Primo piano

Boero: Gonzales Ferrer a capo del settore yachting

/

GENOVA – Gruppo Boero, leader nel settore dei prodotti vernicianti per edilizia e yachting, annuncia che Gemma Gonzalez Ferrer è stata nominata direttore della business unit Yachting del gruppo. Nel suo attuale incarico, Gonzalez Ferrer porta con se’ una profonda conoscenza del settore nautico di cui si servirà nel sostenere il percorso di sviluppo dei brand internazionali che fanno capo alla divisione yachting, Boero Yacht Coatings e Veneziani Yachting, realizzando piani in linea con l’attuale strategia di espansione e la futura crescita del gruppo. Prima della nomina in Boero, la manager spagnola ha rivestito il ruolo di global yachting director all’interno di un’azienda internazionale di prodotti vernicianti, costruendo la divisione yachting e guidandone il posizionamento e sviluppo a livello internazionale. Secondo Giampaolo Iacone, direttore generale e cfo del Gruppo Boero, «da oltre cinquant’anni la divisione Yachting del Gruppo Boero è un punto di riferimento a livello internazionale nella produzione di soluzioni vernicianti per i mercati della nautica da diporto e dei superyacht, sinonimo da sempre di elevata qualità e performance. Gli importanti risultati raggiunti ci spingono a fare sempre meglio e a guardare verso nuove sfide che ci prepariamo ad affrontare ulteriormente rafforzati con l’arrivo di Gemma Gonzalez Ferrer».

Mobilità autonoma: si sperimenta a Torino Airport

/

TORINO  – Al via la sperimentazione dei dispositivi di mobilità personale a guida  autonoma per l’assistenza di passeggeri a ridotta mobilità (prm) presso Torino Airport: il progetto, realizzato in collaborazione con la startup torinese Alba Robot nell’ambito di Torino City Lab,  laboratorio di innovazione di cui l’aeroporto è partner, è finalizzato a testare l’utilizzo di Sedia (SEat Designed for Intelligent Autonomy), un innovativo dispositivo a guida autonoma e comandi  vocali. La sperimentazione, prima in Italia ad essere applicata in ambito aeroportuale, mira ad impiegare un  dispositivo di mobilità personale dotato di intelligenza artificiale in un ambiente operativo reale.  Tre le fasi in cui si articola l’iniziativa: una fase di co-design, in cui sono stati definiti gli ambiti di applicazione della sperimentazione, gli aspetti normativi e le esigenze operative dell’assistenza ai passeggeri a ridotta mobilità in ambito  aeroportuale; una fase di validazione e ottimizzazione, con settaggio della piattaforma e degli algoritmi, la mappatura degli spazi aeroportuali, test in ambiente reale e l’utilizzo dei mezzi di mobilità personale  senza il coinvolgimento diretto degli utenti dello scalo; infine, una fase di sperimentazione operativa, che prevede l’impiego dei dispositivi di mobilità  personale Alba Robot nella reale assistenza dei passeggeri a ridotta mobilità dello scalo di Torino  che ne facciano richiesta. Attualmente è in corso la fase di validazione e ottimizzazione, a valle della quale verrà avviata la  sperimentazione operativa. L’applicazione di questa soluzione innovativa offre il vantaggio allo staff dell’Aeroporto di Torino di potersi dedicare maggiormente al supporto e alla relazione con i passeggeri, sgravando dal mero trasporto. Inoltre il sistema di guida autonoma su mappe predefinite permette ai mezzi di ricollocarsi autonomamente  negli stalli di servizio preposti, una volta terminata l’assistenza, ottimizzando la gestione della flotta.

 

Da Tessitura Lazzati i filati certificati “eco-friendly”

//

MILANO – La svolta nel tessile si chiama green. Dall’economia circolare nascono sempre più prodotti attenti all’ambiente con lavorazioni “a impatto zero”. E anche nel periodo dell’emergenza sanitaria, l’attenzione ai temi ecologici non è calata: la Tessitura Fibre Artificiali A. Lazzati di San Vittore Olona (Milano) ha registrato una richiesta crescente per i prodotti “eco-friendly”. Ovvero, filati di poliestere e nylon interamente ottenuti da processi di recupero, ma anche finissaggi senza il ricorso a sostanze chimiche inquinanti: processi che sono il frutto di un lungo percorso di ricerca che pone oggi la Lazzati tra le realtà più innovative del tessile italiano.  «Abbiamo da poco ricevuto la conferma della certificazione GRS – Global Recycle Standard», annuncia Marilena Vercesi, responsabile del reparto di ricerca e sviluppo della Tessitura Fibre Artificiali A. Lazzati, azienda che, con alle spalle più di 60 anni di storia, continua a mantenere la conduzione familiare e che, insieme con Leucadia e Texnob, costituisce il Lazzati Group. «È un importante riconoscimento che interessa non solo i prodotti, ma anche le aziende produttrici che utilizzano materiali riciclati all’interno delle loro creazioni. La GRS, per tramite di Icea (Istituto per la certificazione etica e ambientale), certifica infatti non solamente la filiera eco per i materiali dichiarati 100% riciclati, ma anche che l’azienda stessa è attenta alle tematiche ambientali, politiche e sociali con azioni utili al territorio».

Prosegue Vercesi: «nel settore tessile e, in particolare, nel mondo dell’abbigliamento sono sempre più i marchi che decidono di utilizzare esclusivamente materiali riciclati per le loro collezioni. È una spinta verso tematiche di ecosostenibilità che arriva anche dal consumatore finale». La continua ricerca di soluzioni green ha permesso alla tessitura di San Vittore Olona di produrre tessuti in poliestere e nylon 100% riciclato post-consumer. «Il poliestere è ottenuto da un processo di recupero delle bottiglie in plastica, mentre il nylon deriva dal recupero di reti da pesca e tappeti non più utilizzati», spiega Vercesi. «In entrambi i casi siamo riusciti a sviluppare tessuti interamente sostenibili, certificati e di alta qualità. Questi tessuti trovano facilmente impiego nel settore sportivo e fashion, ma soprattutto contribuiscono a ridurre sensibilmente l’impatto ambientale dovuto alla loro produzione ex-novo». È anche possibile ritrovare questa “spinta green” verso i finissaggi utilizzati per aggiungere l’idrorepellenza nei tessuti. «La soluzione C-zero prevede l’impiego di una resina particolare che non utilizza sostanze chimiche perfluoroalchiliche come Pfos e Pfoa, sostanze particolarmente inquinanti e già oggetto di restrizioni da parte dell’Unione Europea. Con questo finissaggio non vengono alterate le caratteristiche del tessuto e, allo stesso tempo, anche in fase di lavaggio non c’è pericolo di rilascio di tossine dannose per l’ambiente», aggiunge Vercesi.

