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E’ italiana e si chiama Alice V la grata anti-effrazione più sicura al mondo

SPINO D’ADDA – L’ultimo cliente top è stata la Nato: per la sua base di Napoli, ha acquistato le grate di sicurezza Alice Plus certificate in classe 4, le uniche esistenti al mondo che potessero soddisfare i requisiti di sicurezza imposti dagli standard statunitensi. Standard che il nuovo prodotto lanciato sul mercato dall’azienda milanese ha già ampiamente superato: «Siamo oggi l’unica azienda al mondo a saper produrre e installare una grata di sicurezza anti-effrazioni certificata in classe 5», spiega Antonio Rotigliano, titolare e responsabile commerciale della Xecur, tessendo le meritate lodi di Alice V, la prima grata a più ante con serratura passante ad aver resistito a un test durato 225 minuti con 75 diversi tipi di attacco, dalla mola elettrica al piede di porco, che sarà presentata ufficialmente alle fiere autunnali di EdilLevante (settembre) e Made Expo (ottobre). Una notizia non da poco, considerando che il 2012 passerà alla storia come l’anno con il maggior incremento di rapine nelle abitazioni in Italia, cresciute del 70% rispetto all’anno prima. Alice V è un frutto della ricerca e dell’innovazione “made in Italy” e Rotigliano ha già impostato la strategia che nel 2014 porterà questa piccola azienda (25 addetti per 3 milioni di euro di fatturato) a lanciare il suo prodotto di punta sui mercati esteri, a cominciare dall’area del Mediterraneo (Spagna, Francia, Grecia e nord Africa). «La nostra è un’impresa sui generis – racconta Rotigliano – perché tendiamo ad andare controcorrente. Di norma la piccola industria manifatturiera utilizza il canale distributivo del business-to-business, invece noi siamo partiti sin dal ’99 con l’idea di vendere direttamente all’utilizzatore finale. Questa scelta ci ha consentito di affrontare l’inizio della crisi con una discreta solidità finanziaria e ci permette ancora oggi di investire il 5% del nostro fatturato in ricerca e sviluppo, soprattutto sul fronte dei test di laboratorio, delle certificazione e dei brevetti». Proprio la garanzia di sicurezza totale è il punto di forza della Xecur, che tra l’altro ha aumentato il suo organico di altri due addetti negli ultimi sei mesi: «Al momento della consegna della grata installata, forniamo al cliente in busta sigillata e controfirmata le spiegazioni di come aprirla in caso di necessità, perché è molto difficile forzarla se viene manomessa». Non a caso Xecur è una delle poche aziende manifatturiere ad applicare un codice etico ai sensi della legge 231. Ed ora è pronta ad andare alla conquista del mondo: «Con Alice V abbiamo come obiettivo il mercato internazionale della sicurezza passiva, perché possiamo offrire un prodotto certificato oltre ogni limite. Ma siamo già pronti alla prossima evoluzione tecnologica, che ci porterà alla certificazione in classe 6». Quella che scoraggerà anche il più determinato ed esperto dei ladri.

Per il design industriale la creatività “on demand” viaggia sul web

RONCADE – Una startup che offre un servizio web per l’ideazione e lo sviluppo partecipativo di nuovi prodotti. Lo racconta Francesca Maccatrozzo di Veneto Innovazione: «E’ questo lo spirito della Desall», spiega Davide Scomparin, fondatore e ceo di Desall, la giovane impresa sorta all’interno dell’incubatore trevigiano H-Farm. «L’idea alla base di Desall consiste nell’aprire il processo di sviluppo di un nuovo prodotto anche a quelle persone che solitamente ne sono escluse, ovvero creativi e progettisti esterni all’azienda, appassionati ed esperti di design, potenziali utilizzatori ed acquirenti. In questo modo si integrano maggiori capacità, conoscenze e risorse nella fase di sviluppo, e in più, dando la possibilità agli utenti di partecipare in modo attivo con le loro idee, proposte, richieste e opinioni, è lo stesso mercato a guidare la progettazione del prodotto, incrementando le probabilità di successo e la capacità di soddisfare i consumatori». Da questa idea è partito il progetto Desall, mettendo a disposizione di tutte le imprese alla ricerca di ispirazione, creatività e innovazione, una community composta da circa 10mila utenti, provenienti da più di 100 paesi diversi. «Tramite il web – dice Scomparin – Desall è in grado di mettere in contatto le aziende con designer e potenziali clienti da tutto il mondo, portando importanti benefici alle attività che ruotano attorno al mondo del design. In primis, la rete permette di coinvolgere un maggior numero di persone, ampliando il range di soluzioni a cui le aziende hanno accesso. Inoltre, attraverso una piattaforma digitale interattiva, è possibile condividere sul web le esigenze specifiche dei clienti, raccogliendo progetti studiati su misura. Senza dubbio la rete da anche la possibilità di espandere il proprio network professionale, instaurando contatti con professionisti e nuovi talenti che altrimenti sarebbe stato impossibile attivare. Quarto vantaggio è la visibilità: una volta online su Desall, il marchio viene conosciuto da persone provenienti da tutto il mondo, internazionalizzando il brand e i suoi valori». Articolato il processo ideativo e operativo: «Il contest comincia su iniziativa del cliente, che può formulare la sua richiesta al team di Desall o caricarla autonomamente all’interno del sito, specificando nel dettaglio ciò di cui ha bisogno e fissando un compenso per la proposta migliore. Su questa base la community di Desall elabora delle idee su misura e le condivide sul web. Dopo una prima valutazione fatta dalla community stessa, il cliente può scegliere quelle soluzioni che più si adattano alla sue esigenze». Tale meccanismo può essere applicato anche in modalità sequenziale lungo le quattro le fasi del processo di design di un nuovo prodotto: brain-storming ed ideazione, progettazione tecnica ed estetica, attribuzione del nome, studio del packaging. Il contratto standard attribuisce la proprietà intellettuale del progetto vincitore al designer, che in cambio del premio messo in palio concede al cliente un diritto di prelazione della durata di 12 mesi. In altre parole, l’azienda ha un anno di tempo per decidere se avere l’esclusiva sul progetto e sfruttarla a fini commerciali. Ma Desall offre anche la possibilità di personalizzare. Nessun rischio di copiature, considerando che i progetti sono visibili a tutti? «In realtà – chiarisce Scomparin – molte aziende apprezzano che la piattaforma sia aperta e pubblica, perché in questo modo fanno conoscere e promuovono il proprio brand a livello internazionale e al contempo possono battere eventuali tentativi di emulazione puntando sul time-to-market e la complessiva qualità dell’offerta. Tuttavia, esistono diversi livelli di protezione a disposizione delle aziende committenti».

