Telefono Arancione, un anno ben speso a salvare imprenditori in crisi

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Oltre cinquanta casi gestiti, con il coinvolgimento di ex-imprenditori e professionisti: l’Associazione San Giuseppe Imprenditore ha presentato il bilancio di un anno di attività del Telefono Arancione e ha lanciato due progetti per una nuova cultura della buona imprenditorialità, avviando una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Buonacausa.org e promuovendo la realizzazione del film “Cerchi di luce” 

ASTI – Dalle terre del Monferrato si alza forte il grido di orgoglio e fede delle centinaia di imprenditori che animano la vita dell’Associazione San Giuseppe Imprenditore, fondata e presieduta da Lorenzo Orsenigo, ex-imprenditore obbligato al concordato per tutelare i suoi 180 dipendenti: «Con il Telefono Arancione stiamo aiutando decine di titolari d’azienda ad affrontare il dramma della crisi e del fallimento, cercando di salvaguardare la loro dimensione umana e morale e possibilmente anche il patrimonio personale. E’ ora che anche le istituzioni, a cominciare dalla Chiesa cattolica, prendano in considerazione l’esperienza a volte, purtroppo, tragica di persone che hanno investito tutto nella loro attività imprenditoriale, in modo onesto e spesso coinvolgendo tutta la famiglia, e che si trovano a fare i conti con situazioni senza via di uscita, in solitudine e dimenticati da tutti».

Il bilancio del Telefono Arancione, servizio nazionale non profit di ascolto e aiuto agli imprenditori in crisi, avviato a giugno 2016 e gestito da ex-imprenditori e professionisti volontari supportati dagli operatori del call center specializzato di Phonetica, è stato presentato nell’ambito della Festa di San Giuseppe, organizzata dalla Congregazione degli Oblati di San Giuseppe Marello. Oltre duecento chiamate ricevute, una cinquantina di casi presi in carico e seguiti per risolvere le situazioni più critiche e individuare soluzioni tecniche in grado di tutelare le persone e aggregare ex-imprenditori per dar vita a nuove idee d’impresa.

Dall’attività del Telefono Arancione è nato un nuovo progetto, che sarà lanciato a Milano il prossimo 30 marzo presso il centro per l’innovazione industriale Corefab: l’Accademia di San Giuseppe. «Oggi il 23% dei leader di aziende familiari, che costituiscono la stragrande maggioranza delle imprese italiane, ha più di 70 anni e deve affrontare il tema della successione aziendale nei prossimi 5 anni», spiega Sandro Feole, commercialista e responsabile dello staff di professionisti volontari che gestiscono la fase tecnico-giuridica del Telefono Arancione. «L’Accademia nasce per la trasmissione di valori e metodi fondati su forme di buona imprenditoria, nonché per contribuire alla analisi, gestione e definizione del passaggio generazionale, al fine di dare nuova linfa a un’ampia parte del tessuto imprenditoriale italiano, promuovendo attività culturali e formative».

La seconda novità è il Premio San Giuseppe Imprenditore, che sarà assegnato nel 2018 e per la prima volta riconoscerà il merito sia dell’imprenditore sia dei suoi dipendenti e collaboratori, proprio per premiare tutti coloro che contribuiscono al successo di un’azienda. Dei criteri con cui saranno selezionate le imprese candidate al premio ha parlato il professor Oreste Bazzichi, docente di Filosofia sociale ed etica economica alla Pontificia Facoltà San Bonaventura Seraphicum di Roma e presidente della giuria, di cui fanno parte tra gli altri l’ex leader della Uil Giorgio Benvenuto, presidente della Fondazione Bruno Buozzi, e Adriano Tomba, segretario generale della Fondazione Cattolica Assicurazioni: «Cerchiamo imprese in cui coesistano almeno tre fattori di crescita e sviluppo in senso etico: un alto senso civico, che significa collaborazione e condivisione di valori tra le persone; rispetto dell’ambiente, iniziando da dove si vive e si lavora; responsabilità, ovvero essere “abile” a “rispondere” alle conseguenze delle proprie azioni».

Tra le attività promosse dall’associazione spicca quella culturale, come spiega Paolo Goglio, coordinatore dell’area di intervento psicologico del Telefono Arancione: «Abbiamo dato vita a una linea editoriale per pubblicare una serie di volumi già disponibili sia in formato cartaceo che elettronico, tra cui la nuova edizione del libro di Orsenigo “Rabbi. La Buona imprenditoria nei Vangeli”, sulle principali piattaforme internazionali tra cui Mondadori, Feltrinelli, IBS, Amazon. Inoltre stiamo completando la produzione del nostro primo film, “Cerchi di luce”, che sarà a breve distribuito nelle sale cinematografiche, con l’obiettivo di creare eventi di promozione dell’associazione».

OSSERVATORIO MECSPE: nella meccanica 530 posti di lavoro in più ogni mille aziende