Torneria Colombo inaugura l’Accademia Meccanica

/

LECCO – Nell’anno del 60° anniversario dalla fondazione, la Torneria Automatica Alfredo Colombo dà il via alla sua Accademia Meccanica interna, attraverso l’inaugurazione del nuovo stabilimento che accoglie gli spazi formativi riservati non solo ai giovani apprendisti ma soprattutto a tutti i collaboratori dell’azienda lecchese, che oggi occupa 150 addetti e “sforna” ogni anno 250 milioni di pezzi. In collaborazione con l’Its Lombardia Meccatronica è stato infatti realizzato un percorso post-diploma in apprendistato annuale che garantisce l’ottenimento del certificato di specializzazione tecnica superiore (Ifts con valenza regionale/nazionale) in tecniche di industrializzazione del prodotto e del processo ai ragazzi desiderosi di intraprendere un percorso di alta specializzazione nell’ambito della meccanica di precisione. Il progetto, del quale fanno già parte i nove apprendisti per l’anno accademico 2021-22, è suddiviso in tre macro aree. Per l’amministratore delegato Vincenzo Colombo «l’apertura ufficiale della nostra Accademia Meccanica è la risposta a una duplice necessità: da una parte la responsabilità dell’impresa di stringere una alleanza educativa con il mondo della scuola, al fine di formare i più giovani costruendo con loro una professionalità ricercata e riconosciuta dal nostro tessuto produttivo, attraverso processi di formazione sempre più strutturati, capaci di generare valore e innovazione proprio a partire dall’esperienza quotidiana di tutti i nostri tecnici. Dall’altra, l’aver fatto diventare realtà concreta quella è la visione aziendale, cioè essere una realtà che si distingue per la capacità di fare molto bene il proprio mestiere grazie alle persone e alla volontà di innovarsi e migliorare costantemente». L’Accademia Meccanica dispone di 600 mq che includono sala formazione, sala metrologica, area lavoro che simula un’area produttiva aziendale e contiene torni dedicati alla formazione, area attrezzeria, spazi per coworking, area break. Il corpo docente è composto dagli attuali collaboratori di Torneria Automatica Alfredo Colombo, per una formazione sia trasversale sulle differenti aree aziendali sia verticale sulle tecniche e tecnologie presenti in azienda. Tali spazi formativi saranno adiacenti ad altrettanti 400 mq predisposti per la realizzazione, in futuro, di un’area dedicata esclusivamente allo sviluppo di nuovi prodotti.

 

Vitavigor: qualità e originalità nel menu del successo

//

MILANO – Guardare avanti, anzi oltreoceano per continuare a crescere senza dimenticare l’importanza delle proprie radici: questa è la filosofia di Vitavigor, azienda meneghina conosciuta in tutto il mondo per i “Super Grissin de Milan”, che guarda al futuro, lavorando su innovazione e originalità. Le prime indicazioni positive giungono dal fatturato che, al termine del 2021, sfiora i 5 milioni (+7% rispetto al 2020) con un +5% dal mercato italiano e +11% dall’estero. Restando in ottica export, la crescita maggiore per volume di prodotto si è verificata negli Stati Uniti con una crescita del 346%, seguita da Spagna (+40%) e Francia (+22%).Per quanto riguarda il Bel Paese, invece, si registra la crescita, anche se lenta, dell’horeca, seguita da un incremento più che ottimale della gdo grazie, in particolar modo, alla distribuzione dei prodotti in regioni oltre il solito raggio d’azione come il Veneto. A livello di referenze all’interno dei confini nazionali, cresce la linea dei grissini Hospitality Fashion. A tal proposito, sono le nuove referenze della linea di snack Vitapop Appena lanciata a registrare un incremento totale pari al 70%. Mentre i minicracker Vitafitregistrano una crescita del 15%. A livello globale, invece, emerge un +10%, in termini di produzione dei prodotti a marchio e un incremento del 4% per quelli realizzati per conto di terzi. «Nonostante l’incertezza che regna per via del tragico conflitto in corso, che sta portando alle stelle il prezzo delle materie prime e mettendo in crisi i fornitori, vogliamo proseguire nel percorso di crescita, continuando ad investire anche in ottica adv e pubblicità. Inoltre, sarà di fondamentale importanza la partecipazione ai più grandi eventi del nostro settore: grazie a questi, è possibile ricominciare a fare networking e, di conseguenza, ampliare il bacino di clienti e buyer», afferma Federica Bigiogera, marketing manager di Vitavigor. Entrando più nel dettaglio in merito agli effetti del conflitto tra Russia e Ucraina, si registra un aumento considerevole del valore di prodotti come la farina di grano tenero (+48% da febbraio e +133% sul 2020). Sulla stessa lunghezza d’onda si dimostra anche l’olio con un incremento di prezzo pari al 24% rispetto al periodo pre-conflitto e del 74% sul 2020.

Finanziamento “green” per la crescita di EuroGroup

//

ROMA –  La crescita sostenibile è al centro dei due finanziamenti a beneficio di EuroGroup Laminations, specializzata nella produzione di rotori e statori per motori e generatori elettrici derivanti dalla tranciatura e la punzonatura di acciaio elettrico. BNL Gruppo BNP Paribas e Crédit Agricole Italia hanno erogato due finanziamenti da 15 milioni di euro ciascuno, assistiti da garanzia green Sace, a supporto del piano di investimenti della società volto a incrementare la capacità produttiva dei propri stabilimenti italiani, con un innalzamento del livello tecnologico e un conseguente miglioramento della sostenibilità ambientale ed energetica dei processi produttivi. EuroGroup Laminations è leader mondiale nella produzione dei componenti “core” delle macchine elettriche rotanti – lo statore e il rotore – destinati ai motori elettrici di automobili, treni, elettrodomestici, automazione, domotica e generatori sia tradizionali sia eolici. La società, grazie a un’offerta di soluzioni innovative derivanti da una costante attività di ricerca e sviluppo, è riuscita a diventare punto di riferimento per i più importanti costruttori oem quali Volkswagen, Porsche, Ford, FCA, Nissan, GM e altri marchi leader attivi nell’offerta di auto elettriche. Gli interventi finanziati, grazie all’impatto positivo in termini di mitigazione del cambiamento climatico, rientrano negli obiettivi del Green New Deal, il piano che promuove un’Europa circolare, moderna, sostenibile e resiliente. «Siamo orgogliosi – ha sottolineato Enrica Delgrosso, responsabile mid corporate del nord ovest di Sace – di affiancare un’eccellenza italiana con una forte vocazione all’export e all’internazionalizzazione come EuroGroup Laminations nel suo importante contributo alla transizione ecologica attraverso la nostra garanzia Green. Questa operazione conferma il nostro impegno a supporto di una filiera strategica come quella del power e della sua crescita sostenibile, da cui non si può prescindere per essere competitivi in Italia ed all’estero».

