Paradossi italiani: piano regolatore bloccato, la nuova fabbrica non si fa

PIANTEDO – Solo in Italia, in tempi di recessione e Pil sottozero, può capitare una cosa del genere: un’azienda industriale della Valtellina, specializzata nello stampaggio plastico con più di cinquanta dipendenti e un fatturato 2011 in risalita a 5 milioni di euro, vorrebbe ingrandire l’area produttiva e aumentare l’occupazione delocalizzando lo stabilimento. In Romania? In Turchia? O magari in Cina? No, a due chilometri di distanza dalla sede attuale. Ma non può farlo perché l’amministrazione locale non riesce ad aggiornare il piano di governo del territorio (Pgt) e non consente all’azienda di cambiare la destinazione d’uso del fabbricato di sua proprietà per renderlo più appetibile ai potenziali compratori. «E’ da due anni che attendiamo una risposta dal comune – spiega Massimo Denti, general manager della Tecnoplastica Valtellinese – e la cosa più incredibile è che abbiamo già l’acquirente: è la società commerciale che gestisce i due grandi magazzini che fanno da ala al nostro vecchio impianto, che vorrebbe acquisirlo per ingrandirsi e assumere altro personale.? Nel frattempo noi abbiamo perso diverse opportunità. Un nostro cliente importante, che aveva spostato in Cina una parte della sua produzione, voleva riportarla in Italia riaffidandola a noi: abbiamo dovuto rifiutare perché non avevamo la struttura adeguata a sostenere quel carico di lavoro». La Tecnoplastica Valtellinese è un’azienda che ha resistito alla crisi, sviluppando la sua elevata capacità tecnologica di stampaggio e assemblaggio delle materie plastiche: dalle sue linee escono i prodotti più diversi, dalle macchine per caffè ai ferri da stiro, ma anche telai e componenti per molte tipologie di attrezzature ed elettrodomestici. «Fino tre anni fa il nostro cliente principale era ticinese: quando ha delocalizzato la sua parte produttiva in un altro paese Cee abbiamo visto crollare il nostro fatturato del 45%. Nonostante questa botta, io e mio fratello ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo recuperato quasi l’intera quota di fatturato che avevamo fino al 2009». E la Svizzera continua a essere nel mirino di Denti, che non a caso a maggio esponeva con uno stand allo Start2Match, fiera di Lugano che ha attirato molte pmi lombarde interessate ai ponti d’oro che il Canton Ticino mette a disposizione di chi porta fabbriche e lavoro oltre le Alpi: «Se la situazione non si sblocca e non possiamo investire in un nuovo stabilimento in Valtellina, penso che ci sposteremo in Svizzera». Già: l’Italia non sembra più essere un Paese per industriali?

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