Dagli scarti della tavola il “pieno” di green diesel per l’autobus

VERBANIA – Produrre carburanti da rifiuti organici può essere una svolta nel futuro della mobilità su strada. Una soluzione che porterebbe con sé notevoli vantaggi, sia da un punto di vista economico che ambientale, e che VCO Trasporti ha voluto esplorare, sotto l’egida della Provincia del Verbano Cusio Ossola, nella sua fattibilità tecnica-economica con uno studio condotto da GreenLab (organismo di ricerca collegato a Tecnovia, laboratorio qualificato dal ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca) e Nanoireservice (società a cui fa riferimento il NisLabVCO, laboratorio di ricerca nel campo delle nanotecnologie e della scienza dei materiali operativo presso il Tecnoparco del Lago Maggiore a Verbania-Fondotoce). Strutture di ricerca che per alcune fasi si sono appoggiate al Laboratorio Re-Cord collegato all’Università di Firenze. VCO Trasporti è un’azienda di VCO Servizi SpA operativa nel settore del trasporto pubblico locale: gestisce 17 concessioni di autolinee sul territorio del Verbano Cusio Ossola, per una percorrenza annua di circa 1.800.000 di chilometri, utilizzando una cinquantina di mezzi. E’ il primo caso nazionale in cui un’azienda di trasporti pubblici si pone il problema di risolvere aspetti ambientali integrando componenti diverse del territorio, cioè trasporti e gestione rifiuti. Nella Provincia del Verbano Cusio Ossola la raccolta differenziata ha raggiunto una quota che supera il 63% e i rifiuti organici rappresentano oltre il 12% di quelli complessivamente raccolti da ConsSerVCO, attestandosi a circa 12mila tonnellate all’anno, attualmente per lo più conferite a impianti di compostaggio. Finanziato da VCO Trasporti, utilizzando nella quasi totalità le risorse derivanti dal credito d’imposta sulla ricerca, il progetto prevede l’ottenimento del biocarburante in due passaggi: dai rifiuti organici a bio-olio e da bio-olio, attraverso un processo di raffinazione, in “greendiesel”. A oggi è stata completata la prima fase, testando la possibilità di giungere attraverso una pirolisi veloce (che in assenza di ossigeno “scalda” la frazione organica dei rifiuti fino a una temperatura di circa 600-700° C) a un bio-olio che possiede un elevato potere calorifico e – come testato dal laboratorio verbanese NisLabVCO – una composizione chimica che si conferma idonea alla successiva fase di raffinazione. A favore dell’applicazione pratica della ricerca depongono anche le valutazioni ricavate dall’analisi costi-benifici, che dimostrano come – anche ipotizzando condizioni di massima cautela – questo rapporto risulti decisamente favorevole. I vantaggi si concretizzerebbero – oltre che nel contributo all’abbattimento delle emissioni di CO2 in atmosfera – nella riduzione dei costi di acquisto di carburante.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Previous Story

BIB: aperto il Bond Imprese Brianza, plafond da 10 milioni per sostenere le pmi del territorio

Next Story

ANTAL: stabile il mercato del lavoro italiano, crescono oil & gas e telecomunicazioni

Latest from Green Economy