Dall’ufficio al campo il welfare innovativo di Zucchetti

//

LODI – L’innovazione si misura nel concreto dei progetti realizzati ma anche nel valore del pensiero che li ispira: è la concezione alla base di HR Alliance, partnership per la gestione del personale ideata da Zucchetti, la prima software house italiana con 1 miliardo di euro di ricavi, con la collaborazione di Coltivatori di Emozioni, prima piattaforma italiana di social farming, nata per sostenere i piccoli produttori agricoli, salvaguardare i territori rurali a rischio di abbandono e recuperare le antiche tradizioni contadine in via di estinzione. «Open innovation è e sarà il motore guida dell’articolato progetto HR Alliance – spiega Gianfranco Pezzolato, business development manager di Zucchetti – per la costruzione di un nuovo modello di partnership, attraverso nuove soluzioni costruite sulla condivisione di valori e la necessaria adattabilità nei confronti delle richieste dei clienti. Facendo rete e sistema possiamo costruire rapporti “al quadrato” che vadano oltre il tradizionale b2b ma che intercettino anche i clienti dei clienti. Abbiamo selezionato Coltivatori di Emozioni per la portata innovativa di proposte e progetti di welfare all’insegna della qualità». Zucchetti è l’unica azienda nel mondo a poter disporre di ben quattro piattaforme HR differenti (per un totale di più di 60 moduli), strutturate in diverse aree applicative per dare soluzioni nella gestione del personale di aziende di ogni dimensione. Questa estrema cura per le aziende clienti e per i loro dipendenti ha portato quindi alla ricerca di sempre nuove intese con realtà che possano intervenire positivamente anche nella costruzione del benessere del dipendente. Il tema del welfare infatti interviene in modo fondamentale nella gestione delle risorse umane. «L’incontro con Zucchetti – ha sottolinato Biagio Amantìa, co-founder di Coltivatori di Emozioni – ci ha permesso di contribuire alla salvaguardia del made in Italy. Sosteniamo l’identità e l’autenticità dei prodotti agroalimentari italiani. Questo significa essere dalla parte del lavoro e del rispetto della tradizione. La nostra piattaforma accorpa realtà agricole che promuovono l’eccellenza del territorio e la difesa del contesto di origine, per poter crescere e ‘seminare’ anche per le generazioni future. La lunga esperienza sul campo di Zucchetti in ambito HR ci permette di far crescere il valore della nostra proposta per farla diventare un vero e proprio benefit da gestire con il contributodelle tecnologie digitali». Nata in Puglia, l’iniziativa è presente oggi in 18 regioni italiane, con oltre 50 agricoltori aderenti. Grazie alla partnership con l’associazione “I borghi più belli d’Italia”, si possono vivere esperienze che consentono di conoscere da vicino prodotti e produttori e di scoprire le bellezze artistiche, culturali e paesaggistiche dei territori, organizzando anche eventi privati e aziendali. Il felice intreccio tra tecnologia e agricoltura consapevole infatti ha portato all’originale proposta welfare a disposizione delle imprese: prodotti coltivati con criteri di sostenibilità ambientale, possibilità di organizzare meeting in suggestivi borghi e di compiere esperienze dirette a contatto con la natura. Perché la valenza del benefit è sempre più legata alla dimensione del benessere psicofisico.

Pmi e credito: nel post-pandemia si torna a investire

/

Dopo un 2020 in cui le imprese italiane – specialmente quelle piccole – hanno chiesto finanziamenti principalmente per affrontare l’emergenza, pagare i dipendenti e i fornitori, nel corso del 2021 le aziende hanno cominciato a pensare al futuro e a richiedere finanziamenti con importi maggiori per tornare a investire sulla crescita della propria attività. Investimenti che potrebbero rendere le imprese più forti e più preparate ad affrontare le turbolenze economiche determinate dalla guerra in Ucraina. Questa è la fotografia che emerge nel quarto Osservatorio piccole imprese italiane lanciato da Credimi, leader nell’Unione Europea nei finanziamenti digitali a pmi, e realizzato da Nextplora, agenzia di insight management, su un campione di 1.000 aziende con fatturato fino a 20 milioni di euro, suddivise in parti uguali tra i settori di industria, commercio, edilizia e servizi e analizzate per forma giuridica.

2021: le pmi finanziano la crescita

Ciò che emerge con forza dalla quarta edizione dell’Osservatorio è che, rispetto all’anno 2020, che ha messo in grande difficoltà la maggior parte delle aziende medio-piccole, il 2021 è stato invece un anno di assestamento in cui le imprese hanno cercato di rimettersi in piedi e tornare solide.  Lo dimostrano i numeri: se nel 2020 solo il 7% delle imprese richiedeva cifre sopra ai 100.000 euro, nel 2021 ben il 39% delle imprese ha dichiarato che la prossima richiesta supererà quella soglia.  Anche le motivazioni per richiedere un prestito cambiano radicalmente dal 2020 al 2021: diminuiscono quelle “emergenziali” e aumentano quelle “di prospettiva”. Nel 2020 infatti il 42% delle imprese ha utilizzato i prestiti per coprire esigenze di liquidità e il 34% per pagare i fornitori. Invece nel 2021 alla domanda sulla destinazione del prossimo finanziamento, solo il 30% delle imprese ha dichiarato che lo userà per la liquidità e il 28% per pagare i fornitori. Tra le altre motivazioni che spingono le pmi a richiedere un finanziamento ci sono, appunto, quelle legate alla  crescita, come: il rinnovo del magazzino (29%) l’implementazione dell’e-commerce (27%), nuove assunzioni (24%) e l’acquisto di macchinari e software (23%). Cambia anche ciò che gli imprenditori cercano in un finanziamento: resta invariata al primo posto l’importanza del tasso d’interesse (per il 64% delle imprese), al secondo posto, ma meno rilevante rispetto al 2020 la velocità di erogazione (dal 47% al 40%) e l’ammontare dell’importo (dal 42% al 35%), mentre aumentano l’importanza della durata del prestito (dal 33% al 38%) e della presenza di un consulente personale (dal 20% al 25%).

Come si finanziano: gli strumenti più usati

Nel 2021 le imprese hanno fatto ricorso a varie forme di finanziamento: dal fido alle carte di credito, preferite principalmente dalle aziende più piccole, ai capitali propri, soluzione scelta da quelle più grandi. Infatti, per quanto riguarda le ditte individuali, il 45% di esse ha fatto ricorso allo strumento del fido e ben il 50% alle carte di credito. Le aziende più grandi invece, quelle con fatturato tra i 5 e i 20 milioni di euro, hanno in buona parte preferito utilizzare capitali propri: ha fatto questa scelta il 37% di queste imprese. Ci sono state anche imprese che non hanno avuto bisogno di alcun tipo di finanziamento nel corso dell’anno: ovvero le società di capitali (56%), quelle con fatturato sopra al milione (46%), e anche alcune di quelle con fatturato più basso (nella fattispecie, il 29% di quelle nella fascia 50.000 euro – 1 milione di euro).

Quali settori ricorrono di più al credito

I settori che hanno fatto maggior ricorso ai finanziamenti sono stati quello dell’industria – il 13% delle imprese di questo settore ha richiesto un prestito (ma nel 2020 era il 31%) – seguito dal commercio (9% vs ben 35% l’anno prima), servizi (8% vs 28%) ed edilizia (4% vs 30%). È interessante anche segnalare che nel 2021 ben il 58% delle imprese intervistate nel mondo dell’edilizia non ha mai richiesto un finanziamento.  