PARMA – Dalle imprese della meccanica e della subfornitura, punto di riferimento per l’industria manifatturiera italiana, arrivano importanti segnali positivi sul fronte occupazionale. Considerando i nuovi ingressi e le uscite, nel secondo semestre dell’anno in corso, per ogni 1.000 aziende, si creeranno ben 530 posti di lavoro in più: questo quanto emerge dall’Osservatorio Mecspe realizzato da Senaf in occasione di della fiera internazionale delle tecnologie per l’innovazione (Fiere di Parma, 17-19 marzo 2016). Nella seconda metà del 2015, infatti, sono ben 3 aziende su 10 (30,8%) a dichiarare di voler aumentare il numero dei propri dipendenti, mentre il 64% prevede di mantenerlo stabile: un dato positivo che si somma alle assunzioni fatte dal 37,4% degli imprenditori nei primi sei mesi dell’anno. Inoltre, anche l’attesa di crescita del mercato in cui operano nei prossimi 3 anni, segnalata da oltre la metà delle imprese (55,5%), rappresenta un’ulteriore indicazione della visione favorevole degli imprenditori. «I numeri emersi confermano che ci troviamo di fronte a un mercato solido che sta ripartendo e lo fa puntando sul capitale umano. Un contributo è arrivato sicuramente dall’introduzione del Jobs Act, che è stato un accelerante, e che ha aiutato quasi sei imprese su dieci nelle nuove assunzioni», afferma Emilio Bianchi, direttore di Senaf. «Ma se è vero che lo Stato ha creato i presupposti per favorire la crescita delle aziende, per fare la differenza, in un contesto sempre più competitivo, bisogna costantemente investire sulla formazione dei propri dipendenti». L’indagine sullo scenario, che riguarda in prevalenza aziende con fatturati inferiori ai dieci milioni di euro (82%) e che occupano meno di 50 dipendenti (84%), evidenzia, infatti, ancora una volta, come i più soddisfatti dell’andamento della propria azienda siano gli imprenditori che hanno puntato sull’innovazione e sulla formazione. Sono quasi nove su dieci (86,1%) ad aver investito nel I semestre nell’aggiornamento dei propri dipendenti, e uno su cinque (21,6%) aumenterà nella seconda parte dell’anno il budget dedicato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. «Seppur la situazione macroeconomica non mostri ancora una netta ripresa, le imprese della meccanica e della subfornitura hanno fatturati in crescita e ordinativi adeguati alle esigenze finanziarie, il che porta gli imprenditori ad essere soddisfatti del proprio andamento aziendale, ma anche alla continua ricerca di margini di miglioramento . Proprio per questo si reinvestono ampie fatte di fatturato in asset strategici quali formazione e innovazione, cercando personale con competenze specifiche, in grado di fare la differenza, in un contesto che richiede specializzazione ed eccellenza nella produzione». Riguardo ai dati occupazionali,  nel quarto trimestre 2015 sono attese 145.590 assunzioni di dipendenti. Di queste il 17%, pari a 24.680, riguardano l’industria, con contratti che saranno a tempo determinato per il 50,1% e a tempo indeterminato per il 41,8%. I profili più ricercati sono quelli di conduttori di impianti e macchinari (34,2%) e operai specializzati (25,6%); il 63,4% richiede in generale esperienza specifica e sul fronte dell’istruzione il 71,5% gradisce il titolo di studio, con particolare preferenza per il diploma.

DNV-GL: Efficienza energetica, agli imprenditori italiani manca una visione d’insieme

 

 


Il 64% delle aziende italiane ha investito in iniziative di efficienza energetica negli ultimi tre anni, ma senza una strategia che ricomprenda tutte le necessità dell’organizzazione. È quanto emerge dall’indagine internazionale condotta dall’ente di certificazione Dnv Gl – Business Assurance, in collaborazione con l’Istituto GFK Eurisko, su 1.557 professionisti di diversi settori in Europa, America e Asia. L’attenzione è molto alta – soprattutto in materia di riduzione dei costi e dei consumi – ma manca ancora un approccio a tutto tondo. Il tema dell’efficienza energetica è sentito in Italia molto più che altrove. I professionisti intervistati considerano che possa avere un impatto “sulla propria vita quotidiana” (85%; +8% vs media), “sul proprio Paese” (89%; +8%) e “sulla società nel suo complesso” (92%; +13%) in misura superiore alla media. Tuttavia, in linea con quanto avviene nel resto del mondo, anche le aziende italiane stanno impegnando risorse per l’efficienza energetica con un approccio tutt’altro che strutturato. Solo il 43% adotta strategie ad hoc e il 38% si pone obiettivi misurabili (-14% e -17% vs media). Rispetto ai colleghi degli altri Paesi, inoltre, sono ancora meno gli italiani che affrontano le questioni di efficienza energetica prendendo in considerazione tutti i livelli organizzativi aziendali. Il 31% fissa obiettivi generici (- 6% vs media) mentre sono esigui i numeri di chi si pone obiettivi a livello di funzione (8%; -14%), di area (%; -10%) o di equipaggiamento (2%; -8%). Le iniziative intraprese dalle società italiane, in linea con la tendenza globale, sono principalmente finalizzate al contenimento dei costi nel breve periodo. Gli investimenti per dotarsi di dispositivi più efficienti (42%) o per ridurre il consumo e i costi dell’energia (40%) sono le attività più comuni. Manca una visione a tutto tondo: solo il 14% redige piani di energy management e – nonostante il focus sulla riduzione dei consumi – solo il 9% investe in attività per tracciare il dispendio energetico. Non sorprende che solo 1 azienda su 3 sappia quantificare i risparmi ottenuti dalle iniziative. La necessità di destinare le risorse ad altre priorità (46%) e implementazione e mantenimento troppo costosi (33%) sono i fattori che frenano le aziende italiane sulla strada dell’efficienza energetica. Tuttavia, il 56% dichiara che manterrà o aumenterà i propri investimenti in efficienza energetica in futuro. Ci si continuerà a focalizzare sulla riduzione dei costi e dei consumi ma con un aumento significativo anche in attività più strategiche: ad esempio la formazione del personale (30%; + 13% rispetto a oggi) o la preparazione di piani di gestione dell’energia (27%; +12%).

AIB & METEF. l’11 febbraio si presentano le opportunità di sviluppo dell’automotive italiano in Usa

Si svolge l’11 febbraio prossimo presso la sede della Camera di Commercio di Brescia il seminario tecnico dedicato alle opportunità di business per il settore Automotive. L’evento, organizzato nell’ambito del Progetto Incoming North America, segna il kick off degli incontri di presentazione di METEF, l’expo della tecnologia customized per l’industria dell’alluminio e dei metalli innovativi, che si terrà a Verona Fiere dal 21 al 24 giugno 2017.

