Le carrozzerie refrigerate piemontesi puntano a Russia, India e sud est asiatico

CASALE MONFERRATO – «Avendo imparato da subito a costruire le più affidabili e innovative carrozzerie isotermiche refrigerate per il trasporto degli alimenti freschi e surgelati, ci siamo immediatamente messi nella condizione di condurre il mercato e le sue dinamiche, non di corrergli dietro. Per questo oggi, nonostante la crisi generalizzata, continuo a essere fiducioso:? abbiamo un buon controllo dei costi, una società ben capitalizzata, una struttura produttiva costantemente aggiornata, una testa pensante che continua a fare il suo mestiere. Ora possiamo puntare a nuovi mercati»: con i piedi piantati per terra, in quella terra del Monferrato che ha visto nascere e crescere il polo italiano della refrigerazione, la Cold Car ha lo sguardo rivolto al futuro negli occhi di Giuseppe Morano, presidente della società che ha chiuso il 2011 con ricavi per 27 milioni di euro (75% fatturati all’estero), vendendo circa 1.500 carrozzerie ai grandi marchi del food & beverage quali Nestlé, Unilever, Bofrost, Eismann, Argel, Toupargel, Hennig Olsen, Schwan’s e tanti altri ancora. Se il mercato oggi è decisamente globale, come si muove una media impresa della provincia piemontese nel contesto internazionale, interpretando il ruolo dell’azienda leader a livello mondiale nel suo settore produttivo? «Ogni azienda ha il proprio modello di successo, non ci sono ricette particolari. Per noi la differenza l’ha fatta e continua a farla la localizzazione, cioè la presenza stabile su un mercato, non tanto dal punto di vista produttivo, per noi non conveniente, ma con una rete commerciale fatta di agenti o distributori locali», spiega Morano. Insomma, sembra che la chiave del business risieda ancora nella capacità di tessere relazioni e di stabilire un feeling fiduciario tra persone: «E’ così: ad esempio, con il nostro agente in Israele lavoriamo da 19 anni, mi ha appena chiesto di andare a trovarlo per chiarire alcune situazioni. E io vado: per essere presenti sul mercato mondiale, non basta la qualità del prodotto, serve un rapporto interpersonale, durevole e armonico con chi ci rappresenta in un territorio. Perché noi vendiamo macchine che devono durare almeno dieci anni, il servizio post-vendita è essenziale. A? noi italiani questo modo di fare affari è più congeniale, in quanto ci mancano altre cose, a cominciare da un sistema-Paese adeguato alle spalle». L’internazionalizzazione di Cold Car, oltre alla stipula di accordi di rappresentanza e distribuzione in una trentina di Paesi, si è sviluppata anche con la creazione di partnership e joint venture locali: «Man mano che la presenza su un mercato si intensificava e le potenzialità crescevano, abbiamo deciso di avviare o partecipare a realtà societarie: oggi abbiamo sedi ufficiali Cold Car negli Stati Uniti, in Turchia, Brasile, Messico e Cile». La prospettiva di sviluppo è ora rivolta verso est. I prossimi mercati su cui l’azienda casalese ha messo gli occhi sono due Paesi Bric come Russia e India e una “tigre” come il Vietnam, quale base di appoggio per tutto il sud est asiatico.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Previous Story

Meno traffico e inquinamento in città con il sistema di monitoraggio «Log.I.Co»

Next Story

In vent’anni l’export italiano in Europa è cresciuto di 180 miliardi di euro

Latest from Mercati esteri