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INDICE IFIIT: tra euforia e qualche delusione, continua a salire la propensione a investire in innovazione tecnologica

MILANO – Continua a salire – anche se timidamente – la fiducia degli imprenditori sugli investimenti in innovazione tecnologica. L’Indice mensile Ifiit si porta a 33,90 punti. Dal mese di novembre dello scorso anno il valore dell’indicatore ha registrato un incremento abbastanza significativo, ma è ancora presto per dire che la base imprenditoriale andrà concretamente a riposizionare a breve gli investimenti produttivi. Il mondo degli imprenditori manifesta segnali tra loro anche molto contrastanti. Vi sono alcuni “euforici” che, vivendo soprattutto di esportazioni o di mercato estero, stanno cogliendo le opportunità dell’euro debole e macinano attività e fatturato. Vi sono poi altri “delusi”, o perché strettamente legati al mercato interno, dove i consumi non sono ancora ripartiti, o perché esposti verso Paesi a rischio (Medio-Oriente, Libia, Russia, Iran). Infine altri, gli “attendisti”, che viaggiano sui posizioni neutrali con l’aspettativa di cogliere la possibile ripartenza del ciclo. Si accentua il fenomeno che Ifiit ha più volte sottolineato, ovvero la progressiva “arcipelaghizzazione” del sistema produttivo italiano, con aziende e distretti che resistono alla crisi e con altre porzioni di territorio che subiscono la contrazione. Nel complesso il tessuto produttivo resta ancora ricco di filiere integre, ma con eccellenze isolate e con la cilindrata ridotta (la produzione industriale è scesa di circa un quarto a causa della crisi). I settori che in questa fase congiunturale segnalano i più alti livelli di fiducia sugli investimenti in innovazione tecnologica sono: le macchine utensili, la meccanica fine, il bancario (soprattutto nella nicchia dei sistemi di pagamento), la sicurezza, la domotica e il farmaceutico. Stabili i comparti del legno-arredo, della moda e dell’abbigliamento. Restano al di sotto della media i livelli di fiducia nel commercio al dettaglio, nell’edilizia e nelle attività legate alle microimprese, alle attività artigianali e professionali. Il 70% degli intervistati sostiene che il nostro Paese mantiene alto il gap di competitività digitale con gli altri Paesi più industrializzati.

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