A meno di un anno e mezzo dall’apertura del METEF 2017 le iniziative di presentazione e promozione internazionale della manifestazione cominciano a segnare il count down di un’edizione molto attesa, in linea con le aspettative e le conferme sul rilancio dell’industria manifatturiera italiana e in particolare del settore automotive. In vista della esposizione più ricca e integrata di sempre sul mondo della produzione e trasformazione dell’alluminio e dei metalli innovativi, assume una valenza di forte impatto culturale l’iniziativa Incoming North America progettata per l’11 febbraio dall’Associazione Industriale Bresciana in collaborazione con METEF e ProBrixia (Azienda Speciale della Cciaa di Brescia) con il patrocinio della Camera di Commercio di Brescia, di Anfia e di Assofond, ideata per valorizzare il comparto automotive italiano e bresciano a livello internazionale. Oltre alle prime due giornate dedicate agli incontri d’affari con i buyer nordamericani delle più importanti Oem o dei fornitori di primo livello delle case automobilistiche, il momento clou dell’evento è il workshop dedicato al comparto automotive ed alle opportunità di business fra il Nord America e l’Italia.

RIGHT HUB: il 10 febbraio profit e non profit dialogano sul social procurement

Right Hub e ISNET presentano la prima indagine in Italia sul social procurement: profit e non profit che collaborano in un rapporto cliente-fornitore. Da un campione significativo di imprese profit emerge come esista un potenziale di sviluppo molto elevato per le relazioni commerciali tra cooperative e imprese sociali, da una parte, e imprese profit dall’altra. La fotografia dello stato dell’arte evidenzia tuttavia come siano necessarie maggiori competenze, conoscenze e un approccio più maturo e consapevole, da entrambe le parti, per far crescere il social procurement anche nel nostro Paese. L’evento di mercoledì 10 febbraio 2016 a Milano si propone come primo momento di confronto per lo sviluppo del rapporto di collaborazione tra non profit e profit secondo logiche nuove. Il dibattito sarà arricchito dalle dirette testimonianze di grandi aziende che hanno sviluppato significative esperienze di collaborazione con le imprese e cooperative sociali per le forniture di beni e servizi, così come dagli interventi di alcuni dei massimi rappresentanti del mondo dell’economia sociale in Italia. Elio Silva, Il Sole 24 Ore, conduce l’incontro e la tavola rotonda.

ATRADIUS: sono otto i Paesi top per fare business nei mercati emergenti

ROMA – Sono otto i Paesi che, a livello mondiale, offriranno nel 2016 le più promettenti opportunità di business per i nostri esportatori: India e Vietnam, Bangladesh e Filippine, Tanzania e Kenya, Perù e Colombia. Questi sono i mercati “top” che, secondo Atradius – tra i gruppi leader nel mondo nell’assicurazione del credito, cauzioni e recupero crediti – andranno incontro a una forte crescita, mostrandosi in controtendenza rispetto a gran parte dei mercati emergenti, che hanno attraversato una difficile congiuntura economica nel 2015. In generale, grazie a condizioni politiche stabili, bassi costi delle materie prime e la classe media emergente, questi Paesi hanno evidenziato negli ultimi tre anni un trend economico positivo che dovrebbe migliorare ulteriormente nel 2016. All’apice della performance economica troviamo l’India con il più alto indice di crescita del Pil (+7,5%), e Paese di riferimento per il settore chimico, che prosegue il suo trend di crescita grazie alla robusta domanda di importazione di materie plastiche e prodotti chimici. Seguono  altri tre Paesi del contente asiatico: Vietnam (+6,4%), Bangladesh (+6,3%) e le Filippine, quest’ultimo caratterizzato da una performance economica più modesta (+5,1%). In questi Paesi, le migliori opportunità di business per gli esportatori vanno ricercate  nei beni di consumo durevoli e nell’elettronica, settori in espansione grazie all’aumento del reddito disponibile, dell’urbanizzazione e al miglioramento dei livelli di vita. In particolare, il Vietnam si distingue per le buone prospettive di crescita dell’industria farmaceutica, in risposta alla volontà del governo di migliorare il sistema sanitario. Positivi anche i risultati economici attesi per Tanzania (+6,5%) e Kenya (+6,0%). Nei due Paesi africani, occasioni per un business di successo potrebbero riscontrarsi nelle costruzioni, che oggi godono dello sviluppo infrastrutturale, inclusa la realizzazione di nuovi porti. Questi due Paesi si propongono come meta d’esportazione anche per i settori della meccanica e dei beni strumentali anche se la concorrenza sui prezzi da parte delle imprese asiatiche del settore dei macchinari è elevata. Investimenti nel settore delle costruzioni sono attesi anche in Perù (Pil 2016 +4,9%), che si caratterizza però soprattutto per una accresciuta domanda nell’Ict, considerato tra i settori più promettenti del Paese dato l’utilizzo di Internet ancora molto basso (solo il 30% della popolazione ne ha accesso). All’ultimo posto troviamo infine la Colombia che, nonostante la previsione di più bassa crescita economica (+2,7%), dovrebbe essere per gli investitori esteri il Paese dell’America Latina più interessante per il mercato al dettaglio nei prossimi cinque anni.