Premiata la tecnologia italiana per il taglio di precisione in diamante

ROSETO DEGLI ABRUZZI – Il Bel Paese ha un primato nell’innovazione tecnologica, firmato da Cruing Italy: l’azienda abruzzese, che dal 1964 produce utensili da taglio di precisione in diamante policristallino, ha infatti ricevuto a Parigi il Jec Europe Innovation Award 2013, il premio che il Gruppo Jec, la più grande organizzazione mondiale dell’industria aeronautica, conferisce annualmente alle imprese che si sono contraddistinte per le loro innovazioni nel settore dei materiali compositi. Un riconoscimento prestigioso che la Cruing, unica azienda non partner a essere premiata tra le italiane, si è vista assegnare per la categoria Meccanica e Utensili, accanto a importanti realtà internazionali del calibro di Bmw Group, Peugeot-Citroen e Agusta Westland. La giuria ha premiato il sistema Aerotech, una soluzione di strumentazione ideata dalla Cruing per evacuare le particelle calde di polvere prodotte durante le operazioni di taglio, che ha ottenuto il brevetto europeo. Quest’applicazione è provvista di un sistema di raffreddamento ad aria in grado di ridurre efficacemente e fortemente le temperature di lavorazione, permettendo così di ricorrere al taglio a secco degli elementi in composito e costituendo una valida alternativa alla lavorazione con refrigeranti (taglio umido). Il sistema garantisce una buona finitura dei bordi e l’impedimento della delaminazione del materiale. Con Aerotech, la Cruing ha intrapreso contemporaneamente un cammino su tre piani di sviluppo e miglioramento: la salute, la sostenibilità ambientale e il risparmio. L’innovazione, infatti, eliminando l’uso di refrigeranti chimici, preserva il lavorante da patologie cui altrimenti sarebbe soggetto, come malattie della cute, dell’esofago e carcinomi polmonari. L’ambiente di lavoro risulta dunque più pulito, senza impatti negativi sull’ecosistema. Diminuendo, inoltre, la necessità di utilizzo di aria compressa, Aerotech permette anche di risparmiare energia, con ricadute positive sul territorio. Cruing è oggi uno dei gruppi più importanti per la costruzione di utensili in diamante. Ciò anche grazie a joint venture con aziende di rilievo internazionale, da cui sono nate la Fs Cruing Diamond Corporation in Nord America, la Cruing UK Ltd nel Regno Unito, la Cruing.DK in Danimarca e la Cruing DE in Germania.

Dalla Toscana la tecnologia di riciclo che dà una seconda vita ai tappeti

CAPALLE – La second life di un tappeto nasce nel cuore del distretto del tessile di Prato, dove da quasi mezzo secolo opera la Dell’Orco & Villani, azienda storica oggi produttrice di macchine e impianti completi per la ri-trasformazione in fibra degli scarti della produzione e confezione dei tessuti e la mescolatura delle fibre utilizzate nella produzione di filati, tessuti-non-tessuti, ovatte, feltri, e per la produzione di pannelli termo-isolanti e fono-assorbenti per l’industria dell’auto, dell’edilizia e del geotessile. «I nostri impianti sono utilizzati nel riciclaggio e nel recupero degli scarti di produzione di tappeti e moquette, carta, materassi, e dell’interno dei sedili auto. Con 24 addetti e un fatturato che si aggira intorno ai 3,5 milioni di euro, siamo presenti in buona parte dei mercati mondiali: Russia, Usa, America Latina, Sud Africa, Europa», racconta Sara Dell’Orco, esponente della terza generazione della famiglia che ha dato origine a questa storia d’impresa. Proprio la presenza sul mercato statunitense ha dato vita a un nuovo ramo d’attività dell’azienda toscana: «Ogni anno in Usa vengono smaltiti, in discariche distanti fino a 300 chilometri dai luoghi di raccolta, fino a due milioni e mezzo di tonnellate di tappeti usati non biodegradabili. Se bruciati, questi tappeti rilasciano sostanze tossiche, se accumulati non si disgregano mai. Insieme al nostro agente locale, abbiamo sviluppato e brevettato una tecnologia altamente innovativa che permette di separare la fibra superficiale dalla struttura del tappeto, e successivamente di ottenere da quest’ultima fibre aperte che possono essere utilizzate per la produzione di feltro per sottotappeti, pannelli termo e fonoisolanti eccetera». La fibra superficiale, a sua volta, può essere utilizzata, tramite un processo di estrusione, per produrre nuovo filato per tappeti oppure per produrre componenti di derivazione plastica per l’industria dell’auto e delle costruzioni. La trasformazione di ogni tonnellata di vecchi tappeti permette un risparmio energetico pari a 6 metri cubi di acqua e 200 galloni di petrolio. «La nuova tecnologia è stata concessa in esclusiva mondiale all’azienda Interface di Atlanta, che sta attualmente utilizzando un nostro impianto della capacità produttiva di 15mila tonnellate/anno». Ma la Dell’Orco & Villani non si ferma e sta cercando nuove strade che valorizzino un’attività per adesso marginale del processo produttivo. L’dea è quella di utilizzare gli impianti per produrre prodotti innovativi, utilizzando gli scarti di produzione presenti sul mercato e che attualmente sono eliminati con elevati costi di smaltimento. Da qualche anno è stata allestita una sala prove con una piccola linea pilota, che viene usata per creare e testare nuovi prodotti, quali pannelli isolanti di vari spessori e densità per l’edilizia e l’arredamento, prediligendo materiali in fibra naturale e vegetale, ecosostenibili, che possono sostituire la lana di roccia o la lana di vetro. Si cercano partner per sviluppare questa nuova idea di business.

