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RAPPORTO IREX: l’industria delle energie rinnovabili punta su innovazione e mercati emergenti

BRUXELLES – Acquisto di impianti eolici e solari, diversificazione internazionale su mercati emergenti, razionalizzazione gestionale ed innovazione tecnologica. Sono questi gli ingredienti della ricetta che le maggiori imprese mondiali delle energie rinnovabili hanno utilizzato per far fronte alla crisi del mercato. Althesys ha analizzato 359 tra decisioni d’investimento, fusioni e acquisizioni, accordi di cooperazione e altre operazioni societarie, condotte dalle 50 protagoniste del settore mondiale delle rinnovabili nel 2012 e nella prima metà del 2013.  I risultati dello studio sono raccolti nel secondo Rapporto Annuale Irex International. «Analizzando le strategie dei migliori giocatori in campo, si ottiene una interessante chiave di lettura delle tendenze del settore delle rinnovabili nel suo complesso», dice Alessandro Marangoni, ceo di Althesys e capo del team di ricerca per l’Irex International Report. «Nei primi mesi del 2014 abbiamo visto come queste scelte abbiano aiutato molte imprese a imboccare la via della ripresa: la maggiore efficienza, la riduzione della sovraccapacità e lo spostamento verso mercati caratterizzati da forti investimenti nelle energie rinnovabili stanno dando buoni risultati in termini di crescita dei ricavi e di ritorno alla redditività». Secondo Althesys lo sviluppo delle rinnovabili è stato influenzato dai differenti modelli di mercato adottati nei diversi Paesi. Un dato fondamentale nell’attuale dibattito sulle politiche energetiche in Europa e che assumerà un valore discriminante nei programmi che verranno presentati nelle prossime elezioni per il Parlamento Europeo. Il valore complessivo delle operazioni analizzate da Althesys ammonta a 83,3 miliardi dollari, la maggior parte dei quali è stata destinata dai 50 maggiori operatori del settore a investimenti in nuova capacità produttiva, con 280 impianti per un totale di 30,1 gigawatt con un costo di 69,4 miliardi dollari. Sebbene la gran parte dei nuovi impianti di energia pulita siano ancora installati in Europa, l’analisi mostra un ruolo sempre più importante dei mercati emergenti, pari al 31,5% delle operazioni e il 29,3% dei megawatt di capacità installata. L’industria eolica, in particolare, è sempre più globale, con investimenti crescenti nei Paesi in via di sviluppo. È la prima volta infatti che l’importo degli investimenti nei Paesi emergenti ha superato quello in regioni industrializzate. I tassi di crescita più elevati si registrano in America Latina e Europa orientale. In Cina, in particolare, la produzione eolica è aumentata più dell’energia prodotta con il carbone e per la prima volta ha superato la potenza prodotta dell’energia nucleare. Si registrano contemporaneamente sovraccapacità di produzione e spinte centrifughe per i produttori più deboli, costretti a fronteggiare a una forte concorrenza sui prezzi da parte dei maggiori operatori. Per quanto riguarda operazioni di fusione, acquisizioni e accordi di cooperazione, il segmento principale è risultato quello del solare fotovoltaico, che da solo costituisce il 40% del totale delle operazioni e il 50% in termini di megawatt.  Una tendenza indotta dal rallentamento nel settore fotovoltaico e dalle ristrutturazioni e vendite delle capacità in eccesso, da parte dei produttori in difficoltà.  Le operazioni di fusioni e acquisizioni hanno un ruolo rilevante anche per l’eolico, con il 43% di accordi e il 30% della capacità installata. Un risultato importante dovuto alla scelta di diverse utility di acquistare parchi eolici per espandere le loro attività sulle rinnovabili. Un indicatore chiave dello sviluppo futuro è rilevabile dal modo in cui le aziende leader –  soprattutto negli Stati Uniti e in Europa – hanno spinto sull’innovazione tecnologica.. realizzando investimenti tripli delle imprese asiatiche. Le spese aggregate 2012 in ricerca e sviluppo espresse dalle imprese statunitensi ed europee,  sono state di circa 2 miliardi dollari, cioè il 12,6% dei ricavi, contro i 486 milioni dollari e 4,5% dei ricavi investiti in Cina e nei paesi asiatici. «I produttori occidentali hanno puntato molto sull’innovazione, in particolare per aumentare l’efficienza di produzione delle celle fotovoltaiche, in altre parole sulla qualità e non la quantità di prodotti solari. Le aziende fotovoltaiche asiatiche, invece, hanno cercato di competere con l’alta quantità e prezzi bassi», ha commentato Marangoni.

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