Redazione

Allarme Ucimu: solo l’estero tira gli ordinativi di macchine utensili

MILANO – Nel quarto trimestre 2011 l’indice degli ordini di macchine utensili, elaborato dal centro studi di Ucimu-Sistemi per produrre, segna un calo del 12,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per un valore assoluto pari a 95,1, comunque tra i più alti registrati negli ultimi tre anni. Nonostante il rallentamento evidenziato in chiusura d’anno, l’indice medio degli ordini raccolti dai costruttori italiani nel 2011 registra un incremento del 12,8% rispetto al 2010, per un valore assoluto pari a 93, il più alto messo a segno nell’ultimo triennio. Il risultato di questa ultima rilevazione, dopo sette trimestri consecutivi di incremento, è dunque imputabile al fatto che esso si confronta con un periodo particolarmente positivo, come conferma l’indice assoluto del quarto trimestre 2010 che raggiunse quota 108,6. Da un’analisi più approfondita dei dati, emerge una sempre maggiore discrepanza tra i riscontri provenienti dal mercato interno e quelli dall’estero. Su base annua, l’indice degli ordini raccolti dai costruttori sul territorio nazionale segna un calo dell’11,9% (per un valore assoluto pari a 55,2). Di contro, l’indice degli ordinativi esteri registra un incremento del 20,9% rispetto all’anno precedente (per un valore assoluto pari a 116,3). Con riferimento ai mercati stranieri, secondo l’ultima rilevazione effettuata dal centro studi Ucimu a partire dai dati Istat, nel periodo gennaio-ottobre 2011 principali mercati di sbocco dell’offerta italiana di macchine utensili sono risultati: Cina (+11,5% rispetto ai primi dieci mesi del 2010), Germania (+55,9%), Stati Uniti (+104%), Brasile (+60,2%), Francia (+20,1%), India (+13,5%), Russia (+16,3%), Turchia (+59,2%), Polonia (+42,3%), Spagna (+16,3%). «Alla luce di questi dati – ha affermato Giancarlo Losma, presidente Ucimu-Sistemi per produrre – non crediamo che il rallentamento registrato in questo ultimo trimestre sia preludio a una nuova fase di difficoltà. Attualmente non esistono elementi che possano decretare l’inversione di tendenza e dunque l’avvio di un nuovo ciclo negativo per l’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione. Al contrario un dato su tutti dimostra il livello di operatività che caratterizza le imprese del settore: l’indice di capacità produttiva che, nel quarto trimestre dell’anno, ha sfiorato quota 80%. Certo – continua Losma –  il contesto ancora piuttosto instabile non ci rende completamente tranquilli ma l’auspicio è che le misure adottate dall’attuale Governo, con il decreto Salva Italia prima e con quello Cresci Italia, possano portare i loro frutti». Il presidente ha anche sottolineato «l’ampliarsi del divario tra i risultati raccolti dai costruttori presso gli utilizzatori italiani e stranieri. La continua e ormai cronica riduzione degli ordini raccolti sul mercato interno non è direttamente collegabile al ridimensionamento del consumo domestico che, in parte, ha semplicemente mutato le proprie esigenze, preferendo prodotti standard e di fascia media». Da qui la decisione dei costruttori di rivolgere la propria offerta, di alta tecnologia a forte customizzazione, all’estero ove i margini sono più premianti, a fronte però di un necessario incremento della attività di ricerca e innovazione indispensabile per mantenere il passo dei concorrenti stranieri. «D’altra parte la crescente attività sui mercati stranieri – conclude Losma –  così come testimonia la propensione all’export delle imprese del settore cresciuta negli ultimi quattro anni di oltre dieci punti percentuali (fino a oltrepassare quota 67%), ci impone di sollecitare la ricostituzione dell’Istituto nazionale per il commercio estero, auspicando che gli organi decisori del nuovo ente siano costituiti da persone realmente competenti in materia di internazionalizzazione».