EY: crescono gli investimenti di capitale per una ripresa sempre più forte dell’Eurozona

MILANO – Trainata dall’aumento dei consumi tra 2014 e 2015, l’Eurozona prosegue il trend di stabilità economica, sostenuto anche dalle prospettive di investimenti di capitale nel medio periodo, come riscontrato dall’ultima edizione del report EY Eurozone Forecast (Eef). Secondo lo studio il prodotto interno lordo complessivo dell’Area raggiungerà una crescita dell’1,5% a fine 2015, che salirà all’1,8% nel 2016 e nel 2017. Donato Iacovone, amministratore delegato di EY in Italia e managing partner dell’Area Mediterranea commenta: «Con l’avvicinarsi del 2016 la ripresa economica dell’Eurozona sembra essere solida e, nonostante i numeri saranno ancora al di sotto dei livelli pre-crisi, prevediamo che la crescita del Pil salirà all’1,8% nel prossimo anno. Intanto, a seguito di un incremento della fiducia e a una migliore redditività, riscontriamo che sia la spesa dei consumatori che gli investimenti da parte delle aziende sono in aumento. Creare maggior occupazione e incoraggiare la formazione e lo sviluppo di competenze specializzate, in particolare per quanto riguarda l’ambito dell’innovazione e del digitale, saranno fattori determinanti per lo sviluppo nei prossimi anni». Intanto cresce la domanda interna e alcuni settori come quello dei servizi finanziari, professionali e del turismo potrebbero offrire nuove opportunità. La facilità di accesso al credito, unita ai bassi tassi di interesse previsti, sono tra gli elementi che guideranno l’incremento della domanda per quanto riguarda i prestiti. Relativamente agli investimenti EY prevede una crescita del 2,4% nel 2016 – la più consistente dal 2007 – cui seguirà un ulteriore incremento del 3,1% nel 2017, mentre tra il 2018 e il 2019 è previsto un aumento annuale degli investimenti fissi intorno al 2,5%. L’ulteriore investimento di capitali dovrebbe affiancare e supportare i processi di riforme che hanno rilanciato l’export di alcuni paesi dell’Eurozona negli ultimi anni. Ciononostante, il rallentamento di alcune economie emergenti potrebbe influire negativamente sulle prospettive future. Nonostante l’abbassamento dei tassi di cambio (aiutato dall’estensione di acquisto di asset da parte della Bce e dall’aspettativa di una stretta monetaria negli Stati Uniti) e  la ripresa delle economie avanzate, lo studio prevede un leggero calo percentuale dell’export che passerà dal 4,5% nel 2015 al 3,7% nel 2016 e scenderà al 3,4% circa  tra il 2017 e il 2019. La spesa dei consumatori, supportata dall’abbassamento del prezzo del petrolio, ha rappresentato finora la principale leva di crescita dell’Eurozona e si prevede che continuerà ad avere un ruolo cruciale. L’incremento dei redditi, in particolare, sarà un fattore  determinante per l’aumento della spesa delle famiglie. L’EY Eurozone Forecast prevede una crescita dei consumi dell’1,7% nel 2015 e dell’1,6% nel 2016. Nel medio termine ci si aspetta una crescita annua intorno all’1,4%. Anche per il nostro Paese si prevede una crescita del prodotto interno lordo dell’1,3% nel 2016 per poi tornare a valori più contenuti dell’1,2% nel 2017 e dell’1,1% nel 2018. L’Italia occupa inoltre, secondo EY, la quarta posizione per quanto riguarda il tasso di inflazione che oscillerà tra una crescita dello 0,7% nel 2016, 1,1% nel 2017 fino ad arrivare all’1,4% nel 2018. Dopo un crollo degli investimenti pubblici negli ultimi sei anni, l’Eef si aspetta ora una crescita dello 0,4% nel 2016 per poi arrivare a un picco del 3,2% nel 2018 cui seguirà una graduale ripresa. 

