Giugno 2021

Nella laser terapia Mectronic si conferma all’avanguardia

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BERGAMO – Investire energie, tempo e risorse nello sviluppo di avanzati dispositivi tecnologici nonostante la situazione di emergenza sanitaria, presentando nuove linee di apparecchiature made in Italy elaborate grazie all’incessante ricerca scientifica: prosegue nel segno dell’innovazione il 2021 di Mectronic, punto di riferimento a livello internazionale per la realizzazione di laser per la terapia riabilitativa, che ha scelto di utilizzare le proprie risorse per far evolvere ulteriormente le tecnologie più avanzate nel settore elettromedicale, anche grazie alla collaborazione costante con i più autorevoli professionisti della riabilitazione e con i migliori centri medici. Potenza, efficacia delle prestazioni, versatilità e compattezza, ecco le caratteristiche principali delle rinnovate linee: Plus, di cui fanno parte iLux Plus (laser terapia), Doctor Tecar Plus (tecar terapia) e Pulswave Plus (terapia ad onde d’urto), Smart, che comprende iLux Smart e Doctor Tecar Smart, e la gamma fiore all’occhiello dell’azienda che comprende iLux XP (Theal Therapy), lxyon XP (Theal Therapy), Doctor Tecar XP (tecar terapia) e Chelt, di recente premiata con il prestigioso Good Design Award 2020, promosso da The Chicago Athenaeum Museum of Architecture and Design. Ma non è tutto, perché Mectronic ha deciso di rinnovare le importanti e fruttuose partnership già instaurate in passato come, tra le altre, quelle con Milan e Atalanta per quanto concerne il mondo del calcio, e quella con la Fic – Federazione italiana canottaggio in ambito olimpico. Spazio anche all’espansione nei mercati esteri: dopo la presenza già ampiamente consolidata in 45 paesi stranieri tra Europa, Asia e Stati Uniti, l’azienda punta a raggiungere il mercato degli Emirati Arabi Uniti e dell’area asiatica.

«Da oltre 40 anni puntiamo all’eccellenza nel settore elettromedicale e, anche se il 2020 ha rappresentato un periodo estremamente difficile per tutti, abbiamo continuato a innovare e lavorare duramente per fare la differenza», ha spiegato Ennio Aloisini, ceo di Mectronic. «Per questo motivo siamo orgogliosi di presentare la nostra nuova gamma di dispositivi, realizzati in Italia con tecnologie all’avanguardia e studiati per essere al fianco dei professionisti, aiutandoli in qualsiasi circostanza. Si tratta di prodotti potenti e versatili che, integrando nuovi strumenti brevettati e funzioni di software avanzate, garantiscono un trattamento sicuro e funzionale, e la massima performance terapeutica».

 

 

La pandemia non ferma l’outdoor: +18% per BT Group

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MONZA –  Grande soddisfazione per BT Group, l’azienda brianzola leader nel settore dell’arredamento e dell’accessoristica per l’outdoor: il primo bimestre 2021 si è chiuso con un +18% di fatturato sullo stesso periodo del 2020. Un risultato importante per il periodo che segnala la propensione dei clienti a vivere sempre meglio la propria casa. Installare un prodotto firmato BT Group consente di ampliare gli spazi vivibili dell’abitazione e di creare delle oasi all’aperto da sfruttare al massimo. Grazie alle innovazioni applicate ai prodotti di punta dell’azienda di Lesmo, la tenda da sole e la pergola non sono più solo elementi per la protezione solare. L’inserimento delle luci led nelle strutture in alluminio consente di allungare la fruibilità degli spazi trasformando la sala da pranzo all’aperto in un angolo romantico e fresco per cenare al chiaro di luna. Allo stesso modo, le pergole bioclimatiche consentono di realizzare una vera e propria stanza open air nel giardino di casa, da sfruttare in mille modi, anche come un pratico ed eclettico locale per lo smartworking.