Debutta su Linkedin la business community per l’information technology

REGGIO EMILIA –  In un mercato sempre più interconnesso, aperto e trasparente, le aziende devono dotarsi di nuovi strumenti per dialogare ed essere più vicini ai propri clienti, partners e fornitori. E’ in questa logica che rientra la decisione di Strhold di creare una business community su Linkedin: un luogo aperto di discussione e confronto con tutti i soggetti coinvolti nelle attività del distributore italiano leader nei prodotti e servizi Ict a valore aggiunto. «Per le nostre caratteristiche di azienda b2b – sottolinea il direttore commerciale Marco Colli – abbiamo ritenuto opportuno essere presenti su Linkedin, la prima community di professionisti che usano il portale per scambiare informazioni, idee e opportunità di business».  Accessibile direttamente dall’home page www.strhold.it, la comunità è stata inaugurata a fine gennaio e in pochi giorni ha già raggiunto oltre 500 iscritti, raccogliendo le adesioni di tutti i vendor e buona parte dei rivenditori su tutto il territorio nazionale. Accessibile anche da palmari e smartphone, viene aggiornata costantemente in tempo reale dal personale della sede di Reggio Emilia con le notizie del gruppo dove i protagonisti sono i clienti e i vendor che hanno la possibilità di aprire discussioni, lanciare sondaggi, chiedere pareri e suggerimenti. E per mantenere un’analoga trasparenza verso il mercato, in occasione del restyling del sito web, l’azienda ha reso l’area Partner accessibile a tutti i visitatori, diversamente da prima dove era richiesta una registrazione. Sono stati messi inoltre in maggiore evidenza i fornitori, con i loghi dei brand principali in home page, dai quali si accede alle rispettive offerte di prodotti e soluzioni. Infine è stata ampliata l’area comunicazione e media dove, oltre alle news e alla rassegna stampa degli ultimi anni, sono disponibili le pubblicità, gli spot e una serie di utili success stories.

La reazione alla crisi delle aziende italiane: al via il Premio «Le Tigri» 2012

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MILANO – Il sistema economico e finanziario italiano e più in generale europeo attraversa una difficile fase congiunturale, nella quale tuttavia il sistema delle piccole e medie imprese può recitare un importante ruolo per stimolare la ripresa.? è in questo contesto che si colloca la terza edizione del Premio «Le Tigri», promosso da TickMark con il contributo di Banco Popolare, Quaeryon e Sidin. Il premio, che sarà assegnato in giugno, vede il supporto scientifico di Atlante Green? (Imprese italiane sostenibili), Associazione Cerif, Fondazione Cuoa, Kilometrorosso e Moore Stephens. Secondo l’Istat lo scenario macroeconomico ha registrato nel 2011 una staticità assoluta relativamente ai volumi di produzione industriale, con dinamiche diversificate tra i diversi settori: buoni risultati per i beni durevoli (macchinari e attrezzature +8,6%, altra meccanica +3,9%) e più deludenti per il comparto energia elettrica-gas (-2,3%). «Le tensioni sul debito sovrano nell’area dell’euro, il commercio globale in rallentamento nel quarto trimestre 2011 dopo la ripresa del terzo trimestre, la domanda interna in riduzione, anche per effetto delle manovre correttive di finanza pubblica, si riflettono nei sondaggi congiunturali sulle aspettative a breve termine delle imprese, che hanno registrato un diffuso pessimismo e che vedono peggiorate le attese circa i loro livelli occupazionali», spiega Susanna Ercoli, responsabile del Laboratorio delle Imprese di Banco Popolare. Al contrario, le stime preconsuntive illustrate da Prometeia vedono il fatturato dell’industria italiana per il 2011 in crescita, con aumenti diffusi alla gran parte dei settori e, nonostante gli ultimi mesi siano stati caratterizzati da un netto calo delle vendite, le esportazioni di manufatti italiani sono cresciute complessivamente del 12,6% nei primi dieci mesi del 2011.? «Sono visioni che raccontano di una situazione produttiva a due velocità», aggiunge Ercoli. In tale contesto si colloca la terza edizione del premio «Le Tigri», lanciato nel 2010 da TickMark, che ha visto l’adesione nell’ultima edizione (2011) di oltre 60 pmi. Il Premio intende identificare e portare alla ribalta proprio quelle aziende e i loro manager che, pur in un contesto economico-finanziario difficile ed a crescita nulla, sono stati in grado di reagire e di sviluppare la loro capacità di innovare e di trovare soluzioni strategiche tali da far registrare positivi risultati economici ed, in generale, creazione di valore. «Nelle prime due edizioni abbiamo potuto conoscere oltre cento storie di aziende, spesso connotate da grandi capacità strategiche, innovative e di internazionalizzazione. Si tratta di un patrimonio importante che non dobbiamo disperdere», ha dichiarato Lelio Bigogno, amministratore delegato di TickMark. La candidatura (da presentare entro il prossimo 15 maggio) è rivolta alle società di capitali e/o gruppi non quotati che negli ultimi due esercizi (2011 e 2010) abbiano conseguito indicatori economici di bilancio positivi e che non siano state oggetto nel medesimo periodo a procedure concorsuali e/o ristrutturazioni che abbiamo comportato l’utilizzo di strumenti quali la cigs. Informazioni disponibili e scaricabili dal sito www.premioletigri.com o dal sito www.tickmark.it.

