Uno chef d?eccezione per testare la qualità del primo uovo light italiano

MILANO – Ci ha pensato Sergio Mei, executive chef dell’Hotel Four Seasons di Milano, uno dei locali top dell’alta cucina milanese, a “sfornare” un intero menu di ben sette portate utilizzando Ovolight, il primo uovo italiano senza grassi, nato dopo cinque anni di ricerche condotte da Coccodì, storica azienda lombarda che ha appena festeggiato cinquant’anni da protagonista nel mondo delle uova in guscio. «Ovolight è il nostro prodotto più avanzato, pensato per tutte quelle persone che non rinunciano alle uova per il loro ricco contenuto in grassi, cioè colesterolo. In Ovolight, proposto in formato liquido equivalente a sei uova, l’albume è stato separato dal tuorlo e riunito ad esso solo dopo la sottrazione dei grassi, con integrazione di tutti gli oligoelementi che assicurano l’alto valore biologico dell’uovo», spiega Giampietro Seghezzi, amministratore delegato di Coccodì  e membro della famiglia che ha costruito una leadership di mercato cambiando il modo di produrre le uova. «Fondata come Ovopel  da mio suocero Lino Pellizzoni, la nostra azienda ha vissuto il suo primo salto di qualità dalla metà degli anni Ottanta, quando entrò in vigore la normativa europea che consentiva di allevare galline in modo diverso dalla batteria e poterlo comunicare sugli imballaggi. Dal ’90 siamo stati i primi in Italia a produrre e vendere uova di galline allevate a terra e siamo riusciti a entrare nel giro della grande distribuzione acquisendo la Coccodì dalla famiglia Gandolfi, che commercializzava uova fin dal 1800». Ci sono però voluti sette anni di analisi igienico-sanitarie per poter apporre il marchio Coccodì sulle confezioni delle uova di galline allevate non in gabbia. Da quel momento la crescita di Coccodì, dal punto di vista produttivo e tecnologico, non si è più fermata: «Oggi nei nostri allevamenti le galline vivono all’interno di grandi pollai, possono muoversi liberamente e razzolare, hanno a disposizione dei nidi dove depongono le uova. La raccolta è automatizzata mediante appositi nastri scorrevoli posti sotto i nidi, garantendo efficienza, salubrità e integrità, perché l’uovo nasce già perfetto e deve essere mantenuto tale», aggiunge Angelo Pellizzoni, figlio del fondatore e responsabile dell’area produttiva. I dati sono impressionanti: «Produciamo 500 milioni di uova all’anno, circa 1,5 milioni al giorno deposte da 1,8 milioni di galline. Disponiamo di allevamenti di nostra proprietà, due centri di imballo, tra cui il più innovativo a livello europeo con la più lunga selezionatrice di uova al mondo,  sei magazzini in tutta Italia, e un organico di 170 dipendenti. A fine 2013 il fatturato consolidato è di circa 60 milioni di euro, con una  crescita del 30% rispetto all’anno precedente, favorita anche dal maggior consumo di uova che si verifica nei momenti di crisi economica», conclude Seghezzi. Che ricorda investimento più recente: l’impianto a biogas appena inaugurato che, primo in Europa, utilizza le deiezioni delle galline per produrre energia elettrica.

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