E’ italiana la vera «iron lady» dell’industria europea

SESTO SAN GIOVANNI – Chiamatela pure la Signora dell’acciaio, non si offenderà. Anche perché in mezzo all’acciaio ci vive tutti i giorni, come amministratrice del Csai (Centro servizio acciai inossidabili), una realtà fondata nel 1977 nel cuore di Sesto San Giovanni, l’ex-Stalingrado d’Italia, per il commercio dell’acciaio e da allora sviluppatasi come uno dei più importanti impianti per la lavorazione della lamiera e la produzione di semilavorati a livello europeo. Lei è Eleonora Terruzzi, subentrata al padre e fondatore dell’azienda e oggi capace di trainare il Csai a uno standard produttivo tra i più efficaci e versatili d’Europa. Ma come si fa a resistere in un campo come il manifatturiero quando nel giro di qualche chilometro quadrato tutte le più grandi fabbriche (Breda, Pirelli, Falck?) hanno chiuso i battenti da tempo? «Già trent’anni fa avevamo intuito che il futuro era nella possibilità di fornire ai clienti non solo la lamiera ma anche il prodotto semilavorato, per ottimizzare i cicli produttivi», spiega la Terruzzi. «Così, grazie alla operatività di 13 diverse tecnologie di taglio avanzato (dal plasma al laser?) e all’ampliamento della gamma degli acciai inossidabili disponibili, alla versatilità e agli impianti di cui disponiamo, possiamo ottenere lamiere con spessori da 0,4 a 150 millimetri e tagli circolari da 50 millimetri a 3000 millimetri di diametro». Senza contare un magazzino di lamiera pronta all’uso che dispone di 5.000 tonnellate di prodotto, per soddisfare anche le esigenze più breve tempo possibile. Come ha fatto allora una donna a diventare la vera «iron lady» italiana? «Mi sono laureata in Economia e commercio ma il lavoro l’ho imparato direttamente in stabilimento. In un campo come questo alle donne è richiesta una dose doppia di bravura, per non farsi abbattere dai pregiudizi e dalle difficoltà. Pensi che ho partorito la mia prima figlia il giorno successivo alla chiusura estiva dell’azienda».

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