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Ricambio ai vertici del Gisi, l’associazione delle imprese di strumentazione e automazione

MILANO – Sebastian Fabio Agnello, responsabile europeo della SMC Italia Spa, è stato eletto presidente del Gisi, l’associazione delle imprese italiane di strumentazione e automazione, per il triennio 2012-2014.  Agnello, che succede a Fiorenzo Foschi, diventa il più giovane presidente nella storia del Gisi e ha così commentato: «Sono convinto che in questi anni difficili l’associazionismo, la condivisione delle competenze, il creare sinergie tra le nostre diverse realtà e la stessa passione per il lavoro che ci anima, siano tra i mezzi più importanti che abbiamo per sviluppare il mercato e il sistema Paese. Agnello ha sottolineato anche la volontà di impegnarsi per «consolidare ed estendere la platea dei servizi e rendere l’associazione sempre più un punto di riferimento per le imprese del settore», che in Italia vale circa 3 miliardi di euro di fatturato all’anno. Oltre ad Agnello entrano nei nuovi organi sociali il vicepresidente Claudio Bertoli (Ametek Srl), il tesoriere Fiorenzo Foschi (ABB SpA Process Automation), i consiglieri Raffaele Calcagni (Ascon Tecnologic Srl), Lino Ferretti (Emerson Process Mgt Srl), Piergiorgio Giovane (Tecnova HT Srl), Roberto Gusulfino (Endress+Hauser SpA), Angelo Colombo (Elettrotec Srl) e Daniele Pennati (Siemens SpA); revisori dei conti
sono stati eletti Rocco Barbieri (Rockwell Automation Srl), Claudio Caroli (A.T.C. Srl) e Michele Vasconi (TE.MA. Srl).

Ad Abbiategrasso il polo mondiale per la schiumatura isolante

ABBIATEGRASSO – Come ce l’hanno fatta? Per quale ragione due tecnici abbiatensi sono stati scelti dal colosso mondiale delle presse a iniezione termoplastica e degli estrusori per grosse condutture, la tedesca Krauss Maffei Technology, per costituire il competence centre internazionale nel settore dell’isolamento poliuretanico per l’industria frigorifera? «Hanno investito su di noi per sfruttare la spiccata vocazione manifatturiera del nostro territorio nell’ambito della schiumatura isolante per gli apparecchi di refrigerazione», chiarisce Gabriele Amodeo, fondatore e general manager della Krauss Maffei Italiana insieme al responsabile commerciale Gianmario Rossi. Oggi l’azienda abbiatense occupa una quarantina di addetti e registra un fatturato annuo di circa 15 milioni di euro, lavorando sul mercato mondiale – dagli Stati Uniti al Brasile, dalla Cina all’India – come una piccola ma agguerrita impresa globalizzata. Tra la sua clientela i grossi nomi del «bianco», come Electrolux, Bosch-Siemens, Whirpool, Samsung, oltre a diverse aziende cinesi che stanno invadendo di elettrodomestici le nostre case. «Le caratteristiche chimico-fisiche del poliuretano sono differenti a seconda dei settori d’impiego», spiega Amodeo. «Noi studiamo la soluzione impiantistica più adatta per il contenimento della schiuma in una struttura dimensionata ad hoc, quella che serve poi per dare forma al frigorifero. In sostanza, acquistiamo la tecnologia dalla casa-madre tedesca, la abbiniamo ai nostri impianti e la vendiamo in tutto il mondo». Insomma, ogni volta che si apre il frigorifero di casa, si può pensare a quanta ricerca, inventiva e affidabilità italiana ci sia «dietro» i più quotati marchi stranieri.

