Capitali umani - Page 2

Quelle imprese di successo che sanno coniugare etica e competitività

ASTI – «Bisognerebbe cambiare la Costituzione: l’Italia è una Repubblica fondata non sul lavoro ma su chi crea lavoro. La nostra associazione nasce per affermare il valore e il ruolo sociale degli imprenditori che, nonostante tutte le inefficienze del sistema Paese e la scarsa considerazione sociale di cui godono per colpa di pochi disonesti, continuano a creare lavoro, a mantenere il benessere sociale e a rendere sostenibile lo sviluppo economico». Lorenzo Orsenigo, presidente dell’ASGI – Associazione San Giuseppe Imprenditore, ha aperto con questo messaggio di rivendicazione l’evento che ad Asti ha avviato il tour nazionale di presentazione dell’associazione, fondata per diffondere e condividere i casi di buona imprenditorialità, anche alla luce di personali esperienze di fede, e aiutare con servizi e supporti dedicati gli imprenditori in grave difficoltà. La tavola rotonda sul tema “Creare lavoro unge l’imprenditore di dignità? ha visto alternarsi sul palco esperti e imprenditori. Oreste Bazzichi, sociologo della Pontificia facoltà teologica S. Bonaventura–Seraphicum di Roma, citando le encicliche Caritas in veritate e Laudato sì, ha sottolineato che già i filosofi e teologi francescani «seppero sincronizzare il pensiero con l’azione, la mistica con il lavoro, l’economia con la felicità, il bene con il ben-essere», ridando dignità alla produzione di ricchezza e all’uso del danaro se impiegato per generare nuovo lavoro. Altre significative testimonianze sono venute da imprenditori di successo,  come Renato Erminio Goria, presidente della Camera di commercio di Asti e titolare della Alplast Srl, leader nella produzione di impianti per l’imbottigliamento; Cesare Ponti, presidente della Ponti SpA, un’azienda da 115 milioni di euro di fatturato che ha saputo costruire rapporti di forte collaborazione con i lavoratori, creando anche progetti innovativi di formazione; Tiziano Fusar Poli, presidente della Latteria Soresina Scrl, espressione di un forte spirito cooperativistico e di legame con il territorio, che ha introdotto un meccanismo di rotazione delle esperienze di reparto che ha ridotto di oltre il 50% gli assenteismi per malattia; Giuseppe Meregalli, presidente del Gruppo Meregalli Srl, protagonista nella distribuzione del settore vini, che per cinque generazioni ha conservato la validità dei principi etici nella gestione dell’azienda, giunta ai 50 milioni di euro di ricavi e ancora legata a stretti rapporti fiduciari con fornitori e clienti; Antonio Rillosi, presidente di Extravega Srl, giovane realtà che dall’hinterland milanese si è affermata nel mondo del design a livello mondiale con sedi a New Yourk e Sidney e che sta sviluppando un progetto di joint venture profi-nonprofit in Cambogia. Nel corso dell’evento è stato presentato il Telefono Arancione, primo servizio di aiuto gestito da ex-imprenditori, al quale imprenditori alle prese con situazioni personali difficili o di grave rischio per l’azienda possono rivolgersi in forma totalmente anonima, trovando ascolto, consigli e il supporto gratuito di professionisti che analizzano la situazione e suggeriscono soluzioni fattibili, prima di gravi coinvolgimenti familiari o tragiche  decisioni  personali. Il Telefono Arancione è al momento attivo in via sperimentale con una linea telefonica e un’email dedicata (3371654811 – sgimprenditore@gmail.com). Lo sviluppo del progetto prevede l’articolazione di una rete di professionisti selezionati sul territorio, già attivi e disponibili nelle provincie di Torino, Milano, Monza e Brianza, Brescia, Como, Lecco, Verona, Roma, Napoli, Bari e Ragusa. «L’ASGI – ha proseguito Orsenigo – si avvia a sviluppare la propria missione coinvolgendo tutti gli imprenditori – agricoltori, artigiani, artisti, commercianti, professionisti e industriali – cercando di stimolare e sostenere lo spirito etico nel fare impresa e nel generare e mantenere posti di lavoro. Vogliamo creare eventi, diffondere con tutti i mezzi possibili la cultura del fare impresa con etica, anche ispirandosi ai principi del Vangelo; vogliamo sviluppare rapporti per diffondere e rafforzare le buone pratiche. Vogliamo raccontare di come alcuni imprenditori reinvestono il danaro nel rispetto della redistribuzione dei benefici e nella solidità lungimirante dell’impresa».

Dalla fabbrica alla Scuola del falegname per valorizzare mezzo secolo di successi

BERGAMO – Una storia lunga cinquant’anni, celebrata con l’avvio di un’iniziativa rivolta al futuro. Tino Sana, storico patron dell’omonima azienda bergamasca, famosa nel mondo per la realizzazione di arredi per alberghi, navi da crociera e complessi comunitari di grande prestigio, ha festeggiato così il primo cinquantenario della sua attività inaugurando direttamente in azienda la Scuola del Falegname: un intero edificio dal valore di un milione e 200mila euro realizzato ad Almenno San Bartolomeo e dedicato alla conoscenza dell’arte della falegnameria, con corsi avanzati per giovani che intendono qualificarsi come operatori del legno e dell’arredo. Un centro di formazione che – nato per la prima volta nel 2006 per volere della Fondazione Museo del Falegname Tino Sana e dell’Azienda bergamasca formazione – ha già visto diplomarsi un centinaio di ragazzi e che conquista ora nuovi spazi utili a soddisfare la richiesta crescente di iscrizioni e a favorire il collegamento sempre più diretto tra scuola e lavoro. «È importante che i ragazzi ricomincino a credere nelle professioni artigiane», ha commentato Tino Sana al taglio del nastro, ricordando la sua esperienza: «Un giorno mia madre mi chiese cosa volessi fare e io non avevo dubbi: volevo fare il falegname. Il mio sogno era costruire un monopattino e una cuccia per il cane. Certamente quei due oggetti rappresentavano quello che avrei voluto nella vita: viaggiare e avere un focolare unito. Oggi posso dire di esserci riuscito: la festa dei 50 anni di attività, il museo e ora anche la scuola sono il ringraziamento per quanto mi ha dato il lavoro». Sana, classe 1936, orfano di padre, imparò il mestiere “a bottega” fin da giovanissimo e, non senza difficoltà, fondò nel 1965 la Tino Sana Srl, impresa oggi famosa in tutto il mondo che impiega 160 persone in un’area produttiva di 60.000 metri quadrati, con un fatturato di 33 milioni di euro, realizzato per il 70% su commesse estere. Sue sono alcune delle opere più importanti al mondo: l’Università di Tripoli in Libia, con 50mila metri quadrati di pannelli in legno, 2.200 porte e 3.200 armadi, i Jolly Hotel, l’Excelsior Gallia a Milano, il Gritti Palace a Venezia, e molti altri ancora. Senza contare il mercato navale: il primo impegno fu per la Crown Odissey a cui seguirono la Carnival Destiny per Fincantieri, nave dei record che rivoluzionò il sistema crocieristico, la Voyager of the Seas per Royal Caribbean, prima nave varata in Finlandia, la Oasis of the Seas per Royal Caribbean Cruises, a oggi la nave più grande al mondo, per citarne solo alcune. Ultima sfida è la Scuola del Falegname, prosecuzione e ampliamento del corso di operatore del legno che già conta ogni anno un centinaio di iscritti, prevalentemente maschi, fra i quattordici e i diciotto anni, frequentanti dalla prima alla quarta annualità. Un percorso che coinvolge una ventina fra dipendenti e collaboratori di ABF e che consente a ogni ragazzo, durante il quarto e ultimo anno di scuola, di scegliere la propria specializzazione, partecipando a seminari verticali dedicati ai singoli segmenti. I diplomati alla Scuola del Falegname, infatti, non sono semplici apprendisti ma futuri operatori specializzati, oltre che nelle lavorazioni tradizionali, anche nell’utilizzo di  centri di lavoro, macchine a controllo numerico, sistemi robotizzati di verniciatura.

