CONFARTIGIANATO: L’artigianato del futuro parte dal territorio lombardo

MILANO – L’artigianato del futuro parte dalla Lombardia, cioè da un territorio in testa alla classifica delle regioni europee per numero di lavoratori autonomi – con 910.800 micro-imprenditori, di cui uno su tre è un artigiano – ma che sconta, rispetto ai competitor europei, anche la più alta tassazione e un maggior costo dell’energia elettrica di quasi 4.500 euro in più per impresa. Un territorio operoso in cui la differenza tra il prelievo fiscale su imprese e cittadini e la spesa erogata ammonta a 53.978 milioni, equivalente al 16,3% del Pil e pari a 5.511 euro per abitante. Qui l’artigianato ha perso, solo nel 2013, 5.216 imprese, il 2% del totale, la quasi totalità tra manifattura (-1.540) e costruzioni (-3.464). «Fare impresa non è semplice di questi tempi – ha sottolineato il presidente di Confartigianato Lombardia Eugenio Massetti presentando il 4° Rapporto Osservatorio Mpi – soprattutto quando si è piccoli. A zavorrare le micro imprese lombarde sono l’imposizione fiscale (il made in Lombardia sconta un gap di tassazione di oltre 15 punti sui principali mercati esteri di destinazione, pagando il 65,8% di tasse contro una media del 50,7%), la burocrazia, i tempi di pagamento ancora troppo lunghi (la PA ha pagato in media in 170 giorni nel 2012), ma anche le difficoltà nel ricevere credito. Basti pensare che qui le imprese con meno di 20 addetti sono il 97,5% del totale e ricevono il 13,7% del credito totale erogato a favore del settore produttivo». Eppure gli imprenditori lombardi continuano a lavorare per uscire a testa alta dalla crisi. Lo dimostrano i dati sulle imprese manifatturiere: chi è sopravvissuto alla forte selezione degli ultimi sei anni, sta riprendendo a crescere dopo molti trimestri in negativo (+0,9% nel quarto trimestre 2013, +0.6% nel primo del 2014). In Lombardia le microimprese hanno reagito alla crisi con strategie difensive legate a innovazione, presidio di nuovi mercati e dinamiche di rete:  il 39% ha incrementato la gamma di prodotti e servizi, una su cinque (19,1%) si è rivolta a nuovi mercati, più di una su dieci (12,1%) ha attivato o incrementato le relazioni con altre imprese. Quello delle reti resta un ambito dove le imprese lombarde sono protagoniste: la Lombardia è la seconda regione italiana tra quelle a maggior intensità di collaborazione tra realtà imprenditoriali. Qui le imprese con almeno tre addetti che intrattengono almeno una relazione stabile – di tipo contrattuale o informale – con altre aziende o istituzioni sono 133.983, pari al 66,1%. Tra loro, sette su dieci hanno meno di dieci addetti. Le opportunità di ripresa nascono anche dalle ristrutturazioni, occasione di recupero del patrimonio edilizio esistente e di rilancio del settore delle costruzioni, che ha particolarmente sofferto della crisi. Qui gli incentivi giocano un ruolo centrale: in Lombardia il valore delle detrazioni sul settore dell’edilizia  incide per il 6% sul valore aggiunto delle costruzioni.  Spazi di sviluppo esistono anche nella green economy: l’impiego di energia prodotta da fonti rinnovabili è in crescita del 2,6% e genera lavoro (+30.900 occupati nel settore in Lombardia nel 2012) e opportunità di business per le 18.603 le imprese potenzialmente interessate dalle fonti rinnovabili. Il futuro dell’artigianato lombardo passa infine anche per le smart cities: un’analisi condotta  su 14 potenziali smart cities lombarde (i 12 capoluoghi di provincia, oltre a Sesto San Giovanni e Busto Arsizio) ha definito le opportunità per le 45mila imprese artigiane presenti,  che si concentrano nell’ambito dello smart environment per il 49%.

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