SAMOTER: macchine movimento terra e costruzioni fuori dalla crisi in due anni

VERONA – Per il mercato delle macchine movimento terra il 2016 segna l’inizio della ripresa. Dal prossimo anno, infatti, è attesa una ripartenza progressiva a livello mondiale che si consoliderà a fine 2017, con un totale di 880mila vendite, in crescita del 33% rispetto al consuntivo 2015. Trend positivo nel prossimo biennio anche per il comparto italiano che, dopo il crollo del 2007 (-72%), punta a chiudere il 2017 con 12.400 unità, in aumento del 44,8% sul risultato 2015. Le previsioni sull’andamento del settore arrivano dalla Fiera di Verona con la presentazione dell’Outlook SaMoTer-Veronafiere, realizzato in collaborazione con Prometeia. L’iniziativa fa parte del percorso di avvicinamento all’appuntamento con la trentesima edizione di SaMoTer (22-25 febbraio 2017). Un’edizione  che sarà centrata sulla gestione e prevenzione delle emergenze ambientali, con focus tematici sui cantieri anti-dissesto e sul piano del Governo #italiasicura che prevede investimenti per oltre 7 miliardi di euro e 3.500 interventi. Il mercato globale di escavatori, impianti per il calcestruzzo, macchine per perforazione, frantumazione e asfaltature, gru e veicoli da cantiere sconta ancora il crollo (-48%) del biennio 2008-2009. Il 2015 resta comunque un anno difficile a livello mondiale: nei primi nove mesi sono state vendute 61mila macchine movimento terra in meno (-11%) rispetto allo stesso periodo del 2014. A livello di macro-aree crescono soltanto India (con 63mila unità) e Nord America (148mila unità). A pesare ancora lo scoppio della “bolla” cinese (-37%) che nel 2011 assorbiva un terzo di tutte le vendite internazionali e la situazione in Russia (-70%). Nonostante l’evoluzione positiva dell’attività edilizia, il Centro studi Prometeia stima una chiusura d’anno in perdita del 9%. Le buone notizie per il comparto arriveranno con il nuovo anno, per continuare nel 2017 con un lento ri-allineamento alla crescita dell’edilizia (880mila unità vendute; +33% sul 2015). Oltre ai mercati maturi di Nord America e Giappone, in Europa i maggiori contributi alla giungeranno, nell’ordine, da Regno Unito, Germania, Francia, Italia e Spagna. Tra gli emergenti, al primo posto l’India, seguita da America Latina. Per quanto riguarda l’Italia, dopo una continua accelerazione negli ultimi cinque trimestri, Prometeia valuta un consuntivo 2015 pari a 8.500 nuove macchine vendute (+27%) che saliranno a oltre 12mila nel 2017 (+44,8% rispetto al 2015). Riguardo all’andamento del settore costruzioni, da segnalare le proiezioni relative all’India – tra i mercati più dinamici sia nell’edilizia residenziale che nel genio civile – che dovrebbe chiudere il 2015 a +5,6% degli investimenti, per salire ulteriormente a +6,9% nel 2016 e a +7,4% nel 2017. Si consolida la ripresa nel Nord America, con un aumento del 5% previsto sia per il 2016 che per il 2017.  La Cina nel prossimo biennio dovrebbe, invece, stabilizzarsi intorno ad una crescita media del 4%, mentre l’America Latina vedrà il segno positivo (+4,1%) soltanto a fine 2017, pur tra luci ed ombre: se Brasile e Venezuela sono in calo, migliora la situazione in Messico, Argentina e Colombia. Stime più caute per l’Europa occidentale: +2,2% nel 2016 e +3% nel 2017. Spostandosi ad est, in Russia continua la scia negativa, con investimenti ridotti in tutti i comparti delle costruzioni: solo a partire dal 2017 si potranno vedere i primi segnali di crescita, soprattutto grazie all’avvio dei lavori per 17 miliardi di euro previsti per i Mondiali di calcio 2018. In Nord Africa e Medio oriente, infine, spiccano le opportunità di business in Arabia Saudita, Emirati Arabi, Egitto ed Iran.  Sul fronte italiano, dopo la chiusura ancora in negativo prevista per il 2015 (-1,5%), si tornerà al segno positivo nel 2016 (+1,2%) e nel 2017 (+2,3%). Merito anche, nel 2016, della nuova Legge di stabilità che darà nuovo impulso agli investimenti nel mercato delle opere pubbliche grazie allo sblocco di 1 miliardo di euro nel Patto di stabilità dei comuni, cui si sommano i 500 milioni di euro destinati all’edilizia scolastica e 8 miliardi di euro aggiuntivi del Piano di investimenti europeo per l’Italia.

ASSOGOMMA: Premiate le eccellenze innovative e le aziende storiche della gomma

MILANO – Si è svolto ieri sera presso il Mercedes-Benz Center di Milano l’evento celebrativo per i 70 anni di Assogomma, l’associazione che rappresenta le aziende italiane che producono articoli in gomma: un settore che vale 5,5 miliardi di euro con una produzione annua di oltre 700mila tonnellate ed esportazioni per 5 miliardi. Presenti 270 partecipanti tra imprenditori, giornalisti e ospiti internazionali e istituzionali, la serata si è aperta con il saluto del presidente di Assogomma Marta Spinelli e il riconoscimento consegnato alle tante aziende storiche del settore, a cui è seguito il riconoscimento assegnato alla filiera rappresentata dal Cerisie, dalla storica rivista “L’industria della gomma” e da Ecopneus. Anche l’Associazione dei produttori di macchine è stata protagonista della serata, con il Presidente di Assocomaplast Alessandro Grassi sul palco, a consegnare il premio in qualità di aziende storiche alla Comerio Ercole, alla Rodolfo Comerio e alla Pomini Rubber & Plastics. l’Italia infatti, oltre che per i prodotti finiti, è leader mondiale nel mercato dei macchinari che le aziende esportano in tutto il mondo e sono apprezzate ovunque per tecnologia, affidabilità e qualità. Il cuore della serata è stata l’assegnazione degli Awards della Gomma, a cui potevano concorrere tutte le aziende trasformatrici associate. Cinque i temi – made in Italy, sostenibilità, internazionalità, sicurezza e innovazione tecnologica – e 15 le aziende premiate, che rappresentano l’eccellenza del settore nelle rispettive categorie: dai pneumatici ai tubi, dagli articoli in lattice per il settore sanitario ai prodotti tecnici per l’automotive e non solo. A chiudere la serata un omaggio alla IVG Colbachini in occasione del 270 anniversario della fondazione e il ringraziamento ai soci fondatori che ancora oggi fanno parte di Assogomma. La serata è stata un inno corale ad un materiale unico, strategico e insostituibile che trae origine da una pianta e che solo a metà del secolo scorso è stato possibile riprodurre sinteticamente, grazie anche a quella che oggi è la Versalis, che ha ricevuto per questo suo ruolo un riconoscimento dall’associazione. Oggi molte applicazioni sono ancora in gomma naturale. Dove è necessaria elasticità, tenuta alle altissime e bassissime temperature, capacità isolante e aderenza, l’unico materiale possibile è la gomma: persino il primo passo sulla luna non sarebbe stato possibile senza le suole in gomma!

