoltà. «Il Telefono Arancione è una ciambella di salvataggio data a chi sta per annegare», racconta Feole in un’intervista a Business People. Dietro al Telefono Arancione, partito nell’estate 2016 e che ha già registrato centinaia di telefonate, l’associazione sta cercando di creare una rete di professionisti a livello nazionale in grado di fornire servizi gratuiti di prima assistenza agli imprenditori in forte difficoltà. «E’ importante avviare percorsi di accompagnamento, la scelta dei professionisti che aiutano le imprese a chiudere l’attività o metterla al riparo è fondamentale. Al momento riusciamo a gestire una ventina di casi al mese, speriamo di allargare la rete di partner per aumentare il numero», conclude Feole.

Evento L’IMPRESA E’ QUI – 22 marzo Olgiate Molgora

Cavi elettrici: Spina Group apre la terza unità produttiva

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MILANO – Spina Group, storica azienda italiana a forte vocazione internazionale specializzata nell’offerta di soluzioni complete e personalizzabili per l’impiantistica industriale e attiva da oltre trenta anni nei settori dell’oil & gas, energia, industria e trasporti, annuncia l’avvio della terza unità produttiva Eurocavi a chiusura di un triennio di forti investimenti, fatturato in crescita e aperture di nuove sedi in tutto il mondo. «Spina Group è una delle poche aziende totalmente italiane che, in un periodo di forte crisi economica, ha deciso di investire pesantemente nel nostro Paese, dove vogliamo mantenere la produzione e dove continueremo a investire. Parallelamente aumenteremo gli investimenti all’estero per rafforzare la presenza di Spina Group nei Paesi dove operano i nostri principali clienti del settore oil & gas», ha dichiarato Marco Spina, direttore vendite di Spina Group. Fondata nel 1990, l’azienda milanese nasce come società di fornitura di materiale elettrico e ricambi per l’industria. Seguendo un percorso evolutivo in controtendenza rispetto alla consuetudine, è passata dalla distribuzione alla produzione, grazie all’acquisizione nel 2008 di Schiavetti Tekno, azienda leader nella produzione di passerelle portacavi, e l’apertura nel 2011 di Atex srl, per la produzione di materiali antideflagranti. Con Eurocavi, azienda specializzata nella fornitura di cavi elettrici industriali standard e speciali, realizzati secondo le specifiche del cliente, Spina Group avvia oggi la sua terza unità produttiva, a completamento dell’offerta del gruppo, che comprende quindi soluzioni articolate e supporto a 360° per l’industria. Eurocavi realizza diverse tipologie di cavi bassa tensione, tra i quali cavi speciali, strumentazione, energia e termocoppia ed è in grado di allestire anche forniture di breve lunghezza. Nell’ultimo triennio Spina Group ha realizzato investimenti nella produzione per quasi 4 milioni di euro e, contemporaneamente, ha avviato un intenso programma di internazionalizzazione, con l’apertura di sedi all’estero (Egitto, Messico, Olanda, Nigeria ed Emirati Arabi) per seguire i principali clienti dell’oil & gas. Il fatturato dell’intero gruppo è raddoppiato negli ultimi tre anni, passando dai 7,8 milioni nel 2011 ai 16,3 milioni di euro nel 2015.

 

