Innovazione tecnologica: in ripresa l’indice Ifiit, ma pochi investimenti nel 2012

MILANO – Si preannuncia un anno difficile per molti settori dell’industria italiana. Secondo le stime di diversi centri studi, meccanica e siderurgia dovrebbero manifestare una crescita nulla, in grado di azzerare i forti progressi registrati negli anni scorsi. Potrebbero mantenere le posizioni fin qui acquisite l’alimentare e la farmaceutica, tipicamente i comparti anticiclici. Nell’anno nuovo, il segno negativo è invece previsto nelle apparecchiature elettriche, nella metallurgia, nella chimica, nella cantieristica, nell’elettronica, negli elettrodomestici e nella gomma. Una forte contrazione si potrebbe registrare nell’edilizia, che trascinerebbe a cascata anche il comparto del legno e dell’arredo. Tutto questo complesso intreccio di dinamiche potrebbe consolidare il calo degli ordinativi e del fatturato, soprattutto sul versante del mercato interno, mentre le esportazioni dovrebbero tenere il passo. Su tutti i comparti grava il blocco degli investimenti, compresi quelli in innovazione tecnologica. Le difficoltà e le incertezze in campo economico, che hanno portato lo spread tra Btp e Bund decennali oltre i 500 punti base ha di fatto triplicato il costo del denaro allo sportello. Fare ricorso al credito per finanziare investimenti di sviluppo può arrivare a costare anche il 12–13%, un tasso insostenibile per gran parte delle piccole e medie imprese che costituiscono il tessuto dell’economia produttiva nazionale. Quindi, per il 2012, per diversi istituti di analisi si prevede una contrazione della produzione industriale e degli investimenti, in percentuali variabili, comprese fra il 4 e il 5%. Appare impellente la necessità di avviare un piano di rilancio che preveda aiuti per la ricerca e l’innovazione. Riguardo agli investimenti in innovazione tecnologica, il quadro di sintesi offre la seguente analisi:
• sale leggermente a 33,80 l’Indice Ifiit (32,70 la rilevazione precedente);
• i comparti dove si registrano i più alti livelli di attenzione verso gli investimenti in innovazione sono costituiti dal settore della sicurezza e di alcune filiere produttive (distretti industriali orientati all’export e all’internazionalizzazione, meccanica, meccatronica, ma anche telecomunicazioni e biotecnologie);
• allineato con il valore medio dell’indice la propensione all’investimento da parte di settori come i tradizionali comparti del made in Italy, il chimico, il bancario e la logistica.
• segnalano una propensione agli investimenti più bassa del valore medio dell’indice i settori del commercio e dell’edilizia;
• scarsa la propensione ad investire in innovazione tecnologica da parte degli studi professionali, delle micro e delle piccole imprese;
• sul tema del digital divide, è stabile la percentuale di imprenditori che considera il nostro Paese ancora lontano dagli standard qualitativi di altri sistemi-paese industrialmente più avanzati;
• stabile in tutte le regioni del centro nord la propensione ad investire in innovazione. Il quadro resta immutato e debole nel Meridione, con qualche timido segnale di ripresa in alcune aree campane e pugliesi.

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