Focus sulle imprese femminili

Dall’analisi emergono delle importanti differenze tra le imprese a conduzione femminile e le altre, sia a livello totale che nello specifico delle ditte individuali. Le imprese femminili si sono rivolte maggiormente al fido (51%) e alle carte di credito (57%) come forme di finanziamento rispetto alle imprese non femminili (rispettivamente 38% e 43%). Invece la quota di quelle che non hanno avuto bisogno di un prestito è del 26% per le ditte individuali non femminili, mentre scende al 10% per le femminili. Le tipologie di finanziamento predilette da queste pmi sono il mutuo (utilizzato dal 60% delle imprese femminili nell’ultimo anno) e finanziamento a lungo termine (52%). Queste aziende sembrano più orientate ad un’ottica di investimento: hanno usato il credito per creare o migliorare l’e-commerce (31% contro 22% delle imprese non femminili) e per assumere nuove risorse (26% vs 16%). Se si osservano i dati relativi alle intenzioni future di finanziamento, emerge chiaramente un bisogno “più urgente” da parte delle imprese femminili: il 10% pensa di richiederlo entro 3 mesi, il 33% entro 6 mesi e il 22% entro l’anno – mentre il 28% delle imprese non femminili lo richiederà più avanti nel tempo e il 39% dichiara di non averne bisogno. Spicca inoltre una forte attenzione alle risorse umane: infatti il 26% delle aziende femminili utilizzerà il prossimo finanziamento per formare e assumere dipendenti, contro un 18% delle altre pmi. «La quarta edizione del nostro osservatorio ci racconta di un’Italia imprenditoriale che è stata piegata da due anni di pandemia, ma oggi solleva la testa e comincia a ipotizzare un futuro fatto di investimenti per ripartire e tornare a crescere, anche se in un contesto geopolitico e macroeconomico incerto come quello attuale», ha dichiarato Ignazio Rocco, founder e ceo di Credimi. «Credo che le imprenditrici e gli imprenditori italiani abbiano capito che per affrontare i momenti di crisi sia importante investire in tecnologia, risorse umane, magazzino per farsi trovare pronti quando si vivono periodi incerti come quello appena trascorso e, purtroppo, come quello attuale». Per Bruno Lagomarsino, direttore di ricerca di Nextplora, «l’osservatorio ci restituisce il quadro di un tessuto industriale delle pmi desideroso di ripartire e convinto che ci siano le condizioni per farlo. Il dato appare ancora più promettente tenendo conto che sono proprio le aziende di dimensioni minori, quelle individuali e con un fatturato inferiore al milione, a prevedere un maggiore ricorso al finanziamento. Una fotografia di speranza che, ci auguriamo tutti, possa non essere del tutto vanificata dagli eventi geopolitici e macroeconomici che stiamo vivendo».

Un grande silos per il grano del pastificio La Molisana

/

Il grande silos, simbolo dell’ex zuccherificio del Molise, stoccherà grano. La famiglia Ferro, proprietaria del pastificio La Molisana dal 2011, lo ha acquisito all’asta insieme a numerosi capannoni da riadattare. «Il silos di grandi dimensioni che stoccava 44mila tonnellate di zucchero verrà utilizzato per stoccare grano», afferma Giuseppe Ferro, amministratore delegato della Molisana. «La posizione strategica dell’ex zuccherificio, adiacente la ferrovia, crea un vero e proprio snodo intermodale cruciale che facilita l’approvvigionamento della materia prima dalle regioni limitrofe. Data l’importanza che oggi assume la logistica nel nostro comparto industriale avremo vantaggi in termini di efficienza ed efficacia grazie alla facilità del trasporto su gomma e rotaie e, auspicabilmente, anche su mare. Pensiamo anche ai nuovi posti di lavoro e quindi ai giovani che avranno la possibilità di restare a casa, in Molise». La Molisana nasce nel 1912 nel cuore del Molise, una delle aree più fertili d’Italia. Dalla originaria bottega artigianale, attraverso un secolo di storia, La Molisana diventa uno dei più apprezzati marchi nazionali di pasta e nel 2011 è acquisito dai Ferro, da quattro generazioni dediti con passione alla produzione di semole di grano duro di altissima qualità. La storica famiglia di mugnai vanta una tradizione centenaria e una credibilità in ambito internazionale costruita nel corso degli anni, che le consente di selezionare accuratamente le migliori qualità di grano con grande competenza del mercato mondiale. La Molisana è oggi tra i leader del mercato della pasta con un fatturato di 185 milioni di euro. L’offerta vanta circa 200 diversi formati, tra pasta di semola, integrale e pasta all’uovo, con gamme prodotto diversificate per il canale domestico e fuori casa. Alla crescita nel mercato interno, si somma quella sui mercati internazionali: oggi la voce export vale il 42% del fatturato aziendale. I prodotti La Molisana sono distribuiti in 80 Paesi (erano 30 nel 2011), principalmente in Canada, USA, Brasile, Spagna e Giappone.

Wellness aziendale: accordo tra Cotto al Dente e Up Day

/

BOLOGNA  – Cotto al Dente, una delle startup più in crescita in Italia nel settore sportivo e della sana alimentazione, stringe una partnership con Up Day, smart company che opera nel mercato dei servizi alle imprese e alla persona quali buoni pasto e piani di welfare aziendale. L’accordo tra le due società darà la possibilità ai dipendenti delle aziende che fanno parte del network Day Welfare di accedere agli allenamenti e ai piani alimentari di Cotto al Dente per migliorare il proprio benessere psicofisico. Day Welfare è l’insieme di soluzioni studiate per offrire a datori di lavoro, dipendenti e partner un piano di benessere aziendale che rispetti le esigenze delle imprese e migliori l’equilibrio tra vita professionale e privata dei dipendenti. Attraverso l’app di Cotto al Dente, disponibile su Ios e Android, i lavoratori avranno accesso a workouts, divisi per livello, obiettivi e gruppi muscolari, in modo tale da potersi allenare settimanalmente con esercizi e circuiti sempre nuovi, e potranno consultare ricette sane, facili e veloci da preparare e suddivise per momento della giornata e occasione. L’attenzione delle aziende verso il settore del welfare rivolto ai dipendenti ha registrato negli ultimi anni un trend in continua crescita. Come dimostrano i dati di Global Wellness Economy 2020, il settore del corporate wellness vale 4,4 miliardi di dollari e si stima che raggiungerà i 7 miliardi nel 2025. Nonostante la pandemia abbia rallentato gli investimenti, oggi, con la ripresa economica, sono in costante aumento le realtà aziendali che ricercano programmi di Welfare volti a ridurre lo stress e a migliorare il benessere psicofisico dei propri collaboratori che hanno anche effetti benefici sulla loro produttività lavorativa. In particolare, l’Italia si mostra, a livello mondiale, come uno dei driver con il maggiore potenziale di sviluppo, posizionandosi nella top 10 dei Paesi che stanno investendo nel settore. «L’obiettivo della partnership è aiutare sempre più persone ad intraprendere e mantenere uno stile di vita sano e attivo perché lo sport e l’alimentazione sono la base della produttività per corpo e mente, con effetti tangibili anche a livello lavorativo. Tra smart working e ritmi di vita frenetici, desideriamo fornire loro uno spazio di benessere che gli consenta di prendersi cura di sé e favorire l’equilibrio tra vita privata e lavoro», dichiara Giulia Campagna, co-founder di Cotto al Dente. «L’impegno di Up Day nell’ampliare la propria gamma con nuovi servizi digitali si è intensificato negli ultimi tempi, così come la volontà di offrire soluzioni di work life balance diversificate, che contribuiscano a migliorare l’equilibrio e il wellness delle persone, a partire da una pausa pranzo sana e bilanciata e da work out su misura. Siamo quindi fieri della collaborazione con Cotto al dente, per andare sempre più incontro alle esigenze di una clientela attenta, nella quotidianità, al proprio benessere psico-fisico», dichiara Mariacristina Bertolini, direttore generale e vicepresidente Up Day. Dal 2020, attraverso i suoi canali, Cotto al Dente ha attirato a sé professionisti e appassionati, creando una delle più attive “tribù” del fitness in Italia: nonostante non abbia ancora spento la seconda candelina, infatti, sono già oltre 700mila le persone che seguono gli allenamenti e le ricette sulle piattaforme social dell’azienda – 50mila ogni mese sull’applicazione – e solo nell’ultimo mese Cotto al Dente, attraverso i suoi contenuti, ha raggiunto quasi 4 milioni di utenti.

