Funziona in Brianza l’effetto “cerniera” per agganciare il traino della ripresa

VERDERIO SUPERIORE – Come si esce da una crisi epocale che ha drammaticamente colpito il settore del mobile? Puntando sulla qualità, sull’innovazione e sulla diversificazione del business: è la ricetta che ha permesso alla Ferrari, storica azienda brianzola di componentistica e accessori tecnici per l’industria dell’arredamento, di reggere allo tsunami economico e riprendere il cammino che l’ha portata in questi ultimi anni ad avere una quota export sul fatturato dell’80%. «Come tutti abbiamo pagato la crisi del mobile, ma abbiamo tenuto grazie all’attività internazionale, alla nostra competenza tecnica sul prodotto e al mantenimento di clienti importanti», spiega il responsabile marketing Nicholas Biffi. Per un colosso internazionale dell’arredamento la Ferrari ha via via incrementato la sua fornitura di cerniere, cricchetti e snodi per il montaggio degli armadi guardaroba. «Siamo ancora competitivi per la qualità del prodotto, in quanto puntiamo solo al target alto, grazie anche all’attività di ricerca e sviluppo che ci ha portato a detenere oltre 250 brevetti a livello mondiale. Il made in Italy è percepito come fattore di eccellenza sui tanti mercati, quasi un’ottantina, dove lavoriamo bene: in particolare, la Cina e alcune “tigri” asiatiche (Indonesia, Corea), i Paesi arabi e il Sudamerica, ma anche Paesi emergenti come l’Uzbekistan e il Kazakistan». La carta vincente giocata dalla Ferrari per dare una svolta decisiva allo stato di sofferenza è stata la differenziazione produttiva: «la divisione aziendale di Carbigo, che si occupa di pressofusione e stampi, è diventata uno dei nostri fiori all’occhiello e lavora solo al 50% per le forniture interne. Il restante 50% dell’attività produttiva è destinata a importanti clienti dell’automotive. Produciamo anche componenti per macchine del caffè, schede elettroniche, coperture per sistemi radio, ghiere per forni e lavatrici di livello medio alto».  

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