«L’incremento del fatturato è dettato dalla nuova propensione degli italiani, ma non solo, a vivere la propria casa al massimo delle sue potenzialità, ridefinendo anche la funzionalità degli spazi», commenta Aristide Radaelli, presidente di BT Group. «Viene scelta BT Group grazie all’alta qualità tipica della nostra produzione e all’accuratezza dei progetti su misura. Ogni soluzione è realizzata con dedizione artigianale dai nostri collaboratori e studiata per offrire al cliente più funzionalità in un unico progetto. Ad esempio, la nuova Pergomove, pergola bioclimatica retraibile, è stata progettata con questo scopo: ottenere una trasformazione completa del proprio outdoor nel tempo di un click». Il 2021 si è aperto con la presentazione della normativa circa lo sconto in fattura: grazie alla collaborazione con Deloitte, è stata messa a disposizione dei rivenditori su tutto il territorio nazionale una piattaforma dedicata. «Grazie all’Ecobonus i clienti che installano una tenda da sole, pergola a telo retraibile o una pergola bioclimatica, possono ottenere una detrazione fiscale fino al 50%. Ma è con lo sconto in fattura che si è concretizzata la possibilità di recuperare la detrazione direttamente al momento del pagamento» commenta Luca Galletti, direttore commerciale Italia di BT Group.

IT a scuola: agli studenti di Dalmine la targa Experis

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BERGAMO – L’Istituto tecnico industriale “Guglielmo Marconi” di Dalmine è il vincitore a livello nazionale del progetto di Experis “Your career buddy”, aggiudicandosi il titolo di “Experis winner school”. Affiancare gli istituti di scuola superiore nella creazione di un percorso di avvicinamento alle professioni dell’Information Technology per gli studenti degli indirizzi Informatica e telecomunicazioni, raccontando il mondo del lavoro di oggi tra talent shortage, soft skill e recruiting 4.0. E’stato questo l’obiettivo di “Your career buddy”, il progetto targato Experis e dedicato agli studenti delle quinte classi di sei scuole superiori in sei diverse città italiane (IISS Colamonico Chiarulli di Bari, ITIS Galileo Galilei di Roma, IIS Luigi di Savoia di Chieti, Istituto Tecnologico Freud di Milano, I.T.I. Guglielmo Marconi di Dalmine e ISI Marconi Da Vinci di Piacenza). Il progetto ha previsto una parte di formazione su tre moduli e due coding game tra gli studenti dei sei stituti e ha visto l’adesione di oltre 250 studenti dell’ultimo anno scolastico.

Molto entusiasmo per gli incontri dedicati alla formazione: da gennaio a marzo sono stati organizzati tre moduli dedicati al mondo del lavoro dell’innovazione, toccando i temi del CV, soft skills e personal branding e il recruitiment 4.0, tra video-colloqui, coding challenge, hackathon e chatbot. La sfida finale tra scuole ha nominato il “Guglielmo Marconi” di Dalmine l’Experis winner school. A colpi di codice C#, gli studenti hanno saputo guidare una navicella spaziale tra gli asteroidi, conquistando più punti in classifica e il titolo. «Siamo molto contenti di aver vinto l’ultima coding e il titolo di Experis winner school. Il game è stato davvero divertente e stimolante: il fatto di aver lavorato in team ci ha messo ancor di più in gioco rispetto alla prima coding. Abbiamo dovuto confrontarci e lavorare insieme per scrivere il miglior algoritmo e gestire il tempo e gli errori nella maniera più efficiente possibile», ha dichiarato il capitano del dream team dell’istituto di Dalmine. «Si tratta di un progetto molto sentito in Experis, proprio per il nostro dna IT. Abbiamo un competence center, un centro di sviluppo di nuove tecnologie con oltre 60 ingegneri informatici e altre professioni dell’innovazione, che è stato parte attiva nel progetto insieme ai nostri recruitment consultant, proprio perché gli studenti IT di oggi, in futuro, potrebbero essere non solo candidati da aiutare nel percorso di carriera, ma anche nostri colleghi», ha dichiarato Riccardo Geminiani, manager team CORE di Experis Italia.Per tutti gli studenti partecipanti è programmato un nuovo momento virtuale per approfondire la formazione finanziata di Experis Academy, ovvero percorsi gratuiti per i disoccupati, che potrà interessare i ragazzi come prossimo step a valle del percorso scolastico in corso.