Una termocoperta high tech per il Duomo di Milano

Milano – Da 500 anni, a 24 metri di altezza, reggeva l’arco della volta interna laterale sinistra del Duomo di Milano ma i segni del tempo si sono fatti sentire e la catena ha ceduto. Dopo la sostituzione, la nuova catena deve essere messa in leggera tensione e poi bloccata. Abitualmente si utilizza un sistema di riscaldo ad acqua ma in questo caso la complessità dell’operazione era dovuta alla necessità di gestire una camicia d’acqua a 24m di altezza che avvolgesse la catena e nel contempo mantenesse la temperatura a 38°C costanti per un adeguato numero di ore. La ricerca di soluzioni alternative ha portato ad ipotizzare l’uso di termocoperte, in grado di garantire le prestazioni richieste in condizioni di sicurezza e affidabilità. CAP IT, un’azienda di estrazione artigiana in grado di imporsi sul mercato con un prodotto di nicchia come le termocoperte, ha potuto risolvere la situazione. “Siamo orgogliosi di aver potuto collaborare con la Veneranda Fabbrica del Duomo – ha affermato Delilah Cappelletti, seconda generazione alla guida di CAP IT – il nostro prodotto viene richiesto da molti settori per le applicazioni più diverse: dalla farmaceutica all’industria cosmetica, dall’edile di design al wellness, dall’industria pesante e alimentare alla florovivaistica, in ambito veterinario e nautico. Senza dimenticare le termocoperte racing, le più apprezzate al mondo, fabbricate dalla consociata CAPIT PERFORMANCE. A ogni nuovo incarico offriamo la nostra consulenza e lavoriamo in stretta collaborazione con il committente per trovare la soluzione più adatta e funzionale”. “La Fabbrica da sempre cerca di coniugare il secolare sapere dei suoi architetti con le tecnologie più avanzate e sofisticate nelle operazioni di restauro – ha affermato Angelo Caloia presidente della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano – i nostri esperti grazie all’utilizzo delle termocoperte CAP IT sono stati in grado di sostituire la catena con un intervento poco invasivo. è stato realizzato un ponteggio straordinario all’interno del Duomo, che ha occupato uno spazio molto ridotto, garantendo l’accesso alla navata centrale nonostante i lavori in corso.” La soluzione eseguita è stata realizzata in pochi e semplici passi senza movimentare materiali complessi come acqua, tubi, riscaldatori e soprattutto in totale sicurezza vista la semplicità di installazione.

Premiati con l’Award sostenibilita’ i prosciutti di Langhirano

LANGHIRANO – Nel marchio dei Fratelli Emiliani, azienda produttrice di prosciutti cotti di alta qualità, è racchiusa la loro filosofia d’impresa: il simbolo della raganella, animale sensibile all’inquinamento, perché vive solo in ambienti puliti. Con sede a Langhirano (Parma) dal 1983, l’azienda Fratelli Emiliani è stata premiata a Milano durante il Matching CdO 2011 con l’Award Sostenibilità per la produzione e la logistica. «Lo sviluppo armonico di un’azienda, come in natura, dipende dall’avere buone radici. Per questo le attenzioni che poniamo all’ambiente, per non sprecare risorse per le generazioni future riguardano diverse attività aziendali», spiega il direttore commerciale Bruno Argentati. A cominciare dalla riduzione dell’inquinamento: durante la fase di cottura del prosciutto cotto si crea un brodo ad alto contenuto proteico che non va immesso negli scarichi. Grazie a uno speciale impianto di trattamento realizzato in collaborazione con il Politecnico di Milano viene divisa la parte solida, che contiene grassi e proteine, da quella liquida: la prima viene usata per uso zootecnico mentre la seconda, privata di tutte le impurità, può essere smaltita. Poi l’ottimizzazione dei trasporti: «cerchiamo di organizzarli su un’unica piattaforma per ridurre al minimo l’eventuale inquinamento atmosferico». Infine l’utilizzo di materiali riciclato per le attività amministrative. «Questa è una missione importante che coinvolge tutti i dipendenti (attualmente 30) e che ci rende orgogliosi: l’ultimo fatturato dell’impresa è di 15 milioni di euro. La sostenibilità paga anche in termini economici, non dimenticando che tutti i nostri sistemi produttivi, di qualità, di rispetto dell’ambiente, di sicurezza sul lavoro e di sostenibilità sono certificati e confermati ogni anno», conclude Argentati.

