BIBBIENA – Apicoltura Casentinese si impegna nel sociale, fornendo materiali e attrezzature alla giovane cooperativa agricola A Mani Nude, che intende creare nuova occupazione per soggetti svantaggiati – quali ex-detenuti ed ex-tossicodipendenti – nel settore della produzione apistica biologica (miele, polline e pappa reale). «Si tratta di un progetto alla sua prima stagione apistica – spiega maurizio Fabbri, presidente della società aretina – in cui Apicoltura Casentinese ha fornito alla coop sociale, a condizioni di prezzo e di pagamento agevolate, 60 famiglie di api, arnie, vestiario e smielatori, oltre all’attività di formazione». Oltre che un progetto di responsabilità sociale, anche una sorta di tuffo nel passato per Apicoltura Casentinese, che nell’arrivo delle prime api, nell’installazione delle prime cassettine e negli spostamenti degli operatori tra montagna e fondovalle ha rivissuto i primi sogni e i propri inizi di trent’anni fa. La storia di A Mani Nude è recente ma le sue radici attingono alle storie delle organizzazioni da cui proviene: il Ceis-Centro di solidarietà di Arezzo, attivo da 30 anni nel campo del trattamento delle tossicodipendenze, l’Associazione “I Care” che opera dal 1998 nei centri giovanili e nelle scuole per la prevenzione del disagio, e la cooperativa sociale I Care Ancora, che ha come l’obiettivo di creare posti di lavoro stabili in vari settori, a favore di soggetti con difficoltà di inserimento. «Creare nuova occupazione oggi equivale a una missione sociale. Noi abbiamo pensato di investire in un’agricoltura di qualità, soprattutto apicoltura biologica. Per una giovane azienda come la nostra – ha dichiarato Francesco Baroni, responsabile della cooperativa e uno dei soci fondatori di A Mani Nude – questo vuol dire dialogare con il territorio, con le sue potenzialità e le sue risorse, nel nostro caso il Casentino e la Toscana. Abbiamo trovato in Apicoltura Casentinese un soggetto attento ai nostri progetti e interessato al buon esito dei nostri impegni».
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