Porta il lilla in fabbrica la prima pressa elettrica per gomma

CAPRIANO DEL COLLE – «Siccome nelle fabbriche di solito si vedono e si usano macchinari grigi e anonimi, abbiamo voluto dare un originale tocco di colore e lanciare sul mercato la prima pressa per gomma di colore lilla»: Barbara Ulcelli, amministratrice della bresciana Img Industrie Meccaniche Generali, ha portato un indubbio tocco di femminilità in un mondo abituato a tinte assai meno poetiche. Ma non è di solo colore che si vince la sfida del mercato: «La vera innovazione della nostra Rubber Machine, destinata soprattutto alla produzione di o-rings e guarnizioni, riguarda l’alimentazione, per la prima volta integralmente elettrica su una pressa per gomma: «In genere l’iniezione della gomma necessita di spinte molto forti, che richiedono asservimenti idraulici. Noi siamo riusciti, tramite l’uso di motori in linea, a eliminare questo meccanismo: l’unica presenza di olio nella macchina è data dal sistema di lubrificazione dello scorrimento». Quali allora i vantaggi di questa novità? «Considerando il costo superiore (almeno il 30% in più) rispetto a una pressa idraulica, nella Rubber Machine si riduce la rumorosità (-30% rispetto a macchina idraulica) e si ottiene una maggior igiene, indispensabile in certi settori come il medicale (ad esempio le camere bianche sterili, dove si stampa solo con presse elettriche, senza olio), un risparmio energetico del 30% e l’assenza di emissioni da olio combustibile. Non è detto che il mercato sia già pronto per recepire questo macchinario, però è l’obiettivo cui bisogna tendere, tanto che i grandi gruppi già ci stanno arrivando». Così, una piccola azienda (30 addetti) continua a chiudere bilanci in positivo (l’ultimo a 17 milioni di euro) reggendo la competizione con i colossi mondiali del settore: «Con questa macchina abbiamo finalmente riavvicinato i clienti tedeschi, che in genere snobbano la tecnologia italiana perché la reputa inferiore». Da qualche anno Img è anche distributore in esclusiva per l’Italia della cinese Haida, cioè il più grande costruttore mondiale di macchine per iniezione: «E una partnership puramente commerciale che però ci consente di vendere alla clientela italiana le uniche macchine d’importazione correttamente certificate. E non ci sono problemi di concorrenza, perché sono destinate a target diversi». Già, perché Haida produce 33mila macchine all’anno, di quelle che basta attaccare la spina e cominciano a stampare pezzi in volumi straordinari. I prodotti “made in Img” sono invece macchine studiate per soddisfare esigenze particolari e hanno caratteristiche e prestazioni su misura, tanto che se ne producono circa 150 pezzi all’anno: «Per i cinesi queste produzioni sono di nicchia, non possono copiarci e non lo vogliono neppure, perché per loro sarebbe diseconomico», conclude la Ulcelli, che ci lascia una piccola lezione di macro-economia: meglio continuare a fare bene i piccoli industriali in Italia, perché sulla specializzazione di nicchia siamo imbattibili.

Quelli che trasformano i problemi tecnici in utensili speciali

FINO MORNASCO – Bisogna essere speciali per risolvere problemi particolari: è questa la mission di C.R.M. di Mazzoccato & Figli, piccola realtà produttiva del comasco che, con il know how di un’esperienza trentennale e il lavoro di una dozzina di addetti, riesce a fornire risposte tecnologico di altissimo livello ai big dell’automotive e di altri settori industriali. Come fanno? ?«Progettiamo e produciamo utensili speciali per lavorazioni ad asportazione di truciolo – sottolineaAntonella Mazzoccato, socia – e ci mettiamo a disposizione del cliente: a uno stesso utensile si possono far svolgere diverse operazioni, riducendo drasticamente i tempi di preparazione delle macchine utensili. Fino al 30% in meno di costi. Per noi innovazione è affiancare il cliente nella risoluzione dei suoi problemi, privilegiare il lato tecnico sempre e comunque». Un esempio? «Un nostro cliente doveva realizzare 150 millimetri di rigature in un’unica passata, garantendo rigidità e precisione della lavorazione. Sicuri che la fresalesatrice avrebbe garantito la rigidità strutturale necessaria e l’adeguato staffaggio del pezzo, l’unica strada era realizzare un fresa in corpo unico con il cono mandrino. L’utilizzo di inserti a taglio positivo, inoltre, avrebbe portato a una diminuzione degli sforzi di taglio rispetto all’uso di inserti tangenziali, di più semplice applicazione in questo caso, ma con qualche svantaggio non trascurabile. Quante frese abbiamo costruito? Una, ma una ne serviva: il risultato è stato decisamente soddisfacente e il problema risolto». Ovviamente l’esigenza del cliente è legata al numero dei pezzi e alla particolarità della lavorazione, ma ora quel cliente sa che, come direbbero i telecronisti del motomondiale, C.R.M. “c’è” ed è un partner affidabile. Niente male, per una pmi che genera un fatturato di un milione di euro e si muove da tempi sulle rotte della globalizzazione, trovando clienti e commesse ben oltre i confini nazionali.

Un software aiuterà il Banco Alimentare a trovare le eccedenze nei supermercati

BRA – Ma chi l’ha detto che la tecnologia è appannaggio solo del mondo delle imprese ? La Fondazione Banco Alimentare, una tra le organizzazioni non profit più importanti in Italia, che ogni anno salva dallo spreco e ridistribuisce gratuitamente oltre 75mila tonnellate di prodotti alimentari, ha infatti siglato un accordo con Tesi, impresa leader nella fornitura di soluzioni software, per aderire al portale di logistica collaborativa TC1 Gdo dedicato alle aziende della filiera della grande distribuzione. TC1 Gdo, letteralmente “Tesi Collaboration 1” per la grande distribuzione e la distribuzione organizzata, è la piattaforma che permette di condividere in tempo reale informazioni e documenti  tra i diversi attori coinvolti nei processi distributivi (produttori, operatori logistici e distributori), creando efficienza e valore per tutti. Banco Alimentare, che da più di vent’anni recupera e distribuisce le eccedenze alimentari a fini sociali, grazie alla collaborazione con Tesi potrà conoscere in tempo reale la disponibilità di eccedenze offerte da produttori o retailer e pianificarne il ritiro in tutta Italia presso i punti raccolta della sua capillare rete (21 organizzazioni dislocate su tutto il territorio italiano), sfruttando eventualmente i mezzi con ritorni a vuoto offerti dagli aderenti. «Questo accordo – spiega Giuliana Malaguti responsabile approvvigionamenti di Banco Alimentare – ci fa fare un balzo in avanti di almeno 10 anni. Grazie a TC1 scoprire dove sono le eccedenze alimentari sarà semplice e altrettanto lo sarà individuare quale dei nostri affiliati è disponibile a recuperarle per poi donarle alle oltre 8mila strutture caritative convenzionate con noi. Il guadagno di efficienza e di efficacia è evidente: basta ricerche generiche delle eccedenze e viaggi a metà carico ma ritiri puntuali e schedulati. Il tutto a fini solidaristici». Per rientrare nel progetto TC1 Gdo, il Banco Alimentare non sborserà neanche un euro, in quanto partner non profit del programma. «Condividiamo la mission e la metodologia del Banco Alimentare e per questo siamo ben lieti di aiutarli, soprattutto in un momento come questo, così duro per moltissime famiglie italiane», spiega Roberto Graziotin, business demand manager di Tesi e amico del Banco Alimentare.