Con la «minifabbrica» la formazione diventa un reality game

MILANO – In tempi di reality show, poteva la formazione di manager e lavoratori sottrarsi alla regola aurea del gioco di ruolo virtuale? Ovviamente no, così Maurizio Lambri e Gianfranco Zatta, partner fondatori nel 2000 della GMV Consulting, oggi impegnata sul fronte della consulenza e della formazione con una quindicina di clienti importanti ogni anno e il supporto di una decina tra consulenti e professionisti, hanno ideato e brevettato la metodologia della Minifabbrica per imparare©, un passo in avanti rispetto a qualunque tecnica di formazione sino a oggi sperimentata sul campo. Di cosa si tratta? «La Minifabbrica per imparare© è un reality game intelligente, un laboratorio di apprendimento in grado di riprodurre fedelmente le attività di un’azienda attiva nel suo mercato di riferimento», spiega Zatta. «Installiamo presso la sede del cliente una reale fabbrica in miniatura, con macchinari e aree dedicate, dove i partecipanti imparano giocando e interpretando i diversi ruoli organizzativi. In poche ore o giornate di applicazione, si può simulare ciò che accade in un’azienda in qualche mese, favorendo così azioni di team building, di innovazione gestionale e miglioramento organizzativo globale». Sono già più di un centinaio le esperienze di «minifabbrica» in tutta Italia, attuate presso imprese di grandi dimensioni come Barilla, Geox e ABB, ma anche pmi e associazioni datoriali. «Il nostro obiettivo è migliorare l’attività aziendale, ovvero la prima condizione per poter operare bene anche in tempi di crisi», aggiunge Zatta, che invita i piccoli e medi imprenditori a non lasciarsi sfuggire le opportunità rappresentate dai fondi interprofessionali per la formazione a costo zero. «Basta iscriversi a un fondo e presentare un progetto formativo aziendale, poi ci pensiamo noi con la minifabbrica».

Tutta al femminile la start up che ha conquistato gli Usa

SAN FRANCISCO – Si tinge di rosa la finale della Mind the Bridge Competition,organizzata all’interno dell’Italian Innovation Day in collaborazione con Intesa Sanpaolo-Start up Initiative, Berkeley University of California, Italian Business & Investment Initiative, BAIA-Business Association Italy America. Dopo un intenso periodo di incubazione al Gym,la palestra imprenditoriale con sede a One Market Plaza in San Francisco, il gradino più alto del podio è toccato a Timbuktu Labs, startup tutta al femminile fondata da Elena Favilli (Ceo) e Francesca Cavallo (cofondatrice e direttore creativo) e che offre prodotti editoriali digitali per bambini. Il primo prodotto presentato è Timbuktu Magazine, newsmagazine per bambini progettato per iPad. “L’aspetto più bello della Mind the Bridge Competition – racconta Elena Favilli – è stato senza dubbio la possibilità di condividere questa avventura con altre start up, provenienti tutte da ambiti molto diversi tra loro, cariche di determinazione ed esperienza. Stiamo imparando tantissime cose a una velocità impressionante. Le opportunità per entrare in contatto con persone davvero rilevanti per il nostro progetto qui di certo non mancano. Abbiamo già fatto tre incontri con investor e stiamo facendo fund raising: cerchiamo angel fund tra 500mila e 1 milione di euro”. Timbuktu Labs crea esperienze di lettura multi-piattaforma che portano i metodi più avanzati dell’educazione nel mondo dell’editoria. “Siamo partite da un problema diffuso: una famiglia, genitori stanchi alla sera e difficoltà nel trovare un modo per intrattenere i bambini”, spiega Francesca Cavallo. “Questa è un’esigenza manifestata da tanti genitori e il nostro prodotto contribuisce a soddisfarla. Ma al contrario di quanto avviene con i videogame, qui il device non viene concepito come uno strumento di ?parcheggio’ dei figli, relegati a un’esperienza solitaria. Al contrario, le App fanno divenire l’iPad uno strumento che unisce le generazioni. Negli Stati Uniti, dove i legami familiari sono anche più deboli di quanto non lo siano in Italia, il nostro prodotto va a toccare un argomento molto delicato e vivo, che è quello della relazione. Ed è proprio per questo che una frase che ci piace sempre dire è che Timbuktu makes family the coolest place to be”. “Mind the Bridge, con il progetto Italian Innovation Day, ha dimostrato che l’innovazione i taliana può trovare spazio e attenzione anche in Silicon Valley “, commenta Marco Marinucci, fondatore e direttore esecutivo di Mind the Bridge. “Dopo essere stati a Stanford lo scorso anno, quest’anno abbiamo replicato a Berkeley portando 11 start up italiane di buona qualità”.

