Assolombarda: nuove rotte globali per il 60% delle imprese milanesi

MILANO – Il 60% delle imprese dell’area milanese è attiva sui mercati esteri: un esercito di pmi (il 70% delle imprese internazionalizzate ha meno di 50 dipendenti) che per la maggior parte opera nel settore manifatturiero, in particolare nei comparti meccanico (17%), chimico-farmaceutico/gomma (16%), elettronico (12%) e metallurgico (12%). Riguardo la distribuzione geografica, le imprese stanno proseguendo lungo un percorso, tracciato con particolare vigore negli anni di crisi, che le porta a prestare sempre maggiore attenzione verso nuovi mercati di sbocco, soprattutto extraeuropei. Una strategia di diversificazione – molto più diffusa che nella media nazionale – che dimostra la rapidità di reazione delle imprese milanesi di fronte ad una crisi di domanda dell’eurozona che, in questi anni, le ha messe a dura prova. Sebbene anche nel 2011 l’epicentro delle attività sui mercati esteri è localizzato in Europa (Francia, Germania e Spagna) si avvicinano alle prime posizioni, grandi mercati lontani – come gli Usa, la Cina e il Brasile – ma anche altri più in orbita europea, come Russia e Turchia: paesi verso i quali si concentrano le intenzioni di sviluppo per i prossimi tre anni delle nostre imprese. Questi i principali risultati che emergono dall’indagine sui processi di internazionalizzazione delle imprese dell’area milanese, condotta dal centro studi e dall’area mercato impresa di Assolombarda su oltre tremila imprese associate, presentata a Milano nel corso del convegno «Mercati esteri: scenari economici e politici e il posizionamento delle aziende dell’area milanese», promosso in collaborazione con Ispi e al quale è intervenuto anche il presidente del Senato Renato Schifani.  «Nella situazione attuale caratterizzata da una crisi della domanda interna, l’internazionalizzazione rappresenta un veicolo fondamentale per le nostre pmi», ha sostenuto il presidente di Assolombarda Alberto Meomartini, «e la crescita impetuosa nei Paesi emergenti, in particolare nei Brics, offre un’opportunità che non deve essere dispersa. Questo implica da parte delle nostre aziende la capacità di saper adattare, con la dovuta flessibilità, le loro strategie d’internazionalizzazione alla mutevole geografia economica. E in quanto a prontezza di riflessi le aziende milanesi hanno dato un’ottima prova: l’export verso i paesi extra-UE è arrivato, in tempi recenti, a sfiorare il 60% delle esportazioni globale».

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