Tra profit e non profit si sta aprendo il mercato del social procurement

MILANO – Quasi 9 aziende profit su 10 (l’88,1%) si dichiarano disponibili a valutare offerte di prodotti e servizi di cooperative e imprese sociali. Ma solo il 27,5% ha già attivato rapporti di fornitura, clientela o partnership. C’è dunque un grande spazio di crescita in Italia per l’economia sociale attraverso il social procurement, termine ancora poco utilizzato nel nostro Paese con cui si indicano i rapporti di fornitura avviati da imprese profit con realtà del Terzo settore. A rilevarlo è la prima indagine in Italia sul social procurement, che Right Hub e Isnet hanno presentato all’evento “Profit e non profit uniti dal social procurement”, davanti a oltre 150 imprenditori. Alla tavola rotonda moderata da Elio Silva (Il Sole 24 Ore) sono intervenuti Ombretta Di Marco (Csr & local industry relations manager di AirPlus International), Giuseppe Guerini (portavoce dell’Alleanza cooperative sociali), Valerio Di Bussolo (Direttore relazioni esterne di Ikea Italia), Laura Bongiovanni (presidente di Isnet) e Luca Guzzabocca (general manager di Right Hub). Tre gli obiettivi principali dell’indagine: scattare la prima fotografia del social procurement in Italia, in termini di diffusione e caratteristiche; analizzare la percezione delle aziende nei confronti delle imprese sociali e la loro disponibilità a valutarle come potenziali fornitori e partner; evidenziare le opportunità di business per le imprese sociali che investono nello sviluppo di competenze, efficienza e professionalità per superare le principali perplessità che le aziende hanno verso di loro. Fra le aziende è piuttosto scarso il livello di conoscenza delle imprese sociali: il 6,4% non le ha mai sentite nominare e più della metà (54%) ne ha una conoscenza solo superficiale. Solo il 27,5% delle aziende ha già rapporti commerciali con le imprese sociali (fornitura, clientela, partnership), mentre l’11% ha rapporti a titolo personale. Quasi 9 aziende su 10, però (l’88,1%), si dichiarano disponibili a valutare offerte di prodotti e servizi delle imprese sociali. In particolare, sono le aziende che hanno già relazioni con le imprese sociali a dimostrare maggiore disponibilità ad intensificare il rapporto. Le categorie di servizi delle imprese sociali a cui le aziende dichiarano di essere più interessate sono: pulizia (60,4%), grafica, editoria e stampa, manutenzione (immobili, verde, impianti, 58,3%), che già ora sono i servizi più diffusi nelle forniture delle imprese sociali alle aziende. Seguono: regalistica e oggetti promozionali (51%), catering e banqueting (41,7%), raccolta e smaltimento rifiuti, piccola logistica e distribuzione (36,5%). Meno interesse c’è verso informatica e web (14,6%), abbigliamento (13,5%), servizi socio-sanitari per i dipendenti (10,4%). I principali criteri con cui le aziende valutano le imprese sociali come potenziali fornitori sono: prezzo competitivo (54,2%), rapidità di risposta (tempo che intercorre tra richiesta e attivazione della fornitura, 44,8%), presenza sul territorio in cui si richiede l’attività (43,8%), contenuto di sostenibilità sociale dei prodotti/servizi offerti (40,6%). Meno importanti sono invece considerati: innovazione (25%), esperienza pluriennale (24%), precedenti esperienze con aziende omologhe (12,5%). Dalle aziende che non hanno in essere rapporti con le imprese sociali sono invece emerse le principali perplessità ad avviare tali rapporti. I più frequenti motivi di ostacolo all’avvio di un rapporto di fornitura tra profit e non profit sono: inadeguatezza a rispondere alle specifiche di fornitura (36,7%), qualità non adeguata (35,4%), prodotti/servizi non utili all’azienda (27,8%). Inoltre, c’è che ritiene un ostacolo il fatto che le imprese sociali realizzino più valore sociale che economico (19%) e chi ritiene che esse vadano bene solo per partnership sulla responsabilità sociale (15,2%). «Emerge chiaramente dall’indagine – dichiara il fondatore e general manager di Right Hub, Luca Guzzabocca – che esiste un forte e concreto interesse delle imprese profit nel considerare la fornitura dalle imprese sociali non in modo casuale ma strutturale, e al pari di qualsiasi altro fornitore “tradizionale”». Alla luce dei risultati, l’indagine suggerisce un “piano d’azione” per le imprese sociali interessate a intensificare i loro rapporti commerciali con le aziende profit attraverso un incontro di approfondimento, in programma il prossimo 12 aprile, delle specifiche di fornitura anzitutto a partire dai principali ambiti di interesse emersi dall’indagine ovvero, pulizia e manutenzione verde e immobili.