ASSOCIAZIONE CIS: da Bocconi una “fotografia” sullo stato di salute dei produttori di imballaggi in cartone ondulato

MILANO – Come hanno reagito alla crisi degli ultimi anni i produttori di imballaggi in cartone ondulato? Qual è il modello di business vincente del settore? Queste le principali domande alle quali ha voluto rispondere la ricerca “I produttori di imballaggi di cartone ondulato, un’analisi di settore condotta da Sda Bocconi per conto dell’Associazione italiana scatolifici, con l’obiettivo di analizzare le dinamiche evolutive, facendo particolare riferimento alle performance economico-finanziarie. Dall’analisi dei bilanci di 330 imprese operanti nel settore (che vale circa 2,4 miliardi di euro), i ricercatori hanno estrapolato i dati relativi all’andamento dell’ultimo decennio (dal 2005 al 2013), facendo riferimento ai due modelli di business prevalenti: trasformatori e integrati. Le analisi svolte segnalano come i trasformatori riescano, in media, ad avere una maggiore redditività operativa, dovuta alla minore incidenza di costi operativi e investimenti, con una conseguente maggiore coerenza con l’andamento del fatturato. Per contro, le imprese integrate segnalano significativi tassi di crescita del fatturato, ma con maggiori costi e investimenti, che portano a una tendenziale riduzione della redditività operativa. In sostanza la forbice “fatturato – costi operativi” si riduce, con conseguenze negative sul Ros (ritorno sulle vendite). A tassi di crescita elevati, quindi, non sempre conseguono risultati economici positivi e la crescita quantitativa non è spesso accompagnata da una crescita qualitativa equilibrata. La ricerca si è poi focalizzata sull’analisi qualitativa di alcune aziende risultate particolarmente interessanti sul fronte delle performance economico-finanziarie. I tratti comuni di questi “brillanti protagonisti del mercato” si possono così sintetizzare: struttura snella e a conduzione familiare, forte orientamento al servizio, attenzione al cliente e ampiezza di gamma. E’, infine, emerso che la passione per l’azienda e le relazioni collaborative con i principali stakeholder (clienti, fornitori, finanziatori…), basate su un solido rapporto di fiducia, fanno la differenza e rappresentano le basi del successo.

FIPE: sale a 76 miliardi di euro il mercato dei pasti fuori casa in Italia

MILANO – Gli italiani tornano al ristorante: i numeri parlano chiaro e confermano un trend positivo, come risulta dall’ultimo Rapporto Ristorazione a cura della Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi). Per il 2015, infatti, la previsione del centro studi Fipe è di un incremento dello 0,8% che porterà la spesa nominale a 76 miliardi di euro. Nel complesso la spesa delle famiglie italiane nel 2014 si è attestata su 74.664 milioni di euro in valore e 69.473 milioni in volume con un incremento reale sul 2013 dello 0,7%. «Si è finalmente interrotta la dinamica di contrazione che era iniziata nel 2008», ha commentato Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe. «Già i numeri di Pasqua e dell’estate inducevano a un cauto ottimismo: oggi abbiamo la conferma che il fuori casa è un universo economico e sociale sempre più importante scelto da oltre 39 milioni di italiani». Il 77% degli italiani maggiorenni consuma, più o meno abitualmente, cibo al di fuori delle mura domestiche sia che si tratti di colazioni, pranzi, cene e aperitivi. In Europa il settore vale 504 miliardi di euro, concentrato principalmente in tre Paesi, e l’Italia si pone in particolare al terzo posto dopo Regno Unito e Spagna. In rapporto alla popolazione e a parità di potere d’acquisto, la spesa pro-capite è in Italia del 22% superiore a quella media europea e del 33% alla spesa della Francia. I pubblici esercizi impiegano, in media d’anno, 680.693 lavoratori dipendenti, pari al 71% del totale nazionale del comparto del turismo.

ASSOMEC: da Fondimpresa 72 milioni di euro per la formazione e la riqualificazione dei lavoratori

MILANO – Con il recente Avviso 05-2015 Competitività, Fondimpresa mette a disposizione 72 milioni di euro a fondo perduto per pagare la formazione che serve.  Per ogni azienda sono disponibili fino a 64 ore di finanziamenti per la formazione, da erogare nel 2016 e da richiedere entro il 6 novembre 2015 (vedi bando allegato). Sono escluse dal finanziamento le attività di formazione organizzate per conformare le imprese alla normativa nazionale obbligatoria in materia di formazione (sicurezza). I corsi finanziabili riguardano le aree internazionalizzazione,  produzione, commercio elettronico e organizzazione. Per prenotare i finanziamenti e istruire gratuitamente la pratica, è sufficiente contattare la segreteria AssoMec (segreteria@assomec.eu, tel. 02 43513210).

INVEST IN LOMBARDY: 170 miliardi e 280mila occupati dagli investimenti esteri in Regione Lombardia