La storica Valvole Nencini passa al gruppo OMB

/

BERGAMO – Il Gruppo OMB di Cenate Sotto ha acquisito dal Gruppo Ipi – società specializzata in valvole di grandi dimensioni per dighe e centrali idrauliche – la Nencini Spa di Siena. Con un fatturato di 130 milioni di euro e oltre 300 dipendenti, OMB Valves SpA è un produttore riconosciuto a livello mondiale di valvole in acciaio forgiato per i settori oil & gas, power, costruzioni navali e aerospaziali, con stabilimenti in Europa, Nord America, Asia e Medio Oriente ed è associata a Confindustria Bergamo. OMB è stata assistita per gli aspetti fiscali dallo Studio Bnc Berta, Nembrini, Colombini & Associati e per gli aspetti legali dell’operazione dallo Studio legale studio Cma Caffi Maroncelli Associati. L’operazione si pone nel percorso di sviluppo del Gruppo OMB nel mondo delle energie rinnovabili, attraverso l’acquisizione di uno dei brand storici nella produzione di valvole per il settore acque. Fondata nel 1967, Nencini vanta oltre mezzo secolo di esperienza nella progettazione e nella produzione di valvolame di medie e grandi dimensioni, inizialmente producendo valvole di sfiato per centrali idrauliche e valvole di scarico per condutture di acqua potabile e di irrigazione, successivamente includendo grandi valvole di dissipazione dell’energia per centrali idrauliche e valvole di scarico per dighe.

 

Da Fimer e Fortech ricariche smart per veicoli elettrici

//

MONZA BRIANZA – Fimer, quarto produttore di inverter fotovoltaici al mondo e player di riferimento globale nella produzione di soluzioni di ricarica per il comparto e-mobility, e Fortech, azienda leader in Italia nella fornitura di servizi per gli impianti di distribuzione carburanti, annunciano di aver stretto una partnership che, nell’immediato, si traduce nel lancio di un’innovativa soluzione per la mobilità elettrica, nonché inedita per il mercato. Il nuovo prodotto, infatti, integra le soluzioni di ricarica in AC di Fimer per veicoli elettrici (in particolare Fimer Flexa Wallbox, dispositivo di ricarica da parete per applicazioni in ambito residenziale e privato e Fimer Flexa Station, colonnina di ricarica per applicazioni commerciali e pubbliche) e il terminale intelligente SmartOpt di Fortech. Risultato: una soluzione che consentirà di collegare fino a 20 colonnine o wallbox e gestire il pagamento delle ricariche tramite un unico terminale, in maniera semplice e veloce. In altre parole, si tratta della risposta concreta di Fimer e Fortech alle esigenze del mercato, sempre più attento a esperienze di ricarica 100% user-friendly dei veicoli elettrici. La nuova soluzione frutto della partnership si inserisce nella gamma di prodotti e-mobility di Fimer, ad oggi composta da soluzioni sia in corrente alternata AC che in corrente continua DC e pensata per soddisfare le diverse necessità dei clienti per uso privato, pubblico e commerciale. «Il mercato mondiale e-mobility continua la sua inarrestabile crescita. Di pari passo, aumenta la necessità di offrire infrastrutture di ricarica in linea con le esigenze attuali», commenta Gaetano Belluccio, managing director eMobility di Fimer. «Per questo, dal 2017 lavoriamo con i principali player del settore, sviluppando e producendo soluzioni in grado di anticipare e successivamente rispondere in tempo reale ai bisogni delle future generazioni di veicoli». Le molteplici stazioni di ricarica che si potranno interfacciare al terminale offrono costi ridotti per le strutture ospitanti, grazie, ad esempio, all’assenza di connettività HW e di un canone mensile per il traffico dati. Un’ulteriore possibilità di risparmio è consentita poi dall’assenza di un canone annuo back-end per ogni singola box connessa; una differenza sostanziale rispetto alle singole connessioni Future Net, dove è invece previsto il pagamento di un canone annuo. Inoltre, l’utilizzo è molto semplice: non occorre la registrazione da parte dell’utente finale e, si possono utilizzare diversi metodi di pagamento (inclusi QR code, voucher e mobile payment, oltre ai più classici come bancomat e carte di credito). Il pagamento della ricarica diventa dunque sempre più semplice e veloce. E ancora, grazie al monitor flat touchscreen 12’’ (con vetro antivandalo), l’utente ha a disposizione fino a 5 lingue opzionabili per la guida vocale e può attivare il microfono per ricevere immediatamente assistenza tramite il terminale smartOpt. Il risultato è un’esperienza esclusiva, unica ed intuitiva. Per Massimo Banci, direttore commerciale di Fortech, «grazie alla partnership con Fimer potremo offrire una soluzione innovativa ed economicamente vantaggiosa, che permetterà a tutti i gestori di stazioni di servizio, supermercati, parcheggi e aree di sosta di installare e gestire numerosi punti di ricarica con estrema facilità e profitto. Con questa soluzione, infatti, intendiamo replicare nel mondo della ricarica dei veicoli elettrici, la classica esperienza di rifornimento in self-service di benzina e gasolio, una user experience già ampiamente diffusa e collaudata nelle tradizionali stazioni di servizio. Ciò consentirà a tutti i consumatori, italiani ed esteri, di pagare il servizio di ricarica direttamente da un terminale, permettendo di ricaricare il proprio veicolo liberamente senza obbligo di registrazione su app o portali web».

 

La transizione ecologica è più responsabile con Ecotessili

/

MILANO – Vecchi abiti, tende e copridivano, ma anche biancheria per la casa e scampoli non più utilizzabili: i prodotti tessili dismessi rappresentano un’importante risorsa nel processo di  transizione ecologica. A pochi mesi dalla sua costituzione, il consorzio Ecotessili si pone all’attenzione delle imprese che intendono svolgere da subito un ruolo di protagonisti in questa nuova attività di raccolta, che prenderà avvio non appena saranno emanate le norme applicative dal ministero della Transizione Ecologica. Dal 1° gennaio 2022 la gestione dei  tessili ricade all’interno del quadro EPR (responsabilità estesa del produttore), coinvolgendo quindi produttori, importatori e distributori nella filiera del riciclo e recupero, ma anche prevedendo un eco design più spinto che tenga presente delle caratteristiche di recupero e riciclabilità. Nato dall’esperienza del Sistema Ecolight – hub che comprende anche il consorzio Ecolight per la gestione di RAEE e pile, il consorzio Ecopolietilene per i rifiuti da beni in polietilene, il nuovo consorzio Ecoremat per i materassi e gli imbottiti a fine vita e la realtà operativa Ecolight Servizi – il consorzio Ecotessili è portatore di una nuova e rinnovata esigenza proveniente dal mondo delle imprese. Promosso da Federdistribuzione e da importanti insegne del settore, si pone come interlocutore primario delle aziende per dare vita a una filiera green nella gestione di tessili e tessuti, facendo in modo che siano proprio le imprese a giocare il ruolo di protagoniste negli indirizzi strategici. La strada indicata è quella dell’adozione di modelli di business e di design circolari per ridurre gli impatti negativi della produzione e del consumo, estendendo la vita dei tessuti e aumentando l’utilizzo di materiali riciclati, ma anche per una migliore raccolta, riutilizzo e riciclaggio dei tessili scartati.