“Robot, la nuova era”: così la robotica va alla conquista del mondo

MILANO – Il libro multimediale “Robot. La Nuova Era – Vivere, lavorare e investire nella società robotica del futuro” scritto da Andrea Forni, analista finanziario di tecnologia, è un viaggio emozionante alla scoperta della robotica di nuova generazione dove incontriamo robot che diventano colleghi di lavoro, veicoli a guida autonoma, umanoidi, droni civili e militari e altre meraviglie che stanno uscendo dai film di fantascienza per entrare nella vita reale. Il libro, scritto con linguaggio semplice e di immediata comprensione, nelle sue 298 pagine spazia dalla tecnologia agli impatti economici, organizzativi, finanziari, sociali, culturali dell’avvento della robotica di nuova generazione e illustra decine di esempi applicativi sia nel mondo industriale sia nella vita di tutti i giorni. Nel libro sono citate 287 realtà della robotica tra aziende tecnologiche (un centinaio quelle quotate in borsa), start-up, centri di ricerca, organismi privati e pubblici di tutto il mondo. L’edizione digitale (e-book) voluta dall’autore permette al lettore di accedere a decine di video, foto, documenti pubblici e a tutti i siti web delle aziende citate incrementando così l’esperienza culturale e formativa. La robotica sta rapidamente diventando uno dei fattori chiave dello sviluppo della economia globale nei prossimi anni e porterà un cambiamento radicale del modo di vivere e di lavorare di milioni di persone così com’è successo con l’avvento dei personal computer negli anni Ottanta, di Internet alla fine degli anni Novanta e degli smartphone negli ultimi cinque anni. Per avvicinare i giovani lettori alla materia e al suo mercato del lavoro un’appendice del libro affronta il tema dell’educazione alla robotica e spiega come e dove studiarla e quali sono le professioni più gettonate e meglio pagate del momento. Infine, il libro guarda anche agli investitori che ritengono la robotica un’opportunità di investimento con una vasta sezione dedicata all’analisi approfondita di cinquanta titoli robotici quotati in Europa, USA e Asia. Andrea Forni, classe 1965, laureato in economia, è un analista finanziario esperto di analisi dei settori tecnologici. Ha lavorato nei primi anni Novanta come ricercatore universitario di intelligenza artificiale nel settore bancario. Ha scritto due libri e decine di articoli sui temi dell’intelligenza artificiale, finanza e information technology. Nel 2015 ha lanciato l’Osservatorio sugli Investimenti di Robotica in Borsa InvestiRobot.com e il primo Meetup italiano sull’argomento con i quali si propone di colmare il gap informativo tra l’industria robotica, gli utenti finali e gli investitori pubblici e privati. Il libro è già disponibile in italiano e inglese sui principali digital store come Amazon, Apple iBookStore, GooglePlay, Barnes&Noble, KoBo, ibs.it, LaFeltrinelli, Hoepli.it e molti altri.

Dalla fusione al successo: boom di assunzioni per l’engineering bolognese

OZZANO DELL’EMILIA –  Aumentare di venti unità in un anno e mezzo il numero dei propri dipendenti è un evidente indicatore di successo: lo può testimoniare Daniele Dall’Olio, amministratore delegato della bolognese Hypertecs, società di ingegneria che, nata nel 2011 dalla fusione di quattro società (Hypertecs, Itg, Innovando Tecs e Procomec) è diventata in pochissimo tempo una delle più dinamiche realtà dell’engineering italiano in diversi settori industriali avanzati, dall’automotive all’aerospaziale, con ricavi 2014 pari a 3,2 milioni di euro e un incremento del 20% stimato per il 2015. «A fronte dello sviluppo delle nostre attività, dal gennaio 2014 all’agosto 2015 il nostro organico è cresciuto da 41 a 64 addetti, tra dipendenti e collaboratori, pescando nuove risorse soprattutto in università», spiega Dall’Olio. «Continuiamo a collaborare con diversi atenei, come quello di Bologna, con la Bocconi e l’Università di Calabria.  Il 90% delle nostre risorse è laureato, il rimanente 10% è costituito da periti tecnici con esperienza pluridecennale». Oltre ad aver aperto una nuova unità operativa a Preganziol (Treviso), nel corso del 2015 sono state ampliate tutte le sedi operative, sia a Rovereto, dove Hypertecs è entrata a far parte del nuovo polo della meccatronica, sia a Ozzano e a Bertinoro. Importanti i comparti produttivi che fanno parte del portfolio Hypertecs: automazione industriale e packaging, oil & gas e green energy (eolico e fotovoltaico), supercar racing & motorsport. «Prevediamo di crescere anche nel corso dei prossimi mesi e per il 2016 – aggiunge Lia Grandi, direttore marketing – l’obiettivo è trovare mercato anche fuori dall’Italia, per esportare le nostre competenze e conoscenze. Riteniamo che una struttura di ingegneria così grande e capillare, sia come diffusione sul territorio sia come diversificazione dei settori seguiti, non sia facile da trovare nel nostro Paese. La nostra forza, oltre alla complementarietà delle attività, è dovuta principalmente alla capacità di formazione che viene svolta in maniera assidua al nostro interno, prediligendo sempre giovani neolaureati o neodiplomati da far crescere insieme a noi».

Con il progetto “ordine e pulizia” l’acciaieria migliora la produttività

POZZUOLO DEL FRIULI – Per essere sostenibile un’azienda deve essere in grado, in primis, di generare reddito e di assicurare un futuro solido a tutti coloro che ci gravitano intorno. In poche parole deve essere un’azienda efficiente, oltre che attenta all’ambiente e socialmente responsabile. Per migliorare la propria efficienza gestionale la Abs Acciaierie Bertoli Safau, azienda del gruppo Danieli specializzata nella produzione di acciai speciali di eccezionale qualità – nata nell’88 dalla fusione tra due realtà di lunga esperienza come le Officine Bertoli e la Safau – ha implementato,all’interno del proprio stabilimento friulano, il progetto Pop “Ordine e Pulizia”. Sviluppato in collaborazione con Festo Consulting, il progetto punta a eliminare dal ciclo produttivo tutto ciò che è inutile e superfluo, ovvero non strettamente funzionale all’attività svolta. All’interno di una struttura produttiva che vede impiegate oltre 1.000 persone, (altre 300 sono coinvolte con l’indotto) che producono ogni anno oltre 820mila tonnellate di acciaio per un fatturato globale di 686 milioni di euro, ogni intervento che punti al miglioramento delle procedure operative può avere ricadute notevoli non solo sul fronte economico, ma anche rispetto all’ottimizzazione delle risorse e della riduzione degli scarti e dei rifiuti. Il progetto Pop si basa sull’applicazione del metodo delle “5S”, una metodologia di matrice giapponese che si basa appunto su cinque passi operativi. Il risultato più importante del progetto Pop in Abs, attualmente a regime in sei aree aziendali, è stato quello di introdurre tra i collaboratori l’orientamento al miglioramento continuo, vero fondamento per garantire un reale e duraturo efficientamento della struttura.

