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Un robot tuttofare per l’assemblaggio della nuova supercar Alfa Romeo

ALBIATE – «Per la nostra azienda, specializzata nell’automazione industriale che integra sistemi robotici per i più importanti settori industriali, è la conseguenza di un percorso imprenditoriale e professionale nato più di trent’anni fa», spiega con orgoglio Angelo Galimberti, fondatore e amministratore dell’impresa brianzola, che ha iniziato dalla cantina di casa propria a proporre soluzioni tecniche per le produzioni elettriche, elettroniche e informatiche, puntando successivamente sull’automazione per l’automotive, l’aerospaziale, la siderurgia, gli elettrodomestici, l’industria del food e del packaging. Nell’automotive, per esempio, gli impianti robotizzati progettati e installati da C.I.A. fabbricano pezzi meccanici e plastici utilizzati nelle produzioni di grandi case come Audi, Volkswagen, Bmw, Renault, Lamborghini, Ferrari, Maserati, Fiat. Per Alfa Romeo sono in fase conclusiva le isole robotizzate che assembleranno i circa 300 pezzi che compongono la scocca della nuovissima supercar 4C, in fibra di carbonio. «Realizziamo sistemi anche per produzioni sofisticate o progetti molto particolari,  come la lavorazione del marmo o la creazione di  un bar robotizzato progettato insieme al Mit di Boston, con tre robot che servono i cocktail. O ancora l’isola robotizzata con visione stereo che abbiamo sviluppato insieme al Cnr in cui riusciamo in pochi minuti a sviluppare, con persone non preparate, un percorso in auto-apprendimento con robot che normalmente richiede diverse ore di tecnico programmatore». Per la C.I.A., che occupa 30 dipendenti ripartiti nelle aree progettazione, meccanica, elettronica e assemblaggio macchine, la fase di ricerca e sviluppo è fondamentale: «nell’ufficio tecnico abbiamo 13 persone di cui 8 laureate. Finanziamo diversi progetti di ricerca applicata, curando la parte ingegneristica e le innovazioni». Ricerchiamo accordi con altre realtà industriali per sviluppare la collaborazione, aumentare la visibilità, interfacciarci con altre tecnologie per poter competere in altri mercati e commesse. Le prospettive portano ben al di là dei confini italiani: «Stiamo spingendo sul pedale dell’internazionalizzazione e dell’integrazione con partner stranieri, con un interesse prevalente verso i mercati europei e nordafricani, perché vogliamo arrivare a una maggior incidenza dell’attività estera sul fatturato (5 milioni di euro nel 2013, n.d.r.), che oggi è ancora limitata al 35% circa».

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