 

Con la stampa 3D il design italiano firma sculture e oggetti digitali

TRENTO – Le sculture digitali di Exnovo, esclusivi manufatti di design – illuminazione, arredo, oggettistica e accessori – prodotti con tecnologie innovative di stampa tridimensionale (Professional 3D Printing), sbarcano in Francia per essere esposte nella showroom Syl’déco a Montauban. La creatività del marchio trentino figura, dunque, tra le collezioni proposte, grazie alle sue creazioni di elevatissimo design. Proprio questo carattere innovativo porta il marchio ad affermarsi, oltre che nel retail, anche nel contract, con la possibilità per architetti e designer di contare su una vasta produzione a catalogo e un servizio on demand e su misura, reso possibile grazie alla flessibilità della tecnologia di stampa 3D professionale. «In questa direzione – spiega Ignazio Pomini, titolare di Exnovo – continua la collaborazione iniziata nel 2012 con il prestigioso Hotel De Sers di Parigi, che ha richiesto una seconda e ancor più importante fornitura di lampade esclusive firmate 3D Printing». Grazie a questa tecnologia, nessun prodotto è assolutamente uguale a un altro, ogni oggetto diventa unico per le sue caratteristiche intrinseche e quindi molto più vicino a un’opera d’arte. Con l’impiego dell’innovativa tecnica di produzione aziendale – la costruzione additiva rapida – il brand ha introdotto in Italia non solo un concetto di progettazione innovativa e istantanea, ma anche la possibilità di personalizzare il prodotto di design, scavalcando così tutti gli schemi mentali e gli standard più obsoleti. «Si tratta, in poche parole, di software di simulazione, che permettono di vagliare un numero elevato di alternative progettuali, e di processi produttivi 3D printing che sono in grado di realizzare oggetti solidi partendo da un modello digitale. Ma attenzione: questo modello produttivo non deve essere interpretato solo come rapidità, versatilità, accessibilità e qualità totali, tutte in un unico prodotto. Bisogna sempre fare i conti con professionalità, capacità, tecnica, risorse e potenzialità industriale per non incorrere in sgradevoli delusioni», conclude Pomini, che di recente ha tenuto un workshop su questa tecnologia innovativa all’Università Bocconi.

Dalla riabilitazione allo Shuttle, quando il business è in “movimento”

GARBAGNATE MILANESE – Ai primordi ci fu il mitico Muybridge con le sue fotografie di corpi in movimento. Da allora lo studio e la misurazione di questo particolare aspetto della fisiologia umana si sono evoluti servendosi di tecnologie sempre più sofisticate. Oggi un’azienda italiana, la BTS, con sedi a Garbagnate Milanese e New York, è all’avanguardia a livello internazionale proprio nell’ambito delle tecnologie per le misurazioni antropometriche in movimento, al servizio di ospedali, istituti riabilitativi, centri di ricerca e persino grandi agenzie aerospaziali. Partita nell’86 come spin off del Politecnico di Milano sponsorizzato dalla Fondazione Don Gnocchi, dotata di una sola telecamera e una strumentazione molto semplice per sviluppare tecnologie utili alla riabilitazione dei bambini con deficit motorio, l’azienda guidata dal general manager Luca Minesso ha ideato il laboratorio integrato di analisi del cammino, che fornisce a ricercatori e medici informazioni essenziali per affrontare molte patologie neuromuscolari e per scegliere le migliori terapie riabilitative. «Una delle piattaforme attuali arriva a una dotazione di 16 telecamere, con una potenza di 500 hertz e di 4 milioni di pixel, un’altra mette a disposizione una serie di sensori in grado di rilevare con grande precisione l’attività muscolare. La terza è un sistema di misura delle forze», spiega Minesso. «L’idea di portare tecnologie ingegneristiche innovative a servizio del lavoro clinico è nel nostro dna. Negli ultimi anni ci stiamo dedicando soprattutto alle applicazioni concrete di queste ricerche, proponendole di volta in volta a nuovi settori di mercato. Dopo il mio arrivo, cinque anni fa, avevamo chiuso un bilancio a circa 4 milioni di fatturato, il 60% in Italia, il 40% all’estero. Nel 2012 siamo saliti a 6 milioni e mezzo, di cui 70% sull’export, e puntiamo agli 8 milioni nel 2013. Il mercato italiano, seppur ridotto, fondamentalmente ha tenuto perché siamo consolidati presso le principali università e i maggiori ospedali, oltre che presso una serie di strutture sportive come il Coni. I nostri clienti inoltre hanno la necessità di aggiornare costantemente i sistemi vecchi, pur con budget limitati, nel frattempo abbiamo diversificato i prodotti, rivolgendoci a nuovi settori di mercato e organizzando una forte rete di distributori». Presente storicamente in Europa, sud America (Messico in particolare), Russia e Giappone, ora la BTS sta investendo in nord America, dove in passato ha già collaborato con istituzioni prestigiose come Nasa e Columbia University. «Per noi le aree in espansione – dice ancora Minesso – sono India, Cina, Indonesia e soprattutto il Medioriente, fervente di prospettive. In ogni caso gli investimenti maggiori per i prossimi due anni li faremo negli Stati Uniti, anche se per il momento le risorse umane sono ancora tutte italiane. Noi siamo molto bravi, disposti a lavorare di più, flessibili e più adatti a un’azienda in rapida evoluzione. I nostri tecnici sono unici quando si deve “accendere il cervello”».