I sociologi premiano il “caso Toscano”, un storia italiana del fare bene impresa

ROMA – Sarà assegnato a Ilario Antonio Toscano, fondatore dell’omonimo gruppo oggi leader del settore immobiliare italiano, il premio speciale Cultura 2015 – Giornata Ans del Libro, riconoscimento ideato da Antonio Polifrone segretario nazionale dell’Associazione nazionale sociologi. La consegna del premio avverrà il prossimo 16 giugno  a Roma nell’ambito del convegno nazionale dell’Ans. Laureato in Sociologia presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Ilario Antonio fonda la sua azienda nell’1982, a 25 anni. Dal 1994 è Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, dal 1997 è Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e dal 2013 è Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. È fondatore e presidente onorario dell’Anama, l’associazione di rappresentanza degli agenti mediatori d’affari a livello nazionale, aderente alla Confesercenti. “Per fare impresa. Il caso Toscano, una storia italiana”, è un libro ricco di consigli dove, per ogni argomento trattato, una parte cura l’aspetto più didattico del tema di “fare impresa” con successo e una parte racconta il percorso del Gruppo Toscano. Un viaggio nella memoria e nei ricordi, pieno di esperienze, di obiettivi raggiunti e a volte di errori commessi che sono serviti a far diventare la Toscano un’azienda sempre più forte e competitiva sul mercato. Consigli tecnici, consigli umani, racconti personali, storia aziendale si intrecciano, dunque, per offrire spunti di riflessione e suggerimenti preziosi. Dedicato ai giovani (e anche ai meno giovani) che desiderano trovare una strada lavorativa mettendosi in gioco, tirando fuori grinta, determinazione e abilità. Consigliato a chi ha spirito di iniziativa, a chi vuole costruirsi un futuro imprenditoriale, a chi ha il giusto entusiasmo di nell’affrontare la vita e il lavoro con energia e vigore. Un libro dedicato a chi vuole fare impresa partendo da zero, senza troppe risorse economiche, ma con una gran voglia di farcela. Per  l’ideatore del premio, Antonio Polifrone, «scopo primario di questo evento letterario e culturale è quello di creare un circuito di scambio primario tra autori, libri e lettori (pubblico), al fine di fare emergere la forza e l’importanza del linguaggio scritto e della comunicazione attraverso la scrittura patrimonio dell’umanità, in un’epoca come quella che stiamo vivendo, dominata dalla cultura dell’immagine e dell’ apparenza. Dall’altro canto con l’utilizzo dei nei nuovi media, la forza della scrittura, in particolare attraverso i tablet e smartphone a recuperato terreno. In fine il riconoscimento all’ autore in quanto attraverso la scrittura cerca di diffondere conoscenza e sapere, mettendo in moto riflessioni cercando di stimolare emozioni».

Premia i dipendenti la leader europea del poliammide per il tessile high tech

VILLA D’OGNA – RadiciGroup e i sindacati Femca Cisl, Filt Cem E Cgil hanno raggiunto un accordo di valenza triennale (2015-2017) per il rinnovo del premio di partecipazione al risultato aziendale per i 280 dipendenti di Radici Yarn Spa, realtà industriale del gruppo bergamasco che ha la leadership europea nella produzione di una vasta gamma di fili e fiocco di poliammide. «Siamo soddisfatti per questo rinnovo – commenta Ottavio Calia, responsabile relazioni industriali di RadiciGroup in Italia – segno della fiducia dell’azienda verso i propri collaboratori. Si tratta di un premio annuale variabile di natura collettiva con una distribuzione individuale, determinato sulla base di indicatori di redditività, di qualità e, infine, indicatori ambientali e di sicurezza. Rispetto all’accordo precedente in questo rinnovo abbiamo incrementato il valore del premio potenziale, al raggiungimento di tutti gli obiettivi, di circa il 20%, ponendo ancora più attenzione al tema dell’effettiva partecipazione al lavoro». «Intendiamo riconoscere, promuovere, incentivare e premiare la partecipazione al lavoro. La sostenibilità di un’azienda passa anche attraverso queste azioni», ha aggiunto Enio Gualandris, responsabile HR di RadiciGroup. Nata nel 1974, Radici Yarn Spa produce fili e fiocchi di nylon per impieghi nei settori del tessile d’abbigliamento e tecnico. Gli impieghi e le applicazioni di questa ampia gamma di prodotti sono molteplici: calzetteria, maglieria, tessitura, bende, nastri e tessuti agugliati, ma anche tessili tecnici e industriali. Radici Yarn è attiva anche nella produzione di polimero di poliammide, materia prima necessaria per la realizzazione dei suoi prodotti. Con due sedi in provincia di Bergamo – a Villa d’Ogna e ad Ardesio – l’azienda è guidata dall’amministratore delegato Oscar Novali. Unitamente alle sedi italiane, Radici Yarn può contare su due importanti impianti produttivi esteri appartenenti al Gruppo: S.C Yarnea in Romania, attiva nella produzione e lavorazione di fili tessili di poliammide, e Radici Chemiefaser in Germania, leader a livello europeo nella produzione e commercializzazione di prodotti in fiocco su base poliammide 6.

Università e aziende italiane inaugurano un laboratorio di ricerca a Canton

CANTON – È stato inaugurato oggi a Canton il South China-Torino Collaboration Lab, il centro di ricerca applicata e collaborativa nei campi dell’ingegneria e dell’architettura, frutto della collaborazione fra il Politecnico di Torino e la South China University of Technology (Scut) che vedrà nelle relazioni con le industrie il suo punto di forza, tanto da costituire un Industrial Advisory Board (Iab) di cui fanno parte anche aziende italiane con sedi e filiali nel Guangdong: Fca, Magneti Marelli, Comau, StMicroelectronics, Luxottica, De Longhi. In occasione della cerimonia di apertura del South China-Torino Collaboration Lab, si è tenuta anche la riunione inaugurale dell’Iab, che avrà lo scopo di facilitare l’incontro tra la domanda dell’industria locale e l’offerta accademica, promuovere azioni di networking, facilitare l’inserimento lavorativo degli studenti cinesi e italiani e, in generale, fornire un contributo alla gestione del centro, per dirigerne lo sviluppo e la crescita, in particolare per quanto riguarda la cooperazione con l’industria. Il South China-Torino Collaboration Lab, che sarà ospitato all’interno dell’università cinese partner, si configura dunque come un vero e proprio presidio sul territorio per avviare e intrattenere rapporti con le imprese, le istituzioni di ricerca e gli enti governativi locali cinesi nel Guangdong, la provincia più industrializzata della Cina, capace di produrre da sola oltre il 10% del Pil dell’intera nazione;  una piattaforma multidisciplinare, in cui i partner faranno convergere le rispettive competenze, servizi e risorse per realizzare progetti comuni in una prospettiva win-win, vale a dire in una logica di condivisione delle conoscenze che favorisca tutti i partner coinvolti. Il centro opererà nei settori della automotive, meccanica, ict, architettura e progettazione urbana, per avviare attività di progettazione e consulenza, nonché partenariati su formazione, ricerca e trasferimento tecnologico. Il Politecnico di Torino gestisce altri centri di ricerca internazionali e campus dislocati all’estero  e punta sempre di più ad ampliare i confini e i rapporti internazionali anche sul fronte della ricerca e del trasferimento tecnologico. Ha scelto ora di insediarsi in una delle province cinesi tradizionalmente più aperte agli scambi con l’Occidente che negli ultimi decenni è diventata base privilegiata di aziende e stabilimenti stranieri,  grazie a una politica fiscale mirata all’attrazione di capitali lanciata dal governo centrale e alla creazione di 9 “Economic and Technological Development Zones”.

