MILANO – Giorgio Colombo, Patrizia Mussini, Piercarlo Mustarelli, Luca Beverina e Maurizio Fagnoni: segnatevi questi nomi perché tra di loro si cela l’ideatore di una delle soluzioni tecnologiche che potrebbero aprire nuove frontiere nelle applicazioni industriali più innovative. Sono i cinque vincitori del Premio Fondazione Cariplo per la ricerca di frontiera, un nuovo strumento erogativo a sostegno dei ricercatori che puntano a realizzare un’idea eccezionalmente innovativa ma anche rischiosa secondo i parametri tradizionali. Sono stati premiati al termine di una selezione molto qualificata e rigorosa, con una valutazione espressa da una giuria internazionale di cui facevano parte i due Premi Nobel per la chimica Aaron Ciechanover e Gerhard Ertl. Protagoniste assolute le università lombarde – Statale di Milano, Milano-Bicocca e Pavia – che si sono ripartite gli 885mila euro messi a disposizione dalla Fondazione Cariplo per le prime cinque ricerche vincenti. Il primo progetto premiato, realizzato da Giorgio Colombo dell’istituto di Chimica del riconoscimento del CNR in collaborazione con i ricercatori del dipartimento di Chimica Organica e Industriale dell’Università Statale di Milano, riguarda i regolatori della dinamica delle proteine nodali, nell’ambito più vasto delle conoscenze sulla regolazione cellulare, combinando in maniera creativa chimica computazionale e biologia strutturale. Secondo classificato il progetto che ha come responsabile Patrizia Mussini del dipartimento di Chimica Fisica ed Elettrochimica della Statale, incentrato sullo sviluppo di liquidi ionici intrinsecamente chirali per la generazione di solventi ecocompatibili da usare nella sintesi di composti organici. Partner dello studio l’istituto di Scienze e tecnologie molecolari del CNR e il dipartimento di Scienze Chimiche dell’Università degli Studi di Padova. Al terzo e al quinto posto le ricerche dell’Università di Pavia, con le proposte di Piercarlo Mustarelli per la progettazione di un nuovo microscopio elettrochimico e di Maurizio Fagnoni per lo sviluppo di una nuova classe di pro farmaci antitumorali. Interessante, per i risvolti applicativi in un settore dinamico come l’energia solare, il progetto di Luca Beverina dell’Università Milano-Bicocca (affiancato dal collega Riccardo Ruffo, ricercatore di Chimica fisica): sviluppato nel dipartimento di Scienza dei Materiali dove già da anni si conducono ricerche innovative sulle energie rinnovabili e nel 2010 è stato istituito il Centro Mib-Solar che fa ricerca sul fotovoltaico, consiste nell’uso della luce sia come reagente fondamentale nella preparazione del dispositivo fotovoltaico sia come alimentazione della cella stessa una volta assemblata. Il progetto ha l’obiettivo di migliorare il processo produttivo delle celle fotovoltaiche organiche (basate su composti del carbonio) realizzando i collegamenti fra le diverse celle che formano un pannello con lo sfruttamento contemporaneo di auto assemblaggio e reattività fotochimica di materiali attivi originali: “I vantaggi in termini industriali sono l’aumento dell’efficienza di conversione dell’energia solare in energia elettrica delle celle organiche, ora attestata in torno al 10 per cento, e la riduzione dei costi produttivi”, ha sottolineato Beverina.
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