Roberta Folatti

Effetto “camaleonte” per la canna fumaria che ama il colore

PAVIA – «Siamo nati fabbricando grondaie e tubi per stufe, e nel tempo abbiamo sviluppato un know how specifico nella produzione di contenitori metallici, ma il nostro vero successo si chiama Caminquadro, la prima è unica canna fumaria che si adatta allo stile e al colore delle facciate dei palazzi su cui viene installata»: è giustamente orgoglioso della sua “creatura”, Marco Paludetti, presidente della Ipiesse (Industria Prodotti Siderurgici) ed esponente della terza generazione della famiglia che fondò questa spa cinquant’anni fa, oggi operativa con una dozzina di addetti e un fatturato intorno al milione e mezzo di euro, con competenze specifiche nei settori dell’aspirazione aria, evacuazione fumi, componentistica speciale e depuratori fumi a velo d’acqua. «Come concept il sistema modulare per canne fumarie nasce nei primi anni 90, quando trasformiamo in produzione tecnica l’idea sottopostaci da un inventore. Abbiamo subito acquisito il brevetto e avviato la commercializzazione, sviluppando integralmente la fabbricazione del prodotto, che dal 2007 ha assunto la denominazione di Caminquadro». Che è un autentico prodotto tecnologico “made in Italy”, attualmente distribuito sul mercato italiano ma già pronto al grande salto oltre frontiera. Ma in cosa si differenzia Caminquadro rispetto alle tradizionali canne fumarie? ?«Le prestazioni sono praticamente identiche. Cambia tecnicamente il sistema di montaggio, che è semplificato perché non richiede altri accessori o componenti. Solitamente una canna fumaria è costituita da una serie di tubi infilati uno nell’altro e legati da una fascetta, con una staffa che la fissa al muro. Caminquadro, che prevede moduli di 20 centimetri più lunghi dello standard, è già predisposta per il montaggio a muro che ??si effettua per mezzo di semplici tasselli». Ma l’aspetto vincente di Caminquadro è la sua capacità di adattarsi in modo camaleontico al contesto edile e architettonico in cui viene installato: «Grazie alla nostra capacità di lavorazione della lamiera, possiamo caratterizzare la canna fumaria rispetto qualunque preesistenza stilistica e cromatica, che si tratti di condomini di edilizia popolare piuttosto che di palazzi di pregio architettonico». Un’altra risposta dell’ingegno e della flessibilità progettuale e costruttiva della piccola impresa manifatturiera italiana, unica possibile soluzione ai colpi della crisi.

Nasce Abile, la prima imbarcazione progettata e costruita per disabili

CERIALE – Si chiama Abile la prima barca concepita (non adattata) per persone con disabilità fisica, progettata da Camillo Franco Bandino e realizzata dai Cantieri navali Sciallino, l’azienda fondata da Mario Sciallino nel 1961, in collaborazione con Divisione Nautica Avanzata e il centro di ricerca dell’Università degli Studi di La Spezia, che nel giugno 2012 ha condotto uno studio per sviluppare un progetto di imbarcazione per persone con disabilità. Carlo Bassi, manager e azionista di Sciallino, commenta: «Vi sono oggi molte persone con disabilità che, da vere appassionate, hanno finora accettato l’onere finanziario che deriva dall’adattamento delle imbarcazioni. Siamo orgogliosi di esser stati scelti per realizzare il progetto di Abile, la prima imbarcazione costruita tenendo conto delle esigenze delle persone con disabilità motorie, i cui bisogni sono spesso ignorati. Non si tratta – come avvenuto finora – di un adattamento più o meno sapiente, ma di partire dalle necessità, verificate nel tempo, delle persone con disabilità. Questo è un successo sia sul piano dell’architettura navale sia dal punto di vista, ben più importante, della consapevolezza che la disabilità diventa un ostacolo solo se le strutture non sono adeguate». I criteri di progettazione per l’accessibilità delle unità ambientali riguardano porte di accesso, pavimenti, infissi esterni, arredi fissi, terminali degli impianti, servizi igienici, percorsi orizzontali, scale e rampe, segnaletica, percorsi esterni, strutture sociali e applicazione della normativa antincendio. ?«La barca ha elevate qualità costruttive», sottolinea Bassi, che evidenzia gli attriti contenuti, il basso impatto ambientale, l’inaffondabilità, la sicurezza, il comfort a bordo, la multifunzionalità e le motorizzazioni ibride. Il 12 metri Abile, che si distingue per il design essenziale e la cura dei particolari,? sarà proposto sul mercato tra i 150 e i 200mila euro.

E’ un’idea italiana la scala personalizzata che cambia nel tempo

PORTO MANTOVANO – Un nuovo concetto di scala: questa l’idea grazie a cui Ikona, azienda italiana giovane ma altamente innovativa, sta emergendo in maniera interessante nel mercato delle scale in acciaio. Guidata da due soci fondatori con una notevole esperienza nell’ambito del project e della vendita, Ikona propone un’interpretazione rivoluzionaria del prodotto scala, non più concepito come elemento strutturale ma come complemento d’arredo evoluto, in quanto personalizzabile e “dinamico”. ?Emiliano Delfini, direttore commerciale dell’azienda, racconta l’incipit di Ikona, «che nasce da una folgorazione improvvisa. Dopo anni trascorsi al servizio clienti nel comparto delle scale, ho iniziato d’un tratto a immaginare una struttura che sul mercato ancora non esisteva: una scala personalizzabile con i materiali più diversi – dai tessuti, alle pietre, ai metalli – in grado non solo di inseguire i mood del momento ma di rispondere anche al mirato e specifico gusto estetico di ogni individuo. Se è vero che nel tempo abbiamo il desiderio di mutare lo stile dei nostri muri, come degli abiti che indossiamo, o di scegliere un diverso tessuto per il divano, o di sostituire il cassettone antico con un mobile di design, perché non pensare a una scala personalizzabile ma anche in grado di trasformarsi? Di cambiare vestito? Il sogno di questa scalaha poi trovato realtà grazie all’incontro con la progettualità di Simone Sabbadini», oggi direttore Tecnico di Ikona. Che spiega: «Dopo mesi di ricerca e sviluppo progettuale siamo giunti all’ideazione di un sistema che potesse dar vita al nostro nuovo concetto di scala in grado di integrarsi perfettamente all’ambiente, anche nel trascorrere del tempo. Il sistema Ikona si compone di tre elementi: cosciali in acciaio (inox, verniciato o cromato lucido), pedate e moduli decorativi che, oltre ad avere forme diverse, sono personalizzabili con infiniti materiali e colori. Attraverso un’evoluta tecnologia per la quale abbiamo depositato la domanda di brevetto – LMS (Locking Module System) – tali moduli decorativi vengono applicati al cosciale e, anche? a distanza di anni dal montaggio della scala, possono essere agganciati e sganciati in un semplice click da un qualsiasi operatore».? L’innovazione di Ikona sta esattamente qui: non solo nelle infinite soluzioni decorative in termini di materiali applicabili alla scala, tali da rendere quest’ultima una vera e propria estensione del gusto e della personalità di chi la sceglie, ma soprattutto nella possibilità di sostituire nel tempo il modulo decorativo originariamente scelto, con un nuovo modulo in grado di adattarsi più coerentemente alle evoluzioni dell’ambiente in cui la scala è inserita. Ad oggi sono quattro le collezioni decorative che impreziosiscono i moduli delle scale Ikona: Metal Lights, vede protagonisti i riflessi e la lucentezza dei metalli, in tonalità che dall’argento, virano sino al bianco e al blu; Stone Veins, dedicata alla fisicità della pietra e caratterizzata da venature grigie, ocra o, ancora, rosse; Drapery Tones, che annovera tessuti dalle trame fitte e dai toni che spaziano dal bianco, al nero, al lavanda; Graphic Lines, che raccoglie infine una serie di materiali dalle lavorazioni speciali, quali la grafica a onde o quella crittografata.

