GLOBAL STRATEGY: i percorsi vincenti di internazionalizzazione di 200 pmi manifatturiere

MILANO – Global Strategy, la società di consulenza strategica e finanziaria presieduta da Antonella Negri-Clementi, ha diffuso oggi i risultati dell’indagine annuale sulle piccole e medie imprese eccellenti, giunta alla quarta edizione, ponendo l’accento sui fattori di successo e competitività che determinano l’internazionalizzazione di queste imprese industriali. Partendo da un universo di riferimento di quasi 7mila aziende manifatturiere e di servizi che hanno depositato per il 2010 un bilancio con fatturato tra 20 e 250 milioni di euro, sono state via via selezionate quelle che soddisfano requisiti di crescita, redditività e solidità finanziaria superiori alla media dei settori di appartenenza. Sono state così identificate 198 imprese eccellenti non appartenenti a grandi gruppi, con un valore medio della produzione di 46,6 milioni di euro nel 2010. I settori di maggior rilievo sono quelli della fabbricazione di macchinari e apparecchiature, dell’elettrotecnica, della chimica-gomma e dell’alimentare. L’età media delle imprese è di circa 30 anni. Una seconda fase dell’indagine, condotta attraverso interviste e questionari a 35 delle imprese selezionate, ha permesso di ottenere una valutazione dei risultati conseguiti nel 2011 e un’anticipazione delle attese per il 2012. Otto intervistati su dieci hanno chiuso il 2011 con un fatturato in crescita e 6 su 10 hanno ottenuto anche una crescita dell’utile ante imposte. Le attese per il 2012 sono di fatturato in crescita per il 60% delle aziende. Nell’Osservatorio Pmi 2012 il focus è l’internazionalizzazione: le modalità di presidio dei mercati esteri e gli ostacoli che le pmi eccellenti incontrano nei loro processi di sviluppo globale. La scelta di questo tema nasce dalla convinzione che questa leva più di altre? possa portare risultati positivi in tempi brevi e permetta di valorizzare la capacità tutta italiana di creare prodotti eccellenti dal forte contenuto innovativo. «La ricerca di quest’anno ci ha permesso di far emergere un gruppo di aziende che possiamo senza dubbio definire campioni italiani nel mondo – ha dichiarato Antonella Negri-Clementi – che si caratterizzano per un’ampia presenza sui diversi mercati, anche i più lontani, e per gli investimenti in presidi diretti tramite filiali commerciali o siti produttivi. Sono aziende che si confrontano con competitor? internazionali di maggiori dimensioni,? facendo leva sulla qualità e innovatività dei propri prodotti». Le aziende intervistate esportano mediamente il 53% del fatturato, e le previsioni a tre anni portano a un valore medio del 60%. Più di 6 aziende su 10 presidiano direttamente i mercati esteri con proprie filiali commerciali, 1 su 3 dispone di siti produttivi all’estero. Tre quarti delle aziende che già operano con filiali estere prevede di aprirne di nuove nei prossimi tre anni; prossime aperture sono previste anche da 4 aziende su 10 fra quante ancora non ne hanno. La quasi totalità degli intervistati dichiara di non servire mercati indifferenziati, ma una nicchia o un insieme di nicchie. Sei imprenditori su dieci individuano in aziende estere i propri concorrenti principali, di? provenienza prevalente dall’Europa occidentale. Ai competitors esteri si attribuiscono vantaggi concorrenziali in termini di normativa del lavoro più favorevole, minor costo del lavoro e maggiori supporti governativi all’internazionalizzazione. I principali ostacoli al processo di espansione all’estero risultano il reperimento in loco di figure professionali adeguate e la scarsa conoscenza dei clienti potenziali. Un aspetto interessante delle aziende più presenti sui mercati esteri è la loro grande apertura verso la cooperazione: aumenta infatti la consapevolezza che collaborazioni, alleanze e aggregazioni con altre aziende e centri di ricerca permettano di superare i limiti percepiti riguardo alle dimensioni medio-piccole. Anche quest’anno la ricerca di Global Strategy conferma la centralità attribuita al sistema di prodotto in termini di qualità, innovazione e adattamento alle specifiche esigenze del cliente. La tensione costante all’innovazione nelle aziende eccellenti è ampiamente confermata e dimostrata anche dall’attività brevettuale: 80% delle aziende ha depositato brevetti, in media 8 a testa. Cresce inoltre la disponibilità all’apertura del capitale, ma resta immutata la preferenza dichiarata per partner di tipo industriale.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Previous Story

E’ nata a Cinisello Balsamo la scoperta della «Particella di Dio»

Next Story

Dal fallimento alla rinascita: l’alleanza tra pmi e istituzioni salva il manifatturiero

Latest from Ufficio studi