Cresce e cerca tecnici del web la start up delle soluzioni on line

SAN VITTORE OLONA – Una crescita esponenziale negli ultimi anni, proprio quelli caratterizzati da una crisi economica senza precedenti. È controcorrente la storia di InGrandiMenti, azienda con sede alle porte di Milano, che si occupa di soluzioni web a 360 gradi. «Nell’ultimo anno siamo cresciuti del 70%», dice Enrico Piacentini, Ceo dell’azienda. «Il nostro punto di forza è fornire soluzioni web sempre più intuitive, innovative, creative e di facile fruizione. Le aziende investono sempre di più sul web, perché hanno capito che è ormai un aspetto imprescindibile per qualsiasi business. Nell’era del web 2.0 il divario fra gli esperti e i novelli tecnologici è sempre più ampio e la missione di InGrandiMenti è colmare questi vuoti che spesso sono la causa principale di una cattiva comunicazione on line di un’azienda, di un marchio, di un’attività. Forniamo un pacchetto completo ad hoc ideale per tutte quelle aziende che non si sentono più al passo coi tempi, con un’immagine coordinata obsoleta o non più accattivante sul mercato, integrando i nuovi paradigmi della comunicazione sui social network con le nostre idee per costruire una reputation on line  che oggi manca alla maggioranza delle aziende». Attenta agli ultimi trend che la generazione del web 2.0 ha prodotto negli ultimi anni, InGrandiMenti si occupa di aziende attive in diverse settori: i più vivaci negli ultimi tempi sono quelli del fashion, entertainment e business. In InGrandiMenti, che ha sede sulla statale del Sempione a San Vittore Olona, lavorano quattro risorse interne e una quindicina di freelance. «Al momento stiamo assumendo, puntiamo ad arrivare a una decina di collaboratori diretti: in particolare cerchiamo programmatori per piattaforme web, copy e content management, operatori di call center in bound per la profilazione dei clienti».

Dal movimento dei serpenti un progetto per attuatori meccanici “elastici”

TRENTO – Quasi sessanta anni fa lo zoologo inglese James Gray metteva in relazione il movimento dei serpenti con la flessibilità di un’asta elastica, gettando le basi della “soft robotics”. Da allora la ricerca sul movimento dei rettili ha avuto un grande sviluppo e ha aperto nuove possibilità nella robotica con i cosiddetti “snake robots”. Il paradigma della soft robotics, che oggi rappresenta un campo strategico, è il superamento del concetto di meccanismo composto di parti rigide, ad esempio le ruote dentate di un orologio, per arrivare alla progettazione di macchine basate sul movimento di elementi deformabili, caratterizzati da movimenti fluidi come i tentacoli di un polipo. La ricerca di Davide Bigoni – professore ordinario di Scienza delle Costruzioni al Dipartimento di Ingegneria civile ambientale e meccanica all’Università di Trento – prosegue da anni in questa direzione. Proponendo la progettazione di attuatori meccanici innovativi, il gruppo di ricerca “ERC Instabilities” coordinato da Davide Bigoni ha conquistato la copertina della prestigiosa rivista britannica Proceedings of the Royal Society, secondo riconoscimento a distanza di sei mesi dalla precedente copertina ancora dedicata alla loro ricerca. Nel laboratorio ERC Instabilities dell’Università di Trento si possono osservare elementi meccanici deformarsi seguendo curiose geometrie che imitano il movimento di un serpente o di una medusa e seguono rigorosi modelli teorici basati sulla meccanica dei solidi e delle strutture. «Abbiamo superato il concetto secondo il quale le strutture devono essere progettate per essere rigide come gli ingranaggi di un motore o come i pilastri di un edificio», spiega Bigoni. «La nostra idea è invece di sfruttare la deformazione per ottenere effetti ancora inesplorati». Assieme ai ricercatori Federico Bosi, Francesco Dal Corso e Diego Misseroni, Bigoni ha per la prima volta studiato il modo di convertire un movimento torsionale in un movimento longitudinale. Per dimostrare questo effetto è stato realizzato un prototipo denominato “torsional gun” (la cui fotografia è stata messa in copertina della rivista Proceedings of the Royal Society), in cui una freccia viene lanciata con un movimento torsionale delle mani, senza alcun movimento della spalla e del gomito. L’applicazione immediata di questo concetto si può trovare nel campo dell’attuazione meccanica. «Stiamo progettando un attuatore meccanico innovativo in cui non sono presenti ingranaggi. Sarà molto leggero e adatto ad applicazioni in ambienti estremi, con grandi potenzialità tecnologiche in ambito industriale ed aeronautico», chiarisce Bigoni.

Un patto per la formazione e il lavoro tra Assofrigoristi e il Cfp modello

MILANO – Un patto per il lavoro dei giovani, un modello vincente di collaborazione tra formazione professionale e imprese, una risposta efficace alle esigenze del sistema produttivo: sono le tre realtà positive emerse dal dibattito “Campus Imprese & Expo Generation. L’impresa forma i giovani a scuola”, svoltosi a Milano presso Galdus, il più grande centro di formazione professionale della Lombardia, con oltre 1.200 giovani e 2.000 adulti formati ogni anno. Durante l’incontro associazioni di categoria, imprese e sistema della formazione si sono confrontati su un tema che sta a cuore a tutti: come aiutare i giovani a inserirsi nel mercato del lavoro e le imprese a trovare quelle competenze di cui necessitano. Il presidente di Galdus, Diego Montrone, ha sottolineato che «à dove un imprenditore riconosce un reale bisogno, è sempre disposto a investire e trova nella formazione professionale un soggetto capace di dare risposte concrete.  Questa reciprocità ha dato vita a un sistema regionale duale, che adesso deve trovare una maggiore strutturazione e stabilità. E in vista di Expo, ci sono state richieste più di mille figure professionali da adibire ai servizi di ristorazione e distribuzione dei prodotti alimentari». L’assessore regionale all’Istruzione e Formazione professionale Valentina Aprea, di rientro da Dubai, ha annunciato che «la Regione Lombardia dal prossimo anno farà di esperienze come quella di Galdus  il  modello regionale di riferimento e vuole che l’alternanza scuola-lavoro, insieme all’apprendistato, costituiscano le specificità che caratterizzano tutti i  percorsi di formazione professionale lombarda. Questa avanguardia deve rivolgersi non solo all’Italia ma anche al resto del mondo, a cominciare da Dubai, dove c’è un accordo per trasferire competenze di persone già formate». Il presidente di Unaproa (produttori agricoli), Ambrogio De Ponti, chiede più opportunità di business e si domanda «perché mai, avendo in Italia 30mila imprese di ortofrutta, dobbiamo andare a Berlino per partecipare alla più importante fiera internazionale del settore. Oggi tutto il nostro comparto sta perdendo competitività e necessita di giovani da inserire». L’esperienza positiva condotta da Assofrigoristi e Galdus l’ha spiegata il neopresidente Gianluca De Giovanni: «Ormai i frigoristi non sono più figli d’arte. L’evolversi delle normative richiede professionisti esperti e preparati. Il problema è che nessuna scuola forma i frigoristi: per questo ci siamo rivolti a Galdus e abbiamo avuto una risposta in tempi compatibili con l’operare dell’impresa. Abbiamo creato un percorso con nostri docenti e stage nelle aziende dei nostri associati». Ha chiuso l’incontro Riccardo Garosci, responsabile del comitato Expo-Miur, secondo il quale «la formazione è  la benzina di Expo e del dopo-Expo, il cui tema di fondo è la conoscenza e il riconoscimento, nel mondo, dei nostri 787 pozzi di petrolio: le tipicità alimentari italiane».