Architettura a km 0 con le risorse del bosco

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CUNEO – «Con l’architetto Dario Castellino stiamo impostando un progetto che prevede la realizzazione di un’unità immobiliare in legno, a km 0.  Si va dalla pulizia del bosco al recupero del materiale di scarto per produzione di energia, fino alla realizzazione del modulo e degli allestimenti interni. C’è allo studio l’utilizzo di un’essenza per la realizzazione dei mobili, il pino cembro, presente nel bosco dell’Alevè nel Parco del Monviso, che ha particolari caratteristiche terapeutiche»: così Giacomo Verrua, imprenditore e responsabile dell’Associazione Tranchero, illustra lo stato dell’arte del progetto di eco-edilizia che punta alla tutela e allo sfruttamento intelligente delle risorse boschive. Per saperne di più abbiamo intervistato l’architetto Castellino.

Anni di incuria hanno devastato la qualità dei boschi. E’ ancora possibile recuperare le essenze autoctone? 

«I territori montani italiani non sono mai stati luoghi selvaggi ma luoghi fortemente antropizzati in cui l’uomo da millenni ha abitato e coltivato. Il bosco ha avuto un ruolo molto importane per la sopravvivenza dell’uomo in quei luoghi  per l’approvvigionamento di legname da ardere, legname per le costruzioni, per l’atigianato eccetera. Dal dopoguerra in poi il bosco ha subito innumerevoli stravolgimenti normativi e comportamentali che ne hanno compromesso profondamente il suo aspetto. Lo spopolamento non ha più permesso un costante avvicendamento dei tagli e della quantità di piante tagliate fino ad arrivare a situazioni eccessive di non taglio o di taglio selvaggio e indiscriminato. La legislazione ha creato vincolistiche autorizzative tali da non permettere più una coltivazione normale e chiara del bosco che ha avuto come conseguenza la fine dell’economia del legno e la crescita indistinta del bosco, con il repentino abbassamento della qualità del legno e la totale assenza di un controllo capillare del territorio con le conseguenze che ben conosciamo».

Attraverso la coltivazione del bosco, è possibile pensare ad una riqualificazione del territorio? 

«Sono convinto che se si cominciasse a immaginare il bosco non solo come superficie estetica naturale indistinta da utilizzare per le passeggiate della domenica, ma come fonte di sostentamento e rinascita economica, si otterrebbe come risultato la sua riqualificazione e il ripopolamento vero e sano dei territori montani, cosa che a oggi non è assolutamente compresa nell’immaginario collettivo e nelle classi dirigenti. Tutto ciò è possibile creando una forte sinergia tra il legislatore e gli attori locali della  filiera e avendo come obiettivo una procedura chiara di abbattimento e dandosi dei parametri di qualità molto virtuosi».

Quali sono le migliori opportunità per i soggetti interessati a rientrare in montagna? 

«Le opportunità che offre la nostra montagna per chi intende riabitarla sono tante ma devono essere solo ed esclusivamente economiche e non dettate da meccanismi di sovvenzione pubblica. Questo è possibile se si sa riconoscere nella filiera del legno gli elementi di una nuova economia verde. Il mondo è in continua evoluzione e si sente sempre più forte l’esigenza di conoscere e vivere territori come il nostro nel cuore dell’Europa, ma ancora poco abitati e selvatici, dove la speculazione edilizia e industriale ha fatto pochi danni e dove è possibile creare economie verdi. Credo che sia un passaggio chiave di riconoscibilità dei nostri territori e di questa potenzialità inespressa oggi molto richiesta».

Quali sono i settori o le tipologie produttive che potrebbero trarre vantaggio dal recupero della vita montana?

«Il settore del legno sicuramente: ultimamente dopo la ripartenza mondiale post Covid il prezzo del legno proveniente dall’Austria è più che raddoppiato e ha avuto come conseguenza positiva il ri-innesco del circuito virtuoso del legno locale, diventato economicamente vantaggioso rispetto a quello austriaco. Ma non solo il legno: anche l’agricoltura in generale, la produzione di piccoli frutti e fiori, ovviamente il turismo leggero escursionistico, culturale ed enogastronomico, il tutto in una nuova visione leggera e poco impattante».

Ci sono requisiti o pre-condizioni ideali per poter operare su questo mercato attirando investitori esteri?

