I venti imprenditori che fecero l’impresa di salvare la meccanica cremonese

CASTELLEONE – Rinnovato il consiglio di amministrazione di Polmec, il polo della meccanica di Castelleone – 20 imprese con 250 dipendenti e un fatturato aggregato di 30 milioni di euro – costituito nel 2009 per far fronte alla crisi che aveva colpito il ricco distretto industriale del cremonese. Il presidente Carlo Iacomelli, insieme al vicepresidente Fabrizio Scandelli e ai consiglieri Claudio Avanzi, Rodolfo Bonetti, Elena Festari, Andrea Rambaldi e Federico Marchesi, hanno presentato il quadro complessivo dell’attività, che a tutt’oggi ha visto la società consortile operare su un bacino potenziale di commesse per 6 milioni di euro. Ma come sono riusciti venti imprenditori, tutti attivi nel campo della meccanica fine, delle macchine industriali e dell’automotive,  a mettersi d’accordo e lavorare per un obiettivo comune? «Alle spalle c’è uno studio condotto per diversi anni dal professor Fabio Antoldi, dell’Università Cattolica di Milano, che ha fatto emergere tutte le possibili criticità e sinergie di un progetto di rete», racconta Iacomelli. «Da quell’analisi e da una prima scrematura è nato Polmec, che è un gruppo aperto, in crescita, animato dagli imprenditori. Si fa fatica, ma noi ci siamo riusciti, salvando un intero settore produttivo: una volta gli operai andavano a Milano a lavorare, ora possono operare nel polo meccanico di Castelleone, perché sono nate tante fabbriche attorno alle grandi aziende. Certo, c’è stato il supporto iniziale delle istituzioni, in particolare comune e provincia, ma ora si è affievolito, mentre una realtà del genere andrebbe sempre sostenuta perché è un modo per affrontare la globalizzazione». La gestione del gruppo è semplice:  «Polmec ha unito più esigenze aziendali, a cominciare dalla funzione di approvvigionamento. Abbiamo acquistato insieme l’energia elettrica, accorciando la filiera e generando risparmi importanti per le aziende più energivore. Ora stiamo tentando di unire gli acquisti di materie prime». Per l’attività sul mercato, Polmec si è dotata di un professionista che presenta il gruppo ai vari clienti come un corpo unico: «Ha competenze tecnico-commerciali e conosce le diverse specializzazioni delle nostre aziende. Abbiamo anche un’intranet che ci consente di confrontare i preventivi e poter uscire con un’offerta unica, con un giusto ricarico. In ogni caso è Polmec che opera e si propone come referente al mercato, con la prospettiva a breve di lanciare prodotti a marchio Polmec.  Poi ciascuna impresa, acquisita la commessa, può dialogare con il cliente per affinare il lavoro», aggiunge Scandelli. Ma non è solo questione di business: «Forse la questione più importante – sottolinea Iacomelli – è che lavorare insieme ha portato più umanità nel modo di relazionarsi. Siccome ci conosciamo e siamo sulla stessa barca, sapere che si fa parte di un gruppo di venti aziende è una consapevolezza che dà forza, soprattutto in momenti come questi. In sostanza, crediamo che questa sia la strada da percorrere per  uscire dalle secche della crisi: fa leva sul carattere individualista della pmi italiana, ma opera dentro un soggetto nuovo che aggrega risorse, idee e capacità».

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