Prospettive eccellenti per il nanotech in Lombardia: lo dice l’Airi

MILANO – Con oltre 40 strutture che operano nel settore (il 22% dell’intero comparto della ricerca pubblica e privata), la Lombardia è la regione leader nazionale per le nanotecnologie; inoltre il 40% delle grandi imprese nazionali attive nel nanotech ha la sede principale in Lombardia, un territorio che oltre al tessuto industriale può contare su tre centri universitari di eccellenza (Cimaina, Nemas e PlasmaPromoteo): questo, in sintesi, il quadro lombardo delle settore nanotecnologico, presentato a Milano dai vertici dell’Airi (Associazione italiana per la ricerca industriale). Perché la Lombardia può guardare con fiducia al futuro dell’industria nanotecnologica? Nel presentare i dati del terzo censimento nazionale sulle nanotecnologie, il direttore dell’Airi Elvio Mantovani ha spiegato che «questa regione si caratterizza in particolare per una significativa presenza di importanti produttori mondiali di semiconduttori e memorie, che scelgono il territorio lombardo per attività produttive di ricerca e sviluppo in un’ottica di mercato sempre più globale». Un mercato con un tasso di crescita superiore al Pil mondiale che, solo per la microelettronica, potrà arrivare a circa 500 miliardi di dollari nel 2015. E le imprese lombarde impegnate sul fronte del nanotech possono partecipare efficacemente a questo trend positivo, come hanno dimostrato i casi di eccellenza presentati durante il convegno. A cominciare dai gruppi attivi nel campo della nano medicina, come Bracco Imaging e Tethis, passando dalle aziende attive in ambito Ict (STMicroelectronics, Micron Tehcnology), fino a quelle che operano in settori all’avanguardia come il nanotessile, tra cui la comasca Soliani, che ha sviluppato una tecnologia innovativa utilizzando nanotubi di materiali tessili speciali per l’abbattimento delle interferenze elettromagnetiche nel settore aerospaziale.

Le 800 pmi di Ainm, Alime e Pmi Brianza si aggregano in Pmi Lombardia

MILANO – Si chiama Pmi Lombardia la nuova realtà aggregativa di micro, piccole e medie imprese che operano in un territorio ampio e ricco come quello compreso tra il nord milanese e la Brianza. Pmi Lombardia, che ora «vale» una base di quasi 800 imprese associate, non spunta dal nulla, ma dall’esperienza e dalla volontà di networking di tre realtà associative già da tempo attive al servizio delle pmi: Ainm (Associazione imprenditori nord Milano), Alime (Associazione libere imprese a Milano) e Pmi Brianza, a loro volta inserite nel circuito nazionale di Pmi Italia, che oggi raggruppa circa 20mila imprese. «Vogliamo essere una struttura di reale ed efficace servizio per gli associati, fornendo supporto e assistenza senza appesantimenti burocratici, ma valorizzando la rete relazionale dei nostri consulenti e professionisti», spiega il presidente di Pmi Brianza Giovanni Sala, che insieme a Massimo Milos, presidente di Ainm, e Antonino Tricomi, presidente di Alime, ha avviato il processo di aggregazione già nel 2005 con la costituzione di una federazione di associazioni. «Due o tre anni fa, all’inizio della crisi, le aziende sollecitavano le associazioni ad agevolare l’accesso al credito. Oggi la prima istanza riguarda la sollecitazione di politiche, nazionali e locali, che aiutino le pmi a rilanciarsi sui mercati, ma anche di strumenti che ne consentano la riorganizzazione e il rinnovamento organizzativo e produttivo», aggiunge Milos, che sottolinea uno dei punti di forza dei servizi offerti da Pmi Lombardia: l’accordo con l’Isfai di Monza per gestire la formazione finanziata con i fondi interprofessionali e regionali, «che consente alle piccole imprese di riqualificare i propri organici praticamente a costo zero». Ma le novità non sono finite: appena nata, Pmi Lombardia vuole già crescere e sono già a buon punto le trattative per aprire l’aggregazione ad altre due importanti realtà del territorio della provincia milanese: l’Aisem (Associazione imprenditori sud est milanese) e la Lia (Liberi imprenditori associati di Cormano e Bresso).

