Aprile 2019

Parla italiano Hyperloop, il treno supersonico del futuro

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LOS ANGELES – Al via la prima partnership pubblico-privata per il primo studio di fattibilità del sistema interstatale Hyperloop Transportation Technologies tra l’Ohio e l’Illinois: il treno Hyperloop, viaggiando alla velocità del suono, collegherà Cleveland e Chicago. La startup è stata creata dall’italiano Bibop G. Gresta, tra i fondatori di Digital Magics, ed è controllata dalla società Jumpstarter, che fa parte del portfolio dell’incubatore quotato su AIM di Borsa Italiana. Hyperloop Transportation Technologies ha firmato gli accordi ufficiali con la Northeast Ohio Coordination Agency, agenzia di trasporti e pianificazione ambientale e il Dipartimento dei Trasporti dell’Illinois: il treno supersonico (una capsula a lievitazione magnetica dentro un tubo a bassa pressione) collegherà Chicago, la più grande città dell’Illinois, e Cleveland, capoluogo amministrativo nello Stato dell’Ohio, percorrendo oltre 500 km in 28 minuti e viaggiando alla velocità di circa 1.200 km orari. Bibop G. Gresta, co-fondatore e presidente di Hyperloop Transportation Technologies, ha dichiarato: «Questi accordi segnano un momento storico per HyperloopTT. Per la prima volta uno stato americano sta investendo nella nostra tecnologia. È il primo grande passo verso una rivoluzione tecnologica che cambierà il modo di concepire i trasporti». Gabriele Ronchini, fondatore e amministratore delegato di Digital Magics, dichiara: «L’affermazione “l’innovazione rappresenta il nostro futuro” non è mai stata più vera quando parliamo di Hyperloop. In soli 5 anni sono oltre 800 le persone che lavorano in tutto il mondo per questo progetto visionario. HyperloopTT ha prodotto 27 brevetti, stretto 8 accordi governativi in fasi avanzate di negoziazione e oltre 40 partnership per lo sviluppo della tecnologia». Il progetto Hyperloop è una capsula che si libra sospesa, all’interno di un tubo a bassa pressione. Così come per un aereo in alta quota, la capsula incontra meno resistenza. L’aria rimanente di fronte alla capsula viene convogliata verso la parte posteriore del tubo utilizzando un compressore, che consente di raggiungere velocità incredibili fino ad arrivare a oltre 1.200 km/h e con basso consumo di energia elettrica. Il sistema è stato progettato con i massimi standard di sostenibilità, in modo da avere un minimo impatto al suolo. L’intero sistema dei tubi è infatti costruito su piloni, in modo da ridurre i costi di acquisizione dei terreni e garantire l’isolamento da condizioni climatiche e ambientali. La progettazione dei piloni è tale da rendere la struttura a prova di terremoto, nonché autosufficiente in termini energetici. Grazie ai pannelli solari posti lungo tutta la parte superiore dei tubi e grazie a un sofisticato sistema di recupero energetico, Hyperloop è in grado di produrre più elettricità di quanta ne consumi.

  

 

 