Tecnologia Drillmec per produrre più gas in Italia

/

PIACENZA – Esiste, è italiana e l’installazione incide solo per il 5% sul costo di un impianto di perforazione onshore, mentre su un impianto offshore ha un impatto economicamente trascurabile. Si può applicare a qualunque tipo di struttura esistente ed è in grado di aumentare all’istante la produzione media di gas del 30%. Si chiama HoD ed è il sistema di sicurezza brevettato e prodotto da Drillmec, società piacentina di rilevanza mondiale per i sistemi di estrazione nel settore oil & gas. La sua forza sta nel fatto che consente la continuità operativa del pozzo aumentando del 30% la produzione per unità di tempo. Non solo. Proprio perché elimina la discontinuità, elimina anche il rischio di incidenti (i famigerati blow out) che mettono a rischio la vita di persone e ambiente naturale. La stima dell’aumento di sicurezza di un pozzo con HoD è del +98%. «Drillmec è fortemente impegnata nel trovare soluzioni per energie pulite, investendo sempre di più ogni anno in ricerca e sviluppo, anche per la gestione sostenibile della transizione ecologica»,  spiega Simone Trevisani, amministratore delegato. «HoD può essere una soluzione per gestire questo momento così difficile, perché consente di arginare il costo dell’energia perché permette di aumentare la produzione degli impianti esistenti in totale sicurezza». L’Italia è al quinto posto per quantità di gas naturale estratto ogni anno in Europa, alle spalle dei Paesi che si affacciano sul Mare del Nord (Norvegia, Gran Bretagna e Danimarca) e dopo la Romania. Si tratta di 3,5 miliardi di metri cubi nel 2021, una produzione che copre appena il 4% del fabbisogno nazionale, il resto viene importato da Russia e Algeria, dal Mare del Nord, Azerbaijan, Qatar e Libia. La produzione nazionale potrebbe aumentare fino a coprire il 14-15% del fabbisogno, ma perforare nuovi pozzi richiederebbe almeno 24 mesi di attesa. Per questo è necessario sfruttare al massimo le strutture già esistenti, mantenendo la sicurezza. Questo è possibile oggi senza investimenti ingenti, grazie alla tecnologia HoD. Il sistema è già stato adottato su impianti destinati a perforare pozzi esplorativi molto complessi in Albania (onshore) e sul Mar Nero (offshore) con risultati significativi che attestano il vantaggio dell’uso di questa tecnologia anche dal punto di vista dell’aumento della produzione. Più di recente, HoD è stato installato su un avanzatissimo impianto di perforazione in  Norvegia, nel mare del Nord, e sarà destinato ad una campagna di perforazione di ulteriori circa 30 pozzi. Drillmec progetta, produce e integra impianti di perforazione per applicazioni onshore e offshore. Il portafoglio prodotti onshore copre ogni singola esigenza del settore: dalle unità fast moving agli impianti convezionali e non convenzionali; dagli impianti idraulici a quelli per la perforazione in clima artico. Mentre la gamma offshore comprende una linea completa di attrezzature e drilling packages: piattaforme, jack-up, barges, semisommergibili, drill ships e navi per well intervention. Drillmec fornisce inoltre una gamma estremamente diversificata e ampia di attrezzature e accessori per la perforazione in qualità di Oem. Gli equipment di Drillmec sono stati installati e integrati su oltre 600 impianti di diversi design, lavorando in più di 60 Paesi e in diverse condizioni ambientali e operative estreme.

Aria indoor purificata con le microalghe di Alos

//

BOLZANO – La start-up Alos Technology ha lanciato sul mercato il purificatore d’aria Alos, un sistema vivo e respirante grazie alla biotecnologia basata su una coltivazione di microalghe. Questa tecnologia innovativa e sostenibile elimina molti inquinanti dall’ambiente in cui viviamo o lavoriamo, in particolare l’anidride carbonica, che viene consumata dalle microalghe per produrre ossigeno. Alos è un fotobioreattore, contenente una vasca per la coltivazione di microalghe. Sfrutta la fotosintesi per eliminare l’inquinamento indoor e produrre aria pulita. Questi microrganismi hanno un enorme potere fotosintetico: un singolo apparecchio Alos, ad esempio, elimina tanto CO2 quanto 500 palme.  «Siamo convinti che le soluzioni ai problemi di oggi esistano già in natura e che la chiave per un futuro migliore risieda nella capacità di riconoscerle e sfruttarle. Il futuro è tra noi, viviamo in un mondo di innovazione: dobbiamo quindi comprenderne le dinamiche ed entrare in un percorso che porti allo sviluppo sostenibile delle attività umane», hanno dichiarato Emiliano Gentilini e Francesco Guzzonato, co-fondatori e parte fondante del team di ricerca della start up che sviluppa tecnologie per la protezione dell’ambiente. «Il nostro obiettivo è proteggere l’ambiente e la salute pubblica, attraverso lo sviluppo di soluzioni green e innovative per la riduzione delle emissioni di gas serra, il miglioramento dell’impatto antropico sull’ambiente, il miglioramento dell’efficienza energetica, la riduzione dei rifiuti, l’ottimizzazione dei processi produttivi e la tutela delle risorse naturali».

 