«Ritengo importante cogliere noi stessi questa opportunità e farla diventare risorsa economica solida e ben strutturata e solo dopo coinvolgere investitori stranieri, altrimenti il rischio è quello di non creare le condizioni naturali di ripopolamento e di ridistribuzione della ricchezza ma di mero sfruttamento».

Che consigli si sente di dare a un privato che intende ristrutturare il proprio immobile , a km 0? 

«Innanzi tutto saper guardare con occhi nuovi il fabbricato che si intende recuperare, cogliendone gli elementi della tradizione dell’uso dei materiali e delle tecniche utilizzate e utilizzando in modo ragionato materiali del luogo come legno, pietra, calce, paglia, lana, terra, canapa eccetera. Si scoprirà che esistono materiali di qualità molto alti a portata di mano e che permettono di recuperare in modo ottimale con risultati tecnici ed estetici notevoli».   

Quali servizi, supporti o strumenti possono essere messi a disposizione? 

«E’ importante rendere cosciente il territorio delle proprie risorse e di quali sono gli esempi da imitare e quali possono essere i meccanismi che devono essere messi in campo per innescare la ripartenza. C’è bisogno di figure professionali e imprenditoriali esterne molto preparate per fare da supporto e instradamento a questi nuovi processi economici, oltre al ripensamento e un serio coinvolgimento di tutte le figure istituzionali già attualmente presenti sul territorio come le unioni montane, provincie, associazioni di categoria che in questi anni sono state spesso solo di ostacolo o peso».

Può raccontarci la storia di intervento sul territorio? 

Lavoro sempre più spesso con materiali del mio territorio evitando se possibile di acquistare materiali che arrivano da molto lontano. La comodità di approvvigionamento dei materiali standard non del nostro territorio fa parte di un automatismo consolidato e inconsapevole che arricchisce multinazionali o economie molto lontane e non permette di ri-innescare economie locali di materiali altrettanto validi. Recentemente ho appena concluso il recupero di un piccolo essiccatoio con un ampliamento in legno che sarà utilizzato come B&B utilizzando quasi tutti materiali locali. Ho recuperato in modo filologico le parti esistenti in pietra di un vecchio essiccatoio e isolato il tetto con calce-canapa ( calce di Piasco e Canapa di Carmagnola), ho rimesso le vecchie lamiere a copertura del tetto e ho realizzato l’ampliamento con legno di larice dell’alta Valle Stura e isolato i muri con isolante in calce- canapa e fibra di legno. La forma riprende le volumetrie della tradizione ma riletta in chiave contemporanea. Il recupero ha permesso di mettere in scena le potenzialità dei materiali locali e di far comprendere che è possibile fare architettura di qualità».

    

Irritec e Talis unite per l’irrigazione sostenibile

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MESSINA – Il gruppo Irritec, nato nel ’74 in Sicilia e oggi leader mondiale nel settore dell’irrigazione di precisione, ha siglato una partnership commerciale con Raphael by Talis, azienda israeliana specializzata nel settore delle valvole di controllo, tra i key player a livello internazionale con un’ampia e innovativa offerta di prodotto. Specializzato nella produzione di sistemi di irrigazione a goccia, con 12 filiali internazionali e una rete globale di oltre 15mila esperti, Irritec pone da sempre al centro della sua azione soluzioni altamente tecnologiche, studiate per ottimizzare le risorse ambientali e i processi produttivi, garantendo standard qualitativi di eccellenza. «Un passo in avanti nella fornitura completa di impianti di irrigazione: dalla progettazione all’istallazione. La partnership rappresenta uno strumento per consolidare il posizionamento di Irritec come punto di riferimento per il cliente, in termini di qualità e servizio, soprattutto nella fase di installazione e di formazione in campo», afferma Philippe Lejeune, cco del gruppo Irritec. «Irrigazione di precisione e automazione sono il primo, grande passo nella direzione della sicurezza alimentare. La combinazione di competenze e know-how di Irritec e Raphael permetterà ai nostri partner di raggiungere i risultati desiderati in modo più efficace ed efficiente»,  spiega Guy Levin, direttore commerciale generale di Raphael by Talis.

