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All’ombra dell’abbazia di Morimondo si produce l’unica birra agricola italiana

MORIMONDO – Dal campo allo scaffale dell’ipermercato in appena due anni: con il secondo contratto appena siglato con un gruppo della grande distribuzione, l’Agribirrificio La Morosina ha compiuto un altro passo significativo nel processo di sviluppo che sta portando questa start up agroalimentare della Bassa milanese ad affermarsi come il primo e unico produttore italiano di birra agricola. Perché di produttori artigianali della “bionda” o della “rossa” ce ne sono molti, ma nessuno la produce a chilometro zero, trasformando in birra i cereali coltivati nei propri terreni. Lo racconta il giovanissimo titolare dell’azienda, Filippo Ghidoni, erede di un’importante tradizione familiare nell’attività agricola. «E’ mio nonno che ha fondato la Cascina Morosina acquisendo 13 ettari di terreno da destinare alla monocultura a mais, tipica del nostro territorio. Io non pensavo di fare l’agricoltore, anche se la vita di campagna mi è sempre piaciuta. Così, nel 2010, quando si è compreso che, a causa della forte concorrenza dei competitor internazionali, non potevamo più puntare sulla sola produzione cerealicola per mandare avanti l’azienda, abbiamo deciso di cambiare strada. Abbiamo scommesso sul concetto di filiera, individuando nella birra agricola il prodotto di nicchia su cui puntare, senza peraltro saperne nulla». Già, perché produrre birra può sembrare facile, ma in realtà richiede una profonda cultura della materia prima – l’orzo, il malto, il luppolo – per poterla trasformare in modo qualitativo nel prodotto finale. «Siamo stati in giro a studiare, siamo andati in Inghilterra a vedere le coltivazioni del luppolo, abbiamo attivato collaborazioni ancora in corso con le facoltà di agraria e botanica delle università di Milano e di Ancona. E abbiamo investito in impianti (circa 200mila euro, n.d.r.) e uomini, assumendo tra i nostri 12 addetti anche un tecnico laureato in scienze delle preparazione alimentari e specializzato nei processi di lavorazione della birra». Non ultima, la localizzazione: invece che produrre la birra nella loro cascina, i Ghidoni hanno potuto disporre degli spazi delle antiche stalle ristrutturate presso la corte che si affaccia sulla splendida abbazia di Morimondo, uno dei gioielli del monachesimo benedettino lombardo. E proprio dal terreno di Morimondo viene il componente primario della birra: estratta dal pozzo al giusto grado di durezza e lavorata con il malto d’orzo (nelle varietà pils e monaco) e i fiori delle 600 piante di luppolo coltivate alla Morosina, l’acqua di falda genera una qualità di birra molto limpida e dai colori brillanti, proposta nelle versioni weiss, bionda e rossa, tutte ad alta fermentazione per dare più sapore e corposità a un prodotto che si richiama alla tradizione birraia belga. I risultati sono stati immediati ed eccellenti: «siamo già in utile, avendo recuperato l’investimento iniziale, e abbiamo una capacità produttiva di circa 50mila litri di birra agricola Ticinensis all’anno, che serviamo alla spina nel nostro locale e vendiamo in bottiglia a ristoranti e supermercati e in fusti da 30 litri a birrerie e locali di mescita», conclude Ghidoni, che già annuncia l’intenzione di avviare un nuovo investimento per potenziare la produttività.

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