Innovazione: Università di Bergamo e Gruppo SMI aprono Smilab

BERGAMO – Ricerca e sviluppo di soluzioni innovative nel campo dell’automazione. Dalla sinergia tra Università degli Studi di Bergamo e il Gruppo SMI, azienda di San Giovanni Bianco, tra i maggiori costruttori di impianti di imbottigliamento e macchine di imballaggio al mondo, nasce il laboratorio dell’innovazione Smilab, con sede nel Point di Dalmine (Bergamo). Un luogo per la messa a punto di progetti utili a valorizzare le capacità degli studenti universitari dell’ateneo bergamasco e rispondere all’esigenza dell’impresa, focalizzato per i prossimi tre anni su progetti di ricerca e sviluppo del Gruppo SMI e, in particolare, di Smitec, presso i laboratori del Point di Dalmine, il Polo per l’innovazione tecnologica gestito dall’Azienda speciale della Camera di Commercio (Bergamo Sviluppo), dove quattro ricercatori lavoreranno sui progetti di SMI. Un innovativo progetto di collaborazione tra ateneo e impresa che pone le basi per ulteriori attività congiunte, dalla formazione continua alla partecipazione a bandi di finanziamento.  Tra le attività al centro della collaborazione: lo sviluppo di un software di automazione per le macchine di SMI che sia in grado di sfruttare le potenzialità dei paradigmi Internet-of-Things (la rete delle apparecchiature e dei dispositivi, diversi dai computer, connessi a Internet), nuove soluzioni per la manutenzione predittiva (dall’identificazione dei sensori allo sviluppo di algoritmi dedicati) e per la risoluzione di problemi di produzione fino ad arrivare all’implementazione di nuove interfacce uomo-macchina per l’operatore in ottica di maggior usabilità. È prevista in futuro l’attivazione di nuove aree di ricerca sui temi della lean production e della progettazione di soluzioni integrate prodotto-servizio. «Le sfide poste dall’industria 4.0 richiedono un know how sempre più avanzato e una capacità di innovazione altamente competitiva. L’attivazione del laboratorio congiunto con il Gruppo SMI va esattamente in questa direzione, inaugurando una nuova frontiera della collaborazione tra aziende e università. Un esempio che al momento è tra i primi in Italia e che ci auguriamo possa fare da apripista per molte altre progettualità di questo tipo», ha dichiarato Remo Morzenti Pellegrini, rettore dell’Università degli Studi di Bergamo in visita in azienda insieme al prorettore Sergio Cavalieri e ai coordinatori dei quattro gruppi di ricerca dei due dipartimenti di ingegneria: Valerio Re, Laboratorio di microelettronica e sensori, Fabio Previdi, Laboratorio di automatica e sistemi di controllo, Paolo Righettini, Laboratorio di meccatronica, Caterina Rizzi, Laboratorio Virtualisation & Knowledge. «Siamo implacabili nella ricerca di miglioramento, mai facilmente soddisfatti, ci sforziamo costantemente per migliorare e incoraggiare l’innovazione. Smilab è il risultato dell’applicazione sistematica di questo semplice principio su cui si basa la nostra crescita», ha commentato Paolo Nava, presidente e ceo del Gruppo SMI.

Le pmi delle costruzioni vanno all’estero con Caseitaly

Per le imprese italiane del comparto costruzioni la crisi non è finita, sono passati dieci anni e la ripresa non è ancora arrivata. La situazione è molto chiara, la chiave per la sopravvivenza è il mercato estero. Ma per le pmi, in particolare quelle specializzate in componenti tecnici dell’involucro edilizio – serramenti e porte, portoni e chiusure tecniche, tende e schermatura solare, lattoneria accessori e coperture metalliche – , non sempre l’internazionalizzazione è un processo facile. Richiede conoscenze specifiche in campo amministrativo, legale e organizzativo di cui non tutti dispongono. Ancor prima, bisogna trovare il modo di farsi conoscere all’estero e prendere contatto con operatori del settore costruzioni: installatori qualificati, rivenditori, grossisti ed importatori, architetti, progettisti, ingegneri, riviste di settore, istituzioni e associazioni per portare all’attenzione la propria expertise, quell’unicità e quel saper fare tipico del made in Italy capace di mixare qualità, design e sicurezza. Da questa esigenza quattro associazioni di categoria insieme a Finco (Federazione industrie prodotti impianti servizi ed opere specialistiche per le costruzioni e la manutenzione), è nata Caseitaly, un format innovativo per la promozione e l’internazionalizzazione delle imprese italiane dei componenti tecnici per l’involucro edilizio volto a promuovere efficacemente le aziende stesse, i loro valori, i loro prodotti e servizi. «Non possiamo più permetterci di raccogliere ancor troppo debolmente la potenzialità dei mercati internazionali, che da un lato richiedono le specifiche e i contenuti dei nostri prodotti, ma dall’altro non riescono a venirne in contatto in modo sistematico ed efficace. Noi vogliamo colmare questo gap in modo concreto. Portare le piccole e medie aziende italiane all’estero è la nostra missione che si traduce non solo in un aumento di fatturato, ma vuol dire anche salvaguardia di posti di lavoro e facilitare l’occupazione sul nostro territorio», dichiara la presidente Laura Michelini.  Il progetto Caseitay, grazie al sostegno di Mise e Ice, ha dato il via a un grande international tour che ha l’obiettivo di mettere in contatto diretto le aziende italiane affiliate con il target estero di riferimento. Partito nel 2018 con la R+T di Stoccarda e la Fensterbau di Norimberga, il tour ha toccato poi la fiera Sib di Casablanca, dove lo stand italiano è stato visitato dal premier e dal ministro dell’Urbanistica del Regno del Marocco e da quello della Costa d’Avorio. Sono stati sviluppati contatti con diversi buyer provenienti non solo dal Marocco, ma anche da Senegal, Ghana, Angola ed Etiopia. «Abbiamo organizzato più di 250 incontri tra operatori esteri del settore e aziende afferenti a Caseitaly», afferma la Michelini. Molto ci si aspetta ancora dalle prossime tappe del tour:  Barcellona (Construmat) dal 14 al 17 maggio e Parigi (Batimat) dal 4 all’8 novembre.