MILANO – Con 3.285 imprese, 279.565 addetti, 170 miliardi di euro di fatturato la Provincia di Milano si conferma leader italiana nell’attrazione di capitali esteri. La virtuosità è però caratteristica anche delle altre province lombarde, fra cui spiccano Monza e Brianza, con quasi 400 imprese estere, quasi 40 mila addetti e oltre 17 miliardi e 600 milioni di fatturato. A seguire Bergamo, quasi 30 mila addetti, oltre 7 miliardi di fatturato e oltre 200 imprese, Varese poco sotto e subito a seguire Brescia, sempre oltre i 5 miliardi di fatturato da imprese estere presenti sul territorio. “Attrarre investimenti esteri per creare innovazione e crescita: dalle politiche ai progetti”, questo il titolo del seminario principale degli “Invest in Lombardy Days” edizione 2015, il principale momento di confronto sugli investimenti esteri in Lombardia e in Italia, tenutosi a metà ottobre a Milano e occasione di dialogo e networking tra imprese multinazionali, istituzioni locali e nazionali, economisti, professionisti, banche e imprese. «Chi decide di investire in Lombardia – ha sottolineato l’assessore lombardo alle Attività produttive Mario Melazzini – trova, come valore aggiunto, grandi professionalità e un capitale umano d’eccellenza, oltre che una serie di agevolazioni che la Regione mette a disposizione non solo in termini di risorse ma anche di semplificazione, sburocratizzazione e alleggerimento del carico fiscale. Le diverse misure che aumentano l’attrattività del nostro territorio sono contenute nella legge 11 Impresa Lombardi’ e anche nella nuova legge, anch’essa approvata all’unanimità, Manifattura diffusa, creativa e tecnologica 4.0, grazie alla quale metteremo a disposizione oltre 580 milioni di euro di risorse. Le altre leve fondamentali sono la ricerca e l’innovazione, che noi riteniamo priorità strategiche e che vogliamo promuovere sempre più, potenziando la naturale vocazione di una regione, come la Lombardia, che può vantare con 500 centri di ricerca e sviluppo, 13 Università, 18 IRCCS e 6 parchi tecnologici». «Nel 2014 le richieste di assistenza da parte di imprese estere sono cresciute dell’80% rispetto al 2013 e nei primi 6 mesi del 2015 di un ulteriore 60% rispetto al primo semestre 2014», ha dichiarato Pier Andrea Chevallard, Direttore di Promos. «Questo perché la Lombardia è la porta d’ingresso degli investimenti esteri in Italia, il 48,6% di tutte le aziende italiane inserite in gruppi internazionali ha sede in Lombardia: solo nella provincia di Milano sono localizzate 3.285 imprese a partecipazione estera, che danno impiego a 280 mila lavoratori e sviluppano un fatturato complessivo di 170 miliardi di euro all’anno». Nel corso del seminario sono stati presentati anche i dati dell’Annual Report 2015, dal rapporto elaborato da Invest in Lombardy con il supporto del professore Marco Mutinelli, emerge che: gli indicatori di internazionalizzazione della Lombardia registrano una performance significativamente più alta del panorama nazionale;  in regione sono presenti 4.721 aziende a partecipazione estera per un turnover complessivo di 220 miliardi di euro e un totale di 407.600 impiegati (+1,9% rispetto al 2014); nel decennio 2004-2014, 2.676 aziende italiane sono state parzialmente o totalmente acquisite da investitori esteri e i settori in cui si investe di più sono manifattura e industria (54,13%), wholesale e retail (15,79%), business services (20,25%). Europa e Stati Uniti rimangono saldamente in testa nella classifica dei Paesi più interessati a investire in Italia. La vera novità però sono i Paesi Brics: in dieci anni il peso dei loro investimenti è passato dallo 0,5% al 9,1%; da notare che nel 2014 si sono registrate ben 9 acquisizioni di rilievo da parte di investitori cinesi, con una crescita significativa rispetto all’anno precedente.

DE LUCA & PARTNERS: l’84% delle imprese apprezza il Jobs Act ma bisogna ridurre il cuneo fiscale

MILANO – Quali sono stati i reali effetti del Jobs Act sul mercato del lavoro? Obiettivi come stabilità per i lavoratori e flessibilità per le aziende sono stati raggiunti o sono necessarie ulteriori misure per soddisfare le esigenze di dipendenti e datori di lavoro? De Luca & Partners, studio legale specializzato nel campo del diritto del lavoro, ha svolto un’indagine rivolta ad aziende nazionali e internazionali operanti nel territorio italiano. Al sondaggio hanno contribuito oltre 200 tra amministratori delegati, general counsel e direttori del personale di importanti compagnie, di cui il 40% appartiene a gruppi internazionali. Dal sondaggio emerge che ben l’84% del campione è stato positivamente colpito dalle riforme avviate dal Jobs Act, grazie alle quali il diritto del lavoro ha potuto compiere un “sostanziale progresso”. Chi si è dichiarato favorevole ai cambiamenti attuati con il Jobs Act apprezza in particolar modo la possibilità data alle imprese di aumentare le assunzioni e promuovere gli investimenti (46%), oltre a determinare un maggiore equilibrio tra i diritti delle parti del rapporto di lavoro (40%). Tuttavia, solo il 32% degli intervistati ha dichiarato di aver visto crescere significativamente il numero di lavoratori assunti a tempo indeterminato nella propria azienda a partire dal marzo 2015. Incentivi alle assunzioni e semplificazione sono gli aspetti della riforma che convincono maggiormente sia le aziende, sia i dipendenti: il 69% di loro ritiene infatti che il contratto a tutele crescenti e l’esenzione contributiva introdotta dalla Legge di stabilità siano i principali vantaggi offerti dal Jobs Act. Senza dimenticare, inoltre, l’abolizione dell’obbligo di indicare la causale per le assunzioni a tempo determinato (34%), il riordino delle tipologie contrattuali (30%) e la revisione della disciplina delle mansioni (28%). Inoltre, nonostante l’applicazione del contratto a tutele crescenti per i neoassunti, non si è registrato un blocco del turnover all’interno delle aziende. Al contrario, 7 su 10 dei partecipanti all’indagine (72%) hanno dichiarato che la riforma non ha influito sulla propensione dei lavoratori a cambiare lavoro. In un mercato del lavoro tradizionalmente statico come quello italiano, la percezione è che si possa e si debba ancora fare molto: il 58% degli intervistati, infatti, ritiene che la riforma non sia sufficiente a raggiungere l’obiettivo di maggiore flessibilità nella gestione dei rapporti di lavoro. L’ostacolo maggiore agli investimenti e alle assunzioni è, secondo il 79% del campione, l’elevato costo del lavoro, seguito dalle difficoltà create dalla burocrazia (52%) e da una normativa troppo complessa (49%). Non solo: a spaventare le aziende sono anche la scarsa flessibilità in uscita per i vecchi assunti (42%) e la mancanza di chiarezza in materia previdenziale e assistenziale (32%). E di fronte alla domanda che chiede quali aspetti della riforma debbano essere migliorati, non ci sono dubbi: l’esigenza diffusa è una riduzione del cuneo fiscale (73%) e del costo del lavoro (70%), senza però trascurare la diminuzione degli adempimenti burocratici a carico di datori di lavoro e lavoratori (53%), la riduzione dei tempi di giustizia (42%) e la semplificazione della normativa previdenziale e assistenziale (40%). Dal punto di vista strettamente contrattuale, invece, ben il 40% degli intervistati ritiene necessario poter applicare il contratto a tutele crescenti a tutti i rapporti di lavoro subordinati e non solo a quelli instaurati a decorrere dal 7 marzo 2015.

