Coordinamento per il manifatturiero: serve un vero impegno governativo sul fronte del sostegno all’export

ROMA  – Meno poltrone e più servizi per l’export. Un combattivo slogan coniato per le rappresentanze estere dell’Italia, dal Coordinamento per il Manifatturiero (che raggruppa otto realtà associative: Amafond, Anima, Assocarta, Assofond, Assomet, Confindustria Ceramica e Andil, Federacciai e Unacoma) all’indomani di due notizie di sicuro interesse: le industrie italiane crescono nell’export e il vecchio Ice rinasce con buone intenzioni. «L’Ice poteva presentare molti difetti – che sicuramente dovevano essere migliorati – ma rappresentava l’unico strumento che il nostro Paese poteva fornire alle piccole e medie imprese per internazionalizzarsi – commenta Piero Starita, presidente di Amafond – Ora il Governo deve provvedere a una rapida riattivazione dell’agenzia che sostituirà il soppresso Ice con una dotazione adeguata di risorse sia in termini di budget che di personale addetto. La situazione di incertezza e di stallo che si protrae da luglio 2011 sta mortificando e disorientando le imprese sul fondamentale fronte dell’esportazione che per il nostro settore rappresenta oltre il 70% del nostro fatturato». L’Italia esporta. E lo fa bene. Indiscusso il successo del 2011: nel solo mese di dicembre 2011, l’apporto netto dell’export al Pil nazionale è stato in termini reali di 1,5 punti. La crisi italiana e il drammatico calo della domanda interna impone più attenzione verso i mercati esteri e, dunque, verso le nuove scelte governative. Il Coordinamento per il Manifatturiero raggruppa le imprese dei settori dell’industria manifatturiera di base: carta, ceramica e laterizi, fonderie e macchine per le fonderie, metallurgia non ferrosa, acciaio, macchine agricole e meccanica, con un fatturato complessivo di circa 167 miliardi, 615 mila addetti e 4536 imprese. «I nostri associati stanno spingendosi verso l’export ancora con più impegno e determinazione di prima. Anche le piccole e piccolissime si rendono conto che solo un export stabile e geograficamente diversificato può assicurare crescita e futuro».

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