Innovazione tecnologica: in ripresa l’indice Ifiit, ma pochi investimenti nel 2012

MILANO – Si preannuncia un anno difficile per molti settori dell’industria italiana. Secondo le stime di diversi centri studi, meccanica e siderurgia dovrebbero manifestare una crescita nulla, in grado di azzerare i forti progressi registrati negli anni scorsi. Potrebbero mantenere le posizioni fin qui acquisite l’alimentare e la farmaceutica, tipicamente i comparti anticiclici. Nell’anno nuovo, il segno negativo è invece previsto nelle apparecchiature elettriche, nella metallurgia, nella chimica, nella cantieristica, nell’elettronica, negli elettrodomestici e nella gomma. Una forte contrazione si potrebbe registrare nell’edilizia, che trascinerebbe a cascata anche il comparto del legno e dell’arredo. Tutto questo complesso intreccio di dinamiche potrebbe consolidare il calo degli ordinativi e del fatturato, soprattutto sul versante del mercato interno, mentre le esportazioni dovrebbero tenere il passo. Su tutti i comparti grava il blocco degli investimenti, compresi quelli in innovazione tecnologica. Le difficoltà e le incertezze in campo economico, che hanno portato lo spread tra Btp e Bund decennali oltre i 500 punti base ha di fatto triplicato il costo del denaro allo sportello. Fare ricorso al credito per finanziare investimenti di sviluppo può arrivare a costare anche il 12–13%, un tasso insostenibile per gran parte delle piccole e medie imprese che costituiscono il tessuto dell’economia produttiva nazionale. Quindi, per il 2012, per diversi istituti di analisi si prevede una contrazione della produzione industriale e degli investimenti, in percentuali variabili, comprese fra il 4 e il 5%. Appare impellente la necessità di avviare un piano di rilancio che preveda aiuti per la ricerca e l’innovazione. Riguardo agli investimenti in innovazione tecnologica, il quadro di sintesi offre la seguente analisi:
• sale leggermente a 33,80 l’Indice Ifiit (32,70 la rilevazione precedente);
• i comparti dove si registrano i più alti livelli di attenzione verso gli investimenti in innovazione sono costituiti dal settore della sicurezza e di alcune filiere produttive (distretti industriali orientati all’export e all’internazionalizzazione, meccanica, meccatronica, ma anche telecomunicazioni e biotecnologie);
• allineato con il valore medio dell’indice la propensione all’investimento da parte di settori come i tradizionali comparti del made in Italy, il chimico, il bancario e la logistica.
• segnalano una propensione agli investimenti più bassa del valore medio dell’indice i settori del commercio e dell’edilizia;
• scarsa la propensione ad investire in innovazione tecnologica da parte degli studi professionali, delle micro e delle piccole imprese;
• sul tema del digital divide, è stabile la percentuale di imprenditori che considera il nostro Paese ancora lontano dagli standard qualitativi di altri sistemi-paese industrialmente più avanzati;
• stabile in tutte le regioni del centro nord la propensione ad investire in innovazione. Il quadro resta immutato e debole nel Meridione, con qualche timido segnale di ripresa in alcune aree campane e pugliesi.

Stime Prometeia per i settori industriali: crescita rallentata fino al 2013

MILANO – L’Industria italiana, grazie ai buoni risultati ottenuti nella prima parte dell’anno, potrà chiudere il 2011 con una crescita del fatturato a prezzi costanti dell’1,3%. Il dato è comunicato da Prometeia, società specializzata nella ricerca e analisi macroeconomica, e da Intesa Sanpaolo, durante la presentazione della ricerca “Analisi dei settori industriali . ottobre 2011”, lo scorso 8 novembre a Milano. La crescita è dovuto principalmente all’espansione delle aziende italiane nei nuovi mercati internazionali. Infatti la propensione all’export del manifatturiero italiano salirà al 39% nel 2011 (nel 2008 ero al 36%). Un dato simile risale alla svalutazione della lira negli anni 90. Il rapporto presentato mette in testa alla classifica dei settori con le migliori prospettive di crescita, per il biennio 2012 -2013, i produttori dei beni d’investimento: meccanica, elettrotecnica e prodotti in metallo, oltre alla farmaceutica. La meccanica si è dimostrata più attiva nel processo di riposizionamento nei paesi a maggior crescita come la Cina e la Turchia e si confermerà leader del manifatturiero italiano. Lo sviluppo viene sia dal buon posizionamento sui mercati emergenti, che dal ruolo giocato nelle catene di subfornitura dei grandi produttori occidentali e ancora dalla buona capacità di controllo del mercato domestico. Il canale estero quindi integra questo quadro. Male invece i settori produttori di beni di consumo durevole: mobili, elettrodomestici, autoveicoli e moto. Nel prossimo biennio questi settori saranno penalizzati da una domanda interna debole, lo stesso vale per i prodotti e materiali da costruzione. Il sistema moda sconterà gli effetti di una domanda interna debole e orientata verso prodotti a basso costo, oltre all’indebolimento delle vendite nei mercati maturi. In ogni caso il settore moda è riuscito ad aumentare significativamente, nell’ultimo triennio, una quota di export già elevata. In particolare nell’Europa centro orientale, soprattutto Russia, nel bacino del Mediterraneo e in Cina. Per il settore alimentare infine è prevista un’evoluzione positiva, nonostante la tendenza delle famiglie a contenere gli sprechi emersa nella fase di crisi acuta nel 2009. La capacità di contenere le importazioni e di incrementare la quota di fatturato esportato giocheranno a favore dell’alimentare, favorito anche dalla fama della tradizione eno-gastronomica italiana. In conclusione il nostro manifatturiero si troverà a operare in condizioni di domanda debole, soprattutto interna, che porteranno a una diminuzione dei livelli di attività nel 2012 e a una debole ripresa nel 2013. Secondo l’analisi di Prometeia, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, si può stimare che il peggioramento dello scenario portato dalla crisi del debito europeo dei mesi estivi abbia bruciato oltre 94 miliardi di euro di introiti per l’industria italiana nel prossimo biennio. Viste le condizioni della domanda interna, i ricercatori affermano che soltanto la capacità di espandere le esportazioni, previste aumentare ad un tasso medio annuo intorno al 4,5% a prezzi costanti, potrà consentire al manifatturiero italiano di limitare le perdite.