CONFARTIGIANATO: con l’accordo Ttip è destinato a crescere negli Usa l’export delle pmi italiane

MILANO – Quali opportunità potrà aprire il Ttip, l’accordo commerciale di libero scambio in fase di negoziazione tra Usa e Unione Europea, alle piccole imprese? Se ne è parlato nel corso dell’incontro “Ttip. Un’opportunità economica e una sfida per le pmi italiane” organizzato da Confartigianato. «Gli Stati Uniti rappresentano per noi un mercato di grande interesse, in particolar modo per le imprese lombarde, che contribuiscono per il 24,6% ai 29,8 miliardi di euro delle esportazioni italiane verso gli Usa», ha affermato Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Lombardia. «Peraltro gli Stati Uniti sono anche il primo mercato Extra UE, e il terzo in assoluto, di destinazione del made in Lombardia, cresciuto del 9,7% nell’ultimo anno (8,3 punti in più rispetto alla crescita dell’export totale lombardo)». Il Translatantic Trade and Investment Partnership rappresenta un’importante opportunità anche per le piccole imprese lombarde, protagoniste dell’export per un valore di 1,9 miliardi di euro, pari al 27,3% delle esportazioni totali verso gli Usa: tanto infatti contano le esportazioni del made in Lombardia nei settori manifatturieri a prevalenza di piccole e medie imprese. Numeri che, oltretutto, crescono del 7,5% solo nell’ultimo anno. Le pmi di Milano e provincia sono in testa alla classifica delle maggiori esportatrici verso gli Usa, per un valore di 920 milioni di euro, pari al 46,7% dell’export generato dalle pmi lombarde. Seguono Brescia con 259 milioni di euro, pari al 13,1%, e Monza-Brianza con 215 milioni, pari al 10,9%. In queste tre province si concentrano così quasi i tre quarti dei prodotti delle pmi lombarde destinate al mercato statunitense.

CAMERA DI COMMERCIO ITALO-CECA: il 28 ottobre si possono

MILANO – Si svolge mercoledì 28 ottobre (dalle ore 10) presso il padiglione della Repubblica ceca in Expo, il workshop Fare Business in Repubblica ceca – Aspetti legali e commerciali. CzechTrade, lo studio legale Kučera & Associati e la Camera di Commercio italio-ceca illustreranno quali sono gli aspetti legali e commerciali fondamentali per avviare un progetto d’affari in Repubbli ceca, con un focus sul tema della procedura corretta per la partecipazione ad appalti pubblici e gli investimenti. La conferma di partecipazione é da presentare entro venerdì 23 ottobre, in modo da poter riservare i biglietti gratuiti per l‘ingresso a Expo. In allegato l’invito per partecipare al concerto che si terrà nel pomeriggio, a partire dalle 16 all’interno del Teatro openair di Expo, in occasione dei festeggiamenti del Czechs Giving Day.

BERS: Opportunità di investimento nel settore energetico all’estero per le imprese italiane

MILANO –  Il presidente della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS), Suma Chakrabarti, ha incontrato circa venti rappresentanti di imprese in Camera di commercio di Milano. «L’incontro con le imprese ha un significato importante per la nostra organizzazione – ha dichiarato Chakrabarti – perché puntiamo a  rafforzare le opportunità d’affari con le imprese italiane nei Paesi in cui siamo operativi». L’incontro è stato organizzato dalla Bers in collaborazione con Promos, azienda speciale della Camera di commercio di Milano per le attività internazionali, e il Consorzio camerale per il credito e la finanza. L’obiettivo: quello di fornire informazioni sulle linee strategiche della Banca nel prossimo triennio e illustrare le opportunità di investimento per le imprese italiane sui mercati esteri con un focus in particolare nel settore energetico e nelle infrastrutture energetiche.

CONFARTIGIANATO: La Lombardia traina l’export della metalmeccanica italiana in Germania

MILANO –  Al primo semestre 2015 l’export italiano dei prodotti della metalmeccanica verso il mercato tedesco vale quasi 13 miliardi di euro (12.949 milioni). La regione più attiva è la Lombardia con un totale di 4.528 milioni (in aumento dell’1,3% rispetto al primo semestre 2014), seguita da Emilia Romagna (1.806 milioni), Veneto (1.777 milioni) e Piemonte (1.682 milioni). A livello provinciale è Brescia la regina dell’export in Germania, con 1.085 milioni di euro, seguita da Torino (974 milioni), Milano (814 milioni) e Bergamo (634 milioni). Le imprese italiane attive nel settore metalmeccanico sono 111.677, di cui 65.690 artigiane (il 58,8%). I dati provengono dal Centro Studi di Confartigianato Imprese (elaborazioni su dati Istat) in collaborazione con l’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia. Le elaborazioni sono state presentate alle imprese artigiane in occasione degli incontri con buyers e delegazioni commerciali internazionali all’Italian Makers Village, il fuori Expo di Confartigianato in via Tortona a Milano. Scopo del Village è anche quello di favorire l’internazionalizzazione di PMI e MPI: dall’inizio di Expo ad oggi oltre 700 aziende di diversi settori hanno partecipato agli incontri del programma Export 2015, sviluppando così opportunità di scambi commerciali su scala mondiale.

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