Alta tecnologia al servizio dell’arte per riprodurre opere

Nell’era della riproducibilità tecnica dell’arte non stupisce più che la tecnologia cambi la fruizione delle opere: quello che rappresenta la novità è il fatto che processi e prototipi nati per applicazioni tecniche e meccaniche possano trovare spazio in questo settore e aiutare chi si occupa di conservazione del patrimonio culturale nei processi di integrazione e replica di statue e rilievi.? Si basa proprio su questa idea l’ “Unità dimostrativa dal progetto all’oggetto”: l’alta tecnologia nelle opere d’arte a cura del team di Unocad, azienda specializzata nell’offrire la miglior tecnologia informatica per la progettazione e la produzione meccanica, che sarà presente a Mecspe, la fiera delle tecnologie per l’innovazione (Fiere di Parma, 21 – 23 marzo 2013). «La nostra idea è di partire da una modella, trarne un modello 3D a tutto tondo – spiega Ivano Ambrosini, titolare di Unocad. «I dati matematici ricavati verranno processati per implementare le lavorazioni successive. Vogliamo dimostrare che si può lavorare su un modello complesso come la figura umana e decorarla con tutti gli accessori, da quelli più comuni come gioielli ed occhiali, sino a quelli più particolari come le protezioni, caschi, stivaletti». Per la scansione del prototipo, trattandosi di un modello articolato, il team di Unocad procederà inizialmente con una “lettura dell’oggetto” tramite un 3D scanner ottico “a frange di luce”. Grazie a questa innovativa tecnologia altamente versatile che sfrutta «una serie di frange di luce intermittente proiettate sulla figura uman»”, si otterrà una rilevazione dei dati più dettagliata e precisa. Le scansioni effettuate verranno poi elaborate mediante un software di modellazione virtuale che, utilizzando gli scatti fotografici realizzati da diverse angolazioni, andrà a completare le parti del modello che lo scanner non è riuscito a rilevare. Si procederà poi con la costruzione del coerente modello matematico 3D che verrà trasferito agli altri partner coinvolti per l’impostazione delle lavorazioni successive (fabbricazione additiva oppure con robot di fresatura). Lo scanner ottico 3D sarà una delle molte innovazioni tecnologiche che Unocad presenterà durante la fiera, «come la fotogrammetria per i collaudi e il freeform per la modellazione tattile, il catia per il design», racconta Ambrosini: il tutto con l’obiettivo di dimostrare come delle attrezzature tipicamente utilizzate in ambito meccanico possano trovare spazio in ambiti diversi, in primis il restauro per le opere d’arte, ma anche in settori in cui è richiesta un’altissima precisione come il medicale e quello dei dispositivi di protezione personale.

La piattaforma cloud per il trasporto merci vince il premio Logistico dell’Anno

BRA – L’azienda informatica italiana Gruppo Tesi si è aggiudicata il premio “Il Logistico dell’Anno 2012”, il principale riconoscimento della logistica in Italia, giunto alla sua ottava edizione e promosso da Assologistica insieme alla rivista Euromerci e ad Assologistica Cultura e Formazione, per premiare gli operatori che si sono maggiormente distinti sul mercato per innovazione e investimenti nei processi della logistica. Motivazione del premio è stata la realizzazione della piattaforma TC1 Gdo (Tesi Collaboration One), uno strumento innovativo erogato in modalità cloud per migliorare la qualità e l’efficienza dei servizi logistici in uno scenario di completa integrazione tra i diversi operatori della filiera della grande distribuzione. A poco più di un anno dal suo debutto, la piattaforma – l’unica attiva in Europa in questo settore – fa interagire quotidianamente 850 aziende produttrici di beni di largo consumo con 400 operatori logistici e 8 importanti catene della grande distribuzione, operando su 24 centri distributivi in tutta Italia.? «TC1 GDO? è l’unica piattaforma web che garantisce l’integrazione di fornitori, trasportatori e clienti – ha sottolineato Roberto Graziotin, business demand manager di Gruppo Tesi – ideata per condividere informazioni e documenti in tempo reale tra tutti gli attori di una stessa filiera con l’obiettivo di abbattere i costi e migliorare l’efficienza dei servizi logistici». L’azienda piemontese è da diversi anni sostenitrice delle attività degli Osservatori della School of management del Politecnico di Milano e proprio lo scorso novembre ha partecipato attivamente, portando la propria esperienza e competenza, ai tavoli di lavoro dell’Osservatorio Contract Logistics, che ha come obiettivo quello di studiare l’evoluzione del mercato della logistica in Italia, analizzando ambiti di attività, relativi player di riferimento e tecnologie utilizzate.

I sistemi di comunicazione made in Friuli conquistano i giganti mondiali delle crociere