Cantine Rossella: come l’e-commerce cambia il business

//

PAVIA – Tremila bottiglie in sei ore. È stato un esordio con il “botto” quello delle Cantine Rossella nel mondo dell’e-commerce. L’azienda agricola di Santa Maria della Versa (PV), che da oltre 20 anni si affidava esclusivamente al telemarketing per la parte commerciale, supportata dall’agenzia Zero Pixel, ha accelerato il processo di digitalizzazione aprendosi alle vendite online. «È stata una sorpresa», afferma il direttore commerciale Carlo Vanni. «Il risultato è andato ben oltre ogni aspettativa, permettendoci di ampliare i canali di vendita e il portafoglio clienti». L’emergenza sanitaria e la necessità di restare in casa ha portato molte aziende a spingere sull’online per farsi conoscere e far apprezzare i loro prodotti. «Cantine Rossella è una piccola realtà dell’Oltrepò Pavese che arriva a produrre circa 200 mila bottiglie all’anno con le tradizionali etichette della zona e che nella sua storia ultracentenaria non ha mai voluto rinunciare ad un elemento: la passione», prosegue Vanni. La storia, unita a un prodotto di qualità gli hanno permesso di arrivare alla terza generazione senza mai dover passare dai negozi. All’iniziale vendita direttamente – e solamente – in cantina, alla fine degli anni Novanta è stata abbinata una struttura di telemarketing. «Questo ci ha permesso di dare risposte puntuali e  personalizzate, fidelizzando il cliente; in alcuni casi il medesimo apprezzamento per la cantina è stato tramandato di padre in figlio», ricorda il direttore commerciale. «Il passaggio al digitale era già in programma. Le difficoltà dell’attuale momento storico hanno imposto di rivedere strategie e accelerare un po’ i tempi. Così, dopo 20 anni siamo un po’ come ripartiti da zero nella strategia commerciale». Grazie alla collaborazione con Zero Pixel, è stata predisposta una piattaforma di e-commerce e studiata una campagna mirata attraverso i social. «L’offerta proposta ha trovato un sorprendente riscontro», spiega Marco Daturi, managing partner di Zero Pixel. «In sole 6 ore sono andate esaurite le scorte di Gutturnio 2018, una bottiglia che è stata proposta in abbinamento con Ventesimato, una bollicina delle Cantine Rossella. Di entrambe le etichette sono state vendute 1.500 bottiglie in un’area prevalentemente concentrata sulla provincia di Milano». Il servizio proposto però non è cambiato: «Abbiamo saputo coniugare il nuovo strumento digitale, quanto mai adatto a questo momento, con la capillarità di comunicazione che ci ha da sempre contraddistinto, grazie anche all’alto livello professionale di chi si relaziona con i nostri clienti; sono profondi conoscitori del prodotto e tra loro vi sono anche due sommelier», prosegue Vanni. Inoltre, Cantine Rossella gestisce internamente anche tutta la parte logistica. «Gli addetti alle consegne, che oggi svolgono un lavoro particolarmente importante, sono nostri dipendenti; attraverso di loro possiamo garantire continuità rispetto alla personalizzazione e all’attenzione del customer care». Di fatto, è cambiato lo strumento, «ma non la relazione che instauriamo con i clienti», sottolinea Vanni. «La nostra clientela è per la maggior parte over 50; è questa una generazione che già da un po’ di anni si sta sempre più aprendo agli strumenti digitali. E le limitazioni imposte in questo periodo di emergenza hanno dato una spinta ulteriore a questa transizione».

 

Punta al centro America l’export di FRA Production

/

ASTI – È stata ufficialmente formalizzata la nascita di FRA Group, di cui è capofila FRA Production, azienda manifatturiera di Dusino San Michele leader nella produzione e commercializzazione di prodotti tessili tecnici. Questo passaggio suggella un’evoluzione iniziata nel 1962, anno di fondazione dell’azienda, e culminata nel 2018, anno in cui FRA Production ha completato l’acquisizione di BeoCare Inc., società statunitense specializzata nella produzione di dispositivi tessili medici, diventandone proprietaria al 100%. Oltre a FRA Production e BeoCare, FRA Group, il cui quartier generale è a Dusino San Michele, comprende un portafoglio di brand diversificati: ne fanno parte il marchio Surgifix, (prima rete tubolare elastica brevettata nel 1962); Ecotton bag, resistente borsa a rete in cotone naturale, dal bassissimo impatto ambientale; e infine Euronet nell’ambito delle reti per uso alimentare. Un’ulteriore conferma del processo di internazionalizzazione del Gruppo, che ha chiuso il 2020 con un fatturato complessivo di oltre 21 milioni di euro, è la recente conquista di due nuovi mercati nel centro America: a Cuba, attraverso un partner commerciale, FRA Group ha iniziato a vendere i propri prodotti tessili per uso medicale, mentre in El Salvador ha cominciato a commercializzare reti alimentari. «Siamo particolarmente orgogliosi di avere rivestito, in quasi sessant’anni di attività, un ruolo primario nella crescita economica e culturale del territorio astigiano con FRA Production; ma anche di potere adesso consolidare la nostra posizione sul mercato mondiale, estendendo la nostra presenza a due nuovi Paesi tanto nel settore alimentare, quanto in quello healthcare, che in questo periodo è per noi particolarmente strategico. I nostri progetti a breve termine si focalizzano infatti su nuovi prodotti studiati per migliorare la qualità della vita dei pazienti e delle persone non autosufficienti», commenta Andrea Colombo, amministratore delegato di FRA Production e presidente di BeoCare. In ambito medicale FRA Production produce e fornisce presidi per l’incontinenza e la ginecologia, la rete tubolare elastica Surgifix, la medicazione per le dita pronta all’uso Singlefix e altri tipi di bende con molteplici destinazioni d’uso: una gamma di prodotti che, con l’acquisizione di BeoCare, si è ulteriormente ampliata. L’azienda statunitense è infatti uno dei principali player nella produzione di referenze tessili per il settore: non solo reti e bende elastiche, ma anche mutandine rivolte a chi soffre di disturbi urinari e chi ha subito interventi ginecologici, reggiseni e pancere post-chirurgici, fasce addominali e indumenti ortopedici.

 

La meccatronica di P.P. Inox cresce del 35% nel 2021

/

MILANO – Parola d’ordine: rigenerazione. Su questo concetto si fondano la storia e il successo della P.P. Inox di Cerro Maggiore (MI), azienda fondata nel 1979 che, da laboratorio artigiano specializzato nella lavorazione dell’inox, si è trasformata in un’azienda meccatronica. I profili speciali inox prodotti nel milanese trovano impiego nei giacimenti petroliferi del Texas, nei processi estrattivi di minerali in Sud Africa, negli impianti idrici in tutto il mondo, ma anche nell’arredamento e nel design con un ampio margine di crescita nell’industria chimica e farmaceutica. L’azienda, grazie alla lungimiranza degli investimenti, ha registrato nel 2020 un fatturato di 38 milioni di euro e, contando di raddoppiare i ricavi nei prossimi 5 anni, già nel 2021 ha registrato un aumento in volumi di produzione e in fatturato del 35%. Ma come è stato possibile raggiungere questi notevoli risultati? Nel racconto di Claudio Cormanni, fondatore di P.P. Inox, e della figlia Chiara Cormanni a Genioeimpresa.it, puntare su ricerca e sviluppo è stata la chiave del successo dell’azienda. La vera rivoluzione è iniziata 15 anni fa, quando le “tute blu” degli operai sono state sostituite da polo e pantaloni e la catena di montaggio e i gesti ripetuti all’infinito sono diventati solo un lontano ricordo. Inoltre, nel 2015 è stato assunto un innovation manager che per prima cosa ha imparato il mestiere, ha studiato i processi e poi ha accompagnato la trasformazione, facendo da trait d’union tra i clienti e la fabbrica. «Abbiamo iniziato con un mercato solo italiano e clienti legati al mondo dei casalinghi come Alessi o Lagostina. Con mio fratello Massimo, entrato in azienda qualche anno dopo, siamo andati a cercare nuovi settori come quello della filtrazione che ci ha portato oggi ad avere un migliaio di clienti in tutto il mondo e a essere tra i primi quattro produttori di profili speciali», afferma il fondatore Claudio Cormanni. «Per raggiungere questi obiettivi abbiamo investito molto nella specializzazione dei nostri operai attraverso un lavoro di affiancamento della durata di oltre un anno. Questa nostra strategia dipende dal fatto che la scuola italiana non forma le figure di cui le aziende hanno bisogno: è quasi impossibile trovare diplomati con conoscenza in meccanica, informatica ed elettronica, che è ciò che la nuova industria richiede». La figlia Chiara Cormanni, che in azienda si occupa anche di risorse umane, aggiunge: «La trasformazione in azienda meccatronica è una rivoluzione culturale. Gli operai che lavoravano con noi fin dall’inizio hanno fatto fatica ad accettare le macchine controllate tramite palmari, le tante ore di formazione continua che a qualcuno possono sembrare una perdita di tempo. Ora però hanno capito che serve un cambio di mentalità, i prodotti sono di altissimo livello, ci hanno permesso di raggiungere clienti in tutto il mondo e di interfacciarci con colossi internazionali. I nostri dipendenti sono fondamentali, sono parte attiva di tutto il processo di produzione e di controllo della qualità e sono i primi ad andare in laboratorio per verificare il prodotto finito. La cosa più bella è che spesso è dagli operatori di una linea che arriva la soluzione o l’idea per potere migliorare il prodotto o sviluppare un progetto».

