Dal declino alla rinascita: protagonista della plastica torna a crescere del 20%

CAMPOGALLIANO – Nell’Emilia devastata dal terremoto c’è chi crede che investire nel nostro Paese, e nella produzione industriale sul nostro territorio, abbia ancora un senso, nonostante tutto. Lo conferma l’esperienza della LAR, azienda storica? salvata recentemente dal declino da una famiglia di imprenditori illuminati, rappresentata da Ezio e Gabriele Ferrini.? Quarantuno dipendenti che mantengono il posto di lavoro e che, insieme ad altri nove colleghi neoassunti, continuano a produrre instancabilmente in un’azienda che, dopo un periodo di flessione, ora sta crescendo. Non di poco: alla LAR dichiarano una crescita di fatturato in pochi mesi pari al 20% con oltre 4.500 clienti vecchi e nuovi, grandi e piccoli, sparsi in tutta Europa, che continuano a credere nella rinascita dell’azienda modenese. Trasferitasi da Formigine a Campogalliano, sempre nel distretto industriale noto a livello internazionale per la lavorazione delle materie plastiche, la LAR ha iniziato la produzione nel lontano 1939 come laboratorio artigianale per la produzione di porta trucco, occhiali e pettini color tartaruga, fatti a mano separando i denti uno per uno, ed è diventata famosa negli anni Quaranta per gli inimitabili occhiali che “umiliano il sole”, venduti in quantità e fogge inimmaginabili negli Stati Uniti. Ma la vera svolta dell’azienda è arrivata negli anni Cinquanta, quando la LAR sostenne le sperimentazioni segrete di Giulio Natta, che portarono alla produzione del primo oggetto in moplen, un materiale ottenuto grazie alla lavorazione del polipropilene prodotto dalla Montecatini, meglio conosciuto come “plastica”, quella plastica moderna che ha fruttato al suo inventore il Premio Nobel per la chimica nel 1963. Da allora la strada è stata solo in discesa, per arrivare nel 2005 a un fatturato di 27 milioni di euro con un’azienda leader di mercato a livello europeo per la produzione di isotermici di fascia alta: 250mila pezzi prodotti all’anno che, insieme al mezzo milione di cassette per l’appassimento delle uve – uniche al mondo per efficienza –, ai 2 milioni di secchielli di varia tipologia e ai 2 milioni di taniche e flaconi giustificano il salvataggio e l’obiettivo di rilancio di un’azienda che non poteva essere lasciata morire nell’assoluto silenzio. Un’azienda che – unica realtà industriale in Europa – vanta la contemporaneità di tre diversi tipi di produzione: lo stampaggio per iniezione, il soffiaggio per estrusione e la lavorazione del poliuretano espanso. Basi solide queste per poter guardare al futuro con un concreto progetto di rinnovamento basato sulla ricerca scientifica e sulla valorizzazione del capitale umano che l’azienda si porta dietro da quasi un secolo.

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