CAMPOFORMIDO – Le navi da crociera sono vere e proprie città galleggianti, abitate da migliaia di persone che hanno bisogno di una piattaforma di telecomunicazioni efficiente anche quando si trovano in mezzo al mare. Creare una rete efficace per tutti i servizi di gestione dati, voce e video è un processo che pochi sono in grado di realizzare: fra questi c’è un’azienda udinese all’avanguardia, la Teletronica, una piccola realtà da 60 dipendenti ma ad alto contenuto tecnologico, che grazie alla collaborazione con Fincantieri, la più importante azienda navalmeccanica italiana (2,3 miliardi di euro di fatturato), è riuscita a fornire la tecnologia per le comunicazioni sulle nuove navi del gruppo Carnival, il più grande armatore civile del mondo che comprende anche l’italiana Costa Crociere. «Al momento siamo l’unica azienda europea che fornisce alle navi da crociera sistemi integrati Full Ip», afferma Sergio Lodolo, presidente e amministratore delegato della società. «Anche grazie al nostro supporto alla progettazione dei sistemi, Fincantieri è riuscita a offrire ai vari clienti armatori una gamma di servizi a bordo nave Full IP la cui implementazione è completamente made in Italy». Fincantieri ha voluto Teletronica come partner nella progettazione e nella realizzazione dei sistemi integrati Full Ip per navi che solcheranno i mari di tutto il mondo. «Abbiamo già realizzato – prosegue Lodolo – tre sistemi integrati di comunicazione su navi costruite negli stabilimenti Fincantieri di Ancona per la francese Compagnie du Ponant (Le Boreal, l’Austral e Le Soleal, navi del segmento lusso destinate a crociere esclusive su rotte fluviali e antartiche). Sono in portafoglio ordini altri due giganti del mare in realizzazione a Monfalcone per la compagnia Princess, del gruppo Carnival. Una terza, per l’armatore P&O, è di prossima definizione». Per queste navi Teletronica sta realizzando sistemi telefonici ridondati e virtualizzati con 4.000 utenti Ip ciascuno. Ma dopo il varo delle navi il lavoro di Teletronica non è finito: «è fondamentale fornire al cliente assistenza costante, per questo i nostri tecnici sono pronti ad andare in ogni parte del mondo per risolvere qualsiasi problema», conclude Lodolo. Per il triennio 2013-2015 l’azienda sta già lavorando su altri progetti che hanno una buona probabilità di concretizzarsi in nuovi ordini di fornitura.

Prende quota la sicurezza aerea con gli isolamenti termoacustici in silicone

COLOGNO MONZESE – Un’azienda che produce qualcosa che non si vede e non si sente, eppure è talmente importante da tutelare la sicurezza e il benessere di tutti coloro che ogni giorno salgono a bordo di un aereo: è la TI&A Tecnologie Industriali Aeronautiche, fondata nel ’95 e oggi attiva con una quarantina di dipendenti nelle due sedi di Cologno Monzese e Somma Vesuviana. «Realizziamo componenti per l’isolamento termico e acustico dei velivoli civili e militari: sia i pannelli di rivestimento interno alla carlinga, sia gli isolanti per gli equipaggiamenti del motore, che devono proteggere gli apparati in caso di incendio o di utilizzo ad alte temperature, anche fino a 1.100°C», racconta Massimo Brambilla, amministratore delegato della giovane società, sempre proiettata nell’innovazione di prodotto: nel 2011 ha lanciato una nuova linea di sedili su misura e altri accessori per l’allestimento delle cabine di pilotaggio dei piccoli velivoli da diporto. Un’ulteriore spinta alla crescita del fatturato, che anche quest’anno conferma il trend positivo con un incremento del 10%. «Lavoriamo con i più importanti costruttori mondiali del settore aeronautico, operando con le società del gruppo Finmeccanica (Aermacchi, Alenia?) e con colossi come Boeing, Airbus, Dassault Aviation». Tanto per capire: se salite a bordo del nuovo Boeing 787 o se vi capiterà mai di pilotare l’Eurofighter, il caccia europeo, sappiate che il comfort termico e acustico è garantito dalla TI&A. Come? «Investiamo da sempre in ricerca & sviluppo perché la nostra forza risiede nella messa a punto di prodotti innovativi. Un paio d’anni fa abbiamo studiato una nuova gamma di isolamenti per motori in silicone, che hanno prestazioni migliorative e costi inferiori rispetto ai gusci in metallo usati fino a oggi. Con AssoMec abbiamo organizzato i corsi di formazione per aggiornare il personale e industrializzare il nuovo processo produttivo».

Nella top ten europea entra la specialista dei nano-elettrodi per la neurostimolazione

MILANO – La start up italiana Wise, vincitrice di Nanochallenge 2011 e partecipata da Veneto Nanotech, si è qualificata nella Top 10 dell’European Venture Contest 2012, competizione che seleziona le società europee più innovative e con il maggior potenziale, a cui hanno partecipato quest’anno più di 800 aziende da tutta Europa. La cerimonia di premiazione, avvenuta il 7 dicembre a Berlino nell’ambito dell’European Venture Summit, ha visto al lavoro una giuria internazionale composta da 30 investitori, che ha premiato le migliori 10 start up (4 per la categoria Ict, 3 per life sciences e 3 per cleantech) tra le 130 che si erano guadagnate un posto nella finale della competizione. Wise, nata nel 2011 dall’unione di quattro ricercatori, sviluppa elettrodi per neurostimolazione (utilizzati per la cura di patologie quali il dolore cronico, il Parkinson e l’epilessia) prodotti mediante una tecnologia innovativa basata sulle nanotecnologie. Luca Ravagnan, amministratore delegato e cofondatore di Wise, è molto soddisfatto del risultato: «è stato per noi davvero entusiasmante riuscire a vincere questa competizione, visto l’elevato livello delle altre start up con cui ci siamo confrontati». Questo riconoscimento giunge a pochi giorni di distanza da un altro importantissimo risultato. Sempre dalla Germania, uno dei maggiori fondi di investimento del Paese, l’High-Tech Gr?nderfonds (Htgf), ha deciso di investire in Wise per consentire alla società di sviluppare una tecnologia e un prodotto che potrebbero cambiare la cura di gravi e importanti patologie neurologiche come il Parkinson, l’Alzeheimer e l’epilessia. Wise è la prima azienda non tedesca nella quale questo fondo di investimento con base a Bonn abbia mai investito.