Italia, lo straordinario “luogo comune” che è leader manifatturiero mondiale

ROMA – E’ stato presentato in anteprima a Davos il video “Italy the Extraordinary Commonplace” (https://www.youtube.com/watch?v=LaXqHU32bm4) , che il ministero dello Sviluppo Economico e I’Ice hanno prodotto per evidenziare i nostri punti di forza e sfatare alcuni dei principali luoghi comuni sull’Italia, cioè che il made in Italy sia in grado di esprimere solo prodotti della moda e del design, oltre che naturalmente agroalimentari. Il video  confuta gli stereotipi sull’Italia e la racconta dunque quale essa è, cioè un grande produttore di beni tecnologici, secondo esportatore europeo nel settore meccanica e automazione, protagonista in ambito farmaceutico, chimico, alimentare, aerospaziale eccetera. Il filmato vuole generare nuova consapevolezza sul nostro Paese, sulle sue eccellenze, sul suo reale posizionamento nel mondo, per stimolare la crescita del made in Italy all’estero e aumentare gli investimenti stranieri in Italia. Ecco di seguito le affermazioni presentate nel video (trascrizione dal testi in inglese).

Pizzaioli? L’Italia è leader mondiale nella progettazione di grandi infrastrutture: 1.000 siti in costruzione in 90 Paesi.

Latin lover? L’Italia ha il quinto miglior surplus commerciale a livello mondiale nella produzione manifatturiera.

Festaioli? L’Italia registra il maggior incremento mondiale nelle esportazioni di prodotti farmaceutici e biomedicali: realizza più di un terzo della produzione mondiale di agenti di contrasto.

Gesticolatori? L’Italia è il secondo maggior Paese manifatturiero d’Europa: una produzione di macchinari e beni strumentali che vale 100 miliardi di euro.

Eterni bambini? L’Italia è la sede di sviluppo di tecnologie aerospaziali: è stato il terzo Paese nel mondo a mettere un satellite in orbita.

Amanti del cibo? L’Italia esporta 40 miliardi di euro di prodotti e tecnologie nell’ambito dell’industria food & beverage. Quest’anno l’Italia porterà più di 140 nazioni a incontrarsi per presentare al mondo il modo migliore di nutrire il pianeta.

Amanti della dolce vita? L’Italia è leader assoluto nella produzione di super yacht, con una quota del 40% delle commesse mondiali.

Maniaci del calcio? L’Italia è il Paese con il maggior numero di siti Unesco patrimonio dell’umanità.

 

Ricetta anticrisi per 80 pmi di successo: più sviluppo con i fondi pubblici

MILANO – L’Italia è un Paese in cui chi fa impresa può ancora credere e investire? Sì, a condizione di dare concretezza a un nuovo patto tra istituzioni ed economia reale, basato su fiducia e trasparenza, coerenza tra le leggi e gli obiettivi, semplificazione della burocrazia e accessibilità alle risorse pubbliche. E’ quanto emerso dall’incontro “Reindustrializzare l’Italia si può”, promosso dall’associazione Assomec per assegnare i riconoscimenti “Dal dire al fare, Imprese di successo” a 80 piccole e medie imprese, in collaborazione con Confartigianato, Associazione italiana finiture metalli e Reimpresa e con il supporto degli sponsor Consulman, Spi Power, Milano Readytec, Led House, Tempor, Edenred e Tecn’è. «Un premio per far sapere agli imprenditori e alle istituzioni che la recessione si può vincere, cogliendo tutte le opportunità finanziarie pubbliche, utilizzabili per far crescere il capitale umano e il know how tecnico delle imprese produttive», ha spiegato Barbara Pigoli, presidente Assomec. «Il 95% delle esportazioni italiane proviene dalla produzione industriale, ha un alto standard qualitativo e un posizionamento nella fascia pre-mium del mercato. Ecco perché grandi gruppi come Whirlpool o Natuzzi hanno deciso di riportare in Italia importanti attività produttive e un colosso dell’automotive come Audi sceglie di investire quasi un miliardo di euro sull’indotto della nostra subfornitura di eccellenza. Oggi premiamo proprio le pmi che operano in queste filiere, che hanno chiari obiettivi di crescita e sono riuscite a trasformare in risultati concreti i contri-buti pubblici a sostegno delle attività economiche». Perché allora tante piccole imprese restano escluse dalla grande disponibilità di incentivi pubblici? In gioco ci sono 43 miliardi di euro di fondi comunitari, 500 milioni di euro erogati dai ministeri italiani per in-vestimenti in ricerca e sviluppo, altri 629 milioni di euro dei fondi interprofessionali per la formazione: «Perché l’imprenditore non capisce a chi rivolgersi e per cosa, perché i contributi dovrebbero servire per le imprese e per i lavoratori e non per pagare chi eroga i servizi, perché in sostanza l’eccessiva burocrazia sot-trae solo tempo e senso a chi deve prendere ogni giorno decisioni importanti», ha concluso Pigoli, ribadendo alcuni risultati raggiunti da Assomec: 450 imprese coinvolte, oltre 5 milioni di euro di finanziamenti, 47 mila ore di formazione erogata. E non solo formazione: come ha sottolineato Daniele Respino della società di consulenza Consulman, «oggi le pmi manifatturiere chiedono interventi ben precisi, riguardanti nuovi piani industriali, programmi di riduzione delle perdite e progetti mirati di reingegnerizzazione dei processi».