Premiate 90 pmi meccaniche che hanno investito in formazione

MILANO – “Dal dire al fare. Premio imprese di successo 2011”: novanta casi di successo, novanta imprese, novanta imprenditori di piccole e medie imprese meccaniche vogliono raccontare e condividere come hanno affrontato la crisi e migliorato le proprie performance aziendali. Alla seconda edizione, la manifestazione promossa da AssoMec, l’organizzazione che opera per il successo durevole dell’industria italiana, presenta un quadro aggiornato e sorprendente dell’Italia produttiva che non vuole cedere alla crisi. L’evento è ospitato da Anima, la Federazione confindustriale che rappresenta le imprese meccaniche nazionali. “Il mio riconoscimento va a tutti gli imprenditori che hanno scelto di aumentare la qualità e l’innovazione per restare su un mercato ancora in recessione”, i saluti di Sandro Bonomi, presidente di Anima. Barbara Pigoli, presidente di AssoMec, illustra il contesto “delle oltre cinquemila imprese meccaniche coinvolte, tra le quali solo il 4,5% gestisce un piano organico di riqualificazione e sviluppo (201 imprese). Il settore manifatturiero risulta fortemente penalizzato in materia di formazione finanziata rispetto agli altri settori economici (poco più del 24% contro una media di quasi il 90%). Ulteriore condizione di svantaggio è data dal dimensionamento aziendale: le piccole imprese hanno un quinto delle possibilità rispetto alle grandi imprese di mettere in atto concreti piani di riqualificazione”. Dai dati poco confortanti si evidenzia un accesso alla formazione limitato da fattori dimensionali e settoriali. “Il problema – aggiunge la Pigoli – è di carattere strutturale: la governance del sistema formativo italiano è disgregata e ancora fortemente sbilanciata sull’offerta e non sulla domanda del sistema produttivo. Se l’offerta di servizi viene calata dall’alto, non può aderire ai reali bisogni di imprenditori e lavoratori, ed è normale che non produca impatti concreti. Occorre migliorare la partecipazione bilaterale anche e soprattutto nell’utilizzo dei finanziamenti per la formazione. Basta convegni per pochi eletti in cui vengono impartite ricette applicabili solo alle grandi imprese. E’ ora di dare voce alle pmi, il tessuto imprenditoriale sano dell’economia italiana”.. In sala numerosi sindacalisti confermano che ci sono contesti in cui la vecchia logica conflittuale di interessi distributivi opposti si può trasformare in concreta cooperazione per lo sviluppo. La parola alle imprese premiate: colpisce la concretezza degli interventi e i dati sono sorprendenti. Esempi di eccellenza e di cooperazione, innovazione tecnologica, maggiore collaborazione da parte dei lavoratori coinvolti nei piani di riqualificazione, riduzione degli infortuni per le imprese che hanno fatto formazione sulla sicurezza, aumento del fatturato per chi ha riqualificato la rete vendita.

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