Debuttano in Borsa i prodotti da forno della lucana Di Leo Pietro

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C’è anche la Di Leo Pietro Spa, azienda nata nel 1860 ad Altamura e con sede a Matera, impegnata nella produzione e commercializzazione di prodotti da forno, tra le trenta aziende italiane entrate ufficialmente a far parte di Elite, l’innovativo programma di Borsa Italiana per rendere le piccole e medie imprese con alte potenzialità di crescita ancora più competitive e attraenti nei confronti degli investitori. Nato dalla collaborazione tra Borsa Italiana e le più importanti istituzioni e organizzazioni italiane (tra cui Abi, ministero dell’Economia e delle finanze, Sace, Confindustria, Bocconi), Elite affianca le migliori pmi italiane in un percorso di sviluppo organizzativo e manageriale, e per facilitare l’internazionalizzazione. Con più di 40 dipendenti e uno stabilimento produttivo di circa 18.000 metri quadrati, la Di Leo Pietro Spa ha registrato nell’ultimo quinquennio una notevole crescita del fatturato: dai 10,5 milioni del 2010 ai 14,9 del 2015. Per consolidare il suo posizionamento nel segmento salutistico-integrale, nel quale è già leader di mercato in Puglia e Basilicata, l’azienda ha pianificato un investimento di 8,5 milioni di euro da completarsi nel 2018, per costruire un nuovo opificio di 6.000 metri quadri, avviare una nuova linea produttiva di biscotti gluten free e potenziare gli impianti esistenti dedicati alla produzione di biscotti bio e vegani. L’azienda, inoltre, ha di recente completato il percorso volto all’eliminazione dell’olio di palma dai propri biscotti che oggi sono tutti palm oil free. «Abbiamo aderito a Elite – spiega Pietro Di Leo, amministratore unico dell’azienda lucana – per valorizzare le nostre potenzialità, migliorare la governance aziendale e sviluppare nuovi rapporti commerciali e finanziari confrontandoci con realtà di diversi settori. L’esperienza formativa che faremo ci consentirà anche di valutare le modalità più opportune di accesso ai mercati di capitali per finanziare la nostra ulteriore crescita». Azienda realmente eccellente, la Di Leo Pietro SpA è stata una delle prime imprese del meridione ad aver ottenuto la BRC Global Standard Food, prestigiosa certificazione inglese di qualità, specifica del settore alimentare, nella categoria “A”, massimo riconoscimento ottenibile.

Arredo: Doimo Cityline consolida e vola a +21%

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MORIAGO DELLA BATTAGLIA – Un’avventura tutta made in Italy quella di Doimo Cityline. L’azienda trevigiana, entrata nel 1991 a far parte del Gruppo Doimo, riferimento nell’arredamento da quasi 60 anni, è oggi una delle realtà imprenditoriali italiane più attive, con un fatturato in crescita e un piano di sviluppo che per il 2016 prevede l’entrata in nuovi settori. Oltre ai sistemi componibili per le camerette di bambini e ragazzi, core business primario, Doimo Cityline oggi si rivolge infatti ad un consumatore sempre più ampio, proponendo soluzioni modulari e personalizzabili che rispondono ad ogni esigenza dell’abitare – dalla prima infanzia alla zona giorno e zona notte, dall’ufficio fino alla nuovissima collezione di porte, che introduce l’azienda nel settore della progettazione degli interni. Il nuovo presidente e amministratore delegato, Laura Doimo, subentrata alla sorella Olieve Doimo, racconta come l’azienda intende affrontare le sfide del prossimo futuro. «Uno dei principali obiettivi è la razionalizzazione della rete di distributori sia in Italia sia  all’estero, con una maggiore presenza aziendale all’interno dei punti vendita attraverso la realizzazione di layout personalizzati e coerenti con l’identità Doimo Cityline. Stiamo inoltre puntando sempre di più sul web con progetti specifici, sia per rafforzare la visibilità del brand, sia per offrire ai consumatori informazioni e contenuti sempre aggiornati e facilmente accessibili». Gli obiettivi di crescita sono  precisi: «Crediamo che ci siano grandi possibilità di crescita in Italia. In termini di fatturato, il 2015 è stato chiuso con un incremento del 21% rispetto al 2014 e con 101 dipendenti complessivi con contratto a tempo indeterminato. Questo conferma pienamente quanto il valore del “Made in Italy” possa ancora fare la differenza, tanto che per il 2016 abbiamo messo in previsione una crescita del 26%. C’è poi tutto il mercato estero ancora da conquistare, per il quale ci stiamo preparando con grande impegno in modo da poterlo affrontare con la serenità e serietà che da sempre ci contraddistinguono».

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