I dodici cugini che hanno rilanciato la produzione delle tecnologie per l’asfalto

ZIBIDO SAN GIACOMO – Chiuderà il 2014 con un fatturato a 6 milioni di euro, di cui un terzo registrato con le vendite all’estero, la Bernardi Impianti, giovane newco costituita nel 2013 dal ramo d’azienda di una storica società del settore, grazie all’impegno di 12 soci, già impiegati nell’azienda-madre e uniti dalla parentela e dalla giovane età, e di una squadra molto motivata di dipendenti e collaboratori. Specializzata nella progettazione e costruzione di impianti per la produzione di conglomerati bituminosi, cioè l’asfalto che si stende sulle strade, l’azienda “figlia” porta con se’ il know how maturato con oltre mille impianti disseminati nel mondo. «Oggi il nostro mercato si concentra in Italia e in alcuni Paesi come la Gran Bretagna, l’est Europa e la Russia, ma stiamo guardando ad aree emergenti come i Paesi arabi e il Nordafrica. Abbiamo venduto qualche macchina anche in Cina, a conferma del fatto che noi italiani in materia di tecnologia non siamo secondi a nessuno», racconta Elisa Belloli, consigliere delegato e socia, impegnata insieme alla sorella Sabrina, presidente del cda, e ad altri cugini nella conduzione della nuova impresa di famiglia. L’attività è distribuita su due sedi – la parte amministrativa e commerciale a Zibido San Giacomo (Milano) e quella produttiva a Lungavilla (Pavia) – ed è sostenuta dal lavoro di una quarantina di addetti. «I clienti ci hanno dato fiducia, ma è stato difficile rilanciare il business senza poter contare su un euro di sostegno dalle banche. Così abbiamo autofinanziato i costi della formazione e della riorganizzazione aziendale, avvalendoci anche del supporto di Assomec per ottenere risorse pubbliche subito spendibili», spiega Belloli. E  gli investimenti non si fermano qui: «nel 2015 parteciperemo ad altri bandi per finanziare progetti di innovazione tecnologica, perché vogliamo potenziare i nostri due punti di forza: la ricerca & sviluppo, che ci permette un’elevata flessibilità di risposta ai bisogni dei clienti, e il processo di produzione, che vogliamo gestire in modo totale nel nostro stabilimento».

Quelle che ce la fanno: sarà premiato il successo di 80 pmi manifatturiere

MILANO – Un premio per far sapere ai piccoli e medi imprenditori italiani che la recessione si può affrontare e vincere cogliendo tutte le opportunità finanziarie delle politiche di sviluppo che consentono di far crescere il capitale umano e tecnico delle imprese produttive. E’ la finalità di “Dal Dire al Fare. Premio Imprese di Successo”, l’evento annuale promosso da AssoMec, aggregazione di imprese della filiera manifatturiera, in collaborazione con Confartigianato, Associazione Italiana Finitura Metalli e ReImpresa. La cerimonia di premiazione avrà luogo mercoledì 17 dicembre (ore 17) presso il Palazzo delle Stelline di Milano, nell’ambito di un incontro sul tema “Reindustrializzare l’Italia si può”, al quale interverrà professore Luciano Fratocchi, associato di Ingegneria economico gestionale presso l’Università degli Studi dell’Aquila, autore di uno studio sul fenomeno del cosiddetto “Back reshoring”. A oltre 80 imprese saranno assegnati i riconoscimenti per il percorso di crescita intrapreso e i risultati ottenuti. «Anche le pmi sono in grado di ottenere impatti concreti con il corretto utilizzo delle politiche attive di formazione e qualificazione promosse dai canali istituzionali, dichiara Barbara Pigoli, Presidente di AssoMec. Non più un’offerta di corsi e contenuti calata dall’alto, ma una risposta concreta e su misura al fabbisogno aziendale e l’acquisizione di tutte le risorse finanziarie messe a disposizione, a cominciare da quella enorme “cassaforte” rappresentata dai fondi paritetici». Così AssoMec, in appena tre anni, è riuscita a trasformare in risultati concreti (aumento di produttività e fatturato, calo di sprechi, riduzione degli infortuni, espansione su nuovi mercati…) le 47 mila ore di formazione (finanziate con oltre 5 milioni di euro) delle 450 pmi coinvolte. «Ma si può fare molto di più, migliorando l’accesso alle politiche di sviluppo economico, per rispondere concretamente a due bisogni fondamentali: incrementare la competitività delle imprese e garantire l’occupabilità dei lavoratori. Senza questa combinazione, che si fonda sulla partecipazione di imprenditori e lavoratori allo stesso percorso, il sistema industriale italiano è destinato a perdere sempre più quote di mercato nel lungo termine», spiega Pigoli. I dati forniti da AssoMec parlano chiaro: in Italia solo il 4,5% delle piccole e medie imprese manifatturiere gestisce un piano organico di riqualificazione e sviluppo, e il settore manifatturiero risulta fortemente penalizzato rispetto agli altri settori economici (poco più del 24% contro una media di quasi il 90%).

Nove start up in cerca di “business angels” per lanciarsi sul mercato

PISA – Sono giovani, innovative e affamate…di investimenti: sono le nove start up che partecipano al terzo Forum d’investimento organizzato dall’Associazione Samba (Sant’Anna Milky Business Angels), l’incubatore d’imprese promosso dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.  Dopo un percorso d’incubazione durato sei mesi le nove start up, che hanno sede in Piemonte, Lombardia, Trentino, Emilia Romagna e in Toscana, possono presentare il proprio business plan e valutare insieme agli investitori e agli esperti di Samba le opportunità d’investimento. «Quest’anno l’associazione ha deciso di avviare un percorso di accelerazione per nove imprese – spiega Marco Bendinelli, presidente di Samba – suddivise in quattro settori: made in Italy, turismo, Ict (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) e hi-tech (alta tecnologia). Per quanto riguarda il settore del made in Italy due progetti appartengono all’agroalimentare, mentre gli altri due al design e arredo. Ad esempio c’è una start up toscana che ha proposto mobili di design studiati per lo sviluppo dei bambini con una certificazione pedagogica Montessori unica al mondo. Una start up lombarda ha proposto arredi, complementi e oggetti artistici in legni pregiati e sostenibili. Mentre un incubatore toscano ha presentato una piattaforma web e app che consente alle aziende agroalimentari di aumentare a piacere la quantità e la tipologia di informazioni sui prodotti a cui far accedere i consumatori. Nel settore del turismo c’è chi ha ideato un mercato on line che collega i clienti con i fornitori di servizi turistici, ma c’è anche un mercato on line di vacanze incentrate sulle esperienze in barca organizzate da skipper e armatori privati non professionisti. Nel settore Ict c’è chi punta su una piattaforma social per espandere e fidelizzare l’audience di eventi sportivi, ma non solo. Mentre nell’hi-tech c’è chi scommette su un sensore di visione in tecnologia Cmos che integra un pixel innovativo, coperto da brevetto, in grado di garantire alta dinamica di luce ed elevata risoluzione». L’investimento richiesto ai business angels va da un minimo di 200mila euro a un massimo di 500mila e le quote offerte variano dal 20 al 35%. Nel giugno scorso l’Associazione Samba ha ricevuto il premio “Club investing of the year” dall’Italian business angels network (Iban), l’Associazione italiana degli investitori privati informali nel capitale di rischio fondata nel 1999 per sviluppare e coordinare l’attività di tali soggetti in Italia e in Europa.