Stazioni elettriche: nasce Imesa Factory 2

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ANCONA – Tra i leader europei nella produzione di sistemi elettromeccanici, la marchigiana Imesa si espande con l’acquisto di un nuovo sito produttivo da 35.000 metri quadrati. Situata a Jesi, a pochi passi dalla sede storica, “Imesa Factory 2” è specializzata nella progettazione, costruzione e messa in opera di stazioni in container, ovvero costruzioni equipaggiate con dispositivi elettrici e impiantistica altamente specializzata a servizio di grandi impianti industriali. Un investimento di 3,2 milioni di euro che ha comportato, oltre all’acquisto dell’area e dei macchinari e a interventi di ammodernamento, una riorganizzazione interna e l’ingresso di nuove figure professionali altamente specializzate: entro il 2021 è previsto un investimento di ulteriori 600mila euro per nuove assunzioni.  «In un momento di generale difficoltà, Imesa rilancia con un investimento importante», sottolinea l’amministratore delegato Giacomo Bugaro. «Forti di una lunga esperienza nel settore delle stazioni in container, con il nuovo sito industriale avviamo la produzione all in house con prospettive promettenti: dall’inizio del 2020 abbiamo acquisito commesse per 25 milioni di euro in questo comparto. Oggi Imesa si articola in tre business unit: quadri elettrici, impianti fotovoltaici e stazioni in container; su queste tre direttrici l’azienda svilupperà il business dei prossimi anni». Il nuovo polo consente di curare l’intero ciclo produttivo, attivando una filiera che coinvolge numerose aziende del territorio. Nel nuovo stabilimento sono attualmente impiegati 30 addetti come personale diretto Imesa, oltre a professionisti e figure specializzate di ditte esterne per oltre 200 unità.  Negli anni Imesa ha fornito stazioni in container a grandi realtà multinazionali, tra cui Eni, Petrofac, Saipem, Alstom e Larsen & Toubro. Oggi, il potenziamento della capacità produttiva e il nuovo ruolo di project management per integrare le alte professionalità necessarie aprono nuovi importanti opportunità di sviluppo.

Doppio Malto esporta il franchising sartoriale per birrerie

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COMO – Una delle frasi più citate su internet è sicuramente “La felicità è reale se condivisa”, un adagio reso celebre dal film “Into the wild” che accompagna migliaia e migliaia di scatti di fidanzati abbracciati al tramonto e amici sorridenti. Invece di limitarsi a postarla sui propri social, però, Doppio Malto ha deciso di prendere queste parole sul serio. Come? Proponendo una nuova formula di franchising, in versione sartoriale, ideale per chi desidera aprire un locale ex novo o ha intenzione di riconvertire un’attività esistente. Un progetto che mira a dare agli imprenditori la possibilità di aprire “un posto felice”: così infatti il marchio nato ad Erba, ma ormai diffuso in tutta Italia e che punta all’Europa intera, ama definire i propri locali. E se quello della ristorazione è uno dei settori più duramente colpiti dalla pandemia, l’idea di Doppio Malto è quella di offrire un format sempre più flessibile, in grado di adattarsi alle esigenze dettate dai cambiamenti in atto. Un mix tra artigianalità e innovazione, ritagliato su un’idea consolidata e confezionato su misura, che funziona in 250 metri quadrati come in 800.

«Con 21 locali all’attivo e 10 nuovi ristoranti che apriranno le loro porte quest’anno, la nostra è ormai una realtà consolidata»,  spiega Giovanni Porcu, ceo di Foodbrand Spa, titolare del marchio Doppio Malto. «Nonostante tutto, nel 2020 abbiamo introdotto tante novità, consolidato la nostra presenza in Italia (con 4 nuovi locali aperti nel corso dell’anno) e raggiunto importanti traguardi come la prima apertura all’estero, in Francia. L’idea di un franchising sartoriale nasce come una prima risposta alla crisi: mettendo a disposizione la nostra esperienza vogliamo permettere ai ristoratori di riconvertire il proprio locale o aprire le porte di un’attività nuova a chi si affaccia per la prima volta in questo mondo per investire e mettersi in gioco, magari provenendo da contesti manageriali non necessariamente già legati alla ristorazione. Il tutto senza dover affrontare da soli passi importanti e spesso complicati come la ricerca della location, la progettazione del locale e la formazione teorica e operativa dello staff. Parallelamente continua lo sviluppo tradizionale, con prossime aperture in Italia, la crescita in Francia, dove apriremo un secondo locale in centro a Parigi, e il debutto in Scozia, a Glasgow».

