DRONITALY: Cresce di 50mila occupati al giorno l’industria mondiale dei droni

Se le cifre elaborate da Auvs International sono esatte, quella dei mezzi Unmanned (aerei ma anche terrestri e acquatici), è l’industria ad alto valore aggiunto che attualmente sta creando più posti di lavoro. Capiamoci: non si tratta di cinquantamila piloti di droni in più al giorno, ma di chi ne fabbrica i componenti e, in particolare, i software di guida. Sempre più costruttori, infatti, cercano di semplificare la condotta e il pilotaggio dei mezzi utilizzando protezioni algoritmiche che dopo essere state calcolate finiscono, sottoforma di software esecutivi o parti di esso, nei sistemi di controllo dei mezzi. «Le impostazioni e i metodi iniziali per pilotare droni sono state derivate dal modellismo radiocomandato e dall’impiego militare», sostiene l’ingegner Mark Rietchke, eccellenza dell’Mit di Boston e ora capo degli sviluppatori della sino-americana GKI, che spiega nel dettaglio a Dronitaly: «Ma gli operatori ora non desiderano dover addestrare i nuovi piloti mediante corsi costosi e lunghi, serve quindi una nuova codifica per la guida assistita; del resto l’aviazione e la marina insegnano; da sempre gli incidenti avvengono prevalentemente nelle fasi di decollo e atterraggio, manovre in porto e sottocosta. Ecco perché è necessario che anche i droni e gli Uas siano controllabili applicando le protezioni che i software garantiscono impedendo l’errore o le manovre oltre i limiti degli inviluppi di utilizzo. Se guardiamo per esempio al settore elicotteristico, gli incidenti capitano al 95% nelle vicinanze del suolo. Così, per gli Rpas, vogliamo creare un modulo standard certificato da sottoporre all’Faa che limiti il comportamento dei mezzi in alcune situazioni: tra tutte la perdita di data-link con la stazione di controllo, che farebbe assumere al mezzo un’orbita di attesa se le condizioni di missione lo permettono, lo porterebbe all’auto-distruzione oppure all’atterraggio controllato in area auto-rilevata come idonea e nella memoria, nel caso di quadricotteri. Per fare questo i programmatori devono specializzarsi con sistemi che sconfinano nell’elettronica integrata e nella robotica, divenendo così professionisti con una specializzazione unica. Si pensi per esempio a chi, in un’azienda piccola che produce mezzi Rpas ad ala fissa, deve risolvere problemi di aerodinamica e di controllo, lavorando in galleria di vento e con equazioni complesse per il controllo di parametri tipici dell’aerospazio, come i numeri di Reynolds. Insomma, tra specialisti di propulsione, di energetica per le batterie, aerodinamica, strutture, software e radiofrequenza, si è aperto un nuovo mondo di attività professionali che crescerà almeno per i prossimi vent’anni».

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Previous Story

Arriva l’etichetta digitale per tracciare il circuito stampato “made in Italy”

Next Story

All’Aquila il network di ricerca per lo sviluppo tecnologico dei contact center

Latest from Ufficio studi