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Secondo uno studio dell’Ibl l’Italia ha la più gravosa tassazione sull’impresa

MILANO – Com’è il sistema fiscale italiano, rispetto a quelli europei? Paghiamo più o meno tasse? Pietro Monsurrò, esperto dell’Istituto Bruno Leoni, risponde a queste e altre domande nello Special Report “Le tasse in Italia e in Europa: un confronto”. Il rapporto confronta il nostro sistema fiscale con quelli di altri Paesi europei, sia dal punto di vista del peso delle imposte sull’economia, sia da quello della sua composizione. Nel 2009, ultimo anno per cui sono disponibili i dati per tutti i 27 Stati membri dell’Ue, la pressione fiscale italiana era di 5 punti percentuali superiore alla media comunitaria. Inoltre, «i Paesi europei . afferma l’economista – in media derivano quasi il 35% delle entrate fiscali da imposte sul consumo, quasi il 50% dal lavoro e un po’ meno del 20% dai capitali. In Italia le entrate dal consumo sono inferiori al 25%, quelle sul lavoro superiori al 50%, e quelle sulle imprese superiori al 25%». Rispetto all’Europa, quindi, tassiamo meno i consumi e molto di più il lavoro e le imprese. In particolare, l’Italia ha la seconda aliquota implicita sul reddito d’impresa più alta d’Europa (39,1 per cento, dopo il 43,8 per cento della Danimarca), circa 9 punti sopra la media. Sul lavoro incide un’imposta del 42,6% (in crescita), contro una media europea del 32,9% (in calo). Per Monsurrò, «l’Italia non è in crisi fiscale per carenza di entrate: è il peggiore Paese d’Europa per moltissime tipologie di imposte, e uno dei peggiori per le altre. Lo Stato Italiano soffre di bulimia, e la spesa in rapporto al Pil nel 2009 era la più pesante d’Europa, dopo Belgio, Finlandia, Francia, Danimarca e Svezia, paesi in cui la qualità della spesa è però ben superiore, offrendo servizi pubblici che lo Stato Italiano non è in grado di fornire. Inoltre ha il debito pubblico più alto d’Europa, dopo la Grecia, problema che va assolutamente risolto per evitare in futuro problemi come quelli degli ultimi mesi. Ma se le tasse sono già elevatissime e la spesa pubblica di mediocre qualità, esiste un solo modo per raggiungere l’obiettivo: tagliare la spesa rispetto al Pil, in modo da generare un cospicuo avanzo primario e poter tagliare le tasse, evitando di finire quasi sistematicamente in cima alla classifica delle economie con la più elevata pressione fiscale». Dice Alberto Mingardi, direttore generale dell’Ibl: «la questione fiscale è sempre più la questione italiana, come ormai ogni osservatore rileva, a partire dal presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, e dalla Corte dei conti. Il sistema fiscale italiano è tra i più esosi e più complessi in Europa – forse il più esoso e il più complesso, tutto considerato. Qualunque ulteriore intervento nel senso dell’aumento della pressione fiscale non può che avere effetti recessivi. Per questo un’agenda per la crescita non può astenersi dall’incidere sul fronte fiscale, razionalizzazione il sistema, distribuendo meglio il carico fiscale, e riducendo l’entità del prelievo».

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