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Il nucleo magnetico brianzolo vince la sfida con i cinesi

AGRATE BRIANZA – Qualunque trasformatore elettrico ha un «cuore» magnetico, un nucleo di metallo che ne alimenta l’attività: la Femag Ferri Magnetici è una delle aziende italiane più attive in questo settore di nicchia e, pur mantenendo una dimensione contenuta, esporta il 70% della sua produzione e riesce a vincere la sfida con i competitor orientali, che tentano di sbaragliare il mercato vendendo prodotti che costano il 40% in meno. «Che non hanno però la qualità e l’affidabilità dei nostri», dichiarano con orgoglio Fabrizio Merlo e Walter Caterina, cofondatori dell’azienda brianzola, nata nel ’75 e oggi operativa con una quindicina di addetti e un fatturato di circa 5 milioni di euro. Dai 1.500 metri quadrati di area produttiva escono due tipologie di nuclei: a “C” e toroidale. «La prima riguarda prodotti destinati all’assemblaggio di trasformatori di piccola e media potenza, quindi all’industria elettromeccanica», spiega Merlo. «I nuclei a “C” sono fabbricati con un lamierino di acciaio magnetico che dobbiamo importare dall’estero, con rilevanti fluttuazioni dei prezzi di approvvigionamento». Anche per la fabbricazione de nuclei toroidali si utilizza acciaio magnetico, «ultimamente anche quello ad alta permeabilità – dice Caterina – fino ad oggi impiegato nei grandi trasformatori di potenza. Il vantaggio è che, a parità di potenza, si possono ridurre le dimensioni dei nuclei, quindi il peso, per aumentarne l’efficienza. Su questo segmento abbiamo subito per qualche tempo la concorrenza dei prodotti cinesi, ma negli ultimi due anni si è aperto anche per noi il mercato delle energie alternative (eolico, fotovoltaico e solare), dove il nostro prodotto è utilizzato in larga misura». L’ultima novità in casa Femag sono i nuclei costruiti in acciaio al silicio a grani orientati con tecnologie Unicore, destinati ai trasformatori elettrici mono e trifasi. «Questa tecnologia non richiede la costruzione di un’attrezzatura per ogni dimensione di nucleo, con un evidente contenimento del costo finale e  una riduzione di circa il 30% delle perdite rispetto a un pacco lamellare», aggiunge Caterina. La vera svolta per la Femag è avvenuta nell’89, con l’investimento per l’installazione di una linea da 14 metri per il taglio delle lamiere magnetiche, che prima venivano acquistate sotto forma di nastri da altre aziende. «Questo sviluppo tecnologico – dice Merlo – ci ha permesso di soddisfare più rapidamente le richieste. Abbiamo verificato poi che la capacità produttiva di questa linea era assai superiore alle richieste della nostra produzione di nuclei, così abbiamo cominciato a comprare maggiori quantità di materiale da tagliare e commercializzare. In sostanza, abbiamo creato un centro di servizi che fornisce lamiera tagliata anche in piccoli quantitativi. In questo modo abbiamo acquisito clienti in tutto il mondo e ora questa linea copre i due terzi del fatturato totale».

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