Produrre arredi in Sicilia, tra innovazione e tradizione: un’imprenditrice racconta

MODICA – Donna e impresa tra tradizione e innovazione: è il tema affrontato da Rosalba Gerratana, amministratrice delegata dell’omonima azienda siciliana leader nel settore delle attrezzature per ristoranti e locali pubblici, nell’intervento al convegno “Donna imprenditrice, oggi. E nel passato?”, organizzato a Giarre nell’ambito della quinta edizione del prestigioso premio “Un Amore di Donna”. L’a.d. della Gerratana ha offerto interessanti spunti di riflessione sul valore aggiunto che l’essere donna rappresenta nel mondo delle imprese, mettendo a confronto le caratteristiche e le capacità dell’imprenditore oggi con quelle considerate necessarie appena qualche decennio fa per amministrare un’azienda. «Ho ereditato l’azienda di famiglia fondata negli anni ’60 da mio padre, Giuseppe. Negli anni del boom economico la filosofia del self made man era assai più concretizzabile di oggi. Mio padre, infatti, ha potuto percorrere in un trentennio, dagli anni ’60 agli anni ’90, tutte le tappe di una carriera che da rappresentante di vendita per conto di aziende produttrici di attrezzature per i settori food e no food lo ha portato a diventare un imprenditore di successo in quegli stessi settori. Fare esperienza diretta in tutti gli ambiti aziendali; conoscere approfonditamente le peculiarità del prodotto; seguirne gli step di produzione e post-produzione, commercializzazione e vendita; avere un rapporto diretto con il personale e i clienti; tutto ciò rappresenta un valore aggiunto per un imprenditore che nessun master può assicurare». Ma la velocità, la volatilità delle relazioni commerciali, l’annullamento delle distanze grazie alla rete, ma anche la globalizzazione della concorrenza hanno radicalmente modificato il mondo dell’impresa e il lavoro dell’imprenditore. «Oggi – ha continuato l’imprenditrice – oltre alle tradizionali competenze manageriali, amministrative, commerciali ed economiche, l’imprenditore deve possedere delle soft-skill: più conoscenze, più competenze specifiche e trasversali, ma soprattutto più capacità di gestione del cambiamento. Fondamentale è la cultura del progetto dell’offerta e del prodotto, che abbiamo adottato nella nostra azienda, con “progetti globali”, cioè soluzioni complessivamente efficaci pensate a partire da un’accurata analisi del mercato, da naming-research, emotional-design ed eco-sostenibilità dei materiali».

E’ una “tigre” veneta l’impresa costruttrice leader nell’humanistic innovation

VERONA – Iscom S.p.A. – azienda nata nel 1964, attiva a livello internazionale nel settore delle costruzioni – si è aggiudicata la menzione per la categoria “Humanistic Innovation” del premio “Le Tigri”, il riconoscimento giunto alla sua quinta edizione, rivolto alle pmi, società di capitali e gruppi non quotati, che hanno avuto la capacità di creare soluzioni strategiche in grado di garantire la crescita e il mantenimento di positivi indicatori economici e finanziari anche nel periodo della crisi economica. Iscom, con 120 addetti, è oggi una realtà internazionale attiva nel settore delle costruzioni con opere realizzate in ogni parte del mondo quali aeroporti, exhibition center, strutture sportive. Dal 1987 ha brevettato e sviluppato il sistema Riverclack , un innovativo metodo di copertura flessibile e adattabile a diversi tipi di costruzioni che ha permesso di superare i problemi legati alle tradizionali coperture metalliche. L’azienda veronese ha da sempre investito nella ricerca e sviluppo, con un reparto dedicato ad implementare il prodotto di base Riverclack e a proporre nuovi prodotti comunque legati al mondo dell’involucro edilizio, quali solare fotovoltaico, solare termico e sistemi di facciata. «Questa menzione, Humanistic Innovation, è un riconoscimento graditissimo e importante per noi di Iscom – ha dichiarato l’amministratore delegato Paolo Zanoni – in linea con la filosofia e l’impegno che ha fatto della nostra azienda una realtà di primaria importanza a livello internazionale. Questo premio va condiviso con i nostri dipendenti che con passione lavorano quotidianamente per innovare dare sempre nuovi impulsi alla Iscom».

L’acquisizione di Nilobit CZ porta in dote l’applicativo per la gestione agenti

MILANO – Novità in arrivo per chi si occupa di gestire provvigioni e contributi degli agenti di commercio. Inaz arricchisce la propria offerta di software gestionali dedicati alle imprese e agli studi professionali con Gestione Agenti, l’applicativo web firmato da Nilobit CZ, di cui Inaz ha recentemente acquisito la quota di maggioranza. «Con l’acquisizione di Nilobit  – dichiara Linda Gilli, presidente e amministratore delegato di Inaz – aumenta il valore della nostra offerta di software e servizi e si conferma la nostra vocazione a proporre soluzioni specifiche e su misura per tutte le realtà che mettono le persone al centro e ricercano gli strumenti più avanzati e tecnologici per organizzarle». Gestione Agenti è il perfetto esempio di come una sinergia fra due aziende porti allo sviluppo di una proposta unica e di alto livello. È il risultato di un’ampia esperienza che unisce competenze di ogni tipo: IT, sviluppo software, conoscenza normativa in tema di lavoro, previdenza e fisco. Tutto questo consente di offrire un software sempre accessibile via web ricco di funzioni e facile da utilizzare, perfetto per tenere sotto controllo ogni obbligo fiscale e adempimento previsto dalla complessa normativa che regola il rapporto tra agenti di commercio e azienda, compresi quelli relativi a Enasarco. «La famiglia Inaz si allarga per inglobare una realtà di grande interesse che ci permetterà di arricchire la nostra offerta», spiega ancora Linda Gilli. «Ora possiamo offrire ai nostri clienti nuovi prodotti web-based per la gestione degli strumenti aziendali, portando in Inaz l’esperienza e le competenze di un team professionale di altissimo livello. Inoltre questa acquisizione comporta per noi l’occasione per entrare per la prima volta nel mercato ceco». Nilobit ha infatti le sue strutture di produzione, gestione e vendita a Praga e a Bratislava, oltre che a Bologna, dove ha mosso i primi passi. Con uno staff di 10 persone, segue clienti italiani ed europei dalla fase di start-up all’assistenza post vendita. Gestione Agenti risolve a chi si occupa degli agenti di commercio moltissimi problemi: dalle certificazioni agente relative a contributi Enasarco, Firr e indennità suppletiva di clientela, alle indennità (meritocratica e di mancato preavviso, con relativa certificazione), fino alla corretta gestione della lettera agente per cessazione rapporto. E ancora, consente il calcolo di ulteriore indennità suppletiva di clientela ed eventuale patto di non concorrenza, crea lo storico dei dati di agenti e provvigioni, elabora il PGD utile per le aziende con oltre 100 agenti. Calcola le provvigioni, invia la fattura in nome e per conto dell’agente (oppure,  fattura proforma) e passa i dati alla contabilità per il pagamento. Serve anche agli agenti stessi, che possono verificare online (attraverso un portale dedicato, anche in versione mobile) contributi e fatture. La sicurezza è massima, grazie all’accesso alle informazioni profilato per ciascun utente e l’utilizzo del protocollo https. Inaz garantisce la continua manutenzione contrattuale e normativa e fornisce consulenza tecnica e applicativa.