Intervista di Francesca Maccatrozzo per VenetoInnovazione
FREGONA – E’ stata la prima azienda in Italia ad adottare un impianto multiassiale per la realizzazione dei tessuti tecnici destinati al settore dei materiali compositi. La Selcom opera dal 1992.
Com’è nata la Selcom?
«E’ sorta – risponde Mauro Pizzol titolare dell’azienda – da una precedente azienda tessile che apparteneva sempre alla mia famiglia. Piano piano abbiamo guardato su quali settori potevamo operare. Abbiamo iniziato con il settore dei caschi, poi abbiamo realizzato tessuti per il settore balistico e di seguito per il settore della nautica, eolico, aeronautico, automobilistico, sportivo, civile e applicazioni industriali, in realtà ci sono talmente tanti settori tra più disparati?!».
Quali sono i Paesi con cui lavorate?
«In un primo tempo abbiamo operato soprattutto nel mercato nazionale. In seguito partecipando a fiere, come la Jec di Parigi, la più importante del nostro settore, ci siamo affacciati sui mercati esteri. Ora vendiamo in tutta Europa e oltreoceano come ad esempio l’Australia, il Sud Africa, lo Sri Lanka, gli Emirati Arabi».
In questo momento su cosa puntate maggiormente, ci sono dei settori innovativi di vostro interesse?
«Pur continuando a lavorare nei settori industriali e nell’edilizia, in questo momento stiamo puntando anche su settori molto innovativi nell’uso dei materiali come ad esempio per l’automotive, per certi articoli sportivi, ma in modo particolare, nelle infrastrutture come ad esempio i ponti e gli alberi di imbarcazioni da regata. Partecipiamo molto anche a progetti europei nell’ambito dei Programmi Quadro insieme a università e aziende italiane e straniere. Questo ci permette di sperimentare i nostri prodotti in nuovi campi».
Le vostre innovazioni più importanti in questo momento?
«Dall’anno scorso abbiamo installato un impianto multiassiale di ultima generazione per creare tessuti molto leggeri in carbonio. Stiamo puntando molto sulle fibre di carbonio, non tralasciando anche altri materiali: il basalto o il rame ad esempio. Inoltre diamo sempre un occhio a quello che ci offre il mercato, quindi anche i biocompositi, materiali in fibre naturali come il lino e canapa. Sono le fibre a dare le proprietà alle applicazioni».
I vostri prodotti possono essere interessanti per le certificazioni edilizie legate agli aspetti energetico ambientali?
«Di solito sono i nostri clienti a certificare il sistema, poiché i nostri tessuti vanno sempre utilizzati con delle matrici come resina o malta a base epossidica. In edilizia si possono usare diverse fibre a seconda dell’ applicazione, per i rinforzi strutturali come colonne e archi portanti, la fibra di carbonio è, al momento, insostituibile. Mentre per applicazioni più “leggere” viene utilizzata la fibra di vetro o il basalto. In questi ultimi anni l’interesse per i biomateriali è cresciuto notevolmente, tessuti di rinforzo realizzati con la fibra di lino o canapa, abbinati a resine naturali che potrebbero rientrare con il discorso della certificazione ambientale, è questo l’obbiettivo che vorremmo raggiungere e su cui da alcuni anni stiamo lavorando».
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