Il segreto di Doppio Malto è racchiuso in un progetto che punta fortemente sulla diversificazione: non è un semplice birrificio né una catena di ristorazione, ma un vero e proprio ecosistema che va dalla produzione di birra, con i due birrifici di proprietà, fino al servizio al tavolo, passando per un e-commerce di successo e una cucina fortemente legata alle eccellenze del territorio italiano. Nel corso del 2020 l’offerta dei locali non è cambiata, ma il brand ha implementato una piattaforma propria per il servizio take away e delivery e un efficiente sistema di prenotazione dei tavoli online, offerto anche a tutti i franchisee. Un’innovazione che permette ai clienti di sentirsi più sicuri e ottenere un servizio migliore.

 

Pianca punta alla sostenibilità e investe nel green

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TREVISO –  Da sempre attenta al rispetto del pianeta, Pianca – azienda veneta specializzata da oltre mezzo secolo nel complemento di arredo e nei sistemi per l’abitare – continua la sua crescita nel nome della sostenibilità ambientale. A dare forza e mezzi alla visione etica dell’azienda è intervenuta Intesa Sanpaolo con un finanziamento di 4,3 milioni di euro per sostenere il progetto di ampliamento del fabbricato esistente e l’acquisto di nuovi impianti in grado di rendere più efficiente il sistema produttivo, incrementando l’output di semilavorati ottenuti secondo i dettami dell’economia circolare. Un investimento complessivo di 11 milioni di euro che l’azienda guidata da Aldo Pianca sta conducendo per dare impulso produttivo alla propria strategia di espansione internazionale, caratterizzata dall’accelerazione sulla proposta di designers di fama e di soluzioni rispettose dell’ambiente. «Conserviamo e tramandiamo l’arte di lavorare il legno da 14 generazioni – dichiara Aldo Pianca, presidente dell’azienda – avendo ricevuto in eredità la passione per la materia, il rispetto e la gratitudine per la biodiversità che la natura ci offre. Gli interventi in corso nella nostra sede aziendale fanno parte di questa strategia, dell’impegno costante a migliorare le nostre performance ambientali: con l’obiettivo di avere una produzione sempre più green e offrire prodotti ancora più sostenibili».

Il progetto di sviluppo sostenibile presentato da Pianca prevede due obiettivi di miglioramento Esg (Environmental, social, governance). Il primo riguarda l’introduzione di una politica di approvvigionamento che integri considerazioni ambientali: nello stabilimento di Codognè è prevista l’installazione di pannelli fotovoltaici – presenti anche nella sede di Pianca, con un impianto che copre interamente il fabbisogno energetico dell’azienda -, oltre che l’acquisto di auto elettriche aziendali e l’installazione delle relative colonnine di ricarica. Verrà ottimizzato l’intero processo produttivo grazie a macchinari ad alta efficienza energetica e nuovi impianti che permetteranno di utilizzare almeno il 10% di materia prima in meno, riducendo sfridi e scarti di lavorazione. Il sistema di riscaldamento scelto, a termostrisce radianti, sarà in grado di assicurare un elevato comfort termico oltre che un considerevole risparmio energetico. Grande attenzione verrà data anche al progetto del green, con la creazione di un’ampia area verde e la piantumazione di piante autoctone che contribuiranno al benessere di dipendenti e visitatori.

Il secondo obiettivo si riferisce alla quota di clienti e fornitori coinvolti sui temi della sostenibilità, che si traduce nell’utilizzo di programmi di promozione della cultura green e di pratiche virtuose. Da sempre legata alla cultura del legno, Pianca sceglie fornitori di pannelli certificati Fsc®, utilizzando solo legno proveniente da boschi certificati, a prelievo controllato e contro la deforestazione, oltre che pannelli privi di colle tossiche. Una costante ricerca verso nuovi materiali, processi e tecnologie, è inoltre promossa dall’azienda veneta con l’obiettivo di ridurre sempre di più la propria impronta ambientale. Per raggiungere traguardi sempre più importanti e risultati sempre più sostenibili, ed essere green non solo a parole, ma anche nei fatti.

 

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