Distribuzione industriale: Minetti festeggia i primi 70

/

BERGAMO – Settant’anni sul mercato crescendo costantemente per risultati, numero di dipendenti, presenza sul territorio, competenze e professionalità. Senza mai perdere di vista i valori di un’azienda familiare ma con il coraggio e la lungimiranza di cogliere le opportunità di cambiamento. È un traguardo importante quello che festeggia Minetti SpA: l’azienda, fondata a Bergamo nel 1951, spegne le settanta candeline posizionandosi come realtà numero uno in Italia nella distribuzione di forniture industriali, che serve 19mila clienti su tutto il territorio nazionale con prodotti e servizi nell’ambito di cuscinetti, tecnica lineare, tecnica dei fluidi, trasmissione del moto e di potenza, macchine ad aria compressa, utensileria meccanica e attrezzature per l’industria. Minetti fa parte del gruppo europeo Rubix con un fatturato di oltre 206 milioni di euro nel 2021, raddoppiato negli ultimi sei anni. Sono 530 i dipendenti di Minetti sui 700 totali di Rubix Italia. «Abbiamo fatto tantissima strada da quando mio zio e mio padre, nel secondo dopoguerra, cominciarono a occuparsi del commercio di componenti meccanici recuperati dai mezzi bellici in dismissione ed ebbero l’intuizione di puntare sui cuscinetti a sfera, che avrebbero di lì a poco avuto larghissima diffusione», racconta l’amministratore delegato Marco Minetti, in azienda dal 1977. Da allora l’azienda unisce forza commerciale e attenzione al fattore umano, mantenendo una continuità fondata su un forte senso di appartenenza, ma anche sapendo cogliere, quando si presentano, le opportunità di cambiare per migliorarsi. Un’accorta strategia di acquisizioni, specialmente negli ultimi vent’anni, ha portato Minetti ad ampliare la copertura territoriale e la gamma di prodotti,consolidandone la posizione di leader di mercato in Italia. Da settembre 2017 Minetti è un brand del Gruppo Rubix, il più grande gruppo europeo di distribuzione di prodotti e servizi per manutenzioni, riparazioni e revisioni in ambito industriale. Un colosso con 8mila dipendenti e 2,4 miliardi di fatturato, scaturito dalla fusione di IPH e Brammer nel 2017, dopo l’acquisizione di Brammer da parte del fondo Advent International. La scelta di proiettarsi in una dimensione più grande è stata fondamentale per superare le difficili condizioni degli ultimi due anni, segnati dalla pandemia. «Quando la crisi ha colpito ci siamo trovati in una posizione solida e con una struttura in grado di far fronte all’emergenza», spiega il cfo di Minetti Tiziano Biasoli. «Anche nei momenti più duri abbiamo garantito l’operatività al 100%, abbiamo messo in sicurezza le nostre persone e ci siamo convertiti rapidamente allo smartworking, che abbiamo poi introdotto stabilmente e in maniera ragionata nel nostro lavoro. E come parte del gruppo Rubix abbiamo preso parte a iniziative che ci hanno aiutato a vedere nel cambiamento lo stimolo a migliorare il servizio al cliente e i processi interni». Fra queste iniziative ci sono, per esempio, le visite ai clienti in modalità virtuale che hanno rivoluzionato i metodi di vendita (progetto Rubix 3.0), nonché la formazione digitale per i dipendenti sulla piattaforma Rubix Academy, la formazione manageriale e la partecipazione ai sondaggi interni proposti ogni anno dal gruppo. Da non dimenticare, infine, l’impegno verso i temi della responsabilità sociale e della sostenibilità ambientale:grazie a un approccio sempre più attento e sistematico, nel 2021 Rubix ha confermato il livello “silver” nel rating di sostenibilità di EcoVadis, ponendosi così nel top 25 delle realtà del settore quanto a l’impatto sull’ambiente.

 

Nuova commessa “oil & gas” in Kazakistan per Sicim

/

PARMA – Sicim, azienda di dimensioni mondiali nella progettazione, approvvigionamento e costruzione di impianti e infrastrutture per trattamento, trasporto e distribuzione di petrolio, gas e acqua con sede a Busseto (PR), si è aggiudicata una nuova commessa in Kazakistan dal valore di circa 500 milioni di dollari, i cui lavori sono appena cominciati.  Il progetto “Karachaganak Expansion Project” (KEP) avrà una durata complessiva di cinque anni e fa parte di un piano di sviluppo del consorzio Karachaganak Petroleum Operating (KPO) che prevede l’espansione dell’impianto del sito della zona, già esistente da 25 anni. «Questa nuova commessa in Kazakistan significa acquisire uno dei progetti più importanti per noi, senza contare poi il delicato momento storico che il mondo sta attraversando, che sappiamo bene avere delle inevitabili ricadute sui costi, sulla reperibilità del materiale e sulla logistica in un progetto che prevede la mobilizzazione di quasi 6 mila persone e 400 mezzi», spiega Guido Cagnani, managing director e vicepresidente di Sicim. Il progetto, volto ad implementare le nuove tecnologie relative all’estrazione del petrolio fino all’impianto stesso, vuole incrementare la capacità di reiniezione di gas. L’attività è divisa in due fasi che includono l’installazione di due nuove unità di compressione gas in modo graduale, l’installazione di un nuovo pacchetto di unità di disidratazione del gas (processo fondamentale per evitare condense prima della compressione) e l’installazione di servizi associati e altre infrastrutture. L’avvio della prima unità è previsto ad inizio 2024. Per l’esecuzione, il project management di Sicim curerà la parte di coordinamento sia dalla base di Aksay e Atyrau, dove vanta una presenza radicata dal 1999, sia dai nuovi uffici di Milano per la parte di progettazione e acquisti. Il progetto verrà eseguito dalla controllata  Kks-Sicim Llp, società di diritto kazako. «Dietro all’ambizioso “Karachaganak Expansion Project” c’è anche il forte desiderio di Sicim di solidificare gli investimenti  nel Paese in modo concreto e permanente: su 3mila dipendenti richiesti, il 98% è di nazionalità kazaka, per i quali mettiamo a disposizione un campo base con 2500 posti letto, ogni servizio necessario e un’area industriale a servizio anche dei business partners di Sicim che intendono importare competenze nella regione. L’obiettivo è quello di accrescere il capitale umano locale e di massimizzare le attività che possono essere fatte in loco, lasciando così un’impronta tangibile per il territorio», aggiunge Giuseppe Rodelli, central Asia area manager e presidente di Kks-Sicim Llp.