BONFIGLIOLI CONSULTING: eccellenza d’impresa solo se si punta sulle risorse umane

BOLOGNA – “Sono le risorse umane il fattore chiave su cui sarà necessario incidere maggiormente nei prossimi anni. La maggior ricchezza delle aziende è a portata di mano e non servono investimenti ingenti per trovarla: ogni azienda ha dentro di sé quei talenti che se scoperti e coltivati, possono garantire il successo e il futuro ed è solo valorizzando e capitalizzando al massimo questi talenti, conoscenze e competenze che sarà possibile fare quel salto di qualità necessario per competere nella sfida globale”. È questo il commento di Michele Bonfiglioli, amministratore delegato di Bonfiglioli Consulting, a margine dei dati della tera edizione del benchmarking internazionale sull’eccellenza operativa. L’indagine si è focalizzata su 3 parametri principali (operations, innovation, sustainability) e ha coinvolto un campione di 200 aziende manifatturiere di Italia, Germania, Paesi Bassi, Francia, Belgio, Spagna, Giappone e Stati Uniti, appartenenti nel 60% dei casi ai settori dei beni industriali, dell’automotive e dei beni durevoli destinati al largo consumo. Per quel che riguarda il fatturato, si tratta per il 39% di aziende tra i 10 e i 50 mln di euro, nel 35% di aziende tra i 50 e i 250 mln di euro e nel 27% di aziende oltre i 250 mln. Il 71% di esse dichiara di avere una precisa strategia volta al raggiungimento dell’eccellenza operativa: un trend in crescita rispetto al2010 incui erano il 63%. Le aziende e, in particolare le estere (41% contro il 31% di italiane), agevolate da un mercato del lavoro più flessibile, hanno ridotto il numero degli addetti, riuscendo a mantenere o leggermente migliorare le proprie quote di mercato. Senza, però, abbassare la qualità del prodotto, ma piuttosto adottare politiche di riduzione dei costi, tanto che il 69% di aziende italiane e di estere dice di voler puntare a ridurre il costo del prodotto, mentre il 94% delle aziende italiane e il 91% delle estere di puntare alla riduzione dei costi di processo. Quasi tutte poi, in particolare l’81% delle italiane e il 71% delle estere, hanno l’obiettivo di differenziarsi attraverso un migliorato livello di servizio, che vogliono raggiungere mediante la caccia agli sprechi e alle inefficienze, in modo da incentivare il salario. “Anche a livello operativo qualche cosa è cambiato: – aggiunge Bonfiglioli  – i manager, oltre a dire di essere coinvolti in prima persona, incoraggiano l’iniziativa dei singoli a proporre modifiche e miglioramenti e questo approccio, che rappresenta una delle tecniche del miglioramento continuo, ci fa dire che si sta passando dalle parole ai fatti.” Sempre secondo il rapporto Bonfiglioli emerge come, se la produttività continua a essere un fattore chiave e tutte le aziende sono focalizzate sul suo incremento, si affermi anche una forte attenzione alla qualità e all’incremento del livello di servizio al cliente. In particolare, quest’ultimo è dichiarato superiore rispetto a quello ricevuto dai fornitori (meglio l’automotive rispetto alle altre industries). Viene confermata invece come punto debole la standardizzazione, ossia, la capacità di riconoscere e diffondere le best practice aziendali che rappresenta per tutte le aziende, sia le italiane, sia le straniere, un punto di miglioramento. La gestione del processo di innovazione è considerata ancora da migliorare e sviluppare per oltre il 50% del campione. La stessa percentuale dichiara di voler aumentare gli investimenti in innovazione, contro il 42% delle straniere, ma il gap è forte: se in media nelle aziende estere si investe il 10% del fatturato in R&D, le aziende italiane tornano a confermarsi quelle che in assoluto investono di meno in innovazione (3%). Infine, sull’onda delle leggi emanate negli ultimi anni e anche dell’opinione pubblica più sensibile all’argomento, il tema della sostenibilità è rilevante per il 70% delle aziende. E se la parte maggior parte delle grandi industrie ha messo in atto progetti di risparmio energetico, mentre le piccole e medie imprese ci stanno lavorando, per tutte le imprese, produrre meno rifiuti, controllare i processi di produzione e generare prodotti a basso impatto ambientale, sono divenuti gli obiettivi attuali. “I numeri possono essere un grande alleato dell’azienda quando servono a monitorare la lotta agli sprechi e alle inefficienze, – conclude Michele Bonfiglioli – ma per quanto riguarda la strategia e le grandi scelte delle imprese non possono essere l’unico punto di riferimento, bisognerebbe invece ritrovare lo spirito pionieristico e il grande entusiasmo degli anni’ 70 lanciando nuove sfide e cercando di avere una visione più a lungo termine”.

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