Con i nanosensori smartphone e tablet viaggiano nel futuro

VENEZIA – L’ integrazione tra sensori elettronici miniaturizzati – la cui realizzazione è resa possibile dalle nanotecnologie – e dispositivi mobili è uno dei campi di ricerca più significativi del settore dell’elettronica e dell’information technology in generale. Significa dotare smartphone e tablet di sistemi rilevamento molto sofisticati, per rendere la vita sempre più semplice e per restare più “connessi” con gli altri. Luigi Occhipinti guida questi programmi nel settore di ricerca e sviluppo Ims – Start System Integration di STMicroelecronics e li ha illustrati al recente NanotechItaly: “L’ aspetto della sensoristica integrata nei dispositivi mobili ha influenzato positivamente l’industria della microelettronica e dei semiconduttori. Un esempio lo abbiamo visto con i sensori MEMS (sistemi micro-elettromeccanici, ndr) che sono basati su tecniche di fabbricazione del silicio. Sono in grado di tradurre in impulsi alcune grandezze fisiche, meccaniche e chimiche di vario tipo. Svolgono ad esempio le funzioni di accelerometri, giroscopi che di fatto ci consentono di realizzare dei sensori di movimento nei dispositivi mobili, facilitando ad esempio la navigazione assistita da GPS e molto altro ancora. Oppure di rilevare parametri ambientali quali la pressione, la temperatura, l’umidità, l’altitudine ed altri parametri anche di tipo chimico”. Il dipartimento di ricerca di STMicroelectonics sta lavorando su due filoni di ricerca, entrambi molto promettenti. Spiega Occhipinti: «All’interno del mio dipartimento sviluppiamo nuove piattaforme tecnologiche che aprono la strada verso nuove tipologie di sensori sia di tipo ambientale sia nel campo della salute. Basti pensare che un semplice sensore di pressione di tipo “mems” miniaturizzato – integrato in uno smartphone – rende noto al sistema non solo le coordinate al suolo ma anche l’altezza raggiunta dal dispositivo, fungendo da “altimetro”. L’altro campo è quello dei micro-sensori per la diagnostica molecolare. Essi consentono di rilevare sia sostanze di tipo biologico che chimico ed effettuare delle analisi “personalizzate”, non più in ospedale o in laboratorio ma presso il paziente. In pratica vengono messi a contatto con liquidi biologici come sangue e urine e possono anticipare e, in alcuni casi, sostituire le analisi di tipo tradizionale». Ma forse il campo di ricerca più promettente di sviluppi per il futuro è quello della “elettronica flessibile”: «Normalmente i sensori vengono integrati all’interno di supporti rigidi come una scheda-madre o comunque all’interno di un “hardware”. Stanno prendendo piede i cosiddetti sensori on board, cioè micro-rilevatori che possono essere “montati” facilmente su un paziente o su una sua protesi. Ad esempio come laboratori ST abbiamo realizzato un nanosensore elettronico all’interno di una lente a contatto. Questo dispositivo integrato nella lente applicata sull’occhio del paziente è in grado di rilevarne la pressione intra-oculare, misurando la variazione del raggio di curvatura della lente. Questo tipo di sensori apre degli sviluppi potenziali enormi. Basti pensare alla possibilità di integrarli all’interno di dispositivi che vengono usati per un tempo determinato, come ad esempio i cerotti», conclude Occhipinti.

Il colosso dei pc Lenovo trova il partner per la distribuzione in Italia

TORINO – Lenovo, tra i più importanti produttori di personal computer al mondo, ha scelto l’esperienza, la competenza e la professionalità di Ellegi2 Informatica per la rivendita in Italia dei propri prodotti informatici tecnologicamente avanzati, tra cui notebook e desktop, server, workstation e monitor. La partnership tra Ellegi2 Informatica e Lenovo mira a diffondere, attraverso la consolidata rete di vendita di Ellegi2 Informatica, tutta la sua gamma di prodotti di alta qualità e di soluzioni tecnologicamente all’avanguardia. La nuova partnership commerciale è basata su alcuni denominatori comuni alle due aziende: elevati standard qualitativi; condivisione degli stessi criteri di tempestività ed efficacia nell’assistere i clienti, grazie a un team qualificato e competente; rapporto di fiducia e integrità con i propri clienti, senza dimenticare la capacità di innovare e lo spirito imprenditoriale che le caratterizza. «Siamo molto soddisfatti di questa partnership che amplia la nostra offerta con prodotti innovativi e di grande successo. Siamo certi che anche con Lenovo potremo dimostrare la nostra capacità di essere un prezioso partner grazie all’esperienza e all’eccellenza maturate in quarant’anni di presenza sul mercato», afferma Daniele Barilli, marketing manager dell’azienda piemontese. Uno dei punti di forza di Ellegi2 Informatica, ormai riconosciuto dai diversi vendor, è la professionalità e la specializzazione dei collaboratori di cui si avvale. Il personale qualificato e costantemente formato e aggiornato, in grado di trasmettere ai propri clienti tutta la qualità, l’efficienza e la competenza aziendale hanno permesso a Ellegi2 Informatica di comprendere e adattarsi al mutamento del mercato informatico, diventando così un vero e proprio punto di riferimento nel mercato italiano dell’information technology.

Nato e brevettato in Italia il primo filtro nasale anti-polveri e allergeni

BRESCIA – ?è stato assegnato alla HSD Europe per il prodotto Sanispira? il primo premio nazionale Talento delle Idee, organizzato da UniCredit e Giovani Imprenditori Confindustria. Sanispira? è il primo, geniale ed esclusivo depuratore dell’aria personale usa&getta; un filtro nasale leggerissimo – pesa solo mezzo grammo – morbido e, volendo, discreto se lo si sceglie trasparente, ma c’è anche nelle versioni colorate. E’ una novità mondiale che ridisegnerà il modo di respirare degli italiani e che a breve rivoluzionerà gli stili di vita in tutti i continenti, perché è la soluzione più semplice ed efficace contro l’inquinamento atmosferico e per evitare di respirare agenti allergeni o contagiosi, in bici, sullo scooter, sui mezzi pubblici, al parco, in metropolitana, a contatto con animali o in fabbrica. Infatti Sanispira?, biocompatibile e antiallergico, sta in tasca o in borsetta, pronto per essere indossato, come un oggetto moda. Brevettato a livello mondiale, Sanispira? è anche la start up imprenditoriale di tre giovani fratelli bresciani, Alberto, Gianpietro e Massimo Rizzini, che hanno costruito sul prodotto l’azienda HSD Europe. «Abbiamo l’obiettivo di ricoprire un ruolo di player di eccellenza nel mercato dei dispositivi di protezione individuale e dei medical device», spiega l’amministratore delegato Gianpietro Rizzini. «Per questo, tutto il nostro impegno e gli investimenti sono stati finalizzati alla realizzazione di una linea produttiva unica nel suo genere, progettata per essere competitiva anche nei mercati esteri emergenti. L’impianto, a Rodengo Saiano vicino a Brescia, è totalmente? robotizzato e automatizzato, con una capacità produttiva di 36 milioni di pezzi l’anno, e potrà all’occorrenza fare multipli e multipli di questi numeri». Sanispira? è disponibile in due versioni, entrambe a marchio CE: Sanispira? DPI Dispositivo di protezione individuale di categoria 3, per uso professionale, e Sanispira? dispositivo medico CE classe 1. L’efficacia di Sanispira? è comprovata da sperimentazioni cliniche, pubblicate sulle più autorevoli riviste specialistiche internazionali, che testimoniano come questo straordinario prodotto rappresenti uno strumento eccezionale di prevenzione dai danni causati al nostro organismo dall’inquinamento